In uno dei pochi momenti di stacco dalla sua routine, un uomo sgranocchiava delle noccioline sulla panchina di un parco, lontano dal pensiero di strette di mano e accordi commerciali. Quest’uomo era, metaforicamente parlando, un re, e osservava compiaciuto le sue piccole principesse divertirsi sul carosello del Griffith Park di Los Angeles. In quel momento, per lui, quello era il posto più felice della Terra.
Secondo i più, questi in realtà era uno stregone, avendo permesso ai suoi sudditi di fuggire la monotonia grazie alla sua lungimiranza. Dopo anni al comando però, era ancora un re (o uno stregone) senza un castello, e la cosa lo turbava.
Decise quindi di agire, ma non avrebbe costruito un castello. Avrebbe costruito un parco. Un parco come quello che per lui era stato il luogo più felice della Terra. E così facendo, donò a milioni di sognatori una casa. Questo re era ovviamente Walt Disney, e il regno da lui fondato è uno dei parchi divertimenti più famosi del globo: Disneyland.
“A tutti quelli venuti in questo posto felice: benvenuti! Disneyland è il vostro regno. Qui l’età rivive i bei ricordi del passato… e qui i giovani possono assaporare le sfide e le promesse del futuro. Disneyland è dedicata agli ideali, ai sogni e ai fatti che hanno creato l’America… con la speranza che sia una fonte di gioia e ispirazione per tutto il mondo.”
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Se puoi immaginarlo, puoi crearlo
Non c’è unanimità sul periodo in cui l’idea della creazione di un parco divertimenti a tema iniziò a prendere forma nella testa di Disney. La vicenda del Griffith Park di Los Angeles risale al 1940, ma un articolo pubblicato sul Press-Telegram di Long Beach datato due giorni prima dell’apertura sostiene che negli archivi dello studio di Burbank ci fossero degli sketch iniziali datati 1932. Questo implicherebbe che l’idea risalga a ben cinque anni prima dell’uscita di Biancaneve e i sette nani.
Il 31 agosto del 1948 il cineasta californiano scrisse al suo direttore artistico Dick Kelsey, descrivendo nel dettaglio la sua visione per il Mickey Mouse Park (diventato poi “Disneylandia” e infine Disneyland). Il prototipo si limitava a un giro in barca, alcune giostre, un’area ispirata alle città del Far West con tanto di diligenza ed un teatro che ricordasse un saloon. Immancabile il treno a vapore, che avrebbe portato i visitatori lungo gli otto acri di strada proprio verso gli Studios a Burbank.
Si pensò di arricchire il progetto anche con una stazione radiotelevisiva, i negozi a tema e gli spettacoli. Per realizzare tutto questo erano però necessari ingenti finanziamenti.
Nel 1952, Disney liquidò alcune proprietà, inclusa la casa per le vacanze con la famiglia, e rescindendo la propria assicurazione sulla vita guadagnò centomila dollari. Oltre a ciò, investì tutti i ricavi guadagnati dai grandi Classici dell’epoca come la stessa Biancaneve e i Sette Nani, Le Avventure di Peter Pan, Fantasia e Lilly e il Vagabondo.
Da bravo imprenditore, Walt decise di puntare su un media già presente da qualche anno negli Stati Uniti, e che stava conoscendo una costante ascesa: la televisione. Nel 1953 il fratello Roy Disney prese accordi con l’emittente televisiva ABC per trasmettere un programma che mostrasse i progressi settimanali dei lavori. Andato in onda per la prima volta il 27 Ottobre 1954, fece guadagnare altri cinque milioni di dollari in diritti televisivi e soprattutto, fece puntare sul progetto gli occhi dell’America intera.
Sistemata anche la questione sponsor firmando contratti con quarantasette locatari e aziende di spicco (quali Coca-Cola) Walt aveva a disposizione 17 milioni di dollari. La prima cosa che fece fu aumentare lo spazio a disposizione, comprando un aranceto di centosessanta acri ad Anaheim, nei pressi di Los Angeles, dove ancora oggi sorge la fortezza del regno della fantasia.

