Tra i generi più volte affrontati nei fumetti Disney è impossibile non citare la fantascienza. Sviluppatasi principalmente nel corso del Novecento (anche se già nell’Ottocento si può parlare di fantascienza, grazie a romanzi come Frankenstein di Mary Shelley e Viaggio al centro della Terra di Jules Verne), la narrazione fantascientifica fonda il proprio racconto su teorie scientifiche più o meno plausibili. Pur derivando proprio dal romanzo scientifico, le opere attinenti a questo genere propongono infatti elementi piuttosto inverosimili, tra cui spiccano alieni, viaggi intergalattici e chi più ne ha più ne metta.
Durante il XX secolo il fenomeno della fantascienza si è propagato dalla letteratura ad altri media. Tra questi il cinema, con veri e propri must del genere quali Alien (1979) e Guerre Stellari (1977), senza dimenticare la prima pellicola fantascientifica della storia, Il viaggio nella Luna di Georges Méliès (1902). Vi sono poi il mondo videoludico con lavori come Doom (1993), e, ovviamente, i fumetti. Tra i più grandi successi a strisce a tema fantascientifico rientrano L’Eternauta di Oesterheld/Lòpez, L’Incal di Jodorowsky e, per il pubblico italiano, il Nathan Never della Sergio Bonelli. La Disney non poteva di certo estromettersi da un movimento di una tale portata, e finì dunque per introdurlo gradualmente all’interno delle proprie pubblicazioni. Il risultato? Una mole infinita di storie e saghe sul tema.
Gottfredson e la prima volta di Topolino con la fantascienza
Una delle prime commistioni fantascientifiche nelle storie del Topo risale al lontano 1936, in una produzione statunitense. Pubblicata in 108 strisce, Topolino e il mistero dell’uomo nuvola rappresenta il primo tentativo di introdurre questo genere di grande successo nei fumetti firmati Walt Disney.
Lo sceneggiatore è Floyd Gottfredson, affiancato da Ted Osborne: due nomi di massima caratura per i comics anni ’30 (e non solo). L’apertura della storia, con Topolino e Pippo alla guida di un aeroplano in un cielo sereno, non fa di certo presagire grandi colpi di scena. Niente di più sbagliato.
Durante le loro scorribande aeree, i due incontrano infatti una nuvola molto particolare, che nasconde al suo interno il laboratorio del Professor Enigm, alla sua prima apparizione. Qui lavora in gran segreto sull’energia atomica, una forma di energia dal potenziale inimmaginabile, ma molto pericolosa nelle mani sbagliate.
Gottfredson anticipò di qualche anno la paura del fungo atomico che sarà una caratteristica della Guerra Fredda, conseguenza delle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki nel 1945. A posteriori, Gambadilegno che cerca di impadronirsi di questa pericolosa arma non può che apparire come una critica di Gottfredson agli stessi Stati Uniti (o comunque a quelle che sarebbero diventate le potenze nucleari).
La nuvola volante e l’energia atomica sono solo pochi dei contributi che il Professor Enigm ha regalato alla fantascienza disneyana negli anni. Questo personaggio, in perfetta attinenza con il suo mestiere di scienziato, presenta molto spesso al lettore invenzioni e scoperte al limite della follia, capaci di stimolare l’immaginazione dei lettori.
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Gli inizi della fantascienza Disney in Italia
Solo un anno dopo, nel 1937, è possibile ritrovare la fantascienza nelle storie Disney italiane. Nei primi 18 numeri di Paperino e altre avventure, testata sopravvissuta fino al 1940, trovò infatti spazio Paolino Paperino e il mistero di Marte. Ma la storia non detiene solamente questo primato, in quanto l’opera di Federico Pedrocchi è anche la prima storia con un personaggio Disney realizzata nel Bel Paese. Insomma, un ottimo punto di partenza che ha dato origine a una tradizione fumettistica di grande qualità.
La trama mostra un Paperino intento a fuggire non dai soliti creditori, ma addirittura dalla giustizia. Il nostro irascibile protagonista è accusato di oltraggio a pubblico ufficiale, e la via di uscita gli viene offerta da due loschi figuri, che gli propongono di imbarcarsi con loro su un razzo diretto sul Pianeta Rosso. Una volta atterrati su Marte, la storia prende effettivamente il via, regalando ai lettori diversi colpi di scena che hanno reso la storia immortale.
È interessante notare come in quegli anni vi fosse una notevole discrepanza tra la visione statunitense e italiana della fantascienza Disney. Mentre nella storia di Gottfredson questo particolare elemento narrativo veniva sfruttato per trattare temi complessi come le armi atomiche, in quella di Pedrocchi il viaggio spaziale di Paperino non è altro che un escamotage per fuggire dai suoi soliti guai.
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L’apporto di Walsh e Gottfredson alla fantascienza Disney
Tornando nel Paese a stelle e strisce, gli anni Quaranta e Cinquanta sono stati capaci di regalare al pubblico diverse perle fantascientifiche. Dietro questi lavori, ovviamente, la mano di Floyd Gottfredson, a cui evidentemente non era dispiaciuta la produzione di Topolino e il mistero dell’uomo nuvola. In questa sua nuova fase produttiva l’autore dello Utah si limitò però quasi unicamente alla realizzazione grafica delle storie, lasciando a Bill Walsh, altro peso massimo della scuderia Disney, il ruolo di sceneggiatore.
Questa collaborazione estremamente prolifica diede alla luce, nel 1944, a Topolino e le meraviglie del domani. In questo fumetto dall’inestimabile valore storico il Topo si ritrova a visitare un ipotetico futuro grazie a un vestito speciale, che catapulta il pubblico in una rappresentazione distopica della realtà, sicuramente interessante se messa in relazione all’anno di pubblicazione.
Altri capolavori fantascientifici della coppia sono Topolino e la macchina Toc Toc (1951) e Topolino e il deserto del nulla (1952). Nella prima Topolino viaggia nel tempo grazie a un particolare marchingegno inventato da Sfrizzo, stralunato zio di Pippo, andando a evidenziare le enormi potenzialità narrative delle esplorazioni nel passato o nel futuro, tema ricorrente nel filone fantascientifico e che si presenterà anche in Italia in maniera strutturale grazie ai personaggi di Zapotec e Marlin e alla loro macchina del tempo, a partire dagli anni ’80.
Nella seconda, invece, il nostro protagonista e Pippo vengono informati da un automa di una prossima invasione aliena, e dovranno quindi tentare di sventarla. Anche qui il topos sfruttato non è di certo una novità, ma anzi il pericolo di invasioni aliene aveva già conquistato l’immaginario collettivo grazie a opere quali La guerra dei mondi di Herbert Wells (1897).
Arriva Eta Beta!
Uno dei più importanti lavori fantascientifici di Walsh e Gottfredson prese però vita nel 1947, quando Topolino e Pippo incontrarono Eta Beta. Nella storia Eta Beta l’uomo del 2000, l’inseparabile duo trova infatti all’interno di una grotta questo omino dalle fattezze assai insolite. Il motivo alla base della sua fisionomia viene però ben presto rivelato: Eta Beta proviene dal 2447, anno in cui gli uomini, per mezzo dell’evoluzione naturale, hanno assunto particolari connotati e ne hanno persi altri (come le orecchie).
Per i più avvezzi alla lettura di Topolino non sarà di certo una novità, ma l’introduzione di questo personaggio è stata senza dubbio determinante per lo sviluppo dell’intero universo Disney. Decine e decine di autori hanno sfruttato Eta Beta all’interno delle proprie storie, perlopiù grazie alle possibilità che offre in fase di sceneggiatura.
