Uno dei cardini attorno a cui ruota il fumetto Disney è che alla fine di ogni storia, pur dopo mille difficoltà, a vincere siano i buoni, mentre i cattivi vengono irrimediabilmente sconfitti. Provate a immaginare una storia in cui Cuordipietra, Macchia Nera o Gambadilegno alla fine hanno la meglio: non ve ne vengono in mente, giusto? Non solo non vincono, anzi: spesso ricevono la giusta punizione per le loro azioni, finendo in carcere o pagando in altro modo le loro malefatte.
Nessuno di noi però immaginerebbe che questi personaggi possano ricevere il castigo definitivo: la morte. Eppure, nella lunga storia dei fumetti Disney ci sono stati alcuni casi – rari e piuttosto datati – in cui alcuni cattivi sono andati incontro alla morte, lasciando stupefatti e attoniti sia i nostri beniamini, che pur combattevano per sconfiggerli, che noi lettori.
La morte dei cattivi nei fumetti Disney: quando accade?
Mentre nel mondo dell’animazione Disney la morte dei cattivi è abbastanza comune – pensiamo solo alla Strega di Biancaneve, a Scar, Frollo, Ursula, Gaston, Clayton, solo per citarne alcuni – nel mondo dei fumetti questo accade molto più di rado. Vuoi per vincoli di continuity a cui i Classici non devono obbedire, vuoi per un pubblico meno trasversale, i casi in cui i cattivi dei fumetti muoiono sono davvero pochi.
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Abbiamo quindi raccolto in questa rassegna gli episodi più impattanti in ordine cronologico. Attenzione: a volte per spiegare la circostanza della morte del cattivo è stato necessario parlare di alcuni dettagli della trama che potrebbero guastarvi il piacere della sorpresa, se è la prima volta che leggete queste storie. Dunque, occhio agli spoiler!
Capitan Barbone (Topolino nell’isola della morte, 1944)
Il primo cattivo che vediamo passare a miglior vita è un alter ego piratesco di Gambadilegno nell’inquietante e onirica avventura di Topolino Topolino nell’isola della morte (The Pirate Ghostship, testi di Bill Walsh, disegni di Floyd Gottfredson). In questa storia Topolino e Pluto si imbarcano a bordo di un peschereccio come lavoratori stagionali per la pesca del tonno. Un’improvvisa tempesta spinge l’imbarcazione a navigare a latitudini dall’atmosfera sinistra, in cui i nostri sono attaccati nientemeno che da una nave pirata. La situazione si fa decisamente spettrale quando Topolino capisce di essere finito addirittura nelle grinfie di una banda di pirati del XVII secolo!
Capitan Barbone (Captain Greatbeard) è il capitano di questa banda di pirati: del tutto identico a Gambadilegno – tanto che all’inizio Topolino lo confonde con il suo storico nemico – Barbone è un pirata sanguinario, rozzo, arrogante e avido. Dopo una serie di numerose peripezie, Topolino, Pluto e Barbone sbarcano sull'”Isola della Morte“, che come indica il nome è un luogo letale, abitato da una pericolosa tribù indigena e circondato da una cortina di gas che sembra uccidere chiunque metta piede sull’isola.
L’isola sarà fatale per Barbone. Topolino, Pluto e il capitano riescono a recuperare dalle acque del mare un preziosissimo tesoro, ma non appena lo hanno tirato a riva l’improvvisa eruzione di un vulcano dell’isola li costringe alla fuga. Barbone non intende però abbandonare il forziere e si attarda a trasportarlo. La sua avidità gli costa la vita: il pirata rallenta la sua corsa, e viene sepolto dalla lava incandescente.
Topolino nell’isola della morte è forse la storia più cupa del fumetto disneyano. Scritta nell’anno più cruciale della seconda Guerra Mondiale, risente del clima lugubre di quel periodo. Assieme a Barbone, perdono la vita un corvo gigante, due pirati della nave e un mostro “buono” che aveva preso le difese di Topolino sull’isola. Il finale onirico smorza solo leggermente l’atmosfera della storia, che ha nell’addio a Barbone il suo momento più tragico, sottolineato dal laconico commento di un corvo, un altro personaggio incontrato sull’isola: “Non importa ragazzo! Non può più sentirti, ormai!”
Drusilla e Geremia (Topolino e la casa misteriosa, 1944-1945)
Di poco successiva alla storia precedente, Topolino e la casa misteriosa (The House of Mystery, testi di Bill Walsh, disegni di Floyd Gottfredson, Paul Murry, George Waiss e Dick Moores) non è da meno in quanto ad atmosfere inquiete e angoscianti. In questa occasione Topolino eredita una casa dallo zio Massimiliano Topo (Maximilian Mouse), capo di un’agenzia investigativa che sembra celare in realtà una losca attività criminale. Topolino vorrebbe sbarazzarsi della casa, ma scopre che all’interno è stata murata viva una bella ragazza bionda dal passato misterioso.
