Top&Flop di Walt: Nightmare Before Christmas

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Sono ormai sempre meno le persone in grado di apprezzare le fiabe. Che sia per la loro linearità, per la scontatezza o per la morale piuttosto stantia, è divenuto d’uso comune ignorare questa forma di narrazione. Specialmente per quanto concerne i Classici Disney: siamo sinceri, una persona che non è cresciuta fin dall’infanzia con i film più “classici” della House of Mouse (specialmente se giovane) ha scarse probabilità di apprezzarli.

Biancaneve e i sette nani, Cenerentola, La bella addormentata, La Sirenetta. Principessa incontra principe, antagonista si frappone, l’antagonista viene sconfitto ed ecco servito il lieto fine. È una formula piuttosto banale, che corre l’alto rischio di venire a noia. Ma allora, per arrivare al nocciolo della questione, come mai Nightmare Before Christmas è così amato?

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Non ci si può girare intorno. Nightmare Before Christmas del 1993, diretto da Henry Selick e prodotto da Tim Burton, è una fiaba. Completa di narratore, filastrocche e canzoni (pure queste ultime sempre meno tollerate, come espediente narrativo all’interno di un film). In cosa differisce dai suoi colleghi, cosa lo rende unico, in cosa si potrebbe dire sia invecchiato meglio di film a lui affini? Ma soprattutto, cosa porta migliaia e migliaia di spettatori ogni anno a decidere religiosamente di rivederlo, nonostante la loro età o il loro cinismo?

Chiudete le imposte, spegnete la luce e intagliate le vostre zucche. In occasione della Notte delle Streghe, vi presentiamo la vera storia di Nightmare Before Christmas, il classico meno classico di tutti i lungometraggi Disney (del resto, non appartiene al “canone” dei Classici). Nel vostro teschio confusione c’è? Non temete. Faremo chiarezza, a tempo debito. Continuate a leggere… se osate.

nightmare before christmas

Se volete ascoltarci parlare del film, qui trovate il podcast con il nostro commento a caldo, poco dopo aver rivisto Nightmare before Christmas:

La genesi di Nightmare Before Christmas

Come chi ha letto altri articoli della nostra serie Top&Flop di Walt ha imparato, è la prassi alla Walt Disney Pictures fare le cose nella maniera meno facile e intuitiva possibile. In genere, si raggiunge il successo sempre per vie traverse. Nightmare Before Christmas non è certo un’eccezione; sapete, non solo non è una storia concepita come film, ma questa storia è stata a un passo dal non prendere forma. Tutto è cominciato con…

Tim Burton, fantasma re

Che lo si conosca per Beetlejuice, Edward mani di forbice, Batman o Alice in Wonderland, è raro incontrare qualcuno che non abbia mai sentito parlare di Tim Burton. Regista prolifico, ragazzo d’oro della Hollywood degli anni ’90… e soprattutto, sacerdote del macabro. Al solo nome del cineasta, ci si figura immediatamente il suo stile: le membra scheletriche, gli occhi enormi, le fattezze grottesche. Stile tradotto spesso in live-action con film reputati troppo cupi e violenti per un pubblico giovanile, e più di rado in animazione con gioiellini dall’inconfondibile comparto grafico.

Quello che non tutti sanno, però, è che Tim Burton ha trascorso alcuni anni della sua vita lavorativa alla Walt Disney Pictures (che allora portava ancora il nome Productions). Come? Vi chiedete come abbia fatto un amante del gotico e granguignolesco come lui a sopportare di lavorare con dolci animaletti e soavi principesse? Non lo ha fatto, appunto. Fu licenziato nel 1984, dopo cinque anni. Ma non poteva abbandonare i suoi “creatori” (la Disney gli aveva dopotutto offerto una borsa di studio a soli 18 anni) senza lasciare un… souvenir.

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Stiamo parlando di Vincent, un cortometraggio in stop-motion del 1982 che si può considerare un piccolo manifesto. Per la prima volta in piena libertà creativa, Burton traspose in animazione una poesia da lui composta, ed ebbe l’occasione di farla narrare da Vincent Price, mito del cinema horror e sua ispirazione da quando era un bambino. Vincent è una perla che consigliamo a tutti di recuperare, e occorre premettere che ha giocato un ruolo fondamentale nella nascita di Nightmare Before Christmas.

