Air Pirates: come dei fumettisti indipendenti sfidarono la Disney

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Un gruppo di giovani artisti, gli Air Pirates, pubblicò nel 1971 per la Hell Comics due albi a fumetti noti come Air Pirates Funnies, i quali vedevano i personaggi Disney protagonisti di avventure decisamente bizzarre, con molti riferimenti alle droghe e al sesso. Queste opere, com’è facilmente desumibile, provocarono una decennale guerra legale con la Disney.

Come è successo? Ma soprattutto, come è finita? Riavvolgiamo il filo.

L’underground comix: da genere clandestino a strumento di critica sociale

L’utilizzo da parte degli autori di tematiche quali lo spaccio di droga e la sessualità e la produzione fuori dai consueti canali editoriali fa sì che questi fumetti possano essere inclusi a pieno titolo nel filone dell’underground comix. Si tratta di un genere che utilizza una satira dissacrante per affrontare temi irriverenti e scomodi, con uno stile assai lontano da quello del medium fumettistico tradizionale.

L’underground affonda le sue radici tra gli anni Venti e Trenta, quando iniziarono a circolare negli Stati Uniti dei mini-albi che raffiguravano personaggi dello spettacolo e dell’animazione coinvolti in vicende a sfondo erotico. Questi fumetti furono definiti Tijuana Bible perché avevano le dimensioni del palmo di una mano (come le Bibbie tascabili) e si pensava venissero prodotti a Tijuana, in Messico.

Paperino coglie Topolino e Minni in un momento privato. Tratto dalle Tijuana Bible.

La situazione per tutto il mondo del fumetto mutò drasticamente nel 1954 con la pubblicazione del saggio Seduction of the Innocent. Il suo autore, Fredric Wertham, temeva che i fumetti esercitassero un’influenza negativa sui bambini, spingendoli a commettere azioni dannose per loro stessi e addirittura per la società. Sulla scia degli studi dello psichiatra tedesco, il Congresso degli Stati Uniti istituì il Comics Code Authority, un organo di censura creato per regolamentare la produzione fumettistica.

I fumetti, per essere pubblicati, furono costretti a rispettare determinati parametri, a detta dei censori per garantire la salute mentale dei bambini. Nello specifico, i personaggi dei fumetti avrebbero dovuto rappresentare dei modelli di principi morali e di virtù. I fumettisti dovevano anche evitare di sceneggiare e disegnare episodi di violenza, oltre che qualunque riferimento alla politica, alla droga e al sesso. Persino il linguaggio non venne risparmiato: termini come “uccidere”, “zombie” o “sangue” furono messi al bando.

Il codice di condotta editoriale si scontrò con la rivoluzione culturale esplosa negli anni Sessanta. In tutto l’Occidente i giovani si resero protagonisti di manifestazioni e proteste con cui intendevano criticare una società che ai loro occhi appariva soffocante, sorretta dalle ferree regole del mercato e da reprimenti norme di comportamento. Una parte di coloro che sostenevano queste rivolte cercò di rovesciare i vecchi principi etici e sociali nel nome del perseguimento dei desideri individuali, toccando anche argomenti quali la libertà sessuale e l’assunzione di droghe.

Queste rotture con gli schemi del passato iniziarono a influenzare anche l’arte e la cultura, che videro riemergere nuove realtà indipendenti. In particolar modo il fumetto vide la rinascita del genere underground che uscì ufficialmente dall’ombra trovando il pieno appoggio di un pubblico diverso da quello di quarant’anni prima. Emergevano nuovi protagonisti caricaturali che trattavano tematiche mature come la droga e il sesso, e che facevano espliciti riferimenti alla situazione politica dell’epoca.

Fu proprio sulla scia della rivoluzione giovanile che iniziarono le vicende degli Air Pirates.

