È in arrivo una nuova serie comedy vietata ai minori di 17 anni con protagonista Christopher Robin, il miglior amico di Winnie the Pooh. A dirigere l’episodio pilota (non Disney) sarà il regista di Sausage Party Conrad Vernon.
Allucinazioni indotte dall’uso di droghe, disagio sociale, atmosfere horror e… un dolce orsetto con la maglietta rossa. No, non è l’annunciato sequel di Winnie the Pooh: Blood and Honey. Quella che gli studios canadesi Boat Rocker e Bay Mills stanno sviluppando è una serie TV incentrata sul personaggio di Christopher Robin, l’adorabile compagno di avventure di Winnie the Pooh. Dimenticatevi l’innocente e allegro bambino in calzoncini che scorrazza nel Bosco dei 100 Acri in compagnia di variopinti animali parlanti; Christopher Robin – questo il titolo dello spin-off – è una serie comedy per adulti dove tutto è possibile.
Di cosa parla la nuova serie TV Christopher Robin?
Christopher Robin è un newyorkese disilluso nel pieno della cosiddetta “crisi del quarto di secolo”, una sindrome molto comune nei giovani che per la prima volta si trovano a dover affrontare le opprimenti responsabilità della vita adulta. Vive in uno squallido appartamento nel complesso residenziale dei Cento Acri e, attraverso l’abuso di sostanze stupefacenti, è in grado di aprire un portale dietro cui si celano strani animali parlanti che lo aiuteranno a crescere. O meglio, a uscirne.
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Un adattamento dalle tematiche decisamente più adulte rispetto a quelli a cui la Disney ci ha abituati negli ultimi sessant’anni. Nick Natell, vicepresidente esecutivo del dipartimento creativo dei Boat Rocker Studios, in un’intervista a Variety ha definito la serie “un progetto che porta i personaggi dell’universo di Winnie the Pooh in nuove dimensioni inaspettate e davvero divertenti”. Infatti, per quanto la sinossi suggerisca dei toni cupi e surreali, gli intenti del regista e produttore esecutivo Conrad Vernon (Sausage Party, Shrek 2) e dello sceneggiatore Charlie Kesslering sono quelli di offrire agli spettatori una horror comedy fresca e originale.
Ritorna sul piccolo schermo l’ibrido tra animazione e live-action
Sono pochi i dettagli trapelati su Christopher Robin ma quel che è certo è che la serie adotterà una tecnica mista tra animazione e live-action. Possiamo immaginare che le parti animate saranno riservate ai piccoli abitanti del Bosco dei 100 Acri, mentre i personaggi “reali” verranno interpretati da persone in carne ed ossa. Una tecnica a cui gli spettatori Disney sono avvezzi (si pensi a Mary Poppins o Fantasia) ma che non era ancora stata utilizzata in un riadattamento di Winnie the Pooh.
Il miglior amico di Winnie the Pooh è un tossicodipendente disilluso
Con questa nuova serie il personaggio di Christopher Robin si riappropria finalmente del ruolo di assoluto protagonista. Proprio nel posto in cui il suo creatore A. A. Milne lo aveva collocato nei romanzi. Infatti, per chi non lo sapesse, è stato l’adattamento Disney a puntare tutto sul tenero orsetto e i suoi amici, relegando il povero Christopher a brevi apparizioni nei prodotti d’animazione come personaggio secondario.
Christopher Robin reincarna le qualità uniche dei bambini di dar vita con la sola immaginazione a situazioni e mondi magici, straordinari. E di lasciarli andare con l’avanzare dell’età. La Walt Disney Company ha saputo sfruttare le sfaccettature del Christopher bambino nella serie animata Le nuove avventure di Winnie the Pooh (1988-1991) e della versione disincantata del Christopher adulto, interpretato da Ewan McGregor nel nostalgico e poetico live-action Ritorno al Bosco del 100 Acri (2018).
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Ma se c’è una cosa che non è andata persa nell’acquisizione da parte di Disney delle creature di Milne, è il carattere del piccolo Christopher. Allegro e fantasioso, sempre pronto all’avventura e ben più maturo e saggio dei suoi amici. Dei tratti caratteriali che mal si conciliano con il tossicodipendente immaginato da Vernon e Kesslering.
Christopher Robin sarà (forse) meglio di Blood and Honey
Ben diversa è la chiave di lettura data da Rhys Frake-Waterfield nel tanto discusso Winnie-the-Pooh: Blood and Honey (2023). Lo slasher, che ad oggi ha accumulato un punteggio del 3% su Rotten Tomatoes aggiudicandosi un posto nella classifica dei peggiori 100 film di sempre, reinterpreta il rapporto tra Winnie e il suo migliore amico in termini di gran lunga meno poetici. Christopher Robin è cresciuto e abbandona Winnie the Pooh e Pimpi; i due, affamati e incattiviti, covano odio e rancore verso il genere umano al punto di trucidare senza remore chiunque si addentri nel Bosco dei 100 Acri.
Sia ben chiaro: Christopher Robin si propone di mantenere toni meno cupi – e meno splatter – del suo predecessore horror indie. Ma è certo che una produzione così simile e ravvicinata a un conclamato flop cinematografico non infonde molta fiducia negli spettatori. Inoltre, si tratta della seconda reinterpretazione dell’universo di Winnie the Pooh extra Disney, dopo che quest’ultima ha perso i diritti nel gennaio del 2022.
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Per chi non lo sapesse, l’annuale ricorrenza del Public Domain Day svincola dal copyright alcune opere con almeno 95 anni d’età, rendendone i personaggi di pubblico dominio. Fatta eccezione per Tigro (di proprietà Disney per ancora due anni), la casa di Topolino ha recentemente perso l’utilizzo esclusivo di Bambi (nel 2022) e Peter Pan (nel 2023). Soggetti per cui Frake-Waterfield ha già immaginato i remake horror con titoli… da brividi: Bambi the Reckoning e Peter Pan’s Neverland Nightmare.
Una buona occasione per chi sa come sfruttarla
Christopher Robin cavalca l’onda di quella che, secondo molti, è stata l’unica buona idea di Blood and Honey: collocare quei personaggi così radicati nell’immaginario collettivo come innocenti e infantili in un contesto totalmente opposto o perlomeno quotidiano. Un’intuizione stravagante, capace di suscitare non poca curiosità nello spettatore. Se poi si considera che il Bosco dei 100 Acri ospita un grandissimo numero di soggetti liberi dal diritto d’autore, le possibilità sono pressoché infinite. Tanto più che il format di serie TV ha più tempo rispetto a un lungometraggio per esplorare con la dovuta perizia argomenti e situazioni. Senza contare che la tecnica ibrida di animazione e live-action regala molti vantaggi in termini di ricostruzione.
Agli appassionati di Winnie the Pooh e dei suoi amici non resta che sperare che Conrad Vernon sappia cogliere le potenzialità di un ventaglio di soggetti ancora validi ed inesplorati. E chissà che invece il Christopher Robin venticinquenne non si riveli un personaggio profondo e sfaccettato – e chi può dirlo – più vicino alla generazione cresciuta con la serie animata di Winnie the Pooh.
Alessandra de Marchi
fonte: Deadline.com
immagini © Disney, Jagged Edge Productions