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Tim Burton (a destra) durante la lavorazione di Vincent.

Un poema intitolato The Nightmare Before Christmas

Dunque, due anni dopo Vincent Tim Burton decise di lasciare i Disney Studios per dedicarsi ad altro. Ma fu nel periodo esattamente successivo al cortometraggio che il giovane artista ebbe l’ispirazione per un’altra poesia. Le fiamme scatenanti furono la solitudine che Burton soffriva da bambino e il suo conseguente amore per le festività, unica cosa in grado di riportare un po’ di calore nella sua vita malinconica.

“Ogni volta che arrivava Natale o Halloween, era fantastico. Ti restituiva una sorta di senso di comunione che prima non riuscivi a trovare.”

Tim Burton

Fu così che nacque il poema The Nightmare Before Christmas, lungo tre intere pagine, abbastanza da spingere Burton a considerare di trasformarlo in un libro per bambini. Ma la sua mente ragionava in animazioni, ormai, e un semplice mucchio di testo non gli bastava più. Bisognava che il suo mondo prendesse concretamente vita, e così con l’aiuto del suo collega Rick Heinrichs produsse fiumi e fiumi di arte concettuale, storyboard e perfino modellini dei personaggi. Infine, mostrò il frutto delle sue fatiche a Henry Selick, anch’egli animatore alla Disney in quel periodo.

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La copertina originale del libro illustrato.

I tre uomini erano concordi nel definire il poema una storia originale e in attesa solo di essere raccontata. E per un po’, anche i piani alti della Casa del Topo furono dello stesso parere (complice il successo riscosso da Vincent). Ma come un fulmine a ciel sereno, nel 1984 qualcosa portò Walt Disney Productions a un repentino cambio di opinione. Il possibile cortometraggio fu definito “fin troppo bizzarro” e Tim Burton fu licenziato in tronco con queste parole:

“Non siamo in grado di fornire abbastanza spazio a questi nostri emarginati notturni.”

Sembrava la fine dell’avventura per la fiaba mai nata. Ma per nostra fortuna, il destino ha girato in maniera inaspettata.

La svolta animata

Tim Burton non dovette vivere di rendita per molto, dopo la liquidazione. Fu infatti notato da Paul Reubens, interprete di Pee-wee Herman, famoso personaggio di una popolare serie TV per adolescenti. Reubens (che suggerisco di tenere a mente, perché lo incontreremo ancora nella nostra storia) era in cerca di un regista per l’adattamento cinematografico della sua sitcom, e Burton sembrava rispecchiare in tutto e per tutto la visione del comico. Il risultato, molto proficuo, della collaborazione fu Pee-wee’s Big Adventure del 1985, primo assaggio del grande pubblico all’innato talento di Tim Burton per i traumi infantili.

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Stiamo parlando di te, Large Marge.

Da questo primo exploit, Burton salterà di fiore in fiore riscuotendo un successo dopo l’altro. Titoli salienti i due lungometraggi Beetlejuice – Spiritello porcello del 1988 e Batman del 1989. Da “emarginato notturno” com’era stato definito, Burton era arrivato nel giro di cinque anni a lavorare con stelle del calibro di Michael Keaton e Jack Nicholson. Ma credete che Walt Disney Productions sia rimasta indispettita da questa ascesa del giovane Burton? Non esattamente. Semmai, ne fu intrigata.

Jeffrey Katzenberg, che era divenuto il presidente della multinazionale, coltivava il sogno di replicare il successo di Chi ha incastrato Roger Rabbit di Robert Zemeckis, prendendo approcci nuovi e originali in grado di sorprendere il pubblico. Osservava compiaciuto la scalata verso l’Olimpo di Burton, che aveva ormai provato di essere in grado di sostenere la responsabilità di un lungometraggio (soprattutto, un lungometraggio commercialmente valido).