Trascurando per una volta alcune sue peculiarità come il gonnellino dalle tasche infinitamente profonde, fonte inesauribile di soluzioni narrative, anche in ambito fantascientifico Eta Beta ha aperto numerose strade agli sceneggiatori. D’altronde i dubbi derivanti da questa sua prima apparizione andavano risolti, e hanno dunque offerto spunti per nuove storie. Come è la realtà in cui Eta Beta vive? A che livello è arrivata la tecnologia? Queste sono solo due delle domande a cui storie realizzate successivamente hanno risposto..
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L’Uomo dei Paperi e la fantascienza Disney
A partire dagli anni Quaranta, accanto a capisaldi come Gottfredson e Walsh, sempre più autori vennero ingaggiati per destreggiarsi con i personaggi Disney anche nell’ambito fumettistico. È il caso, nel 1942, di Carl Barks (che già precedentemente a quella data aveva collaborato alla realizzazione di corti animati della Disney), destinato a divenire uno dei fumettisti più influenti dell’intero XX secolo.
Il Maestro dell’Oregon, nel corso della sua interminabile carriera, ha lavorato a più di 700 storie tra one-page e avventure più corpose. Viene quindi da sé che per trovare continuamente spunti intriganti e originali si sia affidato più di una volta al genere fantascientifico, sempre con risultati più che soddisfacenti.
A questa categoria di storie appartiene Zio Paperone e la luna a 24 carati, pubblicata nel 1958 proprio su Uncle Scrooge 24. La trama si apre con una rivelazione a dir poco sconvolgente per l’intera umanità: la comunità scientifica di Paperopoli ha infatti avvistato, dietro alla Luna, un secondo satellite naturale completamente d’oro. Il suo aspetto non lascia spazio ad alcun dubbio, ma anzi, analisi più approfondite rivelano che si tratta di oro a 24 carati.
Zio Paperone, venuto a conoscenza di una simile scoperta, non può certo stare con le mani in mano. In barba a qualsiasi agenzia spaziale, il ricco papero parte con il nipotame alla volta dello spazio, con l’obbiettivo di impadronirsi del corpo celeste (o dorato, che dir si voglia). Ovviamente a mettergli i bastoni tra le ruote concorreranno diverse minacce. Dalla più classica rappresentata dai sempre presenti Bassotti ad altre meno convenzionali, come il miliardario Raja di Okkiomoro.
Per la prima volta Zio Paperone allarga i suoi interessi economici, rompendo i limiti imposti dal pianeta su cui dimora. Inutile aggiungere che per “il più duro dei duri” sarebbe stata solo la prima di tante avventure spaziali.
Altre avventure del Maestro dell’Oregon
Zio Paperone e la luna a 24 carati non è di certo un unicum della produzione barksiana. Numerose sono le sue storie Disney da segnalare sempre a tema fantascienza, tante da non poterle approfondire tutte in questo articolo. A titolo esemplificativo menzioniamo quindi due storie risalenti rispettivamente al 1960 e al 1961.
La prima, Zio Paperone e l’isola nel cielo, nasconde una particolarità piuttosto insolita che la rende unica nel suo genere. La Paperopoli qui rappresentata da Barks infatti non sembra, come al solito, al passo con l’anno di produzione, ma piuttosto avveniristica e fuori luogo per il 1960. La tecnologia ha raggiunto standard stupefacenti, tanto da permettere la colonizzazione spaziale dei pianeti più vicini. Nel corso dell’avventura viene infatti citata una stazione di rifornimento per astronavi costruita su Marte.
Preoccupato per le sue finanze, il vecchio papero decide di trasferire tutti i suoi risparmi in un punto lontano dello spazio, irraggiungibile per chiunque. La scelta ricade su una fascia di asteroidi fin dove nessuno ha mai osato avventurarsi fino a quel momento.
Inutile dire che la tenacia tipica di Paperone, unita all’acquisto di un’astronave di seconda mano per risparmiare qualche dollaro, non possono che promettere grossi guai per l’intera famiglia dei paperi. Nonostante ciò, la parte più interessante della storia è probabilmente quella ambientata sullo stesso asteroide, un ecosistema spaziale in cui il Maestro dell’Oregon ha potuto far galoppare la sua immaginazione.
Zio Paperone e il Valhalla cosmico
Giusto l’anno dopo, nel 1961, Carl Barks pubblica un’altra storia Disney a tema fantascienza, ossia Zio Paperone e il Valhalla cosmico. A una prima occhiata, il titolo potrebbe suggerire una direzione del tutto diversa per la trama, più orientata sul fantasy e sulla mitologia norrena. Nella religione nordica, il Valhalla era il luogo dove si dirigevano alcuni morti personalmente scelti da Odino. Si trattava perlopiù di guerrieri caduti in battaglia, destinati a passare l’eternità in questo ambiente fantastico.
Barks, come suo solito, stravolge però gli schemi così da stupire il proprio pubblico. I paperi incontrano infatti Thor, Odino e anche divinità appartenenti ad altre civiltà, ma non nelle modalità a cui siamo abituati. Nell’immaginario collettivo, la Terra umana (Midgard) è collegata al regno divino norreno (Asgard) attraverso il ponte dell’arcobaleno, il Bifrost.
Nella storia i due pianeti sono invece in rotta di collisione, e toccherà a Zio Paperone e nipoti tentare di evitare il contatto tra i due corpi celesti. Quest’avvicinamento viene inoltre descritto non come un evento eccezionale, ma periodico e ripetuto nel tempo. Una strana coincidenza che l’autore sfrutterà al suo solito nelle battute finale della trama, capaci di rivelare alcune sconcertanti verità riguardo le divinità stesse.
In questo caso Barks sfrutta dunque la fantascienza secondo un duplice fine: stupire il lettore e allo stesso tempo muovere una delle sue proverbiali critiche ai luoghi comuni della società a lui contemporanea.
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La prima scuola italiana
Tornando leggermente indietro nel tempo, nella nostra Italia qualcos’altro si era già mosso sul piano fantascientifico. Sui numeri 41, 42 e 43 di Topolino (1952), all’epoca quindicinale, trova infatti posto Topolino e il satellite artificiale, opera di ben 40 pagine.
I disegni appartengono al compianto Giuseppe Perego, mentre sulla sceneggiatura sorge più di un dubbio. Alcune fonti citano infatti Guido Martina come autore, altri Antonio Rubino; non c’è modo di sapere con esattezza la soluzione a questo enigma, in quanto allora i nomi di sceneggiatori, disegnatori e altri collaboratori delle storie non venivano ancora citati.
Topolino e Pippo si ritrovano a confrontarsi con un fantomatico Professor Pit Pat, scienziato decisamente fuori dalle righe. Per spedire il suo satellite artificiale nello spazio, non si fa infatti troppi problemi a rischiare la vita dei due protagonisti, imbarcati nella missione contro la loro volontà. Da qui una serie di peripezie in giro per il cosmo che porteranno Topolino e Pippo ad atterrare addirittura sulla Luna, 17 anni prima di Armstrong e compagni.
Ancora una volta gli autori Disney si dimostrarono attenti alla realtà contemporanea: il primo satellite artificiale, lo Sputnik-1, venne infatti mandato in orbita cinque anni dopo, nel 1957. Non c’è quindi dubbio che sulla storia abbiano influito le voci riguardo questo tipo di progetto, in sviluppo anche negli Stati Uniti oltre che in Russia. Anzi, vista la lontanza culturale tra le due superpotenze (e quindi tra le loro rispettive aree di influenza), il satellite a cui Perego/Martina fa riferimento è più probabilmente l’americano Explorer 1, spedito in orbita nel febbraio 1958.
