Il 2000, lo spazio, i robot, il futuro scintillante: una storia già vecchia.
Era l’estate dell’anno 2000.
La fine degli anni ’90, il proseguimento di quella che a mio parere fu una delle Età dell’Oro per la testata Topolino. Erano gli anni in cui, io credo, la maggior parte di noi, appunto oggidì Ventenni Paperoni, era bambina. E leggeva Topolino con occhi da bambino.
In vista del 2000, da molto tempo l’immaginario collettivo aveva già iniziato a raffigurare ipotetici mondi futuri. Mondi dominati da costanti come conquista dello spazio, la presenza di robot in grado di confondersi con gli umani stessi. E che dire di quella fantomatica Matrice che tutto sa?
Tutti possiamo intuire da quale famosissimo fatto di cronaca di quegli anni questo entusiasmo d’immaginare la conquista dello spazio derivò. Già la seconda metà degli anni ’60 aveva visto la comparsa di Star Trek, e Philip Dick pubblicò il suo celebre Do androids dream of electric sheep? nel ’68. Inoltre, negli stessi anni Kubrick partorì 2001: Odissea nello Spazio. Gli anni ’70 continuarono su questa linea: da Captain Harlock a Guida galattica per autostoppisti, la fantascienza era esplorata in ogni media. Tra i ’70 e gli ’80, a dominare il botteghino furono i film della Saga di Star Wars, che ha ancor meno bisogno di presentazioni.
Topolino e le Cronache della Frontiera. Il genio di Pezzin.
Poteva Topolino all’alba del Nuovo Millennio non raccogliere tutte queste fantasticherie già da tempo “di culto” e non farne qualcosa di davvero sorprendente? Chiaro che no.
Era l’estate dell’anno 2000, dicevamo. Fu Giorgio Pezzin, penna a mio parere tra quelle davvero “d’oro” tra gli sceneggiatori Disney, a raccogliere la sfida. Le Cronache della Frontiera è una saga che non mi tratterrei dal definire una delle più pregevoli dell’intera vita di Topolino insieme a La Spada di Ghiaccio.
Una saga che, da subito, ha l’ambizione di prendersi decisamente sul serio, con una precisione della cornice e del contesto cyberpunk assoluta. Siamo in un futuro in cui l’umanità avrà conquistato lo spazio, in cui ci si sposterà nelle galassie così come noi ci spostiamo da una parte all’altra del nostro mondo con l’aereo. L’intercultura con razze aliene è anche ne Le Cronache della Frontiera la normalità. I lavori di bassa manovalanza saranno svolti da droidi, alcuni dei quali perfettamente integrati in società. Tra loro spicca Nazar-36, nientemeno che il tutore di Topolino, qui orfano e cresciuto appunto da un robot.
Una saga, questa, che si assume, come raramente su Topolino è successo, dunque anche la responsabilità di mostrare legami di parentela diretti. Non solo Topolino è stato cresciuto da un genitore robot, ma Pippo, straordinario co-protagonista, ha una mamma e un papà. Una saga che approfondisce, senza edulcorare nulla, i legami affettivi che nascono tra i personaggi. Verrà approfondito di puntata in puntata l’innamoramento di Topolino e Minni, da adolescenti a giovani, fino all’età adulta. Mentre Pippo vivrà la sua tormentata storia d’amore con una donna che si rivelerà essere una creatura aliena e nemica anziché un droide.
La Trama
Non so quanti di voi abbiano letto questa saga e la ricordino con affetto, ma consiglio vivamente a chi non la conosce di recuperarla. La Mondadori ne fece una bella ristampa in un volume che racchiudeva in sé anche Topolino e la Guerra dei Mondi, nel 2003 e nel 2005. Per questo motivo, non vorrei nemmeno fare troppi spoiler nel descrivere la storia che Topolino e le Cronache della Frontiera racconta.