Così, quando nel 1990 Tim Burton e Henry Selick, mai dimenticatisi del loro progetto, tornarono alla Disney per approcciarli riguardo a una possibile produzione di Nightmare Before Christmas, Katzenberg li accolse a braccia aperte. La storia aveva deciso finalmente che Nightmare Before Christmas sarebbe venuto alla luce, ma a quanto pare a una condizione: che non fosse Burton a dirigerlo. Egli, impegnato con Batman – Il ritorno e memore dell’estenuante processo di lavorazione dei film in stop-motion, fece infatti un passo indietro e lasciò le redini a Henry Selick, di cui si fidava completamente.

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Burton con le sue creazioni

La realizzazione di Nightmare Before Christmas

Anche a un occhio non esperto, appare evidente la differenza visiva tra un Classico Disney “canonico” e Nightmare Before Christmas. Ma mentre qualcuno potrebbe convincersi di avere davanti un film d’animazione in CGI, la risposta è in realtà ben diversa: si tratta di stop-motion.

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Secondo la definizione Treccani, la stop-motion è «una tecnica di animazione cinematografica realizzata mediante scatti fotografici sequenziali». I personaggi sono pupazzi realmente esistenti, realizzati da scultori specializzati e con un’armatura di ferro interna in grado di facilitarne la posa. Rispetto agli albori del cinema d’animazione, più di 100 anni fa, è un processo estremamente più semplice. Nonostante ciò, è bene sottolineare l’esasperante e tediosa lavorazione a cui devono essere preparati tutti gli artisti che intendano cimentarsi con questa tecnica: per dare un’idea, un unico secondo di film prevede 12 diverse fotografie con tutti i personaggi in pose diverse.

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La troupe di Nightmare Before Christmas al completo. A giudicare dai sorrisi, è stata scattata a lavoro finito.

Per Nightmare Before Christmas, sono stati necessari tredici tra i migliori animatori e più di cento fra costruttori, burattinai, scenografi, attrezzisti e operatori specializzati nello stop-motion. I teatri di prova, su cui si lavorava contemporaneamente a diverse scene, erano 19. I diversi set costruiti invece erano 230. Diventa a questo punto molto più facile fraternizzare con Tim Burton e capire il suo punto di vista quando disse che non voleva avere mai più niente a che vedere con questo tipo di lavorazione (avrebbe smentito tuttavia le sue parole nel 2005 con La sposa cadavere).

La scenografia

Secondo le parole di Henry Selick, Nightmare Before Christmas ha principalmente due ispirazioni: i libri dell’autore Dr. Seuss e l’espressionismo tedesco. Vedere questi due elementi nella stessa frase potrebbe sembrare surreale, e in effetti questo aggettivo (“surreale”) è proprio la chiave del loro accostamento. L’immaginario di una filastrocca per bambini collegato all’esagerato, al violento e al mostruoso è in grado di fornire in primis risultati visuali inconfondibili, e poi una sensibilità in grado di appellarsi al senso della meraviglia di bambini e adulti.

I set di Nightmare Before Christmas sono disegnati con l’idea iniziale di dover apparire come un libro pop-up, quindi in grado di catturare l’attenzione nonostante la loro bidimensionalità. Dall’arte concettuale, si passa ai modelli tridimensionali: nei laboratori si parte da una scala 1 a 4, per avere uno sguardo concreto sulla scenografia finita prima di iniziare a costruirla.

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La scenografia del cimitero in cui Jack precipita.

Il set definitivo è mediamente di 7 metri, frammentabile in sezioni più piccole in quanto non installabile in modo integrale nei teatri di posa. Alcune di queste sezioni, per richiesta specifica degli animatori, sono molto più piccole delle altre in modo da poter raggiungere i pupazzi senza danni a persone o oggetti. Per i personaggi al centro della scena, sono costruite botole speciali in grado di accomodare la mano dell’animatore.

Quanto all’illuminazione, sono state usate le stesse luci e gli stessi schemi dei film in live-action, solo in scala ridotta. Per alcune scene (complice, come già accennato, il gusto espressionista) sono state necessarie ben 30 diverse lampade; giusto per avere un’idea, il numero medio è 4.

L’animazione

Per non perdere neanche un centimetro del minuzioso lavoro del direttore della fotografia Peter Kozachik, sono state compiute per questo film molte scelte piuttosto azzardate. Prima fra tutte la quantità immane (per un film del genere) di movimenti di macchina, panoramici e molto complessi, all’interno di set in miniatura abitati da una miriade di personaggi.