Drusilla, questo il nome della ragazza, in realtà è una scienziata criminale che ha trovato la formula dell’eterna giovinezza, e mantiene quindi l’aspetto di una diciassettenne nonostante abbia in realtà moltissimi anni. Una colluttazione finale tra Drusilla, il suo complice Geremia Gibbo (Jeremiah Jemson), Topolino, Pluto, Minni e il redivivo zio Max causa l’incendio della casa, in cui Drusilla e Geremia rientrano per cercare di salvare le formule della scienziata. I due non riemergeranno più dalle fiamme: un esplosione e le amare parole dei sopravvissuti tolgono ogni possibile dubbio sulla sorte dei due criminali.
La Spia Poeta e Trucco (Topolino, Eta Beta e la spia poeta, 1948)
Il duo Walsh-Gottffredson rivoluziona il mondo di Topolino con l’introduzione di Eta Beta, dando vita ad una serie di memorabili storie tra cui non può di certo mancare Eta Beta e la spia (The Atombrella and the Rhyming Man, testi di Bill Walsh, disegni di Floyd Gottfredson). In questa storia fa il suo esordio uno dei villain più carismatici ed inquietanti: la Spia Poeta (The Rhyming Man), una spia senza scrupoli al servizio di una potenza straniera (presumibilmente l’URSS, visto il clima da Guerra Fredda che si iniziava a respirare in quegli anni) che si esprime esclusivamente in rima.
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La Spia Poeta vuole rubare l’Atombrello, invenzione di Eta Beta che protegge chi lo indossa nientemeno che dagli effetti della bomba atomica. Per attuare il suo piano, il criminale si serve di due spietati complici, il prestigiatore Trucco (Trick) e la spia-gelataia Mirtilla (Myrtle). Trucco riesce a sottrarre l’Atombrello a Topolino ed Eta Beta, che finiscono presto nelle mani del trio nel tentativo di recuperare la preziosa invenzione. La spia decide di sfruttare Eta Beta per capire come funziona l’Atombrello, e costringe Trucco ad indossarlo. Eta Beta ruota una manopola e… puff! Trucco viene polverizzato!
L’omicidio del prestigiatore a opera di Eta Beta basterebbe per turbare la maggior parte dei lettori. Ma la storia non esaurisce qui la sua vena lugubre, riservando un altro colpo ad effetto nel finale. Eta Beta, Topolino e la Spia Poeta si trovano a lottare furiosamente all’esterno del veivolo della spia dopo un ammaraggio di emergenza. Il cattivo sta per avere la meglio, protetto dall’Atombrello, ma perde l’equilibrio e cade in acqua. Il peso di tutte le medaglie lo fa affondare di fronte a Topolino e Eta Beta, che non possono far altro che vederlo sparire nel mare e non riaffiorare più.
Anche se la Spia Poeta verrà in seguito “resuscitata” molti anni dopo da autori italiani (la prima volta nel 1994), ci sono pochi dubbi sul destino immaginato da Walsh e Gottfredson. Topolino, Eta Beta e la spia poeta lascia un dubbio sinistro anche sulla sorte di Mirtilla: la Spia Poeta infatti la strangola e la abbandona accasciata a terra. In una vignetta successiva, la donna viene portata via in barella, mentre Topolino domanda a un poliziotto se si riprenderà, ricevendo in risposta un dubbioso “Forse”. Da quel momento in poi non sappiamo più nulla della sorte della criminale.
Strega cattiva (Paperino e l’albero di Natale, 1948)
Se le atmosfere inquiete del Topolino di Walsh e Gottfredson in qualche modo giustificano questi eventi tragici, sembra incredibile trovare un cattivo che muore in una storia natalizia. È invece proprio quello che succede in Paperino e l’albero di Natale (Donald Duck in “The Golden Christimas Tree”, testi e disegni di Carl Barks). In questa storia, una strega cattiva (simile a quella di Biancaneve) vuole distillare una pozione per far sparire tutti gli alberi di Natale e distruggere lo spirito natalizio. L’ingrediente finale per il suo preparato sono le lacrime di dolore dei ragazzi, che la fattucchiera individua in Qui, Quo e Qua.
I nipotini vengono attirati dalla strega nella sua capanna sulla montagna del Diavolo (Demontooth Mountain) e lì vengono rapiti. Paperino scopre il nascondