Londra, 1897. C’è nebbia, molta nebbia. Talmente fitta che la si potrebbe tagliare con un coltello. Si odono latrati in lontananza. Una carrozza, trainata da due cavalli, passa davanti alla macchina da presa. Una delle ruote schizza del fango sul marciapiede. Una lenta carrellata in avanti ci porta all’ingresso della bottega di un giocattolaio: è l’unica fonte di luce sulla scena. No, non è l’inizio di un film di Alfred Hitchcock, ma la prima scena di Basil l’investigatopo, 26° Classico Disney.
Basil è un film peculiare, spesso trattato con sufficienza nella roboante cinematografia disneyana. Ed è un peccato: si tratta di un prodotto interessante, in grado di soddisfare i gusti di pubblici diversi. Nel 1986, quando uscì, fu un onesto successo di pubblico e critica. Raggranellò 50 milioni di dollari a fronte di un risicatissimo budget di circa 10, fu valutato positivamente dalla critica e – piccolo particolare – dimostrò allo scettico neo-CEO Disney Michael Eisner come l’animazione fosse ancora un’arte seguita e apprezzata dal pubblico, aprendo le porte ai progetti del cosiddetto Rinascimento Disney. Non è forzato affermare che, di fatto, Basil salvò l’animazione Disney.
Se si dovesse smistare tra Top e Flop lo si dovrebbe annoverare, con buona ragione, nella prima categoria. Ma allora… come mai è così trascurato? Ecco tutto quello che avreste voluto sapere su Basil l’investigatopo: il più “flop” dei “top” Disney.
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Figlio della nebbia
Basil l’investigatopo (The Great Mouse Detective) è il prodotto di un periodo tumultuoso e incerto. Gli Studios si erano appena lasciati alle spalle l’Epoca di Bronzo successiva alla scomparsa di Walt, e dagli anni Ottanta erano entrati in quella delicata fase della loro storia nota come Medioevo Disney.
Red e Toby nemiciamici (The fox and the hound, 1981) era stato un film di transizione, in cui la vecchia guardia di animatori aveva ceduto il testimone alle nuove leve. Un’opera dalla vicenda produttiva laboriosa e travagliata, il cui risultato finale tradiva, al contempo, la voglia di modernità della nuova generazione e l’eredità stilistica della vecchia scuola.
Taron e la pentola magica (The Black Cauldron, 1985) aveva invece costituito il primo vero banco di prova per la nuova squadra, ancora inesperta, all’esordio completo senza la guida dei Nine Old Men (i “bracci destri” di Walt, ormai ritirati). Non solo: nel corso della produzione di Taron si era verificato un drastico e traumatico cambio di rotta dirigenziale all’interno della Walt Disney Company. Ron Miller, CEO genero di Walt, fu costretto a cedere il posto a Michael Eisner e Frank Wells, che scelsero Roy Disney e Jeffrey Katzenberg per supervisionare le produzioni audiovisive. Tra scelte drastiche, ripensamenti, scarso affiatamento e mancanza di comunicazione tra i reparti, i malumori non tardarono a manifestarsi. E a risentirne fu il film stesso.
Taron fu un flop clamoroso, un disastro dal punto di vista economico e psicologico. La nuova dirigenza, preso atto della catastrofe al botteghino, si fece sospettosa nei confronti delle possibilità future del cinema d’animazione. Ma cosa c’entrano Red e Toby e Taron con Basil l’investigatopo? Be’, più o meno… tutto.
Le origini di Basil l’investigatopo
C’è da considerare che, se le cose fossero andate diversamente, oggi i Walt Disney Animation Studios neppure esisterebbero. Dopo quella Caporetto che era stata Taron, ora Basil aveva tutti gli occhi puntati addosso. Il topo investigatore avrebbe dovuto dimostrare che quello della pentola magica era stato solo un incidente di percorso, e che il pubblico non aveva perso la voglia di godersi un Classico Disney nel buio di una sala cinematografica. Solo in questo caso la nuova dirigenza avrebbe tenuto in piedi la divisione.
La produzione di Basil aveva radici profonde. L’idea di realizzare un adattamento della serie di libri per bambini Basil of Baker Street di Eve Titus risaliva addirittura al 1977, durante la lavorazione de Le avventure di Bianca e Bernie. L’aveva suggerita Joe Hale, layout artist che aveva lavorato, tra i tanti, a prodotti come La bella addormentata nel bosco (1959), Scrooge McDuck and money (1967) e Robin Hood (1973). Nonostante fosse stato apprezzato, lo spunto era stato messo in ghiaccio fino a nuovo ordine. Troppe le similitudini con Bianca e Bernie, a cominciare dai topi detective. Le tempistiche non erano quelle giuste.