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Come nacquero gli Air Pirates

Tutto ebbe inizio nel 1964, quando il vignettista Dan O’Neill venne assunto dal giornale San Francisco Chronicle per realizzare le Odd Bodkins. Si trattava di una serie a strisce che narrava delle disavventure di tali Hugh e Fred Bird, in un mondo dominato da un generale ossessionato da una possibile invasione marziana.

Dan O'Neill: il fondatore degli Air pirates e creatore del suo Topolino
Dan O’Neill nel 1982

Dopo alcuni dissapori legati all’introduzione di personaggi coperti da copyright nelle strisce, O’Neill si dimise e decise di intraprendere una carriera in solitaria.

Alla ricerca di una squadra

Come molti altri fumettisti californiani del periodo, O’ Neill decise di mettere a frutto la propria creatività per cercare di cambiare la società e scagliarsi contro la cultura capitalistica americana. C’era solo un problema: non poteva fare tutto da solo. Aveva bisogno di una squadra.

O’Neill sapeva già dove avrebbe trovato i primi due collaboratori. Al Berkley Tribe lavoravano come vignettisti due suoi amici, Bobby London e Ted Richards, che decisero di aderire al suo progetto. Il quarto elemento, invece, venne trovato quasi per caso quando il trio di amici si recò allo Sky River Rock Festival del 1970. O’Neill adocchiò un camion, rimanendo affascinato dai motivi decorativi realizzati da Gary Hallgren, che gestiva una piccola impresa di insegne pubblicitarie.

Ma per l’ambizioso fumettista il gruppo non poteva considerarsi del tutto completo se almeno una donna non si fosse unita, poiché, a suo dire, “le cose non sarebbero andate bene senza una ragazza”. A rispondere alla sua richiesta di reclutamento fu Shary Flenniken, un’illustratrice di un giornale underground già conosciuta al suddetto festival. La ragazza accettò di buon grado di aderire all’iniziativa poiché era alla ricerca di un’esperienza lavorativa che la aiutasse a esprimere i suoi ideali anticonformisti maturati nel corso delle contestazioni giovanili.

Perchè gli Air Pirates odiavano Topolino

Il gruppo appena formatosi decise di chiamarsi Air Pirates, in onore di una banda criminale affrontata da Topolino in una storia degli anni ’30. A tenere compatta la squadra non erano solamente le loro precedenti esperienze di fumettisti underground o il loro background anticonformista. I Pirati avevano in comune una forte passione per le strisce quotidiane e per i cartoni degli anni ’30. Il loro beniaminio era nientemeno che Floyd Gottfredson, a cui si sarebbero ispirati per lo stile e le tecniche di disegno.

Il gruppo degli Air Pirates al completo al Berkeley Con del 1976. Da sinistra a destra: Gary Hallgren, Dan O’Neill, Shary Flenniken e Ted Richards.

Adesso O’Neill aveva una squadra su cui fare affidamento: restava da individuare una causa per cui combattere. Gli Air Pirates decisero di puntare direttamente contro la Disney e di colpire il suo simbolo più conosciuto, ossia Topolino. Perché proprio il Topo? Semplicemente perché lo detestavano.

He was a nothing character. The fact that a whole theme park was built around this thing was just absurd to us.

Era un personaggio vuoto. Il fatto che gli avessero dedicato un parco a tema sembrava assurdo per noi.

Ted Richard

Topolino, agli occhi dei Pirati, era visto come la principale incarnazione delle ipocrisie della società americana e dell’avidità della Disney, che si sarebbero nascoste dietro al suo aspetto buffo e pulito. Inoltre la Disney era nota per la sua iper-protettività nei riguardi dei suoi personaggi. O’Neill sosteneva che la multinazionale, facendo causa al suo gruppo, sarebbe andata contro il Primo Emendamento, dimostrando di conseguenza che la sua politica aziendale calpestava i principali diritti sanciti dalla Costituzione americana. Insomma, era il bersaglio perfetto.

Who sues kindergarteners for having cartoon characters on the walls of their classroom? Walt Fucking Disney.