A proposito di questi ultimi, parliamo ora del processo per creare un pupazzo da stop-motion. A partire dalla concept art sviluppata in pre-produzione, il reparto scultori fabbrica dei modellini in argilla, un materiale morbido in grado di essere versato in uno stampo senza fratture. Gli stessi materiali concettuali sono inviati agli ingegneri che progettano le armature: in base ai disegni, essi determinano dove si trovano le giunture di ogni personaggio e costruiscono di conseguenza uno scheletro che le rispecchi.

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Henry Selick e Tim Burton emergono da uno dei set.

Una volta che l’armatura è stata inserita in uno stampo, e nello stampo è stata iniettata della schiuma di lattice, i pupazzi sono competenza del reparto di fabbricazione. Vengono dipinti, agghindati e sono loro forniti pelliccia e capelli. Solo dopo il completamento di questo laborioso ciclo sono pronti per essere animati, con 24 pose al secondo.

I personaggi più complessi, in primis Jack e Sally, posseggono anche un corposo set di teste addizionali, ognuna munita di una diversa espressione facciale. Il Re delle Zucche detiene il record, con 400 teste differenti; Sally ne ha un centinaio in meno, ma compensa con l’armatura più elaborata dell’intero film, che la rende in grado di curvare il bacino e barcollare.

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Sally e le sue molte, molte teste.

Il numero totale di personaggi di Nightmare Before Christmas è 60. Ogni personaggio ha però almeno due duplicati, in caso di rottura o malfunzionamento, ma non solo: considerando che i teatri di posa lavorano simultaneamente, può darsi che ci sia bisogno in contemporanea di due Jack. Questi tempi stretti sono necessari: basti sapere che per realizzare un minuto di film occorre un’intera settimana. E questo senza imprevisti! Se la camera per sbaglio viene inclinata di qualche grado, occorre ricominciare la scena daccapo.

La musica

L’incantevole colonna sonora di Nightmare Before Christmas è opera di Danny Elfman, ex leader del gruppo new wave Oingo Boingo e frequente collaboratore di Tim Burton dai tempi di Pee-wee’s Big Adventure. Pur essendo i due artisti sulla stessa lunghezza d’onda, dapprima la lavorazione di Nightmare Before Christmas presentò alcuni problemi.

“Non avevamo un copione, solo la storia a grandi linee che Tim aveva scritto anni prima. Alla fine decisi di basarmi su quello che lui veniva a raccontarmi.”

Danny Elfman

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Così, puntata dopo puntata, Tim Burton narrava a Elfman la sua favola. Appena l’ispirazione si presentava, il musicista accompagnava il regista alla porta (essendo in buoni rapporti, potevano permetterselo) e si gettava a capofitto nel lavoro. Terminato il brano, Elfman invitava nuovamente Burton a casa sua e gli chiedeva di proseguire il racconto. Per aiutare Danny nella composizione, Tim Burton portava spesso con se carta e matite, e schizzava velocemente i personaggi protagonisti della scena. E così un riferimento visivo si aggiungeva alla vulcanica mente del giovane artista.

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Tim Burton e Danny Elfman in studio di registrazione.

Nightmare Before Christmas: la storia e i personaggi

Abbiamo appurato che Nightmare Before Christmas è una favola, che è intriso del caratteristico stile burtoniano nonostante la mancata regia e che ha lungamente faticato prima di venire alla luce. In seguito, ne abbiamo analizzato gli aspetti tecnici. Crediamo sia venuto ora il momento di fare un passo avanti nel Paese di Halloween, e conoscere i veri protagonisti della nostra storia.

Nel caso non conosciate (o vogliate un aiutino a ricordare) la storia di Nightmare Before Christmas, ve ne forniremo un sunto, ma attenzione: ci atterremo strettamente ai punti in comune tra la poesia originale e il film finito. I punti di contrasto, invece, li approfondiremo con più attenzione successivamente, in quanto particolarmente importanti.