Ron Clements e John Musker prima de La Sirenetta
Cinque anni più tardi, era stato l’animatore Ron Clements a resuscitare l’idea. Discepolo del veterano Frank Thomas, Clements aveva esordito come character animator proprio in Le avventure di Bianca e Bernie e, nel 1981, era stato scelto come supervisore dell’animazione per Red e Toby nemiciamici. In questa circostanza si era trovato a lavorare con John Musker, con il quale avrebbe stretto una formidabile collaborazione negli anni a venire. La coppia, futura artefice di pietre miliari come La Sirenetta (1989), era stata nel frattempo assegnata a Taron: un progetto farraginoso, complesso, poco stimolante. Serviva un’alternativa valida, sulla quale dirottare sforzi artistici e impeto creativo.
Era il 1982, e Clements si ricordò di quel progetto abbandonato nel cassetto. Perché dedicarsi a qualcosa che non gli interessava più, quando poteva trovare nuovi stimoli con quest’avventura? L’artista, inoltre, era un grande appassionato di Sherlock Holmes. Durante i primi anni di carriera aveva realizzato un film animato in Super 8 di 15 minuti, con protagonista il celebre investigatore.
Mi è sempre interessato Sherlock Holmes. Fu così che ottenni il mio lavoro in Disney: con un piccolo film di 15 minuti su Holmes.
Ron Clements
Radunò le idee e, insieme allo sceneggiatore Peter Young, presentò il progetto a Ron Miller. Il Presidente, considerate anche le lamentele di alcuni animatori impegnati su Taron, decise di approvare Basil l’investigatopo come progetto cinematografico alternativo e parallelo, su cui far lavorare gli artisti scontenti.
La regia del film fu inizialmente assegnata a John Musker, Dave Michener e Burny Mattinson, dipendente WDAS dal 1953, che in quegli anni si sarebbe trovato a dirigere anche Il Canto di Natale di Topolino (1983). Ron Miller scelse di ricoprire in prima persona le vesti del produttore.
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I libri di Basil
La lavorazione del film si fece intensa e febbrile, densa di ripensamenti e riscritture. In quel momento la serie Basil of Baker Street di Eve Titus contava già 5 romanzi, pubblicati dal 1958 al 1982: Basil of Baker Street (1958), Basil and the Lost Colony (1964), Basil and the Pygmy Cats (1971), Basil in Mexico (1976) e Basil in the Wild West (1982). L’autrice scelse il nome del suo protagonista in riferimento all’attore Basil Rathbone, memorabile interprete di Sherlock Holmes in ben 14 film tra gli anni Trenta e Quaranta.
I libri della Titus erano ambientati nella stessa Londra vittoriana e nella stessa casa di Baker Street in cui risiedevano Sherlock Holmes e John Watson. Qui abitavano anche l’investigatore Basil e il dottor Topson, equivalenti roditori dei celebri personaggi creati da Arthur Conan Doyle: le loro avventure si svolgevano nel medesimo mondo di Holmes e Watson, e mostravano intere comunità di topolini condurre le proprie esistenze parallelamente a quelle degli esseri umani.
Nei libri appariva anche il professor Rattigan, arcinemico di Basil e mente criminale superiore, proiezione del professor Moriarty. L’ambientazione e i ruoli di base di questi tre personaggi sono la sola traccia rimasta in Basil l’investigatopo delle opere della Titus.
Come ebbe a dichiarare Musker:
Gettammo via la maggior parte di quello che c’era nei libri.
John Musker
Tanto per cominciare, Rattigan fu trasformato in un vero ratto. Nei libri, a dispetto del nome (in originale, Ratigan), il Napoleone del crimine è un semplice topo, e non vi è differenza di stazza tra lui e gli altri. Basil, che nei libri suona il flauto, divenne un abile violinista, in linea con le abitudini del vero Holmes. Topson, intelligente e pieno di risorse nelle avventure cartacee, nel film fu reso molto più impacciato.
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Basil l’investigatopo: la trama
Lo staff creativo volle imbarcare Basil in un’avventura inedita, che non si fosse mai letta nei romanzi. In modo da poter apprezzare i vari cambiamenti attuati sulla trama, esponiamo prima a grandi linee, per chi non li conoscesse, gli eventi della pellicola.
Hiram Flaversham, il miglior giocattolaio di Londra, viene rapito nottetempo da Vampirello, un pipistrello con l’ala spezzata al servizio di Rattigan. Il criminale costringe l’artigiano a realizzare un sosia meccanico della regina Maustarda, in modo da farsi artificialmente eleggere suo “consorte” e diventare il sovrano di tutti i topi del Regno Unito. Olivia, la piccola figlia di Flaversham, chiede a Basil e Topson (capitato nella faccenda per puro caso) di ritrovare il padre scomparso.
Basil dapprima non vuole saperne ma, quando Olivia accenna al pipistrello con l’ala spezzata, capisce che dietro il rapimento c’è il suo mortale nemico. L’investigatore e il suo improvvisato socio iniziano così le indagini per sventare i piani del diabolico ratto…
Ripensamenti e riscritture
In una prima stesura del soggetto a essere rapita sarebbe stata proprio Olivia. In questa versione della storia la figlia di Flaversham sarebbe stata una ragazza e non una bambina, di cui Basil (o il dottor Topson) sarebbe stato innamorato. Il produttore Ron Miller suggerì invece che, se Olivia fosse stata una tenera bimba, il pubblico si sarebbe dispiaciuto maggiormente per la sua situazione, empatizzando con lei.
