Come fu che Carl Barks suggerì una storia con Brigitta a Romano Scarpa

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Ben 45 anni fa, nel 1976, usciva la storia Zio Paperone e il casco d’oro, divisa in due parti e pubblicata per la prima volta su Topolino 1061 e 1062, scritta e disegnata da Romano Scarpa e basata su un’idea fornitagli niente di meno che da… Carl Barks!

Ma quand’è che il cartoonist veneziano e l’Uomo dei Paperi si sono incontrati? E in che occasione? Per comprendere meglio questa situazione è meglio fare un passo indietro.

Breve storia (e gloria) di Romano Scarpa

Romano Scarpa è senza dubbio uno degli artisti della scuola Disney italiana che più ha influenzato ed esteso l’universo cartaceo disneyano: basti pensare ad alcune sue storie memorabili come Topolino e l’unghia di Kalì (1958) oppure ai numerosissimi personaggi di sua creazione, ad esempio il maldestro imprenditore Filo Sganga o la accanita spasimante della Vecchia Tuba, Brigitta McBridge. Scarpa inoltre, si è sempre dimostrato un grandissimo estimatore dei comic book scritti e disegnati da Carl Barks, guardando alle sue storie come fonte d’ispirazione. Nelle avventure di Paperi dell’autore veneziano possiamo infatti trovare una caratterizzazione dei personaggi e un tono narrativo molto affini a quelli del Maestro dell’Oregon.

La prima apparizione di Brigitta

Barks chi?!

Ironicamente, il primo approccio che Romano Scarpa ebbe con le opere dell’Uomo dei Paperi non fu dei migliori.

Siamo nel 1945 e, due anni dopo aver chiuso i battenti a causa della guerra, Topolino giornale riprende la pubblicazione.
La ripartenza si rivelò faticosa e priva di guizzi brillanti. La testata si basava più che altro su ristampe di storie già viste. Qualche anno dopo iniziarono a comparire avventure stampate con una resa visiva poverissima, provenienti direttamente dai comic book americani. Tra queste vi erano proprio i “lucidi” delle prime storie di Carl Barks.

Scarpa e altri appassionati rimasero interdetti da queste nuove avventure. In particolare a stupire era il tratto del Maestro dell’Oregon, che si discostava abbastanza da quello di Taliaferro e Gottfredson, all’epoca unici emblemi dello stile “disneyano” a fumetti. Pensando che le nuove storie non fossero originali americani, ma che venissero prodotte in Italia (!), Romano Scarpa partì alla volta di Milano per proporsi come autore. Qui, tuttavia, ottenne un sonoro rifiuto da Mario Gentilini: il direttore gli confermò che le storie da loro pubblicate erano tratte direttamente da albi made in USA. Mostrandogli un armadio pieno di riviste statunitensi, aggiunse che, data l’enorme mole di materiale non ancora pubblicato, non cercavano autori. Almeno per il momento.

Romano Scarpa da giovane nel suo studio.

Successivamente, Scarpa ha spiegato che ebbe modo di ricredersi molto in fretta riguardo il valore delle storie del Maestro dell’Oregon. Il cartoonist veneziano affermò come, all’inizio, fosse rimasto stranito unicamente dal tratto del disegno, lontano dallo stile a cui era abituato. La scarsa qualità di stampa di Topolino giornale, inoltre, non gli rendeva giustizia. Quel che invece aveva apprezzato fin da subito era il Carl Barks sceneggiatore. L’abilità di storytelling del Maestro e la psicologia dei suoi personaggi si distinguevano e spiccavano rispetto alle versioni dei Paperi restituite da altri autori.

I personaggi a tutto tondo di Barks e Scarpa

Per quanto riguarda le caratterizzazioni dei Paperi, si può notare facilmente l’influenza di Carl Barks nelle opere di Romano Scarpa. I due non utilizzano Paperino e famiglia come semplici macchiette, ma ne esplorano a fondo la psicologia. Nelle avventure scritte da Barks e Scarpa Paperone non è solo un vecchio tirchio con una fissazione per il denaro, ma un personaggio tridimensionale che dimostra in più occasioni un cuore d’oro e un genuino attaccamento ai suoi cari. Scarpa ha ammesso di essere debitore dell’Uomo dei Paperi per questo tipo di approccio. Con le sue storie di ampio respiro il Comic Book King era riuscito a donare maggior spessore ai suoi protagonisti, a differenza di quanto avveniva, per forza di cose, nelle classiche strisce brevi di Al Taliaferro.