Jack Skeletron (o Skellington in lingua originale) è uno scheletro che abita nel Paese di Halloween, che ha l’incarico come tutti i suoi compaesani di terrorizzare gli umani durante il fatidico 31 ottobre. Tuttavia, Jack è stanco e rattristato da questa situazione e cerca nella sua vita una qualche novità che possa restituirgli il vecchio mordente: e così, durante una notte insonne, vagando per la foresta trova l’accesso segreto alla Città del Natale.

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Inebriato dalla nuova scoperta e da una festa che è tutto ciò che ha sempre desiderato, decide impulsivamente che per quell’anno sarà lui Babbo Natale e consegnerà lui i regali ai bimbi. Aiutato dal suo fedele cagnolino fantasma Zero, si lancia anima e corpo in questa nuova avventura. Naturalmente, però, non tutto andrà secondo i piani.

Rispetto all’originale duo Jack-Zero del poema di Burton, il film che tutti conosciamo ha ampliato notevolmente il cast, essenzialmente per due motivi: compensare i suoi 76 minuti di durata, e adattare la vicenda al formato standard di una sceneggiatura cinematografica. Andiamo a conoscere da vicino i nostri protagonisti e i loro interpreti umani.

Jack Skeletron

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“Non sforzarti di capirlo, devi solo immaginarlo!”

Protagonista e sovrano indiscusso della Città di Halloween, adorato dagli abitanti e temuto da ogni bambino o adulto che lo abbia incontrato, Jack Skeletron è uno scheletro estremamente alto e magro (sì, perfino più dei suoi compagni). Ha anche un raffinato senso dello stile: indossa uno smoking a strisce bianche e nere e un papillon a forma di pipistrello.

Ma ciò che differenzia Jack dalle altre creature di Halloween è la sua insaziabile curiosità e apertura mentale: abituato al suo “lavoro” dall’inizio dei tempi, è in cerca di qualcosa che gli restituisca la joi de vivre che aveva un tempo. Nemmeno lui sa di cosa si tratti, è un sentimento che non riesce a spiegare a nessuno, incluso se stesso. Scoprire il Natale è inaspettato, nuovo, interessante, è tutto quello che non ha mai vissuto.

Ed è qui che i due Jack, quello letterario e quello cinematografico, prendono le distanze l’uno dall’altro. Il Jack del poema è geloso, carico di livore, privo di scrupoli verso colui che, nella sua ottica, è un privilegiato dal destino: Babbo Natale. Sdegnato da quella che considera un’ingiustizia, fa rapire Santa Claus e prende egoisticamente il suo posto.

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Ben diverso dal Jack che tutti conosciamo, animato da un infantile spirito di curiosità e soprattutto da una sensibilità per nulla comune agli abitanti del Paese di Halloween. È in grado di pensare al bene comune, mantiene alto il morale di chi lo circonda ed è un inguaribile ottimista. Inoltre, a differenza degli attacchi di noia della sua controparte letteraria, è soggetto a periodi di depressione inframmezzati ad altri di iperattività.

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Il più grande difetto di Jack è la sua inconsapevolezza: non è per nulla in grado di recepire le emozioni degli altri, e questo è causa scatenante del rapimento di Babbo Natale, dell’arrivo del Bau Bau e dei suoi problemi sentimentali.

La voce originale di Jack Skeletron appartiene a Chris Sarandon e, per le canzoni, a Danny Elfman, compositore della musica del film. Inizialmente l’artista musicale era deciso a dedicare la sua voce solo alle demo dei brani, ma più canzoni scriveva più parti della sua anima e sensibilità si sversavano in Jack. Alla fine, disse (o meglio ordinò) a Tim Burton che avrebbe interpretato lui la parte del Re delle Zucche.

In Italia, Jack è doppiato da Renato Zero, cantante e artista che non ha certo bisogno di presentazioni. Pur con un timbro di voce e un background differente da quello di Elfman, Zero è riuscito a mantenere l’aspetto teatrale e sopra le righe del protagonista. Nel Jack di Renato Zero traspare di più il sovrano gentiluomo d’altri tempi, contro il folle spauracchio dell’interprete americano. È una visione differente e al tempo stesso complementare. Come con ogni opera cinematografica, amare il doppiaggio italiano non pregiudica l’apprezzamento per l’originale.