Proprio per questo la storia avrebbe dovuto essere raccontata dal suo punto di vista e da quello di Topson, che solo per caso finisce invischiato nella vicenda. Sono i due personaggi più vicini al sentire dello spettatore, catapultato in un mondo che non conosce, popolato da personaggi bizzarri e dal carisma trascinante come Basil e Rattigan.
Un altro cambiamento apportato in questa fase è l’eliminazione della figura di un informatore da Buckingham Palace per Basil. Si decise di rendere l’investigatopo più autonomo e arguto, e di fargli svolgere le indagini senza disporre di un aiuto così decisivo.
Diverse scene furono scartate, come quella in cui Basil e Topson tornavano a casa sul dorso di Ugo (il cane di Holmes), dopo aver dato la caccia a Vampirello nel negozio di giocattoli. Così come un’altra in cui un lampionaio spegneva una a una le lanterne delle strade. Per quest’ultima Henry Mancini aveva composto anche una commovente partitura di sottofondo, in cui i rintocchi del Big Ben sottolineavano ogni fiamma spenta.
Si operarono tali tagli principalmente per questioni economiche. Basil l’investigatopo non aveva a disposizione un budget nutrito, per cui si scelse di concentrarsi maggiormente sull’azione e tagliare qualche momento più riflessivo, seppur a malincuore.
Basil cambia nome
Ron Miller, da produttore, contribuì notevolmente a indirizzare la storia verso la sua forma definitiva. Nel 1984, tuttavia, il cambio di dirigenza si tradusse anche in un rimescolamento dei ruoli per quel che riguardava Basil l’investigatopo.
Roy Disney nominò Burny Mattinson nuovo produttore del film, ma l’animatore si rese conto che non avrebbe potuto gestire entrambi i ruoli con la precisione e l’attenzione che ognuno di questi meritava. Scelse così di concentrarsi sulla produzione, e Ron Clements fu preso a bordo come nuovo co-regista.
Michael Eisner e Jeffrey Katzenberg, appena subentrati, valutarono un po’ troppo lento il ritmo del film: eliminarono alcune delle scene più riflessive, tra cui quelle sopra citate, e chiesero delle riscritture. Eisner anticipò la data d’uscita di Basil da Natale 1987 a luglio 1986 e, scettico circa la possibilità di continuare a produrre animazione Disney, ne ridusse il budget, portandolo da 24 a circa 10 milioni. Questo provocò una conseguente riduzione della durata del film: da 90 minuti a poco più di 70.
Non era finita: dopo la deludente prestazione al box-office di Piramide di paura (Young Sherlock Holmes), film del 1985 che raccontava un’ipotetica indagine adolescenziale di Holmes e Watson, Eisner cambiò il titolo del Classico da Basil of Baker Street a The Great Mouse Detective. Secondo il nuovo CEO Disney, Basil era un nome “troppo inglese” per il pubblico americano.
La modifica fu accolta dagli addetti ai lavori con un mix di perplessità e fastidio. Una mattina di febbraio, sulla bacheca del dipartimento d’animazione, apparve una nota satirica. Annunciava che la Walt Disney Company avesse deciso di ribattezzare tutti i suoi Classici, sulla falsariga di quanto aveva appena fatto con Basil. Era firmata dal capo del dipartimento, Peter Schneider, che tuttavia non ne sapeva nulla.
La lista satirica, i malumori e il lavoro febbrile
L’annuncio dissacrante proseguiva elencando i “nuovi” titoli dei precedenti film Disney, tutti estremamente didascalici. Li elenchiamo di seguito, per dovere di cronaca e per… diritto di ilarità, esponendo tra parentesi il film parodiato.
- Seven Little Men Help a Girl (Biancaneve e i Sette Nani)
- The Wooden Boy Who Became Real (Pinocchio)
- The Wonderful Elephant Who Could Really Fly (Dumbo)
- Color and Music (Fantasia)
- The Little Deer Who Grew Up (Bambi)
- The Girl With the See-Through Shoes (Cenerentola)
- Two Dogs Fall in Love (Lilli e il vagabondo)
- The Girl Who Seemed to Die (La bella addormentata nel bosco)
- Puppies Taken Away (La carica dei 101)
- The Amazing Flying Children (Peter Pan)
- The Boy Who Would Be King (La spada nella roccia)
- A Boy, a Bear and a Big Black Cat (Il libro della giungla)
- The Girl in the Imaginary World (Alice nel paese delle meraviglie)
- Two Mice Save a Girl (Le avventure di Bianca e Bernie)
- The Evil Bonehead (Le avventure di Ichabod e Mr. Toad)
L’autore della nota goliardica (probabilmente l’animatore Ed Gombert) aveva dato voce al sentimento della maggior parte degli addetti ai lavori. Il team era impegnato su Basil ormai da più di tre anni, tra mille difficoltà e cambi di rotta, dando il massimo per ottenere il miglior risultato possibile. Qualche malumore era il minimo che ci si potesse aspettare.