La vicenda inizia su Terra 32, una delle tante succursali del nostro pianeta che saranno perfettamente abitabili e che possederemo in seguito alla conquista dello spazio. Topolino, Pippo, Orazio e Pietro Gambadilegno sono giovani amici, tutti con sogni nel cassetto. I primi due sperano di diventare un giorno piloti spaziali, Orazio, come da copione, sogna di diventare un bravo meccanico. Pietro, il cui personaggio viene qui sfruttato al massimo, senza essere mai tinto di tratti manichei, ha una sottile evoluzione: da adolescente particolarmente insicuro e arrabbiato, per caso e per poca fortuna, viene trascinato passo passo, fino all’irreversibile, nella malavita. E si evolverà, da amico/nemico della giovinezza, a eterno elemento di disturbo per il protagonista nell’età adulta, seppur non vero e proprio antagonista.
I ragazzi si iscrivono all’Accademia, facendo amicizia con studenti provenienti da diversi pianeti e galassie, vivendo avventure parallele ai loro studi. Dal terzo episodio fanno il loro ingresso anche Minni e Clarabella, giunte a loro volta a studiare all’Accademia. La prima, che sogna di diventare biologa, si lega subito profondamente a Topolino. I primi episodi relativi alla giovinezza dei protagonisti presentano vicende principalmente autoconclusive. La storia continuativa è inizialmente solo una sorta di pregevole “romanzo di formazione”. I ragazzi crescono, maturano i loro sogni e le loro ambizioni, sperimentano i primi innamoramenti e i primi antagonismi.
E, a sorpresa, questa prima parte non è nemmeno a lieto fine. Topolino alla fine del percorso accademico sarà bocciato perché “troppo basso di statura per poter intraprendere la carriera di pilota”. Così, mentre accuserà il colpo precipitando in una fase di profondo scoraggiamento , si renderà anche irrintracciabile agli amici i quali, parallelamente, faranno tutti carriera. Pippo diventerà uno dei più brillanti comandanti di navi spaziali. Minni sarà spedita a dirigere un centro di ricerche biologiche lontano da Terra 32. Orazio diventerà un bravo meccanico/riparatore di astronavi come sperava. A salvare Topolino sarà la controparte di Basettoni, anche qui commissario di polizia a Terra 32, che lo prenderà a cuore offrendogli supporto e un lavoro. Di lì a poco Topolino verrà a conoscenza di un fantomatico Nemico contro il quale lontane razze aliene stanno combattendo.
Da qui prenderà il via la vera storia della saga. Ricostruendo rapporti con il migliore amico Pippo, Topolino affronterà questo Nemico, che mai si vedrà in volto, perché dai volti molteplici. Un’entità che attacca copiando ogni genere di materia, da quella esistente a quella solo immaginata, fino a creare persino esseri viventi o intere civiltà fittizie. Un’entità che inesorabilmente, di pianeta in pianeta e di galassia in galassia, sta cercando di fagocitare l’universo intero. La lotta contro il Nemico sarà spesso ostacolata anche da Pietro Gambadilegno, diventato nel frattempo uno dei membri principali di una banda di contrabbandieri dello spazio.
Il valore
Pezzin gestirà il complicato intreccio con una rara maestria, motivando ogni avvenimento e ogni sua conseguenza con una logica impeccabile, a ritmo serrato, senza sbavature. Un’escalation tale da reggere il confronto, a mio parere, con serie manga di ogni tipo o persino con serie Netflix.
E c’è di più.
Ho parlato a grandi linee di quella che è la trama della saga, ma non ho specificato che ogni episodio ha una cornice. Infatti le vicende sono narrate attraverso due figure, che si riveleranno di episodio in episodio essere Nazar-36 e il Primo Consigliere della Confederazione. E queste due figure stanno componendo, di volta in volta, una dettagliata Cronaca della vita di Topolino. Sarà l’ultima puntata a svelare il motivo di ciò: è tradizione, dice il Primo Consigliere, che prima che una nuova figura inizi a ricoprire la carica, venga redatta la Cronaca delle sue imprese. Intuiamo quindi, sul finire della saga, che a breve sarà Topolino a divenire il nuovo Primo Consigliere, alla luce, chiaramente, del ruolo determinante che ha avuto nella lotta al Nemico.