Il 17 Luglio 1954 iniziarono i lavori. Esattamente un anno dopo Disneyland, all’epoca composta da cinque aree tematiche e diciotto attrazioni, aprì per la prima volta i battenti. Dalle stime, i visitatori sarebbero dovuti essere undicimila, ma ogni più rosea aspettativa venne superata, dato che ben ventottomila persone erano presenti. Inoltre la cerimonia d’inaugurazione, trasmessa in diretta proprio dalla ABC, infranse il record di ascolti dell’epoca con novanta milioni di spettatori.
Come nelle migliori fiabe però, qualcosa deve andare storto. Il primo capitolo di questa storia s’intitola “Black Sunday“. Dalla testimonianza di uno dei responsabili dei lavori, Joe Fowler, raccolta nella biografia Walt Disney: an American original del biografo cinematografico Bob Thomas, si evince che i tempi di realizzazione furono in realtà molto stretti. Il disastro era dietro l’angolo.
A giostre malfunzionanti e cibo insufficiente per tutti i visitatori (di cui più della metà aveva biglietti contraffatti o aveva scavalcato le recinzioni) si aggiunse anche un problema alla rete idrica che obbligò una scelta tra toilette o fontanelle funzionanti.
Non dovettero prenderla bene i vip invitati, tra cui il governatore della California Goodwin Knight e l’attore e futuro Presidente Ronald Reagan, ma anche il conduttore radiofonico Art Linkletter e l’attore Robert Cummings. Addirittura le guest star che dovevano esibirsi, i celeberrimi cantanti e attori Debbie Reynolds e Frank Sinatra, tardarono a causa di un ingorgo.
Ma tutto è bene quel che finisce bene. A un anno dall’apertura, il parco contava già un milione di ospiti, come amava definirli Walt, perché per lui le persone erano l’attrazione (intesa come fulcro del funzionamento del parco) più importante. Oggi l’area conta una media di cinquantamila visitatori al giorno.

Ormai divenute un simbolo americano, le attrazioni di Disneyland furono anche mostrate alla New York World’s Fair del 1964, dove con quattro nuove attrazioni, venne presentata la rivoluzionaria tecnologia degli animatronics. Disneyland però sarebbe stato l’unico dei successivi sei parchi a tema in cui il suo fondatore avrebbe portato le figlie a giocare. Walt morì infatti nel 1966. In suo onore, nel 1971 Roy Disney fece intitolare il nuovo parco di Orlando, il Walt Disney World Resort.
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La formula magica: la design experience
L’intento di Walt era quello di creare coesione e armonia stilistica in ciascuna area del suo parco. Ciascun elemento doveva sembrare uscito dai luoghi e dalle scene dei suoi film. Questo è il primo storico esempio di tematizzazione, ed è stata l’intuizione che ha reso Disneyland il padre di tutti i moderni parchi divertimenti.
Per raggiungere il suo obiettivo Disney prese spunto dai parchi già esistenti, come i Tivoli Gardens di Copenaghen, chiedendo ai bambini quali fossero le loro attrazioni preferite. Un contributo enorme venne dal suo passato: l’Electric Park, che aveva visitato quando viveva in Kansas.
Pulito e curato, vantava musica dal vivo, sale da ballo, spettacoli teatrali, sale giochi, bar, negozi di souvenir, ma non solo. Una piscina interna, una barca che risaliva uno scivolo per poi “sprofondare” in un lago, un treno a vapore di quelli che tanto affascinavano il piccolo Disney e uno spettacolo di fuochi d’artificio, che appaiato alle centomila lampadine elettriche lo faceva sembrare un angolo rubato al cielo stellato.
Per avere la certezza che la sua rivoluzione avesse successo, Disney non si limitò ad analizzare i parchi. Inizialmente preoccupato che la gente si disperdesse e stufasse in ambienti ampi e affollati, studiò i percorsi e i movimenti delle folle all’interno di fiere, circhi, musei e persino lungo le strade di New York. Tutto ciò gli suggerì una trovata inusuale: un ingresso singolo, come a teatro.