Robert Levin, responsabile marketing dei Walt Disney Studios dal 1985 al 1996, commentò così l’accaduto:
Basil era un film a cui [gli animatori, ndr] stavano lavorando da moltissimo tempo. Per noi arrivare in una fase avanzata del processo e dire “Vogliamo cambiare questa cosa a cui state lavorando” è stato difficile da sostenere. Siamo tutti d’accordo che in futuro lavoreremo più da vicino e con più anticipo.
Robert Levin
La stangata di Taron
Taron e la pentola magica uscì in tutte le sale americane il 26 luglio 1985. Costato 44 milioni di dollari, ne aveva incassati meno di 22: meno persino del film de Gli Orsetti del Cuore, distribuito qualche mese prima, con budget e pretese decisamente inferiori. Taron passò alla storia come “il film che quasi uccise l’animazione Disney”.
La fase di produzione di Basil l’investigatopo era iniziata, invece, nell’autunno del 1984. Nel dicembre di quell’anno l’intero team creativo fu trasferito dall’Animation Building dei Walt Disney Studios di Burbank al 400 di Flower Street di Glendale, in California. Si trattava di un magazzino riconvertito, ubicato in una zona non proprio gradevole della città.
Per giustificare lo spostamento si disse che era in atto una ristrutturazione aziendale. In effetti gli artisti avrebbero fatto ritorno a Burbank a metà degli anni Novanta, in un nuovo edificio. Nel pieno del fermento, però, non potevano certo saperlo: nessuno, in realtà, avrebbe potuto dichiararlo con certezza. Il grave fallimento di Taron aveva dipinto di un deciso nero le speranze degli animatori, spaventati dalla sempre più concreta possibilità di chiusura degli Studios.
In questo scenario di totale sfiducia, i registi di Basil l’investigatopo svolsero un formidabile lavoro di cementazione del team, iniettando dosi di continuo ottimismo alle maestranze. Il loro futuro dipendeva solo e soltanto dal lavoro svolto: se avessero continuato a dare il massimo, di conseguenza il film sarebbe stato un successo.
Dobbiamo mostrare alla nuova dirigenza che possiamo farli [i Classici Disney, ndr] in modo più economico e più veloce, e nella classica “Disney way“.
Ron Clements
Gli aspetti fondamentali di un film Disney? Personaggi simpatici in una buona storia. Basil l’investigatopo possiede entrambi.
John Musker
In effetti, una delle ragioni più plausibili dell’insuccesso di Taron era proprio questa: gli spettatori non erano riusciti a entrare in empatia con i personaggi. Con Basil, tuttavia, le cose erano molto diverse, e gli addetti ai lavori lo sapevano bene.
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Basil, l’investigatopo
Come si è detto, dei libri di Eve Titus si conservarono solo i tre personaggi principali, apportando tuttavia notevoli differenze e riscritture estetiche e caratteriali.
Per Basil, il protagonista, inizialmente si pensò di ricalcare l’atteggiamento maniacale e distaccato di Sherlock Holmes: del resto, si trattava della sua proiezione in un “mini” mondo di topi. Ron Miller si oppose, affermando che un personaggio del genere non sarebbe stato abbastanza appetibile da sostenere un film d’animazione.
Si passò dunque a modellare Basil sull’attore e cantante Bing Crosby, ma anche questo approccio fu scartato. Stando a quanto riportato dall’animatore Robert Minkoff, l’ispirazione definitiva fu il professor Henry Higgins nell’interpretazione di Leslie Howard nel film Pigmalione, basato sull’omonima commedia teatrale di George Bernard Shaw.
Come il professor Higgins, Basil è pienamente focalizzato sul suo lavoro, al punto che spesso manca di empatia per il prossimo. L’investigatore (beneducato, elegante, fenomenale nel suo mestiere) ha qualche difficoltà nelle relazioni con gli altri: il primo incontro con Topson e Olivia non è certo dei più tranquilli.
Come ha notato Valerio Paccagnella:
Basil è uno dei pochi esempi di protagonista/caratterista, capace di portare avanti sia la storia principale sia il sottobosco umoristico, fatto di gag e tormentoni. Intelligentissimo, egocentrico fino a sfiorare il ridicolo, ma soprattutto simpatico, Basil regge da solo la scena, riuscendo a far da mattatore e allo stesso tempo a rubare persino il ruolo di spalla a Topson. Un personaggio tanto carico di energia non può fare a meno di ricordare alcuni suoi consimili della narrativa britannica, dallo stesso Holmes al protagonista del serial televisivo Doctor Who.
Le voci di Basil
Guardando Basil la rottura col recente passato è lampante: il personaggio è un vero istrione, capace di catalizzare l’attenzione e rendersi centro di gravità delle scene in cui compare. In originale gli dona la voce Barrie Ingham, consumato attore britannico della Royal Shakespeare Company.
