Perché dovremmo tutti leggere Paperolimpiadi

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Fosse stato un anno come gli altri, ci saremmo goduti le Olimpiadi di Tokyo.
La redazione di Topolino è sempre stata interessata ai Giochi olimpici con storie, gadget e rubriche di approfondimento. E, fra tutte le storie, c’è la mia storia Disney preferita di sempre: Paperolimpiadi di Romano Scarpa, scritta per le Olimpiadi di Seul ’88.

paperolimpiadi romano scarpa
La mia copia di Paperolimpiadi, consumata dalle riletture

Io, nel 1988, non ero mica nata. Avevo la storia in una raccolta del 1996, comprata per mio fratello. Non credo di averla letta a 5 anni. Forse l’avrò guardata distrattamente mentre mio fratello cercava di proteggerla dalle mie manine maldestre. Immagino di essere riuscita a sfogliarla poco tempo dopo, intorno ai 7 anni. Una storia unica, tutta insieme su un solo volume, lunga quanto un libro.

Credo sia la prima cosa ad avermi colpito: al posto di tante piccole storie, si trattava di un intrattenimento in grado di tenermi occupata per giorni. Macinavo pagine e pagine di libri quando ero piccola: mia madre dice che alzavo la media del numero di libri letti in Italia. Paperolimpiadi era come un libro a fumetti, come avrei potuto non esserne attratta? Oggi avremmo parlato di graphic novel. In realtà è una storia in 8 puntate. E, in effetti, lunga lo è: 250 tavole ideate e disegnate da un unico autore, Romano Scarpa. Pare non ci sia un analogo: “la storia dei record” la chiamano.
Per farvi un’idea, i 12 capitoli originali della $aga di Zio Paperone di Don Rosa sono 212 tavole, e comunque si tratta di episodi concepiti come storie distinte, mentre Paperolimpiadi costituisce un’unica storia continua, che si svolge in poche settimane (più qualche flashback).

topolino 1705 paperolimpiadi
Il Topolino con la prima puntata di Paperolimpiadi: composta da 8 episodi, è stata pubblicata dal n. 1705 al 1712.

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Ma cos’altro ha di tanto strabiliante Paperolimpiadi, oltre a essere una storia molto lunga, farina del sacco di un solo autore?

Facciamo una digressione. La storia esce nel 1988 quando il mondo è ancora diviso in due blocchi: filoamericano e filosovietico. Il Muro di Berlino sarebbe rimasto in piedi sino all’anno successivo.

La Storia è un tema ricorrente nei fumetti Disney: fra macchina del tempo e antenati, le vicende umane sono coperte quasi tutte, dagli albori della civiltà ai giorni nostri. Escludendo i capitoli più bui, quali dittature e genocidi che sarebbero difficili da adattare alla narrazione Disney, figura però un grande escluso: la Guerra fredda.

Ci sono storie che trattano di spionaggio, e in maniera più o meno esplicita rimandano al clima di quegli anni – penso a Paperino e le spie atomiche di Barks o a Ciao, Minnotchka! sempre di Scarpa. C’è la paura della bomba atomica narrata in Eta Beta e la Spia.
Ma non ci sono storie sulle divisioni del mondo, in cui sia descritta l’impossibilità delle persone di circolare liberamente oltre i confini statali per motivazioni politiche. Non ci sono, ad eccezione di Paperolimpiadi di Romano Scarpa.

paperolimpiadi

Le Olimpiadi ’88 si svolgono nella libera Corea del Sud. La popolazione coreana è divisa in due. La socialista Corea del Nord non parteciperà ai Giochi. Questione controversa, considerato che durante le Olimpiadi nel mondo antico si sospendevano le guerre. Ai giornali dell’epoca non pareva vero di poter sollevare l’argomento. In un fumetto per bambini invece si sarebbe potuto sorvolare tranquillamente, affrontando il tema olimpionico parlando di sport e tanto altro. E invece Romano Scarpa decide di affrontare la questione. Ma con delicatezza, in punta di piedi.

