La recensione di Elemental – Com’è il nuovo film Disney Pixar?

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Siamo a quota ventisette. Questo il numero delle produzioni Disney Pixar arrivate (quasi sempre) sul grande schermo. Tutto iniziò con Toy Story, che nel 1995 cambiò per sempre il mondo dell’animazione. Da allora ci sono stati cambi di dirigenza, sperimentazioni più o meno ardite e diciotto premi Oscar vinti da quello che è diventato tra i più importanti studi di animazione al mondo.
Elemental è l’ultima creazione degli artisti Pixar, ed esce al cinema in un momento decisamente burrascoso per l’animazione Disney. Avrà tutti gli… elementi al posto giusto per conquistare il pubblico? Continuate a leggere la recensione per scoprirlo!

Il trailer ufficiale di Elemental, dal 21 giugno al cinema

Gli elementi della storia di Elemental (ehr…)

L’ennesima società animata partorita da Disney Pixar si presenta ai nostri occhi già nei primi minuti di Elemental. Si tratta di un meccanismo a cui ormai siamo avvezzi: un mondo parallelo al nostro, in cui ruoli, professioni e personalità si adattano al nucleo narrativo del film. Dopo aver visto mondi paralleli dedicati a mostri, auto, emozioni, giocattoli, questa volta è il turno di una metropoli abitata da elementi. Acqua, aria, terra, fuoco. In Elemental ognuno di questi archetipi è declinato in diversi personaggi e culture, creando un ambiente cosmopolita che si fa specchio del nostro.

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Nei sobborghi di Element City facciamo la conoscenza della giovane Ember, orgogliosa figlia di Bernie e Cinder Lumen. La famiglia Lumen, emigrata anni prima dalla lontana Terra del Fuoco, vive in un ristretto e isolato sobborgo di Element City, appannaggio esclusivo di fiamme e fiammelle. Il fuoco in Elemental non è certo il più amato dagli altri concittadini. Pericoloso per i personaggi fatti di terra e piante, è mal visto soprattutto dall’acqua, con la quale il rischio di spegnimento o evaporazione è sempre dietro l’angolo.

Dietro l’angolo è anche il fortuito incontro con Wade, ragazzo acquatico lontanissimo dalla focosa Ember, ma ehi, lo sappiamo dai tempi di Romeo e Giulietta, gli amori impossibili sono pane per i denti degli spettatori, giusto?

Elemental non è solo una commedia romantica. Lo è per molto tempo però, siete avvisati. Nei suoi 102 minuti di durata accarezza un po’ di tutto, dal rapporto padre/figlia al razzismo, passando per la classica morale Disney del “segui il tuo sogno”. Disney e Pixar hanno buttato nel calderone temi e spunti di riflessione in quantità. Difficilissimo tenere tutto in equilibrio, anche per lo studio più talentuoso del mondo.

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Leah Lewis e Mamoudou Athie, doppiatori originali di Ember e Wade

Il film Pixar che non arriva al cuore

Elemental non sarà ricordato come il più riuscito dei lungometraggi Pixar, e forse alcuni spettatori non lo ricorderanno affatto. Si tratta come sempre di una grossa produzione, e in ogni fotogramma trasuda tutto l’amore del regista e degli animatori. Risulta quindi ancora più difficile constatare che Elemental, al netto di tutto, non convince.

Non convincono i personaggi, di solito marchio di fabbrica Disney Pixar. Di quattro elementi che ci vengono presentati, la metà resta sullo sfondo per l’intera pellicola, e l’intera storia parla in realtà soltanto di acqua e fuoco. Era sicuramente una scelta da fare, anche Inside Out parlava alla fin fine di Gioia e Tristezza. In quel caso però le altre emozioni erano organiche, necessarie alla narrazione. Durante la visione di Elemental provate a immaginare lo stesso film, ma in un mondo abitato esclusivamente da acqua e fuoco. Cambierebbe davvero qualcosa?

Anche tralasciando la presenza/assenza di personaggi degni di nota, gli artisti Pixar hanno inserito una quantità tale di temi, messaggi e stratificazioni, da non rendere chiaro quale sia il centro del film. Prendiamo Ember, la protagonista. In appena un’ora e mezza questa povera ragazza dovrà: risolvere il rapporto con il padre; capire che lavoro vuole fare nella vita; trovare il proprio posto nella società come figlia di immigrati; fare pace con le tradizioni e con il passato; innamorarsi per la prima volta; far accettare alla famiglia una coppia “element fluid”; nel tempo libero, salvare l’intero quartiere da un’inondazione. E tutto questo solo per un personaggio.

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All’improvviso il film finisce, e lo spettatore rischia di trovarsi con il fiato corto, e con più domande che risposte. L’unica certezza dovrebbe esser quella tecnica, ma in una produzione da 200 milioni di dollari non dovremmo aspettarci niente di meno che l’eccellenza. E di eccellenza si tratta, ma il mondo dell’animazione si muove velocemente, e Elemental rischia di restare indietro anche dal punto di vista artistico. Non ci sono inquadrature che vadano oltre il semplice mostrare quello che accade, non un solo movimento di macchina che sappia osare ed emozionare. Anche un occhio poco esperto potrebbe fare paragoni poco lusinghieri con la meraviglia suscitata da opere recenti come Il mostro dei mari, o Super Mario Bros. Il film, per non parlare del gargantuesco Spider-Man: Across the Spider-Verse. L’ultima produzione Disney Pixar sembra non riuscire a spostare l’asticella neanche dal punto di vista tecnico.

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Una delle belle locandine rilasciate da Disney Pixar
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Il flop di Elemental e il ruolo di Disney e Pixar

Siamo alla fine, ma le cose da dire potrebbero essere ancora molte. Dedichiamo alcune parole anche all’adattamento italiano di Elemental, sintomatico forse di altri problemi più profondi. Potrebbero sembrare dettagli marginali, ma non lo sono. Nel film Wade invita Ember al cinema, “theater” in originale, in italiano superficialmente tradotto con “teatro”. Due minuti dopo i personaggi sono al cinema. Ancora, l’elenco dei clienti banditi da un negozio, “banned” in inglese, diventa l’elenco dei clienti bannati, come se fossimo su un forum di quindici anni fa. Un dipinto ad acquerello (“watercolor”) diventa un dipinto con colori ad acqua, maldestro tentativo di tradurre pedissequamente un gioco di parole che fa ridere solo in inglese. Errori di adattamento troppo superficiali, che fanno riflettere su quanto Disney abbia investito nella promozione di Elemental. Poco o niente.

Restando nel lato del puro marketing date un’occhiata al catalogo relativo al merchandising di Elemental. Un totale di sette prodotti, orecchie di Topolino incluse. Nessun altro tipo di pubblicità, nessun gadget, nessun videogioco. A proposito di videogiochi, è appena uscita un’espansione di Minecraft dedicata a Gli Incredibili. Gli Incredibili. Film Disney Pixar del 2005. Perché? Perché investire milioni di dollari in un film e poi tagliargli le gambe in questo modo?

Noi non gestiamo una grande azienda, siamo solo spettatori. Che Elemental sia un flop al botteghino conta fino a un certo punto, gli appassionati Disney vorrebbero solo vedere un bel film. Però, cara Disney, se non ci credi tu, chi lo farà?
Restiamo in attesa di Elio, e di Wish, certi che la magia non si è esaurita, e che i passi falsi, come già accaduto in passato, saranno la rincorsa per nuovi capolavori. Con buona pace di Ember e Wade, e della loro sconclusionata storia d’amore.

Amedeo Anfuso

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Immagini: © Disney – Pixar

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