Interpretare Basil è stato emozionante tanto quanto recitare un ruolo da protagonista nella Royal Shakespeare Company. Ho trovato Basil sorprendentemente sensibile. È terribilmente egocentrico ma alla fine è la sua sensibilità che gli impedisce di essere roboante e prepotente. Ha molta energia frenetica che ha reso il suo personaggio una vera sfida.
Barry Ingham
Il provino di Ingham consisteva in una registrazione di sei minuti: i registi la ritennero così soddisfacente che ne inclusero buona parte nel film finito.
In italiano Basil è doppiato da Paolo Buglioni, già voce di Cuordipietra Famedoro in DuckTales e Ih-Oh ne Le avventure di Winnie The Pooh, oltre che di Samuel L. Jackson, Nick Nolte e Alec Baldwin in diversi loro film e del famoso gorilla nella pubblicità del Crodino. Buglioni esegue un lavoro splendido: nella versione nostrana l’investigatopo conserva tutta l’energia, la carica e la personalità graffiante che lo contraddistinguono.
Il dottor Topson
Dolce, timido, premuroso e impacciato: non si può certo dire che il dottor Topson sia un topo d’azione. Chirurgo appena tornato a Londra dopo aver prestato servizio militare in Afghanistan, è lui a raccontare la vicenda, esattamente come fa Watson con le avventure di Holmes.
Topson è una delle figure che cambia maggiormente nel corso del film. L’incontro con l’eccentrico investigatore dà inizio a una spirale di eventi che lo spingono oltre i propri limiti, facendogli scoprire qualità e lati di sé che prima ignorava di possedere.
Il principale modello per il personaggio fu l’animatore Eric Larson, uno dei Nine Old Men, che negli anni passati aveva coordinato il programma di addestramento per i nuovi animatori Disney. Alcuni di loro stavano ora lavorando a Basil l’investigatopo e, riconoscenti verso il proprio maestro, si erano ispirati alla sua natura pacata e gentile per donare una personalità decisa al buon Topson.
Larson prestò la sua consulenza per le animazioni del film, supervisionando e commentando il lavoro degli artisti. Burny Mattinson, che fu suo assistente per 12 anni, ricorda con gratitudine il privilegio di potersi avvalere della sua esperienza in una situazione frenetica e stressante come quella.
Dare corpo al chirurgo
La Disney Legend svolse un ruolo rassicurante, di consiglio e revisione, volto a riportare il film sui propri binari qualora stesse deragliando da quella che era la sua anima più autentica. Un po’ quello che, nel film, fa Topson con lo stesso Basil.
Abbiamo usato alcuni dei modi di fare di Eric per il personaggio. Perfino il modo in cui Topson indossa i pantaloni, tirati su sopra la pancia, viene da Eric.
Glen Keane
A supervisionare le animazioni di Topson fu Mark Henn, che si occupò anche di Basil. Le dinamiche e gli incastri tra i due personaggi sono eccellenti, così come la loro recitazione, particolareggiata e ricca di raffinatezze. Henn riesce a restituire due figure espressive e convincenti, ognuna in grado di completare e compensare l’altra. Qui a inizio carriera, l’animatore ripeterà e migliorerà questo risultato quando sarà alle prese con la sirenetta Ariel, la dolce Belle, le determinate Jasmine e Mulan e il giovane Simba.
Doppiato in originale da Val Bettin, in italiano gli dà la voce Gigi Angelillo, lo storico doppiatore di Paperon de’ Paperoni.
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Rattigan, la mente criminale superiore
“Più riuscito è il cattivo e più riuscito sarà il film”, amava dire Alfred Hitchcock. In Basil l’investigatopo troviamo un villain d’eccezione, la mente criminale superiore, il Napoleone del crimine: il diabolico professor Padraic Rattigan.
Arci-nemico di lunga data di Basil, Rattigan è probabilmente la figura più complessa e sfaccettata della storia. Gli artisti Disney lo resero un autentico ratto, corpulento e minaccioso, in grado di svettare su tutti gli altri topi grazie a un palese vantaggio fisico. Tuttavia, per attuare le sue macchinazioni preferisce non sporcarsi le mani: si affida più spesso al suo acutissimo ingegno, armi da fuoco, trappole sofisticate e aiutanti di ogni genere. Da menzionare la sua gatta obesa Lucrezia, sentenza di morte su quattro zampe, pronta a intervenire al minimo suono della campanella che il professore porta sempre con sé.
La psiche di Rattigan è in costante contraddizione. È un ratto, ma non lo accetta e perde il controllo se glielo si fa notare; è uno spietato assassino e criminale, ma si crede un raffinato gentiluomo; ha una fisicità estrema e pronunciata, ma suona l’arpa e ha un talento naturale per la teatralità.
L’ipocrisia su cui poggia l’intero personaggio crollerà nel finale, durante la scena del Big Ben. Basil ne ha appena sventato i piani, strappandogli i suoi sogni di gloria: sarà solo allora che Rattigan rivelerà la sua vera natura di mostro sanguinario, in una sequenza terrificante nella sua schietta brutalità.
