7 imperdibili storie di Paperino

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C’è chi nasce come Paperino, sfortunato e sempre pieno di guai

Lo cantava Eugenio Finardi nella sua Vil Coyote, lo cantiamo a squarciagola pure noi, appassionatissimi delle storie di Paperino. In questo articolo troverete 7 letture che, a nostro personale giudizio, sono imprescindibili per tutti gli ammiratori del nostro piumato antieroe. Icona senza tempo, per Andy Warhol Paperino è “una vera e propria opera d’arte”, per Leonardo Gori “lo specchio di un’epoca”. Citando Mario Gentilini, direttore di Topolino dal 1949 al 1980:

Paperino rappresenta l’autentica immagine dell’uomo medio, del cittadino che protesta, dello sfaticato tuttofare, senza mai un soldo in tasca, continuamente alle prese con creditori, cambiali, rate in scadenza, ma con uno spirito combattivo, una generosità senza pari, e con una fantasia forse utopistica.

Difficile trovare un personaggio più conosciuto e amato di lui, che dal 1934 starnazza con un successo e un’eco che non accenna a diminuire. Un consenso dovuto anche al fatto che tutti, almeno una volta nella vita, ci siamo sentiti Paperino: testardi, pigri, irascibili, maldestri, vanitosi, nevrotici. Un antieroe impaziente, più che sfortunato: uno che non ha tempo per applicarsi, capire, respirare. Deve agire, coltivandosi quella che poi etichetta come sfortuna. Paperino è l’esaltazione della frustrazione, il disarmonico che piace, l’incoerenza che fa il giro e diventa coerenza. Chi non si è mai sentito così, almeno una volta nella vita?

Paperino evoluzione
Un personaggio senza tempo, in continua evoluzione.

Sette storie di Paperino: la selezione

Una caratteristica imprescindibile di Paperino è proprio l’incoerenza. Molto più sfaccettato di quanto non si creda, con i suoi cambi di umore, passioni, convinzioni, caratterizzazioni e persino identità segrete sembra quasi una persona reale. In fondo è un po’ come se lo conoscessimo tutti!

Per selezionare solo sette tra le migliori storie di Paperino, ci siamo focalizzati sia sull’esaltare le diverse angolature con cui gli artisti lo hanno interpretato, sia sul fornire una quanto più variegata gamma di autori, periodi e generi. Con un occhio di riguardo per la produzione italiana, poiché Paperino, che il 16 settembre 1934 aveva esordito sulle tavole domenicali dei quotidiani americani, visse proprio in Italia una delle sue primissime avventure di ampio respiro, coeva di alcune storie inglesi scritte e disegnate da William Ward. Si trattava di Paolino Paperino e il mistero di Marte di Federico Pedrocchi che, a partire dal 30 dicembre 1937, diede il via alla lunghissima e onorata tradizione della scuola Disney italiana.

paolino paperino e il mistero di marte
La prima di una lunga e fortunata serie di storie di Paperino made in Italy!

Per operare la selezione, che resta comunque condizionata dal gusto di chi scrive, si è inoltre considerato l’effettivo ruolo di Paperino nella trama, preferendo i titoli seguenti ad altre avventure di carattere più corale, come la meravigliosa Paperino, Zio Paperone e il ventino fatale. Le elenchiamo in ordine cronologico, senza alcuna volontà di stilare una classifica.

Attenzione: dovendo parlare delle storie in modo più o meno approfondito, saranno presenti diversi spoiler.

1) Paperino e il mistero degli Incas (Carl Barks, 1949) 

Paperino e il mistero degli Incas (Lost in The Andes!) è una delle storie Disney più celebrate in assoluto, nonché una delle più note tra quelle scritte e disegnate da Carl Barks. A ragione: l’Uomo dei Paperi ha qui raggiunto piena consapevolezza per quanto riguarda abilità nello storytelling e padronanza del tratto.

Paperino, quarto assistente custode del Museo di Scienze Naturali di Paperopoli, ritrova per puro caso delle prodigiose uova quadre, fino a quel momento scambiate per ciottoli provenienti dal Perù. Insieme ai nipoti si imbarca per una spedizione sulle Ande in cerca di altri esemplari delle peculiari uova, approdando infine in una misteriosa valle sepolta dalla nebbia, dove vivono strani esseri cubici tutti uguali tra loro.

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paperino a testaquadra
La celebre vignetta quadrupla con la veduta aerea della città di Testaquadra.

Il Buon Selvaggio?

I motivi per cui Paperino e il mistero degli Incas compare in questa selezione sono molteplici. Si potrebbe dire che in questa storia siano presenti tutti gli elementi narrativi più rappresentativi della produzione del Maestro dell’Oregon. La sceneggiatura presenta una costellazione di momenti esilaranti e trovate originali, che stimolano continuamente l’attenzione del lettore.

Barks satireggia i costrutti sociali più tipicamente occidentali, come le organizzazioni fortemente gerarchiche (in cui poi nessuno è davvero disposto ad assumersi le proprie responsabilità o a mettere in dubbio qualche fase dei processi, come nella scena della frittata) o la naturale propensione alla ricerca del guadagno, condivisa persino dalla meno rigidamente strutturata popolazione andina. L’Uomo dei Paperi mette poi a confronto questi modelli di società con la semplice popolazione di Testaquadra (in originale Plain Awful: Pianura Orribile, ma anche Un Vero Schifo), con cui in un certo senso dà vita al mito del Buon Selvaggio.

testaquadra carl barks
Gli abitanti di Testaquadra.