L’incontro con l’Uomo dei Paperi

Romano Scarpa e Carl Barks si sarebbero incontrati nel 1975, ben 9 anni dopo il “pensionamento” di quest’ultimo, grazie a una visita ai Disney Studios di Burbank capitanata dall’allora direttore di Topolino Mario Gentilini. Il viaggio era stato organizzato per festeggiare le vendite altissime del giornalino (si parlava di un milione di copie settimanali). Vi presero parte alcuni dei collaboratori dell’epoca, tra cui figuravano Elisa Penna, Marco Rota, Giovan Battista Carpi, Gaudenzio Capelli (futuro direttore del Topo) e, appunto, Romano Scarpa.

Dall’incontro emerse che Barks fosse un grandissimo appassionato delle storie Disney europee, soprattutto di quelle della scuola Italiana, che descrisse più volte come superiori rispetto ai fumetti che in quel periodo venivano pubblicati negli States. Inoltre si dimostrò molto interessato al personaggio di Brigitta, creato da Scarpa 15 anni prima, affermando come fosse stata splendida l’idea del cartoonist veneziano di aggiungere una presenza femminile alla routine del miliardario.

Fotografia raffigurante l'incontro fra Scarpa e Barks
Fotografia raffigurante l’incontro avvenuto a Burbank, California. Partendo da sinistra sono presenti Garè, il marito Barks, Scarpa e Franco Lostaffa (disegnatore). In piedi invece Raimondo Mattioli (editore incaricato), Giuseppe Perego (storico copertinista) e Mario Gentilini.

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Una volta tornato in Italia Scarpa raccontò di aver ricevuto, direttamente da Barks, uno schizzo per una possibile nuova storia con il personaggio di Brigitta. Nel disegno si vedeva la papera intenta ad ammaliare Paperone grazie a un profumo all’essenza di dollari. I due avevano discusso dello spunto proprio a Burbank e, un anno dopo il viaggio negli Stati Uniti, ecco che venne pubblicata Zio Paperone e il casco d’oro, una lunga avventura che appare divisa in due parti quasi autonome.

Brigitta e il canone barksiano

Prima di parlare della storia più nel dettaglio, è doveroso soffermarsi su un punto in particolare: il personaggio di Brigitta e il “canone barksiano”. Per un gran numero di appassionati, a cui si aggiunge anche qualche autore (primo della lista, Don Rosa) l’unico vero amore di Paperone è e rimane l’ammaliante Doretta Doremì. La creazione di un altro personaggio femminile con un ruolo affine fu visto dai lettori più ortodossi come un vero e proprio tradimento di questo fantomatico “canone”.

L’entusiasmo dell’Uomo dei Paperi per la figura di Brigitta, tuttavia, è spia di come a Barks non importasse troppo di questioni quali “canone” o “continuity”. Per lui era importante che il racconto avesse un buon ritmo, delle buone battute, che fosse facilmente godibile da chiunque.

Paperone rivede Doretta per la prima volta dopo tantissimi anni in Zio Paperone e la Stella del Polo

Inoltre, a ben guardare, il rapporto fra Brigitta e Paperone è forse di quanto più barksiano possa esserci. Grazie ai romantici “assalti” di Brigitta, Scarpa mette in risalto il contrasto in atto nel cuore del vecchio papero, perennemente in bilico tra la scorza dura e la tenerezza gelosamente celata allo sguardo del mondo.

Paperone rifiuta le numerose attenzioni della spasimante, sempre con reazioni piuttosto decise (quando non violente). A volte invece parrebbe che tutte quelle avances non gli diano poi così fastidio. Tutto ciò riporta alla mente la finta amnesia presente nel finale di Zio Paperone e la Stella del Polo, che aveva la funzione di mascherare (ma neanche tanto) agli occhi dei nipoti e di Doretta il lato tenero della vecchia tuba.

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La storia in breve

Torniamo ora alla nostra storia. Il prologo si apre nel misterioso regno sotterraneo dei Quanchos, posto sotto le isole Bananias, dove l’anziana sovrana è sul punto di ritirarsi. Dopo averci catapultato in un mondo fantastico e lontano, Scarpa ci fa tornare a Paperopoli, dove troviamo una situazione più ordinaria e alla quale siamo ormai abituati: Paperone, in preda all’ansia, non riesce a trovare un nascondiglio sicuro per il suo denaro, immaginando la temibile Banda Bassotti in agguato ovunque.