Il Diabolico Ratto
Basil l’investigatopo contiene alcune delle sequenze più oscure della cinematografia disneyana. Nella scena del Big Ben lo spettatore resta pietrificato dalla rivelazione della vera essenza di Rattigan, che ha facilmente la meglio su Basil in un combattimento che è piuttosto un’esecuzione; a metà film, invece, il Napoleone del crimine uccide uno dei suoi sgherri, ubriaco fradicio, che ha avuto l’ardire di chiamarlo “ratto”.
Una delle ispirazioni più ovvie per Rattigan è il professor Moriarty, nemesi di Sherlock Holmes. I due condividono l’acume prestato al crimine e una fitta ragnatela di crimini (e sottoposti) di cui sono il centro nevralgico e decisionale. Da notare inoltre che il finale del film, in cui Basil e Rattigan cadono dalla torre del Big Ben, è un esplicito richiamo alla resa dei conti tra Holmes e Moriarty nel racconto L’ultima avventura, che vede i personaggi di Conan Doyle precipitare dalle cascate Reichenbach.
A livello estetico, invece, il modello fu nientemeno che l’allora CEO Disney, Ron Miller. Glen Keane, che animò il villain, ha raccontato che l’idea gli venne durante una riunione in cui Miller era venuto a controllare degli storyboard. Ex giocatore di football alto quasi due metri, era in grado di mettere in soggezione chiunque con la sola prestanza fisica. Keane si divertì a disegnarne una caricatura con connotati ratteschi per poi convenire che sarebbe stata una figura eccellente per il film, in grado di coniugare carisma e intimidazione.
Il ruolo preferito di Vincent Price
Rattigan era uno dei personaggi su cui non avevamo la minima idea [riguardo il doppiatore, ndr]. Poi mi sono ricordato di questo film che mi è sempre piaciuto, Botta senza risposta, in cui Vincent Price è un mascalzone scandalosamente divertente e fuori dal comune. Sapevamo che era il nostro uomo.
Burny Mattinson
Ho amato fare questa parte. Ero terrorizzato perché non sapevo cosa si aspettassero. Interpretare Rattigan è stata una grande sfida perché sono stato parte del processo creativo. Gli artisti mi hanno mostrato centinaia di disegni e mi hanno dato la libertà di spaziare a partire da quelli. È stato qualcosa di reciproco. Hanno apprezzato la mia interpretazione e io ho pensato che il loro lavoro fosse brillante.
Vincent Price
Da queste dichiarazioni si evince il genuino divertimento e il trasporto alla base della performance di Vincent Price, leggenda dei film dell’orrore, nei panni di Rattigan. L’istrionico attore arrivò addirittura a sbilanciarsi, dicendo che questo fu il ruolo preferito della sua carriera poiché avevano scritto due canzoni apposta per lui.
Price diede alla voce di Rattigan un’impronta cangiante, in bilico tra il posato gentleman e il nevrotico boss criminale, perfettamente adatta alla falsità alla base del personaggio. Il timbro strozzato ma mellifluo adoperato dall’attore si sposò in modo omogeneo con le animazioni di Keane, dando vita a un personaggio pesante e nerboruto, ma anche aggraziato e melodrammatico.
In italiano Glauco Onorato, doppiatore di Bud Spencer, Charles Bronson e Arnold Schwarzenegger, ne fornì una versione differente ma di indubbia qualità, meno ambigua e più “sporca” e graffiata.
Poche (ma buone) canzoni
La musica è sempre stata una componente di primaria importanza nei film Disney: tuttavia, nel corso degli anni Ottanta, le partiture accusarono un calo in termini sia quantitativi, sia qualitativi. Quasi (se non del tutto) scomparse, nei film del Medioevo disneyano le canzoni non brillarono come le hit dei decenni passati o successivi.
La situazione non è diversa in Basil l’investigatopo. Nonostante sia graziato dalla suggestiva e azzeccata colonna sonora di Henry Mancini, il film contiene ben pochi pezzi cantati: The World’s Greatest Criminal Mind, trascinante brano che celebra la superiore malvagità di Rattigan, Let Me Be Good To You, inserita come performance canora di una ballerina nel famigerato locale Rat Trap, e Goodbye So Soon, ironico addio (inciso su un vinile che fa parte di un letale congegno) del Napoleone del crimine al suo nemico di sempre.
The World’s Greatest Criminal Mind è particolarmente interessante. Si tratta del brano con cui il villain declama la propria grandezza, un monumento alla sua malevola genialità. Il testo della canzone, pungente e brioso, rivela qualche indizio sull’oscuro passato del professore e su alcuni crimini precedenti.
I segreti di Rattigan
Nella versione originale del film ascoltiamo Rattigan menzionare un “affare del Tower Bridge che fece piangere i londinesi”. I suoi leccapiedi, di rimando, gli domandano testualmente se stavolta sia “peggio delle vedove e degli orfani che ha annegato”. Questi riferimenti mancano di contesto nella versione approdata su pellicola in via definitiva, ma ne acquistano uno piuttosto sinistro in quella completa, apparsa nell’audiobook ufficiale del film.