Questo paragone non è casuale: confluendo dalla stessa entrata, l’esperienza sarebbe iniziata allo stesso modo per tutti. Gli ospiti sarebbero poi stati attirati verso un hub centrale da un punto d’interesse (altra trovata innovativa), ossia il castello della Bella Addormentata, e dai poster, che fungevano da “segnali stradali”.
Prima però, bisognava attraversare il tappeto rosso: Main Street. Questa disposizione si ispirò a Marceline, città del Missouri dove Walt trascorse l’infanzia. Superata questa prima area, gli ospiti scelgono in quale “terra” recarsi. In principio erano quattro:
- Fantasyland, dedicata al mondo delle fiabe
- Frontierland, che rievoca i panorami dei grandi parchi naturali americani
- Adventureland, a tema avventuriero
- Tomorrowland ,che ha come protagonisti i personaggi della fantascienza.
Ancora oggi i parchi sono divisi in terre, alcune delle quali non presenti in tutte le sedi, come Critter Country e Toontown, progettate solo per Tokyo e Anaheim. Ogni parco ha poi, con l’eccezione di Hong Kong, la propria downtown, un’area piena di ristoranti e negozi lontani dalle infinite code.
Sin dall’inizio, come accennato, ogni area presentava le proprie peculiarità. Tomorrowland usava sin dal 1955 distributori automatici per il cibo (inventati quasi settant’anni prima, ma disponibili al grande pubblico grazie a un’iniziativa della Coca-Cola a partire dal 1953).
Anche la cultura locale venne sfruttata nella tematizzazione. Il Castello della Bella Addormentata a Parigi ha delle piccole strutture a forma di escargot. A Hong Kong Disneyland il rosso è il colore dominante, poiché considerato fortunato in Cina.
E anche la natura non fa eccezione nel florilegio di ispirazioni. Big Thunder Mountain, ad esempio, venne ideata da Tony Baxter, all’epoca vicepresidente del dipartimento creativo, basandosi sul Bryce Canyon dello Utah. Sempre Baxter dichiarò di aver “racchiuso il mondo in un’esperienza di nove minuti” parlando di un altro suo lavoro: Jungle Cruise (Crociera nella Giungla), un tour attraverso le principali foreste del mondo, con tanto di riproduzioni delle piante locali.
Le novità vengono introdotte prima nei parchi Usa, ma anche i parchi asiatici sono in rapida espansione e forniti della tecnologia più avanguardistica, come si evince dalle attrazioni esclusive dei parchi orientali come la Sinbad’s Storybook Voyage e Tron Lightcycle Power Run. Fanalino di coda, il parco parigino, in cui solo Remy’s Ratatouille Adventure è, per ovvie ragioni, arrivata per prima.
Attualmente, attrazioni, spettacoli e attività si rinnovano su base stagionale o quantomeno annuale. Quando un’attrazione è arrivata alla fine della corsa, Disneyland è solita ridarle nuova vita, come nel caso della Rock ‘n Roll Coaster degli Aerosmith, che è stata dedicata ad Iron Man. In occasione delle festività non mancano inoltre eventi a tema, come le feste per il Capodanno Cinese nei parchi asiatici.

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Cosa fare alla corte di Re Walt
È naturalmente impossibile stilare un elenco completo di tutte le attrazioni presenti nei parchi a tema Disney. Abbiamo deciso quindi di raccontarvi una manciata di quelli che, secondo noi, sono i più interessanti. Un aiuto è anche stato fornito da un membro del programma Inside.ears, ben aggiornato su tutte le novità dei parchi. Fatta questa premessa, possiamo iniziare.
Nel complesso esistono ben dodici parchi a tema situati in cinque paesi diversi:
- Walt Disney World Resort (Florida) (Magic Kingdom, Hollywood Studios, Epcot, Animal Kingdom) È di gran lunga il complesso più grande al mondo, vi sono anche due parchi acquatici: Blizzard Beach e Typhoon Lagoon. Il suo castello è quello di Cenerentola.