I nativi di Testaquadra sono praticamente identici fra loro, non conoscono agricoltura e caccia e vivono della sola raccolta delle uova quadre, pur non sapendo cosa sia una gallina. Sono pacifici, allegri e sereni, non hanno leggi (tranne una: è vietato produrre oggetti TONDI!), tuttavia sono molto sensibili alle mode provenienti dall’esterno. Il professor Rhutt Betlah, parodia del Rhett Butler di Via col Vento e reso in italiano come professor Sentimento Cuorcontento di Sacramento (California), primo e unico visitatore della valle negli anni Sessanta dell’Ottocento, ha insegnato loro il dialetto del Sud degli Stati Uniti. Paperino e Qui Quo Qua, finalmente sulla strada di casa e riuniti come una famiglia, si fermeranno a riflettere circa la felicità del popolo di Testaquadra.

paperino qui quo qua testaquadra
Dopo tante avversità, la famiglia è riunita sana e salva. C’è lo spazio per una riflessione.

Da Paperopoli alle Ande

Carl Barks imbastisce una grande avventura in cui Paperino e nipoti si imbarcano autonomamente, senza esserne costretti dallo zio Paperone (che negli anni successivi acquisterà sempre maggior spazio nelle storie del Maestro).

Dal punto di vista narrativo, come ha notato Alfredo Castelli, ritroviamo un meccanismo tipico delle storie di Barks: la presenza di un “tormentone” (in questo caso i palloni di chewing-gum che Qui Quo Qua seguitano a gonfiare) che compare all’inizio come semplice gag ricorrente e che alla fine ricopre un ruolo risolutivo. Il Maestro inoltre rafforza lo storytelling con la sua solita ironia, giocando parecchi scherzi del destino a Donald (come quando rompe un prezioso uovo quadro di fronte al nativo senza occhiali, o nella beffa finale).

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paperino ande peruviano
Paperino non è particolarmente simpatico alla Dea Bendata. Per fortuna ci sono i nipotini a sostenerlo!

Dal punto di vista grafico, impressionante l’impianto messo in piedi dall’autore, con scenari andini mozzafiato ispirati dall’episodio Lake Titicaca del Classico Saludos Amigos (1943). La gabbia delle tavole, qui piuttosto lineare con lo schema a 8 vignette rettangolari, si deforma in una sola, significativa occasione: durante la caduta dei Paperi nella nebbia, prima della famosa quadrupla con la veduta aerea di Testaquadra. In questo modo si enfatizza sia il dinamismo dell’azione, sia la portata della scoperta. Nel caso della nebbia, fittissima, Barks adopera un suo altro cavallo di battaglia: le silhouette, giocando col tratteggio per gestire i pesi dei personaggi nello spazio.

2) Paperino e il cimiero vichingo (Carl Barks, 1952)

Altra grande storia scritta e disegnata dall’Uomo dei Paperi, Paperino e il cimiero vichingo (The Golden Helmet) inizia in modo simile a Paperino e il mistero degli Incas. Anche questa vicenda si apre con Paperino custode del Museo di Paperopoli che, anche qui, fa un’importante scoperta. Nelle assi di un’antica nave vichinga rinviene il diario di bordo, che attesta di un viaggio compiuto nel 901 d.C. da Olaf l’Azzurro sulle coste del Nord America. Proprio lì, sulla penisola del Labrador, il vichingo avrebbe sepolto un elmo d’oro, testimonianza del suo arrivo in America ben prima di Colombo.

Ben presto si innesca una gara per ritrovare il cimiero. Lo spregiudicato Azure Blue, sedicente discendente di Olaf pur senza poterlo dimostrare, con l’aiuto del viscido avvocato Sharky intende reclamare il possesso del continente nordamericano grazie a una legge mai abrogata. Paperino, i nipotini e il direttore del Museo uniscono le forze per scongiurare il pericolo, prima di venire, a turno, ingolositi dalla possibilità di autoproclamarsi Re del Nordamerica.

sharky carl barks
Fliccus, flaccus, fannullorum!

Paperino il vichingo

La caratterizzazione di Paperino è affrontata in modo convincente e originale. All’inizio lo troviamo annoiato a sognare grandi avventure in pieno stile vichingo: quando serve darsi da fare per guidare l’imbarcazione (nonché la sua famiglia) in mezzo alla tempesta, Paperino si dimostra un ottimo navigatore, perfettamente competente nel ruolo del capitano. Ma Barks non eccede in questo senso: Paperino resta un papero “medio”, con tutte le insicurezze, i limiti e la scarsa refrattarietà alle tentazioni che questo comporta.

Nel cimiero è sia un temerario dotto in pratiche marinaresche sia un papero perfettamente mediocre, che si fa abbacinare dall’avidità e dalle illusioni di grandezza esattamente come chiunque altro. Nelle tavole 12 e 13 trae in salvo i nipotini dai marosi, nella 28 vorrebbe buttarli in mare per paura che possano carpirgli l’elmo. Si accontenta di abbandonarli su un iceberg solo dietro consiglio di Sharky, che nel frattempo è passato a offrire a lui (il potente del momento) la sua opportunistica lealtà.

Paperino e il cimiero vichingo
La nefasta influenza dell’elmo di Olaf l’Azzurro.