Chi fa causa ai bambini dell’asilo per avere dei disegni dei personaggi animati appesi sulle pareti delle loro classi? Walt Fottuto Disney

O’Neill

Il team al lavoro

Adesso che la squadra aveva uno scopo, non restava che mettersi al lavoro. Il fumetto da realizzare era un underground che doveva vedere i personaggi di Walt Disney interagire in un contesto non disneyano. L’obiettivo era quello di provocare la Disney così da indurla a fare causa al gruppo e coinvolgere l’opinione pubblica sulla questione dei copyright e della libertà di parola.

Gli inizi non furono molto facili per questa singolare combriccola. Il loro studio era un vecchio magazzino (oggi scomparso) situato a San Francisco, che era in origine usato da Francis Ford Coppola per lo stoccaggio del materiale cinematografico.

Copertina degli Air Pirates Funnies con Topolino
A sinistra: copertina del primo numero di Air Pirates Funnies con Topolino che trasporta pacchi di droga (notare i sacchi con scritto la parola “Dope” cioè droga). La copertina è un’evidente parodia del corto animato Broganti del cielo

Nonostante le difficoltà economiche, i Pirati riuscirono a portare avanti il loro progetto grazie anche al contributo di collaboratori come Will Murphy, Larry Todd e Gary King. Il primo numero del loro fumetto uscì sotto il nome di Air Pirates Funnies il 1° luglio del 1971: il secondo e ultimo numero venne pubblicato il mese seguente. Saranno gli unici due albi pubblicati dai Pirati.

Un maniaco di nome Topolino

Negli Air Pirates Funnies i protagonisti sono Topolino e altri personaggi Disney, in una lunga serie di disavventure autoconclusive, per lo più a sfondo erotico. Per fare un esempio, una di queste storie ritrae Paperino caduto in disgrazia e costretto a chiedere l’elemosina ai passanti e che, successivamente, viene convinto da un pippide a spiare Minni mentre è intenta a farsi il bagno.

Air Pirates Topolino
Il Topolino degli Air Pirates nelle prime vignette della storia a lui dedicata.

Ma la vera star dell’albo rimane Topolino, che è il protagonista di una storia divisa in due parti. Per realizzare la loro versione del Topo, i Pirati si ispirarono alla sua versione da scavezzacollo amante dell’avventura che lo caratterizzava negli anni Trenta. Topolino venne però raffigurato come un depresso maniaco sessuale che brama il desiderio di consumare un rapporto con Minni, con Paperina o con chiunque gli capiti a tiro.

Il Topo conteso

We call them out. I mean, why have a fight if no one comes?

Li abbiamo provocati. Voglio dire, a che serve combattere se nessuno partecipa?

O’Neill

O’Neill spesso ha dichiarato di aver creato il fumetto per essere citato in giudizio dalla Disney, dimostrando che l’azienda seguiva una politica aziendale contraria alla libertà d’espressione. Tuttavia, a causa della tiratura limitata del suo albo (si parla di circa 20.000 unità) lo studio d’animazione banalmente non si accorse di quanto stava accadendo. Perciò O’Neill decise di inviare una copia del suo fumetto a un suo amico, figlio di un dirigente della multinazionale.

Air Pirates Topolino
Topolino contro la banda degli Air Pirates.

Grazie a questa mossa, O’Neill ottenne ciò che desiderava. La Disney fu talmente irritata nel vedere i suoi personaggi sfruttati in storie spinte e irriverenti che il 21 ottobre del 1971 intentò causa agli Air Pirates per infrazione di copyright. A ciò si aggiunsero anche le aggravanti di concorrenza sleale e persino di boicottaggio perché l’azienda era convinta che la parodia dei Pirati nascesse per il puro scopo di infangare il proprio nome e l’immagine di personaggi che col tempo erano divenuti simboli di purezza e innocenza. Ebbe così inizio una lunga battaglia legale, che durò dieci anni.