- Tokyo Disney Resort (Tokyo Disneyland, Tokyo DisneySea). Anche in questo caso il castello è quello di Cenerentola.
- Disneyland Resort (California) (Disneyland, California Adventure). Il parco originale ha il castello della Bella Addormentata.
- Disneyland Paris (Disneyland Paris, Walt Disney Studios Park). Anche in questo caso il castello è quello della Bella Addormentata.
- Hong Kong Disneyland Resort (Hong Kong Disneyland) Il Castle of Magical Dreams, in onore delle 12 principesse più Elsa ed Anna di Frozen. È il parco più piccolo.
- Shanghai Disney Resort (Shanghai Disneyland), in cui il castello è l’Enchanted Storybook Castle.
Addentriamoci quindi nel percorso dei parchi a tema Disney. Piccolo consiglio: i biglietti andrebbero acquistati almeno un anno prima, così come gli ingressi alle singole attrazioni. Meglio evitare le festività e i week end: anche se si corre il rischio di trovare meno spettacoli, i giorni settimanali sono molto meno affollati e inoltre i parchi applicano prezzi dinamici in base all’affluenza, al periodo e persino al giorno.
Il cibo di Disneyland
Il vostro appetito potrebbe essere stimolato dal nostalgico sapore dell’infanzia. Ci sono aree picnic all’ingresso e dei fast food a downtown, ma Walt aveva pensato i ristoranti come fossero anch’essi delle attrazioni. Sono molteplici gli esempi di locali dedicati ai vari personaggi Disney.
Uno dei ristoranti più celebri del Disneyland californiano è il Blue Bayou, aperto nel 1967. La cucina tipica della Louisiana ben si sposa con il ruscello accanto ai tavoli con l’artificiale chiaro di Luna. La vostra cenetta dentro strutture simili a palafitte sarà accompagnata dalla “canzone della palude”. È anche uno dei pochi posti nel parco dove vengono serviti alcolici.
Una critica frequente è che il cibo si limiti a riprendere la sagoma di Topolino, senza essere particolarmente saporito. A Tokyo DisneySea questo aspetto è ovviato dal Casbah Food Court e dal Vulcania. Il primo serve cucina araba in un bazar a cielo aperto, mentre il secondo permette di mangiare delizioso cibo cinese sulle pendici del vulcano al centro dell’area tematica dedicata a Jules Verne, l’Isola Misteriosa.
Gli alberghi
Il Disney Hotel Santa Fè a Parigi accoglie i visitatori nel mondo di Cars con lampade a forma di coni stradali e specchi che riprendono i circuiti da corsa. Esistono anche opzioni più lussuose quali il Disney’s Polynesian Villas & Bungalows a Disney World, formato da villette di lusso e spiagge private.
Le giostre
Le giostre di Disneyland si possono dividere in otto macro-categorie, che a loro volta danno vita a giochi competitivi come in Toy Story Mania e le corse automobilistiche come Autopia. Non mancano gli “ottovolanti” a tema, che riprendono le fattezze di Dumbo o del Tappeto Magico di Aladdin. Non manca poi il Peter Pan’s Flight, che porta dalla casa di Wendy all’Isola che non c’è sorvolando il Tamigi e il Big Ben.
Esistono anche giostre dalle atmosfere più mature: tutte le attrazioni ad Epcot (Experimental Prototype Community of Tomorrow), parco di Disney World pensato come una città utopica, illustrano la visione del futuro di Walt.
Se gli animatori travestiti da Topolino sono sempre nei pressi del parco principale, molti personaggi si spostano oppure cambiano in base a giorni, orari e terre. Per esempio, per incontrare Buzz Lightyear a Parigi dovrete recarvi presso i Disney Studios, dove si trovano le terre dedicate ai personaggi Pixar, Marvel e in futuro Star Wars. Altri personaggi sono semplicemente difficili da incontrare. Ritenetevi fortunati a poter vedere da vicino Crudelia De Mon, Capitan Uncino e Malefica.