Sally

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“Il sogno svanirà, e non si avvererà…”

Sally è una giovane creatura del Paese di Halloween, una misteriosa ragazza dai capelli rossi e la pelle azzurrognola simile al mostro di Frankenstein. Ha cuciture e suture sulla totalità della pelle, non è in grado di camminare bene ed è piuttosto insicura del suo corpo.

Ciò che a Sally manca in agilità, ella lo compensa con spirito d’iniziativa e una grande manualità nel cucito. Abituata a doversi riattaccare in autonomo le varie parti del corpo, ha sviluppato grande dimestichezza con ago e filo. Ma ancora più di ciò, Sally è l’unica abitante del Paese di Halloween a condividere la sensibilità di Jack Skeletron.

Forse per via della sua mancata giovinezza (è stata creata già adulta dal Dottor Finklestein), Sally possiede curiosità, dolcezza e un enorme bisogno di essere amata. Respinta dal padre-padrone, infatti, rivolgerà le sue attenzioni a Jack, di cui ascolta i dubbi e turbamenti e per cui prova crescente empatia. Empatia che purtroppo il Re delle Zucche, col suo carattere compulsivo, non è in grado di recepire.

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Ne consegue che Sally è forse il personaggio più tragico di tutto il film, vittima non solo di un “semplice” amore non ricambiato, ma anche destinata a un’esistenza di incomprensione e solitudine (probabilmente infinita, visto il fattore di rigenerazione di cui è dotata). Soltanto la sua intraprendenza e ribellione, nell’ultima parte del film, riusciranno a salvare la situazione e la aiuteranno a dimostrare finalmente a Jack i suoi sentimenti.

Inesistente nella versione letteraria della storia, Sally è un personaggio estremamente importante: permette la redenzione di Jack Skeletron, trasformandolo da invidioso a rispettoso dei limiti altrui, ed è in grado di insegnargli ad ascoltare le voci e i sentimenti di coloro che lo circondano. Inoltre, canta la struggente Canzone di Sally, interpretata in inglese da Catherine O’Hara e in italiano da Marjorie Biondo.

Bau Bau (e Vado, Vedo e Prendo)

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“Sono Mr. Bau Bau, e tu non puoi scappare!”

Nessuna favola sarebbe completa senza un antagonista. E il nostro cattivo è Bau Bau (in inglese Oogie Boogie), un esiliato dal Paese di Halloween per la sua riottosità a obbedire a qualsivoglia regola. Il suo aspetto, particolarmente grottesco una volta messo a nudo, è quello di un agglomerato di insetti tenuti insieme da un sacco di iuta.

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Ossessionato dal gioco d’azzardo e dal correre rischi per il puro gusto di farlo, Bau Bau è un individuo pericoloso perché immune alla naturale servilità degli altri abitanti del Paese di Halloween; non riconosce Jack come suo sovrano, né Babbo Natale come patrono delle feste. Non rinuncerà certo a ucciderli solo per una misera imposizione esterna, cui non bada minimamente.

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L’anarchia del Bau Bau è riversata, in maniera minore, nei suoi tre accoliti Vado, Vedo e Prendo (in inglese Lock, Shock e Barrel). Si tratta di bambini, o comunque giovani creature che iniziano a essere contagiate dallo spirito malevolo e irriverente del Bau Bau, e mostrano i primi segni di trasformazione in qualcosa di pericoloso. Sono infatti violenti e dispettosi, ma soprattutto sono bugiardi anche verso il loro re.

Tuttavia, proprio come liberati dalla cattiva influenza dell’antagonista, in seguito alla sconfitta del Bau Bau ritornano dalla parte dei personaggi positivi, aiutando Jack e Sally. Rimarranno, soltanto, le loro proverbiali marachelle ai danni degli adulti, stavolta però in totale innocenza.

La voce del Bau Bau in lingua originale è di Ken Page, attore di grande esperienza nel musical theatre (questa scelta non ha mancato di scatenare qualche polemica). La malvagia creatura è invece doppiata in italiano da Ennio Coltorti nel parlato e Andy Surdi nel cantato.

Gli abitanti del Paese di Halloween

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“Ma che splendida idea, Natale sarà! Lo voglio provare, portiamolo qua!”