Una tale gestione di Paperino ci restituisce una figura sfaccettata e reale, eroe e carogna, audace e meschino, coscienzioso e spregiudicato. Indimenticabile il finale della vicenda, in cui il papero riprende il suo ruolo di custode del Museo, stavolta godendosi la tranquillità che il mestiere comporta.

L’elmo della discordia

Accanto a lui, Barks costruisce altrettante figure memorabili. Qui, Quo e Qua, ragazzini che giocano a biglie e non conoscono l’uso del sestante, ma anche nipotini operosi e assennati; Azure Blue, formidabile e spietato antagonista, pronto a uccidere e speronare il prossimo senza troppi complimenti; Sharky, azzeccagarbugli-banderuola prodigo di formule in latinorum inventate per l’occasione, poi scimmiottate da Paperino e nipoti.

Barks mette in subbuglio questa cornucopia di caratterizzazioni iconiche e complesse introducendo il cimiero vichingo del titolo. L’elmo, che dà diritto di governare sul Nordamerica, scatena gli impulsi più rapaci e meschini delle persone, illuminandone gli occhi con un peculiare brillio. La cupidigia, autentica malattia infettiva, si trasmette di mano in mano, facendo ricoprire a turno a ciascun personaggio il ruolo del villain. L’Uomo dei Paperi descrive sardonicamente gli istinti più spregevoli dell’essere umano, senza fare sconti. A risolvere la questione sarà uno dei ragazzini, non (ancora) interessato a diventare padrone del continente.

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cimiero vichingo
Un nipotino mette fine all’incubo del cimiero, ma già un altro è pronto a rimpiangerlo. Tempo di un calcio chiarificatore nel portapiume!

All’epoca la data della reale “scoperta” dell’America era ancora un tema caldo e poco esplorato. La (fasulla) Mappa di Vinland fu presentata al British Museum solo nel 1957, mentre la presenza di insediamenti norreni a Terranova fu provata solo tra il 1961 e il 1968 dall’archeologa Anne Stine Ingstad e da suo marito Helge Ingstad.

Nero su bianco

Menzione a parte merita l’apparato grafico della storia. Carl Barks riesce a imprimere un notevole dinamismo alle burrasche al largo del Labrador, tratteggiando vividamente i cavalloni, le scogliere a picco e i banchi di nebbia. L’Uomo dei Paperi non fa recitare solo il mare: i personaggi risultano così vivi che paiono voler uscire dalle pagine. In primis Paperino, capace di slanci di entusiasmo, pose caparbie e cariche sconfortate contro il muro.

avvocato sharky carl barks
“Non hai ancora sbloccato questi personaggi”.

Come ne il mistero degli Incas, le silhouette corroborano ampiamente lo storytelling. Oltre che per evidenziare azioni che hanno luogo di notte o nella nebbia, Barks le impiega soprattutto per sottolineare vignette e relative battute con notevole peso drammatico. Talvolta la silhouette è relegata solo a specifici personaggi, destinatari del balloon che si vuole evidenziare. Sono anche queste le finezze stilistiche che rendono una storia immortale.

3) Il Dottor Paperus (Carlo Chendi e Luciano Bottaro, 1958)

Fin dai loro esordi, i personaggi della banda Disney si sono dimostrati assai duttili: la loro proverbiale universalità ne ha permesso da subito l’adattamento a diversi ruoli e situazioni. Basti pensare al secondo cortometraggio di Topolino, The Gallopin’ Gaucho (1928), in cui Mickey veste i panni del gaucho portato in scena da Douglas Fairbanks nel 1927; o, soprattutto, al celeberrimo Inferno di Topolino di Martina e Bioletto (1949), capostipite delle Grandi Parodie pubblicato già nel settimo numero del neonato libretto.

Una Grande Parodia, dunque, non poteva mancare in questa selezione. E Il Dottor Paperus, oltre a essere uno dei titoli più rappresentativi di questo filone di storie, ha anche il merito (non banale) di riuscire a incarnare l’animo più autentico di un certo tipo di Paperino, a cui il fato è avverso nonostante la buona volontà e le migliori intenzioni.

paperino dottor paperus
Il Dottor Paperus non inizia già come storia in costume: è Paperino che racconta le gesta del “più illustre dei suoi avi”.

Faust in salsa Disney

Il Dottor Paperus è la parodia del Faust di Goethe e del Faustus di Marlowe. Tutte e tre le opere, con le dovute differenze, raccontano di un uomo – tendenzialmente di animo buono – che si rivolge al Diavolo per superare i limiti dell’umanità e ottenere ciò che più brama. Come fare a tradurre un canovaccio simile con i Paperi? La sfida che si propone a Carlo Chendi e Luciano Bottaro non è certo di immediata risoluzione.

Nel Paperus Paperino veste i panni del protagonista, un anziano scienziato da tempo impegnato a sintetizzare il Siero di Lunga Pace, in grado di sopire ogni ostilità. Paperus ne agogna la riuscita anche per ristabilire la concordia tra i feudi della Masnada dei Bassotti e del Duca de’ Paperoni, da dieci anni in guerra a causa di uno scudo falso rifilato dai primi al secondo. Da parecchio, tuttavia, i due schieramenti sembrano aver perso interesse nel darsi battaglia, proseguendo solo per salvare le apparenze.

battaglia dottor paperus
La guerra tra il feudo dei Bassotti e quello di de’ Paperoni: Bottaro anticipa le sue celebri “Mattaglie”.