Non solo Enigm, ma anche Atomino Bip-Bip
A proposito di personaggi illustri nella fantascienza Disney, è impossibile non citare Atomino Bip-Bip. Creato dal già citato Professor Enigm, è un atomo ingrandito un numero spropositato di volte, dotato di raziocinio paragonabile, se non superiore, a quello umano. Ciò nonostante, detiene alcune caratteristiche molto particolari che lo rendono unico nel suo genere, e dunque sempre piacevole da osservare all’azione.
Dalla bocca può infatti emettere un raggio di mesoni in grado di plasmare la materia a suo piacimento, con tutte le implicazioni che ciò può comportare. Ha inoltre una memoria infallibile e un design piuttosto insolito, a cui contribuiscono il suo colore azzurro e gli elettroni che gli gravitano intorno alla testa.
Atomino esordisce in Topolino e la dimensione delta, storia pubblicata nel 1959 su Topolino 206 e 207. Gli autori sono due mostri sacri del fumetto italiano, Romano Scarpa e Rodolfo Cimino (agli inchiostri).
La trama, come in Topolino e il mistero dell’uomo nuvola, vede tra i suoi attori principali Enigm e Gambadilegno. Il professore, dopo l’incidente con l’energia atomica precedentemente citato, ha trasferito il suo laboratorio in un luogo ancor più inarrivabile, la dimensione Delta. Qui i suoi esperimenti hanno dato vita sì ad Atomino Bip Bip, ma anche ad Atomino Bep Bep, un altro atomo. A differenza del fratello, Bep Bep è però egoista e meno diligente, caratteristiche che rendono i suoi poteri una grave minaccia.
Inutile dire che il suo incontro con Gambadilegno permetterà al buon Pietro (si fa per dire) di organizzare uno dei suoi migliori piani criminali, capace di mettere alle strette Topolino e l’intero commissariato di polizia. Insomma, un must read per ogni appassionato del fumetto.
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Atomino ed Enigm ai giorni d’oggi: Topolino e gli ombronauti
Dal 1959 a oggi molte altre storie hanno riproposto l’accoppiata Enigm/Atomino, non solo in ambito fantascientifico. Ciononostante, il duo non è mai riuscito a imporsi tra i personaggi ricorrenti della banda Disney, probabilmente per le loro abilità intellettuali e fisiche fuori dalla norma, spesso inadatte alla realtà del Calisota.
In quasi 60 anni di avventure, la storia che probabilmente ha sfruttato meglio i due è però sempre a tema fantascientifico. Si tratta di Topolino e gli Ombronauti, produzione del 2012 realizzata da Andrea Castellan, in arte Casty, e Michele Mazzon (inchiostri).
Casty, maestro nel realizzare sceneggiature di ampio respiro dalla forte componente drammatica, dà vita a uno dei misteri più intriganti apparsi su Topolino nel recente passato. Topolino e Atomino uniscono infatti le forze per rintracciare un’equipe di scienziati inspiegabilmente scomparsa, di cui fa parte lo stesso Enigm. Le loro indagini li porteranno però a scoprire una realtà ben più oscura di quella da loro immaginata, capace di trascendere le leggi fisiche dell’universo: la Dimensione Ombra.
Il riferimento alla Dimensione Delta di Scarpa e Cimino è chiaro e manifesto, ma nell’omaggiare questi due grandi autori Casty non rinuncia comunque al suo estro creativo. Come già anticipato, la Dimensione Ombra possiede leggi fisiche del tutto particolari, con cui l’autore friulano rimescola le carte in tavola. Saranno infatti suddette leggi a costituire il perno della trama e del piano architettato dall’antagonista di turno, che non sveliamo per evitare spoiler.
La fantascienza Disney negli anni Sessanta
Con l’arrivo del decennio successivo, in casa Disney emersero e si affermarono nuovi autori. Alcuni di questi avevano già esordito su Topolino nel corso degli anni Cinquanta, ma solo in questo periodo iniziarono a produrre storie destinate a farli ricordare fino al giorno d’oggi. Di questa cerchia fanno parte, tra gli altri, Rodolfo Cimino, Luciano Gatto, Luciano Bottaro e Carlo Chendi.
Proprio a questi ultimi due appartiene il primo squillo della fantascienza Disney nel nuovo decennio. Paperino e il razzo interplanetario, storia del 1960 pubblicata sui numeri 230, 231 e 232 del Topo, rappresenta ancora oggi un oggetto di culto dei fan, non senza ottime motivazioni. In primis perché sequel spirituale di un altro fumetto, Saturno contro la Terra (opera di Cesare Zavattini, con il fondamentale contributo del già citato Federico Pedrocchi), pubblicato tra il 1936 e il 1946.
Bottaro e Chendi diedero vita a un’avventura spaziale imponente come mai prima di allora in Italia. Aiutati dalle ben 75 pagine realizzate, i due autori poterono dare libero sfogo alla propria fantasia, e introdurre una quantità spropositata di elementi narrativi.
Se infatti la storia si apre con uno scenario più che familiare agli appassionati, ossia la ricerca da parte di Zio Paperone di un nuovo nascondiglio per il suo patrimonio, il suo sviluppo è senza dubbio molto coraggioso. Per una curiosa sequela di eventi, Paperino si ritrova coinvolto in un conflitto tra le popolazioni di Giove e Saturno: uno scenario ben diverso dalla classica Paperopoli!
Buona parte del fascino della storia è dato proprio dagli abitanti di questi due pianeti, e in particolare dal tiranno di Saturno, Rebo. Un personaggio “assurdo”, malvagio ma imbranato al tempo stesso tempo. In lui niente rimane della spietatezza dimostrata in Saturno contro la terra, probabilmente per adattarlo alle politiche della Disney, che lo sfrutterà per altre tre storie a partire dagli anni ’90.
Romano Scarpa e la fantascienza Disney
Nel corso degli anni Sessanta tornò a lavorare a un soggetto fantascientifico anche Romano Scarpa, già citato per Topolino e la dimensione Delta. Nel 1967 uscì, pubblicata in due parti, Topolino e l’ultraghiaccio, storia sceneggiata e disegnata dal maestro veneziano ma inchiostrata da Giorgio Cavazzano.
La trama, ricca di gag atte a spezzare il ritmo concitato della narrazione, vede ancora una volta un professore come personaggio principale. Il professor Neutron, dopo aver scoperto una sostanza dalle incredibili proprietà energetiche (rinominata “ultraghiaccio”), chiede infatti l’aiuto di Topolino per condurre i propri esperimenti al riparo da occhi indiscreti. Inutile dire che tale riserbo non verrà mantenuto, e i due dovranno quindi cercare di fermare chi vuole sfruttare la sostanza per scopi malvagi.
Scarpa donerà un altro importante contributo al genere nel 1981 con Paperobot contro i Paperoidi, storia che lo vede ancora una volta come autore completo (fatta eccezione per gli inchiostri di Alessandro Del Conte). Qui si torna a parlare di cosmo, ma in maniera diversa dai casi già trattati.
Gli alieni tratteggiati da Scarpa non sono infatti abitanti di Saturno o Giove, ma veri e propri alter ego dei nostri paperi preferiti (i Paperoidi). Re Ducklien, in viaggio per lo spazio su un astronave completamente d’oro, è pressoché identico a Zio Paperone, e non solo nell’aspetto. Entrambi sono infatti interessati all’oro dell’altro, l’uno per avarizia, l’altro per alimentare i motori del proprio veicolo. Si configura dunque una scontro paradossale in cui entrambi i contendenti tentano di raddoppiare il proprio patrimonio trafugando quello avversario.