Paperolimpiadi non finì sotto i riflettori pur andando a colpire una tematica controversa da mostrare ai bambini. Secondo me perché Romano Scarpa fa una magia, ovvero di far scomparire la sua opinione politica sotto le altre vicende che ruotano nella narrazione.
Kim Don-Ling, un amico coreano di Qui, Quo, Qua, porta una polvere a Paperone che, se usata per fare le lenti, permette di vedere il futuro. Archimede inventa così la premonitor, una telecamera che Gambadilegno ruberà per scoprire in anticipo i risultati delle Olimpiadi e truccare le scommesse. (Se vi sembra una copia di Ritorno al futuro – Parte II, sappiate che Paperolimpiadi è uscito un anno prima.) Ed ecco che arriva Topolino a dare una mano (le storie in cui Topolinia e Paperopoli si incontrano mi hanno sempre emozionato). Alla fine arrivano anche i Paperoidi che vogliono rubare l’oro delle medaglie olimpiche. Insomma un gran ambaradan.

Paperolimpiadi parla anche di questo, e di non perdere di vista come lo sport debba essere un momento di condivisione fra culture diverse, e non un pretesto degli sponsor per far cassa. E, in mezzo a tutto questo, agli adulti dell’epoca non saltò in testa di gridare allo scandalo per aver inserito un’opinione politica in un fumetto per bambini.

Kim Don-Ling premonitor romano scarpa
Polveri magiche e previsioni del futuro!
cattivi topolino gancio romano scarpa
Ladri e travestimenti!
ducklien paperone romano scarpa paperolimpiadi
Alieni e inseguimenti!

Scommetto che vi siete scordati la questione Guerra fredda, nevvero?

Ecco, questo è proprio quello a cui Scarpa penso volesse arrivare. Sotteso a questo intreccio narrativo, il maestro inserisce la divisione politica fra Corea del Sud e Corea del Nord.

corea paperolimpiadi
Kim Don-Ling racconta a Qui, Quo, Qua della guerra di Corea del 1950 e le sue conseguenze. Scarpa, nelle successive 4 tavole, spiega chiaramente cosa è successo fra Nord e Sud, senza mai scrivere la parola “guerra”.

Ho letto Paperolimpiadi a sette anni. Io sono nata nel 1991, di lì a poco la CEE (oggi UE) avrebbe abolito l’obbligo doganale di mostrare il passaporto alle frontiere dei Paesi europei, e in alcuni Paesi extracomunitari si può oggi entrare senza visto. Per me è inconcepibile l’impossibilità delle persone di circolare liberamente da uno Stato all’altro, eppure in Europa è stato così fino a poco tempo prima che io esistessi, come in gran parte del resto del mondo. E la Corea, che avrebbe dovuto essere una sola, era divisa e i coreani non potevano vedersi fra loro. E non me lo ha detto nessuno degli adulti che conosco, fino a che non ho avuto una certa età.

A sette anni invece me lo ha spiegato Romano Scarpa, nel modo più semplice possibile: con due bambini che vivono vicino al confine, Kim Don-Ling e Chen Dai-Lem. I due sono divisi da una muraglia di bambù che usano per giocare a pallavolo pur senza vedersi, cercando di non farsi scoprire dagli adulti. E si innamorano, e poi Kim emigra in America con la sua famiglia, senza riuscire a salutare Chen.

confine corea
La situazione fra Corea del Nord e del Sud è tanto tesa che basta un solo aquilone che vola oltre il confine per scatenare il fuoco.
muro pallavolo paperolimpiadi

Kim torna in Corea come atleta della nazionale americana di pallavolo. Chen fa un viaggio con la sua squadra di pallavolo a Seul, non per giocare, per guardare le gare. Non sanno di essere entrambi lì. In una corsa contro il tempo che sembra non finire mai, in una situazione di pericolo, si vedono per la prima volta dopo tanti anni, lui la riconosce da un braccialetto che le aveva regalato. E si sposano. Potrete cercare di convincermi che ci siano, nella letteratura a fumetti e non, storie d’amore migliori. Ma, se lo chiedete a me, la più bella è e sarà sempre quella fra Kim-Don-Ling e Chen-Dai-Lem.

Kim Don-Ling Chen Dai-Lem romano scarpa

Trentuno anni fa cadeva il muro di Berlino, e di muri ce ne sono ancora tanti. La Corea è ancora divisa. L’Ungheria ha fatto un muro contro la Romania. I palestinesi sono divisi dagli israeliani da un muro. Nel 2006, CapaRezza cantava, a proposito della secessione padana, E se cade il muro in Germania, chissenefrega io lo innalzo in Verdania! Probabilmente, se si potesse fare un muro in mezzo al mare, qualcuno ne proporrebbe la costruzione.
Fra Stati Uniti e Messico, c’è un altro muro.