Gli inguaribili romantici hanno inoltre la possibilità di sposarsi a Disneyland. L’inconveniente è l’orario: le foto saranno scattate all’alba e la cerimonia sarà celebrata o prima dell’apertura o poco prima della chiusura. In compenso, se doveste avere dei ripensamenti sulla vostra acconciatura, sappiate che alcuni parchi hanno delle boutique o dei barbieri. I più celebri sono l’Harmony Barber Shop a Disney World e il Dapper Dans Hair Cuts.

Il dietro le quinte
La selezione del personale è particolarmente severa. Ogni dipendente, infatti, fa parte di una recita. Oltre alla presenza scenica vengono considerate anche le caratteristiche fisiche e l’eventuale presenza di tatuaggi o piercing.
Il periodo di formazione si tiene sui banchi della Disney University. Qui si studiano la storia e le tradizioni della compagnia, nonché quelli che, secondo la Compagnia, devono essere i quattro princìpi di Disneyland: sicurezza, cortesia, efficienza e spettacolo. Finita la formazione base, ogni assunto attende delle ulteriori lezioni legate al suo ruolo.
È presente anche l’uso di un linguaggio in codice, così da non spezzare la magia per gli ospiti se fosse necessario scambiarsi informazioni di servizio. Ciò si applica anche nelle interazioni con gli ospiti: nel caso in cui un dipendente non conosca l’informazione richiesta, dovrà chiedere aiuto a un collega, il tutto senza però uscire dal personaggio.
Sempre in tema di “uniformità”, ogni personaggio ha un proprio autografo, che deve ovviamente essere scritto con la stessa calligrafia da tutti i membri con lo stesso ruolo. Calarsi corpo, mente e anima nella parte però non basta. Se un ospite dovesse chiedere ad Elsa se per caso conosca la sua squadra del cuore, questa dovrebbe fingere che il calcio non esista. Vip, altri brand, fatti di cronaca recenti. Il mondo oltre i confini di Disneyland non esiste.
Per lavorare a Disneyland è indispensabile saper tollerare un ambiente di stampo militare, dalle regole molto severe. Rispondere ad una telefonata urgente può costare il posto. E queste non sono nemmeno le regole più assurde.
Infine, siccome agli albori Walt insistette che tutti si chiamassero per nome, ancora oggi due persone nella stessa area con la stessa mansione non possono essere omonimi. A ognuno viene infatti assegnato un nome d’ufficio da indicare sul cartellino.
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Un incantesimo indissolubile
Un articolo non basta ovviamente a racchiudere la storia di Disneyland. Esistono interi siti e libri esclusivamente dedicati al tema, e non potrebbe essere altrimenti per un’opera il cui successo è stato tale da ispirare non solo tutti gli altri parchi a tema che sono venuti dopo, ma anche da sostenere con i suoi introiti la Disney durante gli anni ’70, permettendo alla Fabbrica dei Sogni di uscire da un periodo di crisi.
Nonostante per alcuni critici oggi la Disney abbia perso la “magia” che la caratterizzava agli albori, il “posto più felice della Terra” è un baluardo di tradizioni che porta ancora avanti la visione originale del suo creatore. Di quel re che con i suoi poteri magici ha saputo regalare un sorriso a milioni di appassionati. Forse è vero che oggi la Walt Disney Production non è più la stessa, ma finché ci sarà Disneyland a conservare la tradizione, la magia non andrà mai persa. Perché, come disse il re:
“Disneyland non verrà mai completata. Continuerà a crescere finché a questo mondo ci sarà ancora immaginazione.”
Fai il test: Quale Principessa Disney sei?
Hector Leoni
Immagini © Disney Parks, Experiences and Products
Fonti:
Waltdisneyland; The Travel; The Henry Ford Organization; Travel + Leisure; Disneyland Official Site; National Geographic, The American Experience; Insider, Walt Disney: an American Original; BBC;