Le ragioni degli Air Pirates

Air Pirates Topolino
In queste vignette, Minni fa riferimento a un precedente consumo di droga e persino a un’esperienza sessuale tra Topolino e Paperina.

O’Neill era così eccitato dell’idea di essere stato citato in giudizio dalla Disney che chiese ai suoi compagni di farsi da parte e addossargli ogni responsabilità. L’unico che decise di supportare il suo amico fino alla fine della battaglia legale fu Ted Richards. Per sostenere le spese legali, gli Air Pirates vendettero i disegni raffiguranti Topolino in versione underground alle fiere del fumetto.

I Pirati costruirono la loro linea difensiva facendo appello al Primo Emendamento, che garantisce tra le tante libertà quelle di espressione, di parola e di stampa. Inoltre gli Air Pirates sostenevano che Topolino non poteva più essere considerato un’esclusiva Disney, ma che appartenesse alla collettività e di conseguenza che tutti avessero il diritto di parodiarlo.

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Su consiglio dei loro legali i Pirati fecero ricorso anche al fair use, una disposizione legislativa che consente agli autori di utilizzare il materiale protetto da copyright in quantità limitata per uso didattico, critico o informativo, anche senza chiedere l’autorizzazione a chi detiene i diritti. Secondo la difesa, i Pirati si limitarono a riprendere i personaggi disneyani per realizzare una satira rivolta a un pubblico adulto. Quindi, sempre secondo gli avvocati di O’Neill, la Disney non aveva nulla da temere: era impossibile che i bambini sarebbero venuti a conoscenza delle versioni non ufficiali dei loro eroi.

I chose to parody exactly the style of drawing and the characters to evoke the response created by Disney. My purpose in using the Mouse as a character is not to destroy the Disney product, but to deal with the image in the American consciousness that the Disney image implanted.

Ho scelto di parodiare esattamente lo stile di disegno e i personaggi per evocare le azioni messe in atto dalla Disney. Il mio scopo nell’utilizzare il Topo come personaggio non è quello di distruggere il prodotto Disney, ma è quello di fronteggiare l’immagine che la Disney ha instillato nella coscienza americana.

O’Neill in difesa di Air Pirates e del suo “Topolino”

Lo schiaffo di Ted Richards

Air Pirates Topolino
Vignette tratte da Zeke Wolf

Durante il processo, i Pirati avevano avanzato le loro personali critiche nei riguardi delle politiche aziendali disneyane. Per esempio Ted Richards realizzò per il gruppo la storia Zeke Wolf con lo scopo di accusare lo studio Disney di razzismo. Il fumettista, infatti, sostenne che la versione disneyana di Ezechiele il Lupo reincarna lo stereotipo negativo del campagnolo del Sud degli Stati Uniti, grezzo e ignorante, che non ha niente di meglio da fare se non commettere azioni criminali. Anzi, arrivò persino a sostenere l’idea che la Disney avesse creato la propria versione del lupo cattivo per spostare l’attenzione del pubblico da quelli che erano i veri problemi del Sud, ossia gli interessi delle banche, dei media e delle forze militari (rappresentate dai Tre Porcellini).

Inoltre, Richards dichiarò che la fiaba dei Tre Porcellini era entrata a far parte del folklore europeo e americano da tempo immemore. Pertanto, secondo lui, gli studi Disney non avrebbero potuto rivendicare la propria egemonia su una vecchia storia popolare.

La sentenza

Il giudice non fu d’accordo con le arringhe della difesa. Infatti sostenne che questa linea avrebbe comportato l’annullamento della protezione dei copyright, consentendo a chiunque di infrangere i diritti d’autore. Fu così che la corte condannò nel 1975 gli Air Pirates a risarcire la Disney, pagando una penale di circa 190.000 dollari.