Il demonio Mefistofele, emissario dell’inferno e alleato della fattucchiera Nocciola, desidera invece che il conflitto prosegua. Per riaccendere gli spiriti guerreschi rapisce Margherita, nipote del Duca de’ Paperoni, facendo ricadere la colpa sui Bassotti. Al contempo cerca di distogliere Paperus dal suo benefico intento: apparentemente per concedergli più tempo per completare i suoi studi gli offre la perduta giovinezza, a patto che si arruoli in uno dei due eserciti per vincere la guerra e giungere così a una pace duratura. Lo scienziato accetta: è l’inizio di una spirale di eventi che, tra dramma e commedia, vedono il Paperus porre fine alle ostilità e ottenere la mano della bella Margherita. Lieto fine, dunque?

È pur sempre Paperino

Come già accennato, nella parodia Paperino è proprio… Paperino, nonostante interpreti un altro ruolo. E Paperino è l’unico tra i grandi protagonisti Disney a cui davvero possa andare male. Il Dottor Paperus, purtroppo per lui, non fa eccezione.

Paperus ha portato la pace tra i feudi, ha sconfitto l’infido Mefistofele ed è in procinto d’impalmare l’amata Margherita. È il più bel giorno della sua vita: lo afferma lui stesso, entusiasta, nel finale della storia. Sennonché…

paperino inferno luciano bottaro
Nell’opera originale all’entusiasmo del protagonista segue la sua ascensione al Paradiso: a Paperus, ironicamente, è riservata la discesa infernale.

Un demone sbuca dalle viscere della terra e trascina Paperus al cospetto di Satana, che intende punirlo per la sua bontà. Lo scienziato si vede estirpata la giovinezza e viene rispedito tra i vivi con i “mezzi più lenti che l’inferno possiede”. La traversata dura un anno, durante il quale la bella Margherita si è sposata con il Conte Gastone – di cui non viene mai mostrato il volto, rendendo la beffa ancora più atroce.

Nonostante il decrepito Paperus sia un personaggio parecchio distante da Paperino (che non è certo un intellettuale), una volta ringiovanito si tratta a tutti gli effetti del personaggio che amiamo e conosciamo. Mette da parte la sua saggezza per agire d’impulso, inseguendo l’effimera gloria delle armi; si fa – umanamente – imbrogliare da Mefistofele, abbandonando le sue ricerche sul Siero (unica autentica minaccia ai propositi delle schiere del Male), che invece avrebbe potuto sintetizzare nella ritrovata gioventù; si fa trascinare dalle sue convinzioni, per ritrovarsi illuso e deluso, depredato della meritata felicità.

Lo Streben di Paperino

Esattamente come Faust, Paperus è mosso da uno Streben, uno slancio che lo porta continuamente a superarsi. Non si risparmia quando c’è da affrontare Mefistofele e la mostruosa armata di Nocciola, o da combattere per difendere l’onore del Duca. La sua è una volontà d’acciaio, che lo porta a lottare per le sue idee fino alle estreme conseguenze. E in effetti Paperino è proprio questo: uno che si butta a capofitto nelle imprese che ritiene giuste, con (molta) sana incoscienza.

paperino dottor paperus
Paperino non si ferma di fronte a nulla!

Sotto tutti gli aspetti, Il Dottor Paperus non è meno che eccellente. L’umoristico si fonde perfettamente con il tragico, in una spirale di avvenimenti illustrati da un sempre più consapevole giovane Bottaro. Le lunghe ombre, le prospettive originali e ricercate, i neri pieni e decisi e gli ambienti ampissimi non possono non far pensare a un’ispirazione espressionista, perfettamente in linea con l’origine teutonica del Faust. Tutto tende a esaltare la soggettività di Paperus, attorniato da un turbinio di esilaranti guerrieri paperi e bassotti, nonché da mostri ridicolmente orridi in pieno stile bottariano. Nella storia, perennemente in bilico tra il riso divertito e quello amaro, si sottolinea la presenza di un carismatico Mefistofele. Il cartoonist di Rapallo ne riprende l’aspetto dalla versione a fumetti del Faust di Pedrocchi e Albertarelli del 1941.

patto col diavolo dottor paperus
Un modo beffardo di rispettare i paletti del fumetto disneyano.

Avventato, impulsivo, combattivo, dileggiato dalla sorte: lo è sia lo scienziato che vende l’anima al diavolo, sia il fidanzato che viene colto da Paperina a fare apprezzamenti su un’altra ragazza. Questo è Paperus, questo è Paperino.

4) Paperino agente dell’F.B.I.! (Romano Scarpa, 1961)

Fare piangere è meno difficile che far ridere.

Peppino De Filippo

Aveva ragione De Filippo: far ridere è difficile. Molto difficile. Soprattutto far ridere tanto, far ridere bene. Anche per questo è presente nella selezione l’esilarante commedia degli equivoci Paperino agente dell’F.B.I.! del mai troppo compianto Maestro veneziano Romano Scarpa.

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ebl fbi romano scarpa
Stormi d’uccelli neri, com’esuli pensieri…

L’insostenibile inconsapevolezza dell’essere

Chi non sa cosa è l’F.B.I.? L’F.B.I.!… Il più efficiente organismo a disposizione della società contro la delinquenza, del quale fanno parte uomini quadrati, sprezzanti d’ogni rischio, rotti alle imprese più spericolate!
…chi non sa cosa è l’F.B.I.?