Nonostante queste premesse, l’epilogo è molto meno ostile del previsto, e i Paperoidi torneranno a popolare le pagine di Topolino nella celebre saga Paperolimpiadi, del 1988.
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Altri grandi maestri: la fantascienza Disney secondo Rodolfo Cimino
Nel corso dei ’60 si dedicò al genere della fantascienza anche un altro grande maestro del fumetto Disney, ossia Rodolfo Cimino. L’autore classe ’27 aveva già partecipato a Topolino e la dimensione Delta, nel 1959, e non passò troppo tempo prima che trattasse nuovamente il genere fantascientifico. Stavolta, però, non più da inchiostratore, ma da sceneggiatore vero e proprio.
È infatti del 1967 Zio Paperone paladino spaziale, storia realizzata in coppia con Giorgio Bordini. Si tratta di un’opera semplice, abbastanza breve ma allo stesso tempo intrigante e, soprattutto, divertente. La trama mostra uno Zio Paperone stanco, come sempre, dei continui assalti al suo deposito, e dunque in cerca di una soluzione al problema.
E una soluzione sembra trovarla trasportando l’intero edificio su un pianeta alieno all’apparenza tranquillo, ma in realtà infestato da pericolosi draghi. Per una volta lo Zione, accompagnato dai nipotini Qui, Quo e Qua, dovrà quindi difendere le sue ricchezze da una minaccia ben più pericolosa dei classici Bassotti.
Sempre dello stesso anno è anche Zio Paperone e il sosia elettronico, che vide di nuovo la collaborazione di Romano Scarpa ai disegni, con gli inchiostri di Giorgio Cavazzano. In questa storia, il papero più ricco del mondo ricorre a un automa del tutto simile a lui che possa dargli una mano negli affari, in maniera simile a quanto fa Paperinik tramite il sosia robotico di Paperino inventato da Archimede. Il robot però finisce per reclamare la sua indipendenza e scavalcare l’autorità di Paperone. Anche la sopraffazione delle macchine sull’uomo, nonché il mero riconoscimento dei loro diritti in quanto esseri senzienti, è un tema più volte affrontato dal genere fantascientifico. Basti pensare a L’uomo bicentenario di Isaac Asimov del 1976, o a la trilogia originaria di Matrix (dal 1999 in poi) di Lilly e Lana Wachowski (con quest’ultima che ha anche diretto un quarto film che si ricollega ai precedenti).
Nel 1969 Cimino diede invece la luce a Zio Paperone e la rivolta delle macchine, sviluppata anche da Luciano Capitanio. Il canovaccio di partenza è in realtà pressoché uguale a quello della storia appena trattata: spaventato dalla Banda Bassotti, Zio Paperone decide di rendere il suo deposito un’astronave per trasferire i suoi risparmi su un altro pianeta.
In questo caso il pianeta è però abitato da una popolazione autoctona, molto evoluta tecnologicamente. Il progresso si è particolarmente concentrato sulla robotica, che ha dato vita ad automi particolarmente efficienti. Il problema sorge quando l’oro di Paperone risveglia la coscienza di questi androidi, che iniziando dunque a ribellarsi contro i propri creatori.
Sulle tracce dei maestri della fantascienza
Seguendo le orme di autori come il già citato Isaac Asimov o Philip Dick, l’autore friulano ripropose quindi la ribellione delle macchine, naturalmente adeguandolo al target di riferimento.
Lo stesso fece anche quattro anni più tardi, quando diede i natali a Zio Paperone e l’invasione dei Ki-Kongi, storia fondamentale disegnata da Giorgio Cavazzano. In questa occasione il tema trattato è la già citata presenza di una civiltà ostile, messa in scena però in maniera assai diversa rispetto alla versione di Gottfredson in Topolino e il deserto del nulla.
Innanzitutto, i protagonisti non sono più Topolino e Pippo, ma i nostri amati paperi, qui più in forma che mai. Ma la sostanziale differenza sta proprio nella razze aliene che giungono sulla Terra, estremamente differenti nelle due storie. Mentre nell’opera del 1952 Topolino e Pippo si confrontavano con creature coscienti del proprio operato, i Ki-Kongi non lo sono affatto.
Questi particolari esseri, generati in una lontana galassia e capaci di creare qualsiasi cosa, non agiscono secondo il proprio intelletto, ma piuttosto seguendo degli istinti primordiali. Sebbene rappresentino una minaccia per l’intero genere umano, non sono quindi considerabili veri e propri villain.
Guido Martina: la fantascienza Disney secondo il Professore
In questa rassegna delle storie a tema fantascienza, organizzata seguendo l’operato di vari autori, non poteva certo mancare il Professore del fumetto Disney. Stiamo parlando di Guido Martina, uno dei più prolifici sceneggiatori del secondo Dopoguerra in Italia (con oltre un migliaio di storie all’attivo).
Per analizzare il suo apporto al genere è assolutamente necessario citare almeno due delle sue produzioni, entrambe notevoli. La prima è Topolino e l’imperatore della Luna, realizzata nel 1969 assieme a Luciano Gatto. Si tratta di un’avventura che catapulta Topolino e Pippo nello spazio alla ricerca di un particolare oggetto che falsifica le trasmissioni radio e tv terrestri, seminando il panico nella popolazione.
Martina e Gatto confezionarono 62 pagine pregne di mistero e adrenalina, ma soprattutto al passo con i tempi. Come deducibile dal titolo, i nostri protagonisti nel corso della seconda parte della storia approdano sul suolo lunare; il fatto curioso è che ciò avvenne praticamente in contemporanea con l’effettivo sbarco sulla Luna dell’uomo.
Neil Armstrong e Buzz Aldrin misero infatti piede sul nostro satellite il 20 luglio 1969, data di uscita di Topolino 712, in cui è contenuta la seconda parte della storia in questione. Naturalmente si tratta di una semplice coincidenza, seppure davvero unica nel suo genere.
Zio Paperone e le guerre planetarie
Per la seconda storia di Guido Martina che teniamo in considerazione dobbiamo invece fare un balzo avanti di nove anni, fino al 1978. Nel mese di maggio, sui numeri 1172 e 1173 del settimanale fece la sua comparsa Zio Paperone e le guerre planetarie.
Accompagnato dalle matite di Giovan Battista Carpi, il Professore con quest’opera espanse ancor maggiormente il proprio raggio d’azione, non limitandosi più alla sola Luna. In realtà Zio Paperone, Paperino e i tre nipotini inizialmente si dirigono proprio sul nostro satellite per sventare un attacco a uno dei depositi del multi-miliardario (sì, lo Zione ha davvero delle riserve auree anche sulla Luna).
Di lì in poi la trama però sterza bruscamente, prendendo una direzione piuttosto assurda. Durante il viaggio di ritorno, i nostri paperi si imbattono in una tempesta cosmica, che li catapulta su un pianeta alieno. Qui scoprono sorprendentemente che alcuni abitanti autoctoni somigliano terribilmente a loro, quasi da sembrare loro copie. Badate bene: questi personaggi non sono minimamente collegati ai Ducklien di Scarpa prima citati, nonostante siano tutti alter ego dei nostri protagonisti.
In ogni caso, i cinque paperi si ritroveranno dunque immischiati nei problemi che questo specifico pianeta ha con la sua Luna, e uniranno le forze con la popolazione del pianeta per tentare di risolverli. Martina, nonostante il suo rinomato cinismo, opta quindi per una collaborazione tra razze spaziali differenti, abbandonando la strada dell’invasione aliena.