Il primo episodio, intriso di situazioni comiche, è incentrato sul profumo alla carta moneta e sui vari piani dei Bassotti ai danni dello Zione. Alla classica dinamica dove Paperone tenta di proteggersi dai ladri e di fuggire da Brigitta, viene aggiunto un elemento nuovo e insolito: l’improvviso invaghimento di Paperone per la spasimante.

Stordito dall’essenza di dollari, il vecchio papero perde completamente la testa per Brigitta e mette in atto una serie di comportamenti del tutto out of character. La vicenda culmina nell’organizzazione di un matrimonio-lampo, e senza badare minimamente a spese, con gran sconcerto del nipotame.

La frenesia che investe Paperone in procinto di sposarsi è troppo per Paperino e i nipotini

Nella seconda parte, all’umorismo si aggiunge l’avventura: i paperi partono alla ricerca di Brigitta, volata alle isole Bananias per riprendersi dopo che il matrimonio non è andato in porto, e qui sparita in circostanze misteriose.

In questo secondo tempo la narrazione ruota intorno a una commedia degli equivoci, in cui è coinvolto l’antico (e apparentemente perduto) popolo dei Quanchos, nascosto nelle profonde viscere delle isole Bananias. Isole che ricordano molto le Canarie, dalle quali Scarpa si è sempre detto affascinato.

Il topos del viaggio in terre esotiche e l’incontro di civiltà antiche e remote con l’Occidente, qui rappresentato dai Paperi avventurieri, si possono leggere come un riferimento all’ispiratore di questa storia. Si tratta infatti di temi cari a Carl Barks, trattati in molte sue storie -solo per citarne una, la tribù di autoctoni di un remoto asteroide nello spazio, che Paperone e nipoti visitano in Zio Paperone e l’isola nel cielo (1960).

Tiriamo le somme

Zio Paperone e il casco d’oro è forse una delle storie più interessanti che l’autore abbia realizzato con il cast paperopolese. Dal suo esordio su Topolino nel 1953 sono passati quasi 25 anni e Romano Scarpa è ormai nel pieno della sua maturità artistica. In questa storia il fumettista riesce a esprimersi al meglio, restando in bilico tra la vicende urbane della Paperopoli della prima parte e quelle esotiche del viaggio nelle isole Bananias del secondo tempo. Il tutto messo in scena tramite l’utilizzo di un gran numero di personaggi, ognuno ben caratterizzato dalla ben nota espressività del tratto del Maestro veneziano.

Il primo episodio, come già accennato, fa un sapiente utilizzo della comicità. Si passa dai bizzarri travestimenti da rondinoni giganti dei Bassotti, all’altrettanto stravagante camuffamento di Paperino che, per impedire il matrimonio dello zio, arriva a fingersi nientemeno che la madre di Paperone. Non mancano poi i momenti sorprendenti e avventurosi: uno fra tutti la partenza di Paperone per le isole Bananias a bordo del Deposito, trasformato per l’occasione in una bizzarra e inusitata vettura volante. Cosa non farebbe un papero, pur di non lasciare incustoditi i suoi preziosi (e ingombranti) tre ettari cubici di denaro…

Il decollo del bizzarro Deposito volante.

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Piccola curiosità finale

Il cartoonist veneziano, poco dopo il suo viaggio negli States… perdette lo schizzo di Barks! Così, quando gli venne richiesto a fini documentaristici, Scarpa fu costretto a ridisegnarne una copia facendo affidamento alla sua memoria. Il fatto si ripeté più di una volta: nel tentativo di ricreare l’originale, il nostro realizzò almeno tre versioni del bozzetto originale. Finì per ritrovarlo molto più tardi, nel corso degli anni ’90.

Bozze di Scarpa e Barks a confronto
Ecco i due bozzetti a confronto! A sinistra uno degli schizzi di Scarpa e a destra l’originale di Barks.

Matteo Chiricosta

Immagini © Disney

Fonti: La Grande Dinastia dei Paperi Vol. 46 La casa da tè del drago scodinzolante | Romano Scarpa. Sognando la Calidornia, a cura di Alberto Becattini et al., 2001, Vittorio Pavesio Productions | Paperpedia

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