Sono trascorsi 62 anni…
Scomodiamo un certo incipit (che tutti avete riconosciuto con facilità, vero?) per ricordare che sì, sono passati 62 anni dall’uscita nelle sale del diciassettesimo classico Disney La carica dei 101.
Il film è stato infatti distribuito il 25 gennaio 1961, rivelandosi fin da subito un grande successo al botteghino: prodotto dopo il disastro finanziario de La bella addormentata nel bosco, diventò in patria il film di maggiore incasso dell’anno. Fu anche il primo Classico Disney ambientato nell’anno in cui è uscito: i precedenti erano infatti ambientati in un’epoca passata o in un mondo di fantasia.
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La storia la conosciamo tutti, ed è piuttosto “al passo coi tempi”: un parco, due cani, un quartiere di Londra. Una cattiva con sigaretta e macchina di lusso che vuole vendere le pellicce, l’adozione di cani. Una quotidianità facilmente riadattabile, che ha cavalcato per prima la strada dei remake nel 1996, con Glenn Close nei panni di una straordinaria Crudelia De Mon.
Tuttavia, rispetto ad altri Classici giustamente celebrati, forse La carica dei 101 è sempre rimasto un po’ in ombra. Niente “c’era una volta“, nessuna magia, pochissime canzoni, nessuna fata o principessa da salvare: solo quadrupedi, una cattiva di prim’ordine, e… beh, per il resto, continuate a leggere!
1) Il cartone animato è tratto da un famoso libro per bambini
L’omonimo romanzo fu scritto nel 1956 da un’autrice inglese di nome Dodie Smith, che vi inserì molti dei fatti personalmente vissuti. Per esempio, lei e il marito possedevano una coppia di cani dalmata che ebbero 15 cuccioli (uno dei quali venne chiamato Pongo). Pare, inoltre, che l’idea del romanzo nacque quando l’amica le disse che “quei cani farebbero una bella pelliccia”. Da brividi.

2) Fu il primo film animato con la tecnica xerografica
Prima dell’invenzione della xerografia, ogni disegno realizzato dagli animatori doveva poi essere meticolosamente tracciato con l’inchiostro sulla celluloide, in un lungo lavoro quasi “da amanuense”: ricordiamo che servivano fino a 24 fotogrammi al secondo, inchiostrati uno per uno su cellulosa, per dare via alla sequenza animata. Il nuovo procedimento permise invece di trasferire i disegni originali sui rodovetri, come in un processo di fotocopiatura. Ovviamente tutto ciò non solo semplificò il processo di animazione, ma permise anche di risparmiare sul budget.
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Lo sviluppatore di questa innovazione così vitale per gli Studios in quel momento fu Ub Iwerks. Esatto, proprio quell’Iwerks che più di trent’anni prima aveva dato vita a Topolino, animandone i primi cartoni!
Si parte sempre dai disegni a matita, con la stessa frequenza. Questi però vengono fotocopiati direttamente, tagliando quel laborioso processo di inchiostrazione. Il risultato è un segno più sporco, fuligginoso, ma esteticamente piacevole e funzionale. La Xerox ha cambiato il modo di fare animazione.
Roberto Gagnor, sceneggiatore dei fumetti di Topolino, a proposito della Xerografia.
Un’altra curiosità a proposito della grafica: sapevate che in realtà i cani non sono bianchi e neri ma… grigi e neri?

Questo per far risaltare ancor di più il contrasto con la neve. Inoltre il velo di neve che riempie ogni fotogramma è una vera ripresa dal vivo, sovrapposta alle immagini animate!
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3) Nel cartone sono presenti altri personaggi Disney
Sappiamo che i film Disney abbondano di autocitazioni. La Carica dei 101 non fa eccezioni: nella sequenza denominata Twilight Bark (per intenderci, quella dove tutti i cani del vicinato abbaiano per far girare la voce della scomparsa dei cuccioli), sono presenti infatti cani tratti da Lilli e il Vagabondo. C’è Jock, il terrier scozzese, Gilda il cane pechinese, Bull il terrier, e anche Lilli!