Quanto alle copie di Air Pirates Funnies rimaste invendute, le autorità giudiziarie ne ordinarono il sequestro per poi destinarle al macero. Questo rende l’opera, di conseguenza, uno dei fumetti indipendenti dedicati a Topolino più rari di sempre. Basti pensare che sui siti di vendita e di aste, il valore di un singolo numero di Air Pirates Funnies si aggira intorno al migliaio di euro.

O’Neill ci riprova

Doing something stupid once is just plain stupid. Doing something stupid twice is a philosophy.

Fare qualcosa di stupido una volta è semplicemente stupido. Fare qualcosa di stupido una seconda volta è una filosofia.

O’Neill

Con la sentenza del 1975, la Disney vinse una battaglia, ma non aveva ancora vinto la guerra. O’Neill tornò, infatti, alla carica nel 1979 fondando il M.L.F (Mouse Liberation Front) che riuniva alcuni artisti che sostenevano la sua causa. Con il loro aiuto realizzò la storia Communiqué #1 che uscì sul numero 21 di Co-Evolution Quarterly.

La vicenda si apre con Topolino e Minni felicemente sposati e pronti a iniziare una nuova vita in una fattoria della contea di Mendoncino (California). I due hanno un dialogo dove accennano ai loro problemi di alcolismo e di droga, sorti quando le loro carriere conobbero un inaspettato declino (frutto della fantasia dell’autore) dopo la morte di Walt Disney. A questo si aggiunge anche l’imbarazzo di tenere nascosta al pubblico l’esistenza dei loro figli spacciandoli come nipoti (allusione all’assenza di figure genitoriali nei fumetti disneyani).

Air Pirates Topolino

I loro figli, Mortie e Ferdie, hanno assunto gli Air Pirates per rapirli (cioè usarli nel loro fumetto). In questo modo la coppia ha vissuto un’avventura che li ha aiutati a superare la loro precedente crisi.

Per queste ragioni il Topolino della storia assume le difese degli Air Pirates sottolineando che il loro fumetto è una semplice parodia che non infrange alcun copyright. La coppia arriva persino a chiedere alla Disney di ritirare le accuse e assumere gli Air Pirates nei propri studi.

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Stretta finale

O’Neill realizzò anche il seguito di Communiqué, che raffigura Topolino nello studio di Walt Disney intento a fumare della marijuana. Questa copia fu inviata agli studi Disney con la complicità di alcuni dipendenti che simpatizzavano per i Pirati. La Disney portò di nuovo gli Air Pirates in tribunale.

Una vignetta tratta da M.I.F. Per protestare contro la condanna inflitta dalla corte nell’aver raffigurato in maniera “troppo accurata e realistica” i personaggi Disney, O’Neill disegna Topolino con le fattezze reali di un topo, mentre si può notare che una mano di Minni ha cinque dita, invece di quattro.

Il piano di O’Neill, ancora una volta, prevedeva di mettere con le spalle al muro lo studio d’animazione. Se fosse stato condannato, infatti, avrebbe dimostrato che la politica aziendale disneyana soffocava i principi del Primo Emendamento. Se, al contrario, fosse stato ritenuto innocente, avrebbe continuato a parodiare Topolino nel nome della libertà di parola.

Il caso si trascinò fino al 1980, quando la Disney decise di ritirare le proprie accuse, a patto che i Pirati smettessero di realizzare parodie su Topolino. Il tutto si chiuse così con un nulla di fatto. Lo studio d’animazione, anzi, perse all’incirca due milioni di dollari in spese legali. L’unico che si ritenne soddisfatto fu O’Neill: il fatto di essere riuscito a evitare la prigione e di aver mostrato i limiti dei copyright fu per lui un’importante vittoria.