La storia comincia con queste parole, chiedendoci (e chiedendosi) chi possa essere così alienato, distratto, fuori dal mondo da non conoscere una cosa così basilare come l’esistenza del Federal Bureau of Investigation. E chi può non saperlo? Ma Paperino, naturalmente!

paperino fbi romano scarpa
Uno dei tanti momenti memorabili della storia: Paperino che interpreta la sigla F.B.I. come “Fate i Bravi e Incassate”!

Paperino, assunto nell’E.B.L. (Esattoria Bollette Luce), per una fatalità crede che la sua società si chiami invece F.B.I., esattamente come il Bureau (di cui è l’unico, a Paperopoli, a ignorare l’esistenza). Da questo gigantesco, fondamentale malinteso si sviluppa la catena di equivoci che rende la storia un gioiello di comicità.

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“Guardalo: si avvicina alla porta con la noncuranza di un esattore della luce!”

Paperino svolge il suo ruolo di esattore della luce dichiarando ai quattro venti di lavorare per l’F.B.I.: le reazioni di chi ha a che fare con lui sono impagabili. Il Nostro persegue i propri obiettivi con particolare determinazione, entusiasta del suo impiego di percettore; coloro che lo incontrano (semplici cittadini, ma anche truffatori di mezza tacca, poliziotti e pericolosi criminali) sono convinti invece di trovarsi di fronte a uno spericolato e irriducibile G-Man.

La storia vanta eccellenti tempi comici e un ritmo frenetico, con una (o più) gag in ognuna delle 31 tavole che la compongono. Da elogiare anche i disegni di Scarpa, rotondi e ricchi di dinamismo, e la sapiente sceneggiatura. Nell’incipit, per esempio, l’autore adopera un azzeccato montaggio alternato: i nipotini, grandi fan degli agenti del F.B.I., ne seguono le gesta in televisione; intanto Paperino, a colloquio con il selezionatore E.B.L., si sente rivolgere delle frasi che fanno eco a quelle del documentario sul Bureau, in un ironico collegamento (già stabilito) tra la professione del G-Man e quella dell’esattore.

qui quo qua agente dell'fbi
Non dategli tregua!

Paperino, eroe o citrullo?

La vicenda è giudicabile in due modi. Da una parte Paperino è uno sprovveduto che ignora persino le cose più semplici, e si caccia nelle situazioni con uno zelo spesso fuori luogo. Dall’altra è un ardimentoso eroe, che non si ferma davanti a nulla e che, tra un pasticcio e l’altro, va fino in fondo alle questioni a cui tiene. Nessuna delle due concezioni è sbagliata, né tantomeno in contrasto con l’altra. Paperino è sia sempliciotto sia valoroso, un eroe impetuoso condizionato dall’incoscienza.

Il lettore è l’unico a conoscere l’intera vicenda, che termina in gloria e al contempo in disgrazia. Paperino fa un figurone arrestando due pericolosi banditi, dal suo punto di vista debitori di 7 dollari e 75 cents di bolletta della luce. Si distingue al punto che nel finale il capo dell’F.B.I. in persona gli propone di diventare un vero G-Man: Paperino, esacerbato dalle mille peripezie della giornata, non gli fa nemmeno aprire bocca e lo caccia in malo modo, rassegnando le dimissioni.

paperino arrabbiato romano scarpa
Paperino, l’unico a perdere anche quando vince!

Scarpa, in un certo senso, rovescia il canovaccio barksiano (che sarà ripreso fedelmente in Italia da autori come Fabio Michelini) in cui Paperino si dimostra geniale in una certa mansione, salvo poi mandare tutto all’aria a causa della sua avventatezza. Qui invece è proprio la sua impulsività, unita all’inconsapevolezza, che lo porta ad agire in modo eroico e a ottenere il supremo successo. Un trionfo che però, ironicamente, rifiuta a causa della sua innata autodistruttività.

E cos’è Paperino, se non uno che riesce a perdere… anche quando vince?

5) Paperinik il diabolico vendicatore (Guido Martina e Giovan Battista Carpi, 1969) 

Un filo rosso che accomuna le storie analizzate finora è il fato beffardo a cui sembra perennemente destinato Paperino. E questo Paperino, vessato dalla sorte e dalla famiglia, era tale soprattutto in Italia. Qui sovente subiva le prevaricazioni dell’avaro e disonesto zio Paperone, le smargiassate del damerino Gastone, le disobbedienze dei nipotini e i rimproveri di Paperina.

Paperinik il diabolico vendicatore è una storia che nasce da un humus culturale ben preciso: è al contempo una parodia dei fumetti “neri” tipici dell’Italia dell’epoca (come il Diabolik di cui il Nostro prende in prestito la Kappa finale) e il risultato di decine e decine di avventure nostrane in cui Paperino aveva subito le angherie di creditori e parenti. La nascita del Diabolico Vendicatore (che avrebbe dovuto essere un’identità usa e getta, utile a far vincere Paperino almeno per una volta) è considerabile proprio per questo più una storia di Paperino che di Paperinik.

insulti guido martina
Parole dure di uno zio particolarmente infame.

È un riscatto che ha radici profonde, profondissime. Qui ha origine l’alter ego di Paperino per eccellenza, assai distante dal futuro tranquillo supereroe di quartiere o dal paladino dell’ecologia. Qui nasce Paperinik il Diabolico.