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Ma non è finita qui, perché c’è un altro riferimento disneyano. Il cartone che guardano i cuccioli a casa De Mon è un vecchio classico di casa Disney: si tratta di Springtime, Silly Symphony del 1929.

E ancora, a proposito di riferimenti: il programma televisivo che guardano i rapitori Gaspare e Orazio, “What’s My Crime”, è una parodia del gioco “What’s My Line”, che andò realmente in onda negli Stati Uniti dal 1950 al 1967. Tra gli ospiti da ricordare, Judy Garland e… Walt Disney!


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4) Due donne per una sola Anita
Lisa Davis (che ora ha quasi 87 anni) diede la voce al personaggio di Anita Radcliffe. Per calarsi meglio nella parte dell’affettuosa padrona dei dalmata, la Davis trascorse per settimane un’ora al giorno a giocare con i cagnolini. In effetti, alcuni cuccioli dalmata vissero in studio per un mese, per essere osservati dagli artisti che dovevano riprodurne al meglio espressività e movimenti!
In un’intervista lasciata nel 2015, alla domanda “Cosa le è piaciuto di più di questo lavoro?”, dichiarò:
Era un lavoro meraviglioso ed ero entusiasta di farlo, ma quello che mi piace di più ora è che sia durato per tutti questi anni, e che abbia reso felici diverse generazioni di bambini. Non è datato in alcun modo. Quando ho ottenuto quel lavoro, non sapevo di fare una cosa che sarebbe durata per sempre.
Fu però l’attrice Helene Stanley a fare da modella per Anita durante le riprese in live-action. La Stanley iniziò la collaborazione con la Disney nel 1948: prima di Anita, aveva già fatto da modella live-action anche per i personaggi di Cenerentola e Aurora.
5) L’animazione di Crudelia e quel cocktail party d’ispirazione…
Mentre per alcuni personaggi come Pongo e Rudy ci fu una collaborazione tra i leggendari 9 Old Men, nel caso di Crudelia i disegni vennero realizzati da uno solo di questi 9: il direttore dell’animazione Marc Davis (no, pare non ci sia nessun legame con Lisa). A differenza dell’altra antagonista da lui diretta, Malefica, egli decise di dare a Crudelia un aspetto più moderno. Ma da chi prese ispirazione per l’aspetto del personaggio?
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Davis disse di essere stato ispirato da una donna vista a un cocktail party, della quale non rivelò mai il nome per rispetto. Stando al racconto degli animatori, si ispirò all’attrice Mary Wickes. Secondo un’altra versione dei fatti si pensa invece che potrebbe esser stata l’attrice Tallulah Bankhead ad aver ispirato Davis. O forse sono state entrambe? Mistero della fede.
Bonus: Diamo i numeri!
Eccoci arrivati a una piccola sorpresa! Per voi che ci avete seguito fin qui, vi regaliamo un piccolo bonus. Le curiosità infatti non sono ancora finite: vediamone qualcuna “in numeri”…
- Ci vollero 3 anni e mezzo per portare il film sul grande schermo.
- Più di 300 artisti lavorarono al film.
- Si stima che un solo artista, lavorando normalmente, avrebbe impiegato 186 anni per disegnare tutte le immagini.
- Furono usate 1.218.750 matite per creare la grafica e 3000 litri di pittura per produrre rodovetri e sfondi, tanto da coprire 15 campi da calcio!
- Pongo ha 72 macchie, Peggy 68. Ogni cucciolo ha 32 macchie, tranne Penny. C’era uno staff di artisti il cui compito esclusivo era disegnare le macchie dei cani.
- … per un totale di… quasi 6 milioni e mezzo di macchie!
Che dire di più? Non ci resta che metterci comodi sul divano e riguardare questo capolavoro… contando bene tutte le macchie!
Alessia Loddo
Immagini © Disney
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Fonti:
Contenuti speciali del DVD “La Carica dei 101” – commenti degli animatori
Il Foglio, Sessant’anni di dalmata
Insider: Surprising Facts About the Film “101 Dalmatians”