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Topolino: un marchio da proteggere a tutti i costi

Una volta chiusi i conti con gli Air Pirates nel 1981, la Disney decise di affrontare un’altra questione delicata, cioè quella dei diritti su Topolino, che sarebbero dovuti scadere nel 1984. Era il 1928 quando Walt Disney, per non correre il rischio di perdere la sua celebre creazione (com’era capitato con Oswald il Coniglio), decise di registrare Topolino avvalendosi del Copyright Act. La legge risale al 1790 e in origine garantiva un periodo “protettivo” di 28 anni alle opere di fantasia e un rinnovo supplementare della protezione per altri 14 anni. Venne poi riformata nel 1831 estendendo il periodo di protezione a 42 anni, e poi nuovamente nel 1909, estendendolo a un totale di 56 anni.

La Disney tirò un sospiro di sollievo quando il Congresso degli Stati Uniti, per conformarsi alle normative europee, elaborò una nuova modifica al Copyright Act nel 1976. Infatti si riconobbe alle opere nate nel periodo posteriore al 1922 un’ulteriore estensione della protezione, che ammontava a 19 anni. Questo significa che Topolino sarebbe stato di proprietà della multinazionale fino al 2003.

Ma per la Disney era ancora troppo presto per cantare vittoria. Anche perché sarebbero scaduti anche i diritti di altri personaggi, come Paperino (2009), Pippo (2007) e Pluto (2005). C’era il rischio che nel primo decennio del nuovo millennio l’azienda si ritrovasse privata di alcuni prodotti intellettuali che le fruttavano miliardi di dollari all’anno. Un pericolo che doveva assolutamente evitare.

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Quella volta che Topolino divenne legislatore di se stesso

Fu così che giunse in soccorso della Disney la Copyright Act Extension, (nota anche come Sonny Bono Act, dal nome dell’omonimo cantante e politico che la propose) che fu varata il 25 marzo del 1998. La nuova normativa aggiungeva una protezione di altri venti anni a tutte le creazioni artistiche nate dopo il 1923. A Topolino venne così posticipata la “data di scadenza”, che cadrà nel 2023.

Sonny Bono, il cantante/politco del Copyright Act Extension

A causa del coinvolgimento della Disney (e di tante altre aziende private), la nuova disposizione fu al centro di numerose polemiche. Anzi, alcune voci hanno persino accusato l’azienda di di lobbismo, cioè di aver fatto pressione alle istituzioni per la salvaguardia dei propri interessi personali. Viste le enorme influenze che avrebbe avuto la Disney sulla revisione legislativa, la legge è nota anche come Mickey Mouse Protection Act.

Ovviamente non siamo ancora in grado di stabilire quale possa essere stato il peso che la Disney ha esercitato sulla legge. Su una cosa, però, siamo certi. Mancano ancora due anni alla scadenza dei diritti d’autore di Topolino e sicuramente i legali si staranno dando da fare per trovare una possibile soluzione. In caso contrario, Topolino a partire dal 1° gennaio del 2024 diventerà ufficialmente soggetto al dominio pubblico.

Il fatto che Topolino possa, un giorno, diventare “patrimonio dell’umanità” a tutti gli effetti non significa per forza che sfuggirà al controllo della Disney. L’azienda, infatti, potrà sempre godere dei suoi 19 marchi registrati di Topolino che possono essere rinnovati a piacimento e che lo proteggono da alcune evenienze. Inoltre occorre sottolineare che scadranno i diritti della versione “Steambot Willie” di Topolino, quella coi soli calzoncini del primo corto. Questo significa che se qualcuno volesse sfruttare Topolino per una storia, potrebbe basarsi sul modello nato nel 1928. Qualunque nuova versione dovrà ricevere i dovuti permessi. Insomma, in un modo o nell’altro, Topolino sarà sempre di proprietà della Disney. Pirati permettendo.

Antonio Ferraiuolo

Immagini © Disney – Air Pirates

Fonti:
Disney’s Bloody Attack on The Air Pirates
Mickey Mouse Protection Act: il “salvavita” di Disney
Walt Disney Sues Sex Parody Artists
Walt Disney fa causa agli artisti della parodia sessuale
Perché Topolino sarà per sempre protetto da copyright
Wikipedia
The Clay Geerdes Archives

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