Il testo fornisce qualche dettaglio in più sull’affare del Tower Bridge, che altro non è che un omicidio di massa attuato per coprire un furto miliardario. Un po’ come diversivo e un po’ per divertimento, Rattigan gettò dei topi nel Tamigi, sparando a chi cercava di risalire a galla. L’incipit della pellicola si ricollega proprio a questo avvenimento, quando vediamo Basil esaminare un proiettile in cerca delle prove della colpevolezza di Rattigan.
Qualcuno deve aver pensato che fosse un pochino esagerato per quello che in fin dei conti era un film per famiglie, e ne tagliò i versi più critici. Per qualche strano motivo rimase inalterata la menzione agli innocenti affogati, tuttora presente nella versione anglofona di Basil l’investigatopo.
Pubblichiamo di seguito il testo di The World’s Greatest Criminal Mind così com’è ascoltabile nell’audiobook di Basil: curiosamente la canzone fu registrata da Corey Burton, che sostituì Vincent Price in questo frangente.
RATTIGAN: From the brain that brought you the Big Ben Caper, The Head that made headlines in every newspaper And wondrous things like the Tower Bridge Job, That cunning display that made Londoners sob, Now comes the real tour de force! Tricky and wicked of course! My earlier crimes were fine for their times, But now that I’m back again, An even grimmer plot has been simmering In my great criminal brain! LECCAPIEDI: Even meaner? You mean it? Worse than the widows and orphans you drowned? You’re the best of the worst around! Oh Ratigan! Oh Ratigan! The rest fall behind… To Ratigan, to Ratigan, the World’s Greatest Criminal Mind! RATTIGAN: When these dark and devilish urges guide me, This cruel and unusual gift that’s inside me By scampering and tampering with, And hampering times and becoming a myth… Picking them off one by one, Picking them off — just for fun! Such privilege, My view from the Bridge, As all of them bogged and sank!… But now, this matchless plot has been hatching Some much more unnatural prank! LECCAPIEDI: Even louder, we’ll shout it: No one can doubt what we know you can do, You’re more evil than even you! Oh Ratigan! Oh Ratigan! You’re one of a kind! To Ratigan, to Ratigan, the World’s Greatest Criminal Mind! RATTIGAN: Hahahahahahahahaha! | RATTIGAN: Dal cervello che vi ha presentato la monelleria del Big Ben, la mente che ha fatto notizia su tutti i giornali, e cose meravigliose come l’affare del Tower Bridge, quell’astuzia che ha fatto piangere i londinesi, ora arriva il vero tour de force! Ingannevole e malvagio, ovviamente! I miei crimini precedenti andavano bene per i loro tempi, ma ora che sono tornato, un piano ancora più cupo sta ribollendo nel mio grande cervello criminale! LECCAPIEDI: Ancora più cattivo? Davvero? Peggio delle vedove e degli orfani che hai annegato? Sei il meglio del peggio! Oh Rattigan! Oh Rattigan! Gli altri restano indietro… A Rattigan! A Rattigan, la mente criminale più grande del mondo! RATTIGAN: Quando questi oscuri e diabolici impulsi mi guidano, questo regalo crudele e insolito che è dentro di me scorazzando e manomettendo e intralciando il tempo e diventando un mito abbattendoli uno a uno, abbattendoli – solo per divertimento! che privilegio, la (mia) vista dal ponte mentre tutti loro si impantanavano e affondavano! Ma ora questa macchinazione senza pari è stata covata, qualche scherzo molto più innaturale! LECCAPIEDI: Lo grideremo ancora più forte: Nessuno può dubitare di quello che sappiamo che sei capace di fare Sei più malvagio persino di te stesso! Oh Rattigan! Oh Rattigan! Sei unico nel tuo genere! A Rattigan, a Rattigan, la mente criminale più grande del mondo! RATTIGAN: Hahahahahahahahaha! |
Ecco invece la versione inglese definitiva della canzone: dopo circa 43 secondi si può sentire la famigerata frase, “worse than the widows and orphans you drowned?“, rimasta inclusa nel film anche senza il dettagliato retroscena della versione estesa.
Basil l’investigatopo incontra la CGI
Il primo contributo della computer grafica in un film Disney fu la pallina luminosa del precedente Taron e la pentola magica: stranamente, questa peculiarità non fu mai menzionata per promuovere la pellicola. Le cose cambiarono quando venne il turno di Basil l’investigatopo: gli ingranaggi del Big Ben nella scena finale, realizzati in CGI, furono parte integrante della campagna pubblicitaria del film.
Inizialmente la resa dei conti tra Basil e Rattigan avrebbe dovuto svolgersi sulle lancette dell’orologio. Il layout artist Mike Peraza, ispirato dalla visione di Lupin III – Il castello di Cagliostro di Hayao Miyazaki, suggerì a John Musker che i personaggi avrebbero potuto sfondare il quadrante e fronteggiarsi all’interno della torre del palazzo di Westminster. Musker apprezzò così tanto l’idea che spedì Peraza a Londra con una missione ben specifica: tornare con foto e video dell’interno del Big Ben… dalla prospettiva di un topo!