Gli anni Settanta e il successo di Giorgio Pezzin
Abbandonando gli anni Sessanta per entrare nei formidabili Settanta, diviene indispensabile citare un autore che, a partire da questo decennio, ha cambiato radicalmente la fantascienza Disney, producendo storie e saghe assai apprezzabili. Stiamo naturalmente parlando di Giorgio Pezzin, veneziano classe 1949 a lavoro su Topolino dal 1973.
A soli tre anni dal suo esordio sul settimanale, datato 1974, Pezzin lanciò la prima bomba attinente a questo genere: Zio Paperone e l’asteroide minerario. Aiutato dalle matite di Cavazzano, il giovane sceneggiatore mise in scena una situazione “apocalittica“, poco conforme alle classiche atmosfere disneyane.
Nella storia, gli osservatori astrofisici del Calisota avvistano un asteroide che, in seguito a una sfortunata deviazione, sta puntando dritto verso la Terra. Le speranze di salvezza sembrano dunque ridotte all’osso, specialmente in relazione alla composizione chimica dell’asteroide, formato quasi per la sua interezza da ferro puro.
Per trovare una soluzione al problema vengono riuniti i due miliardari più importanti di Paperopoli, Paperone e Rockerduck. Se quest’ultimo propone di distruggere l’asteroide, lo Zione non è invece d’accordo, volendo sfruttare la purezza del ferro di cui è composto. Al solito ha dunque il via una gara tra i due magnati, intenti nel portare a termine la missione secondo le modalità a loro più congeniali.
Il tema dell’asteroide diretto contro la Terra rimane tutt’oggi uno dei maggiormente apprezzati all’interno della fantascienza, capace di ispirare opere di grande successo come Armageddon, film di Micheal Bay del 1998.
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Sodalizi artistici e altri successi
A soli due anni di distanza, nel 1978, la coppia Pezzin/Cavazzano si affermò nuovamente sul panorama fumettistico grazie a Topolino e gli incontri falsificati (dal solito tipo). La storia si rifà al film di Steven Spielberg uscito l’anno prima, Incontri ravvicinati del terzo tipo, di cui riprende l’idea dell’incontro tra alieni e umanità.
Il titolo disneyano porta per forza di cose a dubitare della veridicità di questi alieni, eppure, pur non volendo scadere negli spoiler, l’elemento fantascientifico è incontrovertibilmente presente. Inoltre, nota di merito alla produzione, la storia si apre con uno spaccato metafumettistico in cui il protagonista è lo stesso Giorgio Cavazzano. Una scelta geniale e piuttosto audace.
Nel 1981 Pezzin finì invece sotto le luci della ribalta assieme a un altro artista, il compianto Guido Scala, venuto a mancare nel 2001. L’opera in questione è Zio Paperone e il tuffo nel black-hole, pubblicata sui numeri 1327 e 1328 di Topolino.
Pezzin in questo caso prese in esame un elemento dello spazio profondo finora ignorato in questa nostra disamina, ossia i buchi neri. Corpi celesti dall’incommensurabile forza attrattiva gravitazionale, i buchi neri hanno sempre affascinato il mondo dell’arte, probabilmente per l’aura di pericolo e mistero che riescono contemporaneamente a emanare (una delle opere più recenti a trattare il tema è stato il film del 2014 Interstellar, diretto da Christopher Nolan).
In Zio Paperone e il tuffo nel black-hole, il Vecchio Cilindro propone di utilizzare un buco nero come discarica, ma, accumulando troppi rifiuti in un singolo punto del globo, fa uscire la Terra dalla sua orbita, avvicinandola pericolosamente al buco nero in questione. L’avventura ci mostra dunque la famiglia dei paperi al lavoro per evitare questa calamità naturale in qualsiasi modo possibile. Un ruolo di rilievo in questa missione sarà ovviamente assegnato ad Archimede Pitagorico, incaricato di una responsabilità enorme come salvare l’intero pianeta.
Le grandi saghe fantascientifiche di Pezzin
I veri capisaldi in ambito fantascientifico di Giorgio Pezzin sono però due saghe, nate rispettivamente nel 1991 e nel 2000.
La prima è Topolino e i Signori della Galassia, composta da quattro episodi usciti tra il 1991 e il 1996. Nonostante il titolo, il vero protagonista della saga è Pippo, uno dei Signori della Galassia. Si tratta di individui dotati di straordinari poteri, usati, come nel caso del protagonista, inconsapevolmente e solo in momenti di necessità. Proprio per questi suoi poteri la buffa spalla di Topolino verrà contattata dalla Federazione Galattica per lottare contro i Metalli, robot malvagi avversi a qualsiasi forma di vita biologica.
Impossibile non intravedere, anche nella trama di quest’opera, una palese ispirazione alla saga di Star Wars, fenomeno di culto a partire dagli anni Settanta. Dal protagonista con innate potenzialità, all’esistenza di una Federazione Galattica, i riferimenti sono molti, e non possono che far piacere agli appassionati dell’opera di George Lucas.
La seconda saga fantascientifica sceneggiata da Pezzin, Topolino e le cronache della frontiera, uscì invece in tutte le edicole italiane a partire dal 2000. Gli 11 episodi che la compongono vennero pubblicati in due tranche da sei e cinque puntate a due anni di distanza. L’epilogo, intitolato Scontro Finale, vide dunque la luce su Topolino 2451, nel novembre 2002.
Accompagnato da ben cinque artisti (Gula, Barbaro, Migheli, Urbano e Turconi), Pezzin diede vita a un vasto universo fantascientifico in cui la popolazione terrestre ha dato il via alla colonizzazione planetaria. Su Terra-32 si viene dunque a scoprire la storia di Topolino, unico sopravvissuto a un naufragio spaziale, e della sua lotta contro un nemico assai più grande di lui.
Gli anni Ottanta e la fantascienza Disney: l’introduzione della macchina del tempo
Gli anni Settanta regalarono ai lettori molte altre opere attinenti al genere fantascientifico, che però iniziarono a non stupire più i lettori, ormai avvezzi a storie di questo tipo e alle trame che ne potevano derivare. Vi sono naturalmente delle eccezioni, come Topolino e il pianeta degli scimmiotti (1975), di Osvaldo Pavese e Marco Rota, il cui titolo è un palese riferimento a Il pianeta delle scimmie, romanzo di Pierre Boulle del 1963, da cui derivò il famoso omonimo film di Franklin J. Schaffner del 1968.
In ogni caso, negli anni Ottanta si sentiva ormai la necessità in casa Disney di introdurre qualche elemento narrativo in grado di stravolgere le carte in tavola, almeno per quel che concerne l’Italia. A pensarci furono, nel 1985, Bruno Concina e Massimo De Vita, con la creazione della prima storia con la macchina del tempo.
Con Topolino e il segreto della Gioconda venne inaugurato uno dei filoni narrativi più prolifici e più di successo dell’intera scuola Disney italiana, ed è semplice capirne il motivo. Grazie al marchingegno nascosto nei sotterranei del Museo di Topolinia da Zapotec e Marlin gli sceneggiatori avrebbero potuto catapultare Topolino, Pippo e altri in qualsiasi epoca, inserendoli in contesti a loro estranei.
Le opere di rilievo appartenenti a questo filone sono parecchie, impossibili da citare tutte in questo articolo. Basti sapere che tra paradossi temporali, modifiche al normale corso della storia ed eminenti personalità del passato c’è senz’altro da divertirsi.