Nella nostra storia, importanza fondamentale ma spesso sottovalutata è rivestita dalla popolazione del Paese di Halloween. Ci riferiamo al Sindaco, al Dr. Finklestein, e alle innumerevoli creature mostruose ma dall’animo gentile e mansueto.

Per cominciare, i sudditi sono la forza scatenante che mette in moto la noia e la perdita di interesse di Jack. Il loro incrollabile e cieco entusiasmo per un unico avvenimento che si ripete inderogabilmente ogni anno e rappresenta il fulcro unico della loro vita lascia perplesso oltre misura il Re delle Zucche.

Sono però abbastanza fedeli al loro re da abbracciare senza discutere la nuova idea del Natale, sebbene le loro menti non riescano nemmeno a concepire qualcosa di diverso dallo spaventare. E, come si scoprirà alla fine del film, Jack Skeletron non è poi così diverso da loro; forse è proprio per questo che è tanto amato e rispettato dal suo popolo.

Ultima ma non ultima, la presenza di tutti questi coloratissimi personaggi dal design gustosamente espressionista tinge Nightmare Before Christmas di quell’originalità in più che lo fa riconoscere all’istante.

La voce italiana del Sindaco è del purtroppo compianto doppiatore Giorgio Lopez, venuto a mancare di recente nel 2021.

L’accoglienza e il botteghino

Ultimato nel tempo relativamente record (per gli standard dello stop-motion) di 3 anni, la distribuzione del film comportò un dilemma. Walt Disney Pictures ebbe infatti dei ripensamenti dell’ultimo minuto sull’etichetta sotto cui rilasciare Nightmare Before Christmas. Dapprima l’intenzione era di sfruttare la Walt Disney Feature Animation, tra le stesse fila de Il re leone e La bella e la bestia. Ma poi subentrò il dubbio che i bambini avrebbero potuto essere spaventati dal film in uscita, e si preferì spostarlo sotto l’etichetta per adulti Touchstone Pictures, che si era occupata anche di Chi ha incastrato Roger Rabbit.

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Nightmare Before Christmas vide la sua prémiere il 9 ottobre 1993 al New York Film Festival, per poi essere rilasciato in tutto il paese il 20 ottobre, in tempo per Halloween. Budget: $24 milioni di dollari. E ora, alla conclusione della nostra storia e del sogno di un “emarginato notturno” come Tim Burton, un’ultima domanda: come fu accolto il film da critica e pubblico?

Tim Burton Lisa Marie
Tim Burton e Lisa Marie alla prémiere di Nightmare Before Christmas

Nell’anno di rilascio, Nightmare Before Christmas guadagnò 50 milioni di dollari, una cifra moderata per un successo moderato. Ma nessuno avrebbe potuto prevedere gli sviluppi successivi: vedete, Nightmare è quello che nel gergo cinematografico è definito sleeper hit, letteralmente “successo dormiente”. Senza alcun preavviso, infatti, un rilascio in DVD del 2003 della Touchstone per il 10° anniversario del film scatenò un boom incontrollabile di vendite. Così gli incassi totali del film salirono fino a 91,5 milioni di dollari.

Il successo in ritardo spinse i Disney Studios, dal 1993 passati oltre, a riconsiderare Nightmare Before Christmas nella loro scuderia del marketing. Così furono immessi sul mercato gadget, action figures, capi d’abbigliamento, travestimenti per Halloween, libri, videogiochi e molto altro. Oltre che dai fan del film, il merchandising è divenuto anche parte integrante della moda goth, particolarmente in sintonia con il look burtoniano.

Nightmare Before Christmas: perché piace così tanto?

Da quasi vent’anni, la febbre di Nightmare Before Christmas non ha smesso di colpire milioni e milioni di persone in tutto il mondo. Ogni Halloween e Natale (i veri fan saranno sempre indecisi) è uso e costume rivedere il lungometraggio, ormai asceso allo stato di film di culto. I più scettici sono comprensibilmente atterriti: come si spiega tutto questo successo… per una banale favola per bambini? Tenendo presente che i gusti personali sono sempre sacri e insindacabili, proveremo a spiegare il motivo dell’amore verso questa storia.