Io sono la Vendetta

Non chiamarmi nipote! Chiamami vendetta!

È questa una delle ultime frasi che pronuncia Paperino nella storia. E poche volte una singola battuta è stata così rivelatrice dell’essenza più intima dell’opera di cui fa parte. Perché Paperinik il diabolico vendicatore è innanzitutto questo: un’analisi, nero su bianco, di come il desiderio di vendetta possa farsi strada nell’individuo.

paperinik diabolico vendicatore
Paperino si rivolge direttamente ai lettori, che amano il personaggio e ben conoscono e le sue vicende pregresse.

Paperino vince alla lotteria (per errore) Villa Rosa, maniero in periferia di Paperopoli dove rinviene diario, corredo e marchingegni del ladro gentiluomo Fantomius. Coglie l’occasione per diventarne l’erede: si crea l’identità segreta di Paperinik, che sfrutta per farla pagare al crudele zio Paperone (a cui sottrae beffardamente il materasso nottetempo) e per umiliare il cugino Gastone.

Non sarebbe nato Paperinik – qui oscura proiezione degli istinti più anarchici del Papero – senza le precedenti storie, perlopiù di origine italiana, in cui il personaggio aveva subito le soverchierie del parentado. In particolare in quest’avventura Paperino non è quasi mai un esempio da seguire, né sarebbe semplice parteggiare per lui se non si conoscesse la sua pregressa vicenda editoriale. Nel 1969, tuttavia, i lettori erano ben al corrente di quello che la sorte aveva riservato di norma al loro vessato beniamino: questa storia poteva configurarsi come la conseguenza di tutte le volte in cui Paperino aveva dovuto arrendersi agli scherzi del fato e alle prepotenze del prossimo. Ciò aveva permesso a Guido Martina di focalizzarsi sulla formazione del senso di rivalsa nella psiche del Papero, e di fargli mettere in atto la suprema vendetta per mano del suo alter ego.

Paperopoli, città del peccato

La Paperopoli illustrata da Giovan Battista Carpi è una città di forti contrasti, alla maniera di quello tra Paperino e Paperinik. Viene vissuta tra giorni assolati e notti scure come la pece, sconfinate strade di campagna e angusti e fatiscenti locali. Per certi versi è ancora rurale, spoglia: a renderla viva sono i personaggi, i loro pensieri, le loro azioni. In questo teatro agiscono personalità formidabili, dalla straordinaria dinamicità e la lingua aguzza come la lama di una spada.

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largo a paperinik
ACAB

I dialoghi originali di Paperinik il diabolico vendicatore sarebbero oggi irripetibili, le caratterizzazioni di Paperino e famiglia improponibili: e tuttavia è qui che trova terreno fertile, nonché piena giustificazione, la nascita dell’alter ego con la Kappa. In effetti alcune battute, le più pungenti, sono state modificate nelle successive (tante) ristampe della storia, mutilando e impoverendo l’eccezionale significato dell’origine di Paperinik.

Un’avventura che, tra straordinarie invenzioni visive ed “effetti speciali” mozzafiato, non sarebbe certo potuta cadere nel dimenticatoio. Oggi Paperinik (e la sua incarnazione più cyber PK) sono personaggi decisamente ben inseriti nell’ampio cast disneyano, con schiere di fan in ogni angolo del globo.

Paperino il perseguitato muore!

Un altro aspetto fondamentale di questo esordio è che Paperino sia totale artefice del suo riscatto. È lui che prende tutte le scelte che lo portano a vestire quel nero, glorioso mantello, sotto il quale – lo sappiamo – sarà sempre un vincente. Martina costruisce bene la vicenda, a poco a poco, facendo lentamente scivolare il protagonista nella spirale della vendetta. Paperino indossa il corredo di Fantomius proprio nell’ultima pagina della prima parte della storia, lasciando i lettori a immaginarsi cosa mai potrà combinare il loro beniamino in quella veste inedita. Con quel ghigno sicuro di sé, ormai i giochi sono fatti: Paperinik è nato. E, da quel momento, Paperino avrebbe avuto la sua rivalsa.

6) Buon Compleanno, Paperino! (Marco Rota, 1984)

Marco Rota non poteva proprio mancare in questa selezione paperinesca. L’autore milanese ha sempre sfruttato bene le molteplici potenzialità del personaggio, guardando sia al mattatore comico dei cartoni animati sia al volenteroso e dinamico attore definito da Carl Barks (di cui Rota si fa diretto erede anche nel tratto). In Buon Compleanno, Paperino!, scritta e disegnata in occasione dei primi 50 anni di vita del papero più famoso del mondo, l’autore tenta di comporne una biografia rifacendosi al contempo alle sue esperienze cinematografiche e a quelle cartacee.

buon compleanno paperino marco rota
L’incontro tra Paperino e il giornalista è raccontato dal punto di vista di quest’ultimo.