Dovendo scegliere tre storie a rappresentanza delle oltre 150 realizzate sui viaggi nel tempo (al di là di quelle con Zapotec e Marlin), queste sarebbero secondo noi Topolino e l’Atlantide continente perduto (Pezzin/De Vita), Topolino e il ritorno al passato (Marconi/De Vita) e Tutto questo accadrà ieri (Casty/Bonfatti).
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Personaggi molto particolari: Little Gum e Ok Quack
Gli anni Ottanta furono caratterizzati anche dall’introduzione in Italia di personaggi inediti assai strambi e originali. In genere questi non incontrarono il favore del pubblico, e dunque dopo poche apparizioni lasciarono spazio ad altri più classici.
Uno di questi è Ok Quack, alieno arrivato sulla Terra a bordo di un’astronave che può essere rimpicciolita fino a essere indistinguibile da una moneta. A Paperopoli, con Zio Paperone nei paraggi, è facile intuire quali gag possa generare tutto ciò. Dopo tredici storie dal canovaccio piuttosto simile, Ok Quack è scomparso nel 2005, e da allora si sono perse le sue tracce.
Destino abbastanza simile quello di Little Gum, altro personaggio introdotto nel 1988 da Giulio Chierchini. In Paperinik e l’incredibile Little Gum l’autore recentemente venuto a mancare generò una delle creazioni più strane dell’intero fumetto Disney.
Little Gum è infatti un alieno capace di trasformare il chewing-gum che mastica perennemente in qualsiasi cosa egli desideri, anche se sempre fatta di gomma. Perché gli oggetti siano resistenti, è però necessario che il chewing-gum sia di ottima qualità; in caso contrario, questi vanno incontro a usura immediata e producono danni incalcolabili.
Little Gum, secondo il parere di chi scrive, sarebbe ancora oggi un buon comprimario nel cast di Topolino. Il personaggio, divenuto monotono per la ripetitività delle vicissitudini a lui legate, non compare in un periodico italiano dal 1994, ed è dunque di fatto caduto nel dimenticatoio. Eppure il suo particolarissimo potere non può che far pensare a un inadeguato utilizzo da parte degli sceneggiatori, in quanto potrebbe essere una fonte infinita di gag. Una buona opportunità sprecata.
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Fabio Michelini e la fantascienza Disney di fine anni Ottanta
Nella seconda metà degli anni Ottanta, il panorama della fantascienza Disney accolse tra i suoi principali artefici un nuovo autore. Si trattava di Fabio Michelini, napoletano classe 1961 a lavoro su Topolino dal 1983. A lui appartengono le ultime perle attinenti al genere del decennio (doverosa una menzione d’onore a Paperino e gli incontri ravvicinati di “5 tipi“ di Concina e Cavazzano, storia a bivi dedicata a Jurij Gagarin) di cui citiamo le due più apprezzate.
La prima, del 1989, è Paperino e il magazzino dei mondi, disegnata dalle matite di Paolo Ongaro. Prendendo spunto dal racconto Il magazzino dei mondi (1959) di Robert Sheckley, la trama mostra Paperino, insoddisfatto della propria vita, rivolgersi ad Archimede per tentare di migliorarla. Grazie a un marchingegno, il papero viaggia per diversi mondi il cui la Dea Bendata sembra averlo baciato, per poi accorgersi che il migliore, in fin dei conti, è proprio quello in cui vive.
Anche nel secondo caso Michelini fece affidamento per la sceneggiatura a un’altra opera, questa volta però cinematografica. Zio Paperone e il pianeta proibito, uscito nei primi mesi del nuovo decennio, è infatti la parodia di uno dei film di fantascienza più famosi di sempre. Si tratta de Il pianeta proibito, pellicola del 1956 per la regia di Fred Wilcox.
La storia riadatta in chiave disneyana la trama del film, proponendo l’ennesimo viaggio di Paperone, Paperino e Qui, Quo, Qua su un pianeta alieno, Altair IV. Attratto dalla speranza di trovarvi un tesoro inestimabile, lo Zione si imbatterà però in un’entità misteriosa contro cui non sembra avere armi efficaci. Il tutto senza avere grande supporto dalla popolazione autoctona, che sebbene perfettamente senziente non sembra troppo amichevole.
Alessandro Sisti, sul finire del vecchio millennio
Cavalcando a grandi falcate verso gli anni Novanta, il nostro percorso lungo la storia della fantascienza Disney non può che incontrare Alessandro Sisti. Lo sceneggiatore lombardo, ancora oggi estremamente prolifico, era in realtà entrato a far parte della redazione nel 1982, quindi diversi anni prima. Addirittura il suo esordio sulle pagine del settimanale era avvenuto con una storia a tema fantascientifico, Topolino e il mistero dei satelliti, non tenuta in grande considerazione dalla maggior parte del pubblico.
Lo stesso non si può dire per Topolino e lo strappo cronospaziale, storia pubblicata su Topolino 1959 nel 1993. Realizzata in tandem con Massimo De Vita, questa lunga avventura di 56 pagine mostrò ai lettori un futuro distopico molto particolare. Per effetto di un “sequestro spaziale” e delle teorie della relatività – di cui la più importante venne formulata da Albert Einstein – Topolino si ritrova infatti a “Gamba-City”. Il nome non inganna: Pietro Gambadilegno ha assunto il controllo della città, e appare più inarrestabile che mai.
Sisti non si limitò però a realizzare storie singole, e si dedicò anche alla stesura di vere e proprie saghe. Una delle più famose è Minaccia dall’infinito, pubblicata in ben dieci puntate sul mensile GM – Giovani Marmotte nel corso del 1996.
Coadiuvato da quattro disegnatori (Mastantuono, Cabella, Palazzi e Forcelloni), in questo ciclo Sisti narra l’ennesima invasione aliena ai danni dei personaggi Disney. In questo caso gli aggressori sono i temibili Tz’oook, provenienti da un’altra dimensione e quindi in cerca di una casa. Sarà compito del corpo scoutistico più famoso al mondo – le Giovani Marmotte – sventare i vari attacchi programmati nei diversi continenti terrestri. Il tutto con la solita curiosità di scoprire di più riguardo lo sconosciuto che da sempre contraddistingue Qui, Quo, Qua e le altre GM.
La rivoluzione PK
Parlando di saghe pubblicate su periodici diversi da Topolino, è arrivato il momento di affrontare l’elefante nella stanza. In merito a fantascienza Disney, nessun fenomeno è stato infatti più determinante di quello legato a PK, evoluzione di Paperinik destinata ad affrontare pericoli alieni e non.
In questo articolo non abbiamo la pretesa di raccontare per filo e per segno la storia editoriale di questo fenomeno, troppo sfaccettata e complessa per essere qui compressata. Ciò che è importante sottolineare è però l’influenza che questo personaggio ha avuto e continua ad avere.
A partire dal 1996, un nutrito team creativo si è infatti impegnato per imprimere una svolta nella vita di Paperino. Una Paperopoli più oscura, nuovi amici, nuovi nemici, nuove armi e chi più ne ha più ne metta. Una vera e propria rivoluzione nel fumetto italiano, coraggiosissima, che ha però fruttato più di quanto sperato.
Ormai giunti a 25 anni dalla sua prima pubblicazione, il fenomeno PK non accenna infatti a fermarsi, e accoglie ogni giorno nuovi proseliti tra le sue fila. Dopo tre serie regolari, unite al ciclo di storie che dal 2014 sono comparse su Topolino con il nome di PKNE (Paperinik New Era), il pubblico non sembra ancora essersi stancato di PK, di Uno, del Razziatore, di Lyla Lay, dei malvagi Evroniani e di tutti gli altri personaggi.