Ma nel muro che divide Messico e Stati Uniti, due professori universitari hanno installato delle altalene perché i bambini di uno e dell’altro lato potessero giocare insieme, nonostante la palizzata che li divide (QUI per approfondire). Gli artefici dell’idea hanno letto Scarpa? Forse no, ma a me piace pensare di sì.

Paperolimpiadi
Teeter-Totter wall: altalene nel muro che divide Messico e Stati Uniti. Installazione realizzata a luglio 2019 da Ronald Rael (University of California, Berkeley) e e Virginia San Fratello (San Jose State University). Chi ci ricorda?

Parlare di pace durante le Olimpiadi dovrebbe essere inevitabile. Le Olimpiadi sono nate in Grecia, terra di città-stato litigiose che erano quasi costantemente in guerra. Quando ero piccola lo sapevo bene perché mio padre mi raccontava i miti greci al posto delle favole. Ma quando c’erano le gare olimpiche, le guerre venivano sospese per i giochi. Ma riuscite a immaginare oggi se accadesse davvero una cosa simile? Agosto: cessate il fuoco in ogni parte del mondo. Durante i giochi olimpici, non si decide che è il più forte chi lancia le bombe, ma chi tira il giavellotto più lontano. (In effetti, durante la Guerra Fredda, USA e URSS competevano anche a chi si accaparrava più medaglie. Ma con la minaccia nucleare in sottofondo, non solo sportivamente). Sfortunatamente il mondo va diversamente.

Cosa c’entra tutto questo con una storia di Topolino? Romano Scarpa, in Paperolimpiadi, non esprime apertamente un’opinione politica a riguardo. Ma, velatamente, ci fa intuire che le divisioni fra popoli sono accettabili solo quando bisogna tifare per una squadra o per un’altra. E che nonostante i confini possiamo anche innamorarci.

Non sono una persona sportiva. Quando mi rivedo con i vecchi amici e fra le altre cose viene posta la domanda “E tu stai facendo qualche sport?” nessuno lo chiede a me. Perché tanto sanno bene che la risposta sarebbe no. Ma guardare le Olimpiadi mi ha sempre emozionato, specialmente vedere sulla tivù nazionale sport diversi dal calcio. E scoprire nazioni che non sapevo esistessero. E vedere che riescono a sfilare tutte insieme, senza litigare.
Non posso fare a meno di pensare che una tregua sia possibile.

Olimpiadi invernali 2018, PyeongChang

Cerimonia di apertura in Corea del sud, trent’anni dopo Seul 1988. Le nazioni sfilano una dopo l’altra. Stavolta partecipa anche la Corea del nord. Ma non cammina da sola: gli atleti delle due Coree sfilano insieme, portando la bandiera della Corea unificata. Per la prima volta è stata formata una squadra mista, con atleti di entrambe le nazioni (la nazionale di hockey femminile). La sorella di Kim Jong-un stringe la mano al presidente della Corea del sud. Dal 1948, è la prima volta che un rappresentante della famiglia Kim, a capo della Corea del nord, mette piede in veste ufficiale in Corea del sud. Un segnale del disgelo fra le parti?

Paperolimpiadi
Gli atleti Hwang Chung-gum (Corea del nord) e Won Yun-Jong (Corea del sud) sfilano sotto un’unica bandiera nella cerimonia di apertura dei Giochi invernali 2018. (Sean M. Haffey/Getty Images)

Non ho più sette anni, ma ricordo bene Paperolimpiadi e i miti greci. E forse posso continuare a sognare che lo sport riesca ad essere più importante dei conflitti. La guerra si interrompe. Per vedere chi è più veloce a correre.

So bene che non basta una stretta di mano sotto il segno dei Cinque cerchi a risolvere i problemi fra le due Coree. Né il mondo si ferma per i Giochi olimpici. Ma ricordatevelo, quando guarderete le prossime gare. Che anziché spararsi per decidere chi è più potente, sarebbe bellissimo deciderlo con delle competizioni sportive.

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Agnese Amato

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