L’impresa fu portata a termine non senza qualche difficoltà, considerando l’ingombro della macchina da presa e lo scarso tempo per sessione a disposizione (circa dieci minuti, dato che le campane di Westminster suonano ogni quarto d’ora). Tornato in California da vincitore, Peraza lavorò gomito a gomito con Lem Davis e Tad Gielow per disegnare lo schema degli ingranaggi della torre. I due facevano parte della Walt Disney Imagineering, il ramo di Ricerca e Sviluppo della Walt Disney Company, fondato da Walt Disney in persona nel 1952 e attivo soprattutto nell’ambito dei parchi a tema.
Concretamente, furono Tad Gielow e l’animatore Phil Nibbelink a realizzare a computer lo sfondo per la scena dell’inseguimento nel Big Ben. Non fu certo un’operazione semplice, né priva di intoppi. Come racconta Nibbelink:
Gielow e io siamo stati rinchiusi nella stessa stanza per mesi, schiavi di un computer caldo.
Phil Nibbelink
A un certo punto lasciammo il computer acceso durante la notte perché eravamo in una tale crisi di produzione. Un custode deve aver pensato che ci stesse facendo un favore e chiuse la porta. Al mattino c’erano tipo mille gradi in questa scatola calda, il computer si era completamente autodistrutto.
Ovviamente aveva dimenticato ciò che avevamo meticolosamente programmato. Per fortuna avevamo tutto su carta, quindi dovemmo sederci e riscriverlo.
Liquefazioni di computer a parte, Nibbelink descrisse il risultato di quell’esperienza come “un ibrido tra quello che un computer sa fare meglio e quello che un animatore sa fare meglio”. Per la prima volta si unì la capacità dei calcolatori di creare geometrie perfette all’estro artistico degli animatori Disney, per realizzare un mondo credibile e complesso.
Abbiamo completamente ricostruito l’interno dell’orologio del Big Ben con l’aiuto dei nostri nuovi computer. Con l’animazione tradizionale, saremmo stati costretti a mantenere un’unica traiettoria in movimento, da sinistra a destra. Il computer, tuttavia, ci ha dato la possibilità di eseguire un movimento rotatorio intorno al meccanismo dell’orologio.
Phil Nibbelink
Per la prima volta siamo stati in grado di simulare la nozione di spazio interno; la ‘telecamera’ fluttuava in uno spazio sopra gli ingranaggi e catturava i personaggi in azione.
Abbiamo stampato l’animazione a computer degli ingranaggi su speciali pezzi di carta, che sono stati poi fotocopiati sui rodovetri e successivamente colorati nel modo tradizionale. Abbiamo provato a colorarli al computer, ma c’era una differenza troppo grande tra il risultato del computer e il resto del film.
Per la primissima volta, Basil aveva dato una misura di quanto i computer avrebbero contribuito all’arte dell’animazione negli anni a venire. Si era ai blocchi di partenza di una rivoluzione epocale, un vero cambio di paradigma: tuttavia, era ancora troppo presto per coglierne la portata.
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Un rintocco silenzioso
Basil l’investigatopo, 26° Classico Disney, fu distribuito a partire dal 2 luglio 1986. Fu un discreto successo, ben accolto dalla critica, che riuscì a racimolare 24 milioni di dollari a fronte di un budget di poco superiore alla decina. La prestazione onesta e sincera di Basil fu però messa in ombra dallo sfavillante successo di Fievel sbarca in America di Don Bluth, costato solo 9 milioni e in grado di guadagnarne 48.
L’investigatopo, comunque, riuscì nella difficile impresa di salvare l’animazione Disney. La dirigenza si ritenne infatti soddisfatta di com’erano andate le cose: non era ancora tempo di dichiarare falliti i Walt Disney Animation Studios. Nonostante la performance positiva e il suo finale aperto a numerosi seguiti, il cast di personaggi di Basil non fu mai più riproposto, se non di sfuggita nella serie House of Mouse. Ancora oggi le motivazioni di questa scelta non sono chiare.
Mentre Basil l’investigatopo era ancora in produzione, Musker e Clements avevano presentato una bozza per realizzare un film ispirato a una fiaba di Andersen, La sirenetta. Eisner e Katzenberg, dapprima titubanti, si convinsero a dar loro una chanche. Sarebbe stato l’inizio del Rinascimento Disney.
Basil ce l’aveva fatta: l’ora era scoccata.
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Mattia Del Core
Un ringraziamento speciale a mio padre
Apparato iconografico © Walt Disney Company, Heritage Auctions, McGraw-Hill, The Walt Disney Family Museum
Fonti:
MOUSECHIEVIOUS MEMO UPSETS BIG CHEESE (Los Angeles Times, 29/06/1986)
Basil l’investigatopo (The Disney Compendium)
How Basil Saved Disney Feature Animation (Mouseplanet)
The World’s Greatest Criminal Mind (Storybook Version) (Wikia Great Mouse Detective)