Questo perché PK rappresenta una delle vette più alte mai toccate dalla fantascienza Disney, e come ogni prodotto di qualità eccelsa riesce a non apparire quasi mai vecchio e stantio.
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Sul finire del ventesimo secolo
Prima di abbandonare una volta per tutte il Novecento per gettarci nell’analisi del Terzo Millennio, è doveroso fare altre tre menzioni speciali. Si tratta del canto del cigno di un secolo che ha consacrato il fumetto come una vera e propria arte, nobilitandolo agli occhi del mondo.
La prima di queste opere è Topolino e l’uomo dei sogni, produzione Carlo Panaro/Alessandro Perina datata 1996. In questo specifico caso il tema affrontato è quello dell’alieno che vive sotto copertura all’interno della società umana (o animale, trattandosi di Topolinia), anch’esso di grande successo in opere letterarie e cinematografiche di taglio fantascientifico. In questo contesto è opportuno citare una chicca, ossia l’episodio di Ai confini della realtà del 1961 Chi è il vero marziano, in cui un abitante di Marte, inviato in avanscoperta per conquistare la Terra e che si finge un burbero avventore di una locanda, scopre che la sua razza è stata anticipata e sterminata dagli abitanti di Venere, già stanziati sul nostro pianeta.
Se quindi nella maggior parte delle situazioni questa convivenza segreta delle due razze viene sfruttata dagli alieni per scopi bellici (come carpire segreti sulla Terra per poi attaccarla successivamente), ciò non accade in questa storia. Panaro, in pieno stile Disney, tenta infatti di approfondire un altro lato della psicologia aliena, facendo riflettere il suo pubblico sull’accettazione del diverso.
La seconda storia degna di menzione è invece una saga: Squadra recuperi spaziali, sceneggiata da Sergio Tulipano per le matite di Lucio Leoni e gli inchiostri di Emanuela Negrin. Organizzata in sei puntate per un totale di 186 pagine, l’opera non venne pubblicata su Topolino, ma sulla testata Paper Fantasy, rinata nel 2018.
Pur non trattandosi di un capolavoro, la saga di Tulipano riesce a intrattenere egregiamente il pubblico, regalando qua e là qualche lampo di genio. In generale, queste sei storie mostrano Paperino e un “fidato” team collaborativo impegnarsi per recuperare nello spazio oggetti cari allo Zio Paperone. Sebbene siano avventure divertenti, la loro trama piuttosto semplice e qualche errore grossolano sul finale non hanno permesso loro di entrare nell’Olimpo del fumetto Disney.
Il contributo di Don Rosa
Nell’ambito dell’accettazione del diverso precedentemente accennata, è importante considerare anche una storia di Don Rosa, Zio Paperone – L’attacco delle orribili creature spaziali, uno dei lavori del Maestro del Kentucky che non si ispira direttamente alle precedenti opere di Barks. Anche in questo fumetto del 1997 viene affrontato il tema della diversità, ma in maniera piuttosto comica: il deposito di Paperone finisce in mano a degli alieni e il Vecchio Cilindro decide di recuperarlo. Le creature spaziali sono, come anticipato dal titolo, realmente orribili, ma anche gli extraterrestri sono spaventati dai paperi, e in particolare dalla loro “schifosa escrescenza color arancio”, ossia il loro becco.
Lo stesso Don Rosa si era precedentemente cimentato in altre storie di carattere fantascientifico, come in Paperino in: Tempo rubato del 1991, oltre che in altri lavori in cui però il sovvertimento delle leggi fisiche è opera di Amelia.
Topokolossal: fantascienza Disney in maschera
A chiudere il secolo non poteva però che esserci lei, una delle sceneggiatrici Disney più influenti di sempre, finora non citata. Stiamo ovviamente parlando di Silvia Ziche, autrice completa per Topolino dal 1991. Famosa anche per i suoi Che aria tira…, le tavole umoristiche in apertura del settimanale, Ziche ha però negli anni confezionato storie dall’eccelsa qualità sia narrativa che artistica.
Sotto il fronte del disegno è infatti inconfondibile il suo tratto molto rotondeggiante, particolarmente adatto a situazioni umoristiche. Se unito a una trama di forte impatto ciò non può che regalare un’ottima lettura. È questo il caso di Paperina di Rivondosa o Topolino e la rapina del millennio, alcune tra le sue opere più acclamate.
Ma è anche il caso di Topokolossal, storia in sedici puntate da lei completamente realizzata nel corso del 1997. Controparte “topoliniana” de Il Papero del mistero, in questo frangente i nostri amati personaggi verranno assunti come attori per una serie tv dal budget spropositato, naturalmente a tema fantascienza.
Topolino, Pippo, Minni e molti altri saranno dunque impegnati in quella che, in fin dei conti, è una grossolana parodia di Star Wars. Lo testimoniano anche i nomi dei personaggi della telenovela, da Mickey Skyrunner (Luke Skywalker) a Baset Wan Kenoja (Obi-Wan Kenobi).
A interpretare gli antagonisti della serie saranno però dei veri e propri criminali quali Gambadilegno, Plottigat e Macchia Nera. E naturalmente dove ci sono di mezzo loro, ci sono di mezzo piani loschi. La trama principale di Topokolossal infatti prescinde dallo show televisivo e si articola intorno alle indagini sui tre villain. Eppure, per la sua comicità e la sua risonanza all’interno del fumetto Disney, sarebbe stato impossibile non assegnare una posizione d’onore a questa storia.
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Le saghe degli anni Duemila
Gli anni Duemila, in casa Disney, dal punto di vista della fantascienza sono stati caratterizzati da grandi saghe, uscite perlopiù nella seconda parte del decennio. In questo mare di alieni e navi spaziali, tre sono le opere che abbiamo deciso di inserire nell’articolo.
La prima è Paperi Galattici, sceneggiata in quattro episodi da Stefano Ambrosio nell’ormai lontano 2006. In questa miniserie ogni puntata è parzialmente autoconclusiva, e mostra i nostri Paperi, a bordo dell’astronave Starship Quack, vagare per il cosmo alla ricerca di tesori. In poche parole, una riproposizione in scala assai ampliata delle classiche cacce all’oro di Paperone e nipoti.
La seconda è Universi Pa(pe)ralleli, realizzata l’anno successivo da Fausto Vitaliano e Silvio Camboni. Nelle quattro puntate che la compongono, la saga catapulta Paperone, Paperino, Paperina e Paperoga verso vari ed eventuali universi paralleli, uno più strambo dell’altro. Il compito dei protagonisti sarà dunque quello di fuggire da questa bizzarra situazione e comprendere cosa abbia originato il viaggio multidimensionale. Imperdibile per i fan della fantascienza in quanto uno dei rarissimi casi in cui un fumetto Disney ha esplorato il tema degli universi paralleli, come ad esempio in Paperinik… un eroe dell’altro mondo, del 2001 (Faraci/Cavazzano).
La terza e ultima saga è Q-Galaxy, targata Ambrosio/Pastrovicchio e pubblicata su Topolino nel corso del 2009 per la bellezza di 7 episodi. Ognuno di questi illustra una missione spaziale di Qui, Quo e Qua, qui in veste di supereroi intenti a combattere un cast di nemici del tutto originale, in cui spiccano i personaggi di Droidocast e Lady Dyomena. Le singole storie sono quindi autoconclusive, e non c’è il minimo accenno a una possibile trama orizzontale. Ciò ha sottratto alla saga gran parte del suo mordente, ragion per cui al giorno d’oggi Q-Galaxy non è sempre ricordata con particolare affetto.