Mezzo secolo di Paperino

Paperino e i nipotini stanno ammirando i panorami mozzafiato di Paperopoli dalla terrazza di un grattacielo. I quattro sono avvistati da un giornalista straniero (che parrebbe provenire dalla stessa “dimensione” del lettore) che insiste per poter scambiare quattro chiacchiere con loro. Solleticando l’ego di Paperino, riesce a farsi raccontare la sua vita dal principio, ossia da quando (secondo Rota) si spezzò il ramo su cui si trovava il suo uovo (sic!). Il paperotto fu poi trovato da Zio Paperone e Nonna Papera (che in questa versione del paperoverso sono fratelli), e portato alla fattoria.

nonna papera paperone
Suvvia, fratello…

Divenuto giovane adulto Paperino si avventurò nella metropoli calisotana, trovando il suo primo lavoro come strillone e costruendosi, pian piano, la vita e la personalità che tutti conosciamo. Rota ci mostra diversi spaccati della biografia del personaggio, dal consolidamento del rapporto con Paperone all’incontro con Qui Quo Qua, dalla recitazione nei cortometraggi bellici a Hollywood ai primi appuntamenti con Paperina.

passato paperino marco rota
Rota incrocia fumetti e animazione per definire la sua personale visione della vita di Paperino.

L’approccio di Marco Rota nel raccontare la vita di Paperino è molto interessante, nonché distante da quello cronologicamente rigoroso adottato da Don Rosa per la sua Saga di Paperon de’ Paperoni. L’autore milanese amalgama diverse suggestioni (derivate ora dai fumetti, ora dai cortometraggi d’animazione) in un unico racconto, vero e proprio omaggio al primo mezzo secolo di Paperino.

Una lettera d’amore per un piumato antieroe

Il lettore attento può scorgere riferimenti:

  • alle strisce di Al Taliaferro. L’arrivo dei nipotini (inviati da una cugina Della che solo Don Rosa ripristinerà come sorella, rifacendosi all’albero genealogico barksiano) era stato mostrato in una tavola domenicale del 1937.
  • all’opera di Carl Barks. Non è un mistero che Rota ammiri ardentemente il lavoro dell’Uomo dei Paperi; qui non perde occasione per richiamarne esplicitamente diverse avventure, come Le Spie Atomiche, La Clessidra Magica o I Buoni Propositi.
  • alla tradizione italiana, in particolare alle storie di Guido Martina. Qui Zio Paperone e Nonna Papera sono fratelli, come il Professore dichiara nella saga del Totem Decapitato; inoltre Paperino è mostrato come particolarmente indebitato, non solo con Paperone.
  • all’animazione. Sono menzionati testualmente i cortometraggi prodotti nel corso della Seconda Guerra Mondiale, ma si possono scorgere richiami anche ad altri film (come Il Reato di Paperino e I Lavavetri).
uovo nascita paperino marco rota
Queck

Rota integra tutte queste visioni in un’unica, suggestiva e personale lettura, che condisce con elementi così fantasiosi da apparire fiabeschi (Paperino, orfano nato da un uovo caduto, scopre poi di essere realmente nipote di PdP). Quest’operazione, che potrebbe far inorridire i fan donrosiani più votati alla causa della logica e della continuity ferrea a ogni costo, si configura come un vero e proprio inno al personaggio di Paperino nelle sue più variegate sfaccettature.

Paperino è una figura immortale, un attore unico, fenomenale interprete di un eterno presente. Sebbene la versione di Don Rosa della sua biografia sia più coerente e sensata, Buon Compleanno, Paperino! resta un esperimento pienamente disneyano, di immenso sforzo creativo e trasudante autentico amore per il personaggio. Marco Rota realizza una sceneggiatura avvincente, in equilibrio tra sguardi al presente e al passato, corroborata da tanta divertita ironia e disegni così evocativi da togliere il fiato. Le sue vivide e delicate vedute di Paperopoli riescono a prendere per mano il lettore e a trasportarlo direttamente tra le strade della metropoli. Di più: sulla terrazza di quel grattacielo, proprio al fianco di Paperino, dove abbiamo il privilegio di ascoltare come sia riuscito a far innamorare gli appassionati di tutto il mondo.

7) Paperino e l’invasione sottozero (Lucio Leoni ed Emanuela Negrin, 1998)

Chiudiamo la nostra selezione di storie imperdibili di Paperino con… una scelta di cuore: un’avventura della coppia (nell’arte e nella vita) formata da Lucio Leoni ed Emanuela Negrin.

Paperino e l’invasione sottozero è certamente la meno conosciuta di questa batteria di avventure. Pubblicata come inedita su Paperino Mese 222, è stata ristampata solo due volte sulla medesima testata (nr. 310 e 380) e una su Scienza Papera 10. Non certo una gran diffusione: perché, dunque, includere quest’avventura tra le 7 imprescindibili sul personaggio di Paperino?

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Le gioie dell’inverno in un’immagine.

Paperino nella Dimensione Fredda

Divisa in due parti, Paperino e l’invasione sottozero si apre in pieno inverno. Paperino si sta godendo una lauta pizza con annessa lettura davanti al caminetto, quando dal suo freezer… spunta l’avanguardia di un’invasione aliena. Una squadra di buffi ometti blu esegue una serie di rilevamenti, dopodiché si rituffa nel congelatore e torna da dov’era venuta. Inutile dire che i nipotini non credano a una sola parola di quanto riportato dal turbato zio, considerate anche le tre pizze surgelate che ha appena finito di sbafarsi.

paperino e l'invasione sottozero
Tutte le circostanze giocano a sfavore del povero Paperino.