Non ci poteva essere scena più potente nell’ultimo episodio: la Cronaca redatta viene consegnata nelle mani di Topolino (esilarante, per noi che leggiamo nel 2019, vederla rappresentata come una sorta di enorme libro-hard-disk…Pezzin non aveva previsto quanto spazio sarebbero state in grado di contenere le penne USB).
«E ora…andate» dice il quasi ex Primo Consigliere. «Decine di giovani come voi aspettano di ispirarsi ai racconti delle vostre imprese».
E mentre queste parole vengono pronunciate vediamo una ciurmaglia di ragazzini sorridenti (che ovviamente somigliano un po’ ai nostri eroi da giovani…) con sottobraccio libri scolastici allontanarsi spensierati dalle porte dell’Accademia.
C’è, io credo, chiaramente, un sottile sfondamento della quarta parete in questa scena finale. L’invito ad ispirarsi alle imprese di Topolino è rivolto ai giovani dell’universo narrativo, ma sarebbe da pazzi negare che non sia indirettamente anche un po’ rivolto a noi. A noi che leggevamo questa saga conclusasi nei primissimi anni 2000, a noi che all’ingresso nel Nuovo Millennio eravamo come i ragazzi con i libri sottobraccio dell’ultima scena; ossia bambini, o preadolescenti. Noi che vedevamo aprirsi una nuovissima epoca e iniziavamo a domandarci: «Che farò da grande? Che liceo sceglierò?», venivamo al tempo stesso caricati di moltissime aspettative: saremmo stati i protagonisti di un nuovo futuro, quel futuro che tanto era stato immaginato, a partire da anni prima, pieno di rivoluzioni tecnologiche, e di magie come i robot, le navicelle spaziali, la Matrice.
E certo, come prima accennavamo, oltre ogni previsione oggi siamo in grado di contenere decine di file Word, di decine di Kilobytes ciascuno, su un oggetto più piccolo di un dito; ma non abbiamo conquistato le galassie, le navicelle spaziali sono ancora per pochissimi – forse meno -, e l’intercultura con qualunque razza aliena è più lontana dell’America nei tempi che precedettero Cristo. Oltretutto va bene così, visto quanta difficoltà abbiamo nell’intercultura sulla mera Terra. Una Matrice che tutto vede e tutto sa ce l’abbiamo poi avuta davvero, ma il fantomatico Internet è un po’ tanto buono quanto un po’ tanto cattivo.
E noi siamo diventati progressivamente over-ventenni (anzi, Ventenni), alcuni già trentenni. Di altri pianeti non ne abbiamo visti, di navicelle spaziali non ne abbiamo guidate né ci abbiamo viaggiato. Ma, più che altro, siamo cresciuti. Non sono mancati pattern di problematiche che si ripetono all’infinito, nella vita dei singoli come nella Storia che ci ha avvolti in questi anni.
Ma, e ve lo dice una pessimista con il pedigree, una buona parte della nostra generazione ha ancora speranza, e, se non altro, cerca ancora di fare nel suo piccolo del suo meglio.
Non c’era dunque augurio più appropriato e migliore che Pezzin ci potesse dare in una storia ambientata nel futuro più prossimo all’inizio degli anni 2000. Anche se, certo, solo una più o meno piccola parte della nostra persona è stata ispirata a fare del suo meglio da questa e altre storie di Topolino, mi piace vedere com’è stata, ad ogni modo, una parte grande abbastanza per essere qui oggi a scrivervi questo.
E, Ventenni, rileggete o andate a scoprire Topolino e le Cronache della Frontiera se non l’avete mai letta.
In bocca al lupo, sempre, e…alla conquista dello spazio!
Michela Nessi
Immagini © Disney