Partiamo dall’innegabile contrasto con il film Disney medio: invece di liete campagne, abbiamo aride e nere pianure a spirale; invece di uccellini e altri animaletti, mostri e vampiri; invece di una dolce principessa e il suo bel principe, abbiamo un cadavere ricucito e uno scheletro redivivo. Tutti coloro che non si identificano nell’ideale fiabesco e zuccheroso della Disney, o che non lo apprezzano più come un tempo, sono accontentati.

Ma attenzione: non si tratta che di una patina. Nightmare Before Christmas è, come abbiamo ripetuto ormai più volte dall’inizio dell’articolo, una fiaba: il bene affronta il male, il protagonista trova la sua compagna e continua a vivere felice e contento. I valori non sono cambiati rispetto ai film passati, ed ecco che anche l’altra metà del pubblico, quella che apprezza il mondo fatato della House of Mouse, è accontentata. È un’equazione vincente.

Jack Nightmare Before Christmas

Perché Jack funziona come protagonista? Ognuno, intrappolato nella sua routine quotidiana senza alcuno che lo comprenda (o ignaro di coloro in grado di farlo), si immedesima nel Re delle Zucche. Jack è curioso, attivo e non passivo come molti dei primi principi Disney, ha una vitalità incrollabile e quasi infantile che lo rende familiare e istantaneamente simpatico allo spettatore. Non è un “perfettino”, ma un cattivo ragazzo che non esita a risvegliare un lato violento e terrificante quando coloro che ama sono messi in pericolo.

Perché Sally è una protagonista femminile tanto amata? È una creatura nuova in un mondo nuovo, non conosce l’amore a causa degli abusi del suo padrone e non chiede altro che provare dei sentimenti reali. La sua vulnerabilità ci fa empatizzare con lei, e purtroppo in molti si sono trovati nella situazione di dover elemosinare l’attenzione di qualcuno che invece non li calcola minimamente. Ma Sally non è una damigella in pericolo, è anzi estremamente coraggiosa e non pone limiti a ciò che rischia per il bene comune, pur con la sua scarsa esperienza del mondo.

Perché il Bau Bau ci è così simpatico? Come si fa a creare un cattivo quando l’intero cast di un film è composto da mostri e licantropi? Egli non è altro che caos, voglia di distruggere, male assoluto. Come dichiarato dagli altri cittadini nella versione originale di Questo è Halloween, terrorizzare gli umani è unicamente il loro lavoro: all’infuori di esso, sono amichevoli, bendisposti e solidali l’uno con l’altro. Bau Bau è l’unico traditore fra di loro, seppur dotato di una magnetica presenza scenica. Il pubblico può detestarlo ed esserne attratto allo stesso tempo.

In conclusione di questa riflessione, Nightmare Before Christmas è una zuppa insaporita da un mix infallibile di ingredienti. Se ci si debba vedere dietro un caso estremamente fortuito, o un’astuta manovra commerciale, sta al lettore (e allo spettatore) dirlo.

Ma ora, a una piccola domanda finale prima di accomiatarci. Coloro a cui questo film non piace, devono forse provare rancore come il Jack della poesia originale? È la vendetta, il livore, l’odio la strada giusta? O, molto più semplicemente… rimanere nelle terre che si sa di amare, il Paese di Halloween nel caso di Jack? Questo discorso, naturalmente, è valido per qualunque film, libro o gioco.

Abbiamo accennato poco fa alla perenne indecisione su quale sia il miglior momento dell’anno per guardare Nightmare Before Christmas. Che stiate leggendo queste righe ad Halloween, Natale, Pasqua o Ferragosto, noi vi consigliamo, se avete voglia di riprendere in mano, questo lungometraggio e gustarvelo dal principio. Avrete infatti tra le mani il lavoro appassionato di centinaia di persone, un gioiello che per la sua originalità e splendida poesia rimarrà perennemente tra i film d’animazione più amati. Afferrate quindi una fetta di torta alla zucca, una scatola di dolcetti, e preparatevi a darvi appuntamento, ancora una volta…

…proprio qui, nel Paese di Halloween!

nightmare before christmas

Letizia Somma

Immagini © Disney, Tim Burton, Touchstone Pictures

Fonti:
Making of Nightmare Before Christmas
Nightmare Before Christmas Behind the Scenes

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