I ragazzini stavolta si sbagliano: Paperino è sicuro di quello che ha visto. Indossa sciarpa e cappotto, agguanta una padella e si apposta davanti al frigorifero. La determinazione lo premia: un omino fa una seconda capatina per degustare altra frutta, e Paperino lo insegue all’interno del freezer. Finisce così nella Dimensione Fredda, governata dal malvagio e potente Grande Tiranno. Bellicoso e desideroso di annettere nuove terre al suo impero, costui vuole invadere e conquistare la dimensione di Paperino. Il nostro eroe riuscirà a sventarne i piani, armato solo del suo coraggio e… di una padella?

paperino omino azzurro invasione sottozero
Paperino faccia a faccia con il Grande Tiranno!

Un eroe inconsapevole

Paperino e l’invasione sottozero è una delle prove più convincenti del duo Leoni-Negrin, nonché primo capitolo di una bilogia composta anche dal seguito Paperino e la minaccia elettronica. La trama, di per sé, non rappresenta nulla che non sia già stato visto: solo rimanendo in ambito Disney, si potrebbero trovare analogie con la Saga della Spada di Ghiaccio di Massimo De Vita. Per non menzionare il linguaggio degli omini blu, simile a quello dei nativi di Testaquadra (Paperino e il mistero degli Incas) nell’adattamento di Guido Martina. A rendere imperdibile la storia è piuttosto come la vicenda viene raccontata.

Leoni presenta una versione di Paperino tridimensionale e genuina: si tratta di un personaggio placido, che ama la sua vita tranquilla, ma anche di un papero d’azione, curioso e temerario, dal temperamento infiammabile. Paperino, dapprima terrorizzato dalla presenza dei “marziani” nel congelatore, si fa forza e si fionda all’avventura armato solo di un tegame. È un eroe suo malgrado, che agisce d’istinto e vive di slanci più o meno estemporanei.

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Il papero che la Dimensione Fredda merita…

Sotto la scorza riottosa e collerica, Paperino dimostra di possedere un grande senso di responsabilità nei confronti del prossimo. Incontrato il Circolo delle Menti Elette (la classe dirigente nella Dimensione Fredda, prima dell’avvento del Grande Tiranno) non esita a mettersi a sua disposizione per sventare i piani del despota, a suo rischio e pericolo. In questa storia Paperino dimostra significativa dedizione e spirito di adattamento, oltre che una notevole astuzia in varie occasioni. Esattamente come nelle migliori avventure di Carl Barks e Romano Scarpa, si tratta di un “anti” eroe propositivo e intraprendente, decisamente dinamico. E che, soprattutto, qui agisce e vince da solo, senza l’aiuto dei nipoti.

Immersi nel congelatore

Un’ulteriore caratteristica del Paperino di Leoni è la forte vena umoristica e sarcastica. Lo vediamo spesso fare commenti ironici e pungenti, o guardare “in camera” chiamando direttamente in causa il pubblico. Questo aumenta la complicità che intercorre tra il personaggio e il lettore, unica altra persona a conoscere esattamente quello che sa anche lui (e a poterne condividere lo sconforto).

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Il Circolo delle Menti “Elette”.

Il tratto morbido ed energico di Leoni sottolinea la verve comica del papero. Scatti, slanci, botte (prese e date)… quello di Paperino e l’invasione sottozero non è un personaggio che ami stare fermo. I disegni in questo modo contribuiscono a rendere l’atmosfera ancora più vivida, enfatizzando il già serrato ritmo della narrazione. E il finale?
Mentre nella Dimensione Fredda è celebrato come eroe nazionale, una volta tornato a casa Paperino non ha modo di dimostrare come sia riuscito a salvare ben due dimensioni (con un padella, ribadiamolo). Quasi una “non vittoria”, alla Paperino-maniera. Gli resta quindi la soddisfazione personale e infinite esternazioni di stima e affetto di cui, per quanto fulgide, non potrà mai godere. Si può essere più Paperino di così?

Una chiosa starnazzante

Queste sono, per noi, 7 imperdibili storie sul personaggio di Paperino. Ovviamente ce ne sono tante, tantissime altre eccellenti e meritevoli, ma fare una selezione, va da sé, comporta anche sanguinose esclusioni. Ecco altre 3 avventure che, su tutte, ci sentiamo almeno di citare: Paperino e l’autocontrollo massacrante, di Enrico Faccini; Paperino e il genio del compleanno, di Don Rosa; Paperino e la seconda occasione, di Francesco Artibani e Giorgio Cavazzano.

Per chiudere, ci permettiamo di menzionare una dichiarazione dell’Uomo dei Paperi in persona, Carl Barks:

Mi piaceva lavorare con il papero, perché potevo riempirlo di botte, fargli male, farlo cadere da un precipizio. Mi divertivo un sacco con Paperino. Con Topolino sarebbe stato un po’ pericoloso, perché Topolino deve sempre aver ragione. Col papero avevo un personaggio comico e potevo trattarlo male e prendermi gioco di lui.

Ecco: Paperino ci fa divertire. Non è forse per questo che lo amiamo tutti?

Mattia Del Core

Apparato iconografico © Disney, Panini

Fonti:
Paperino di Walt Disney, BUR, maggio 2000
I Classici del Fumetto di Repubblica 4 – Paperino, 2003
La Grande Dinastia dei Paperi 42, 2008
Disney Comic Guide (Paperino e il mistero degli Incas)
Disney Comic Guide (Paperino e il cimiero vichingo)
lucianobottaro.it (Il Dottor Paperus)
Paperpedia (Buon compleanno, Paperino!)

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