Una certezza in ambito fantascientifico Disney: Casty
In parallelo a queste saghe, nel corso degli anni Duemila è andato affermandosi come uno dei più grandi maestri del genere uno sceneggiatore già citato all’interno di questa disamina. Stiamo ovviamente parlando di Casty, menzionato per la sua Topolino e gli ombronauti.
Il suo primo capolavoro a tema fantascientifico risale però a qualche anno prima: siamo nel 2008, e su Topolino 2721 esce la prima parte di Topolino e il mondo che verrà. Una storia emblematica, simbolo di come il fumetto Disney possa trasporre su carta le emozioni di un kolossal cinematografico. Un villain più che credibile, malvagio e imprevedibile. Ma soprattutto, un piano criminale assurdo, che prevede nella sua programmazione enormi titani di ferro. Raramente Topolino ha affrontato situazioni più delicate di quelle descritte in questa storia.
Solamente un anno dopo Casty replicò con Topolino e l’incubo orbitale, avventura di più breve respiro di “sole” 36 pagine. Qui l’ambientazione cambia radicalmente: dalla Terra ci si sposta su un satellite artificiale, dove è stato costruito un albergo per scopi turistici. Tra i primi ospiti dell’Olympus Hotel viene invitato anche il nostro Topo preferito, che come al solito si ritroverà però a fare i conti con guai molto seri.
All’interno della struttura accadono infatti avvenimenti inquietanti, a partire dalla sparizione di alcuni uomini per arrivare a scritte intimidatorie nei corridoi. Toccherà al nostro protagonista risolvere il caso, cercando di sgominare la paura di minacce aliene dei vari ospiti (probabilmente freschi di visione di Alien di Ridley Scott).
Casty e gli anni 2010
La vena creativa di Casty non si è di certo fermata con l’avvento del decennio successivo, quello da poco concluso. Nel periodo compreso tra il 2010 e il 2020 l’autore friulano si è infatti confermato come uno dei migliori sceneggiatori della scuderia Disney.
Una delle sue opere più apprezzate degli ultimi anni è Topolino e la marea dei secoli, risalente al 2011. Aiutato dagli inchiostri di Michele Mazzon, in questa storia Casty gioca con i concetti di spazio e tempo, in un’alterazione della realtà che nulla ha da invidiare a una sceneggiatura dei film di Christopher Nolan, regista di Inception e Interstellar.
Topolino, durante un’ordinaria passeggiata nel centro di Topolinia, incappa in un inspiegabile tsunami che sta spazzando via tutto ciò che incontra. Salvato da un individuo sconosciuto, al suo risveglio il Topo si ritrova in una realtà che non è la sua, in cui viene addirittura riconosciuto come “Presidente totale del Mondo”. Starà quindi a lui indagare sui motivi che hanno causato una tale distorsione della realtà, e naturalmente trovare anche un modo di porvi rimedio.
Avvicinandoci al presente, Casty ha in realtà firmato un interessante soggetto fantascientifico anche nel 2019. Si tratta di Topolino e il castello sulla luna, realizzato con l’aiuto agli inchiostri di Luca Giorgi. In questo caso i nostri eroi Topolino e Pippo sono chiamati sulla Luna per partecipare alle ricerche di un’equipe di astronauti misteriosamente scomparsa. La risposta all’enigma è però ben architettata, e riesce a regalare al pubblico una lettura più che soddisfacente.
Darkenblot, un progetto mastodontico
Per chiudere il capitolo sul connubio Casty-fantascienza Disney non si può non parlare di una delle sue opere più audaci in assoluto: Darkenblot. Saga nata nel 2012 dalla sceneggiatura di Andrea Castellan e dalle matite di Lorenzo Patrovicchio, Darkenblot trasporta Topolino per le strade di Robopolis. Una città ben diversa dalla sua Topolinia, dall’altissimo livello tecnologico e molto più frenetica.
Allo stesso tempo Robopolis, specialmente quando si tinge con il buio della notte, nasconde molti più pericoli della città natale del Topo. Nonostante la sorveglianza perlopiù robotica, il crimine non manca di far sentire la sua voce.
Il principale antagonista, Macchia Nera, qui criminale a tutto tondo, non ricopre il solito recente ruolo del villain macchiettistico Disney. Anzi, incute lo stesso timore delle origini, anche perché possiede un’arma realmente pericolosa per la cittadinanza: un esoscheletro gigante (il Darkenblot). E chiaramente, con un antagonista così credibile realizzare una buona storia risulta estremamente più semplice.
La risposta del pubblico al progetto fu infatti molto positiva, con varie ristampe della saga che ancora oggi si susseguono e, soprattutto, con la creazione di alcuni sequel. Sempre a cura dello stesso team creativo, negli anni si sono susseguiti Darkenblot 2.0 (2013), Darkenblot 2.1 (2017), Darkenblot 2 – Il ritorno (2017) e Darkenblot 3 (2017), per un totale di quattordici episodi complessivi.
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Altra fantascienza Disney negli anni 2010
L’ultimo decennio ha visto però tra le pagine di Topolino altre storie fantascientifiche di pregio, degne di comparire in questo articolo. Una di queste è senza dubbio Cronache dal pianeta T, saga del 2011 firmata dal duo Fausto Vitaliano/Claudio Sciarrone. Nei suoi sette episodi Cronache dal pianeta T racconta le avventure di Orazio, Pippo, Minni e Topolino, sommi consiglieri di Tillan.
Tillan è una città del pianeta Tirwa, al centro della galassia Mus Mus, parte di una dimensione alternativa a quella solitamente esplorata nei fumetti Disney. A capo della metropoli vi è il Gran Testone Basettoni, che governa in simbiosi con il ministro Macchia Nera e il viceministro Gambadilegno. Inutile rivelare dunque chi siano gli antagonisti di questa storia, capace di dividersi tra gli approfondimenti su questo pianeta e gli intrighi di potere che vi nascono.
Altra storia degna di menzione è sicuramente Paperoga eroe dello spazio. Nel 2013 Roberto Gagnor e Claudio Sciarrone mostrarono al loro pubblico come anche il buffo papero dal berretto rosso potesse essere considerato un vero e proprio eroe.
Dal 2014, inoltre, i fan Disney hanno assistito a ben tre cicli di storie di Star Top, saga parodia di Star Trek la cui terza iterazione è stata pubblicata giusto nel 2020.
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Verso l’infinito e oltre…
Come abbiamo visto, la fantascienza in casa Disney può vantare successi, capolavori e idee geniali, che non apprestano però a cessare. Negli ultimi due anni, sul settimanale di Topolino, hanno fatto capolino saghe come Foglie rosse e L’ultima avventura di Reginella, capaci di tenere in ogni caso su un buon livello gli standard qualitativi del genere.
Per i fan della fantascienza è consigliabile quindi rimanere aggiornati sulle uscite in casa Disney, perché nuove avventure tra astronavi, dimensioni alternative e robot giganti potrebbero sempre essere dietro l’angolo. Pronte a farci sognare come al solito.
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Alberto Giacomelli
Immagini © Disney – Panini Comics – 001 Edizioni – Don Rosa
Fonti: Wikipedia – I.N.D.U.C.K.S. – Papersera – Fumettologica, “Il castello sulla Luna”, Casty e Topolino tra fantascienza e inquietudine – ADCGroup, Dal 1° marzo su Topolino le quattro puntate della serie Paperi Galattici – IMDb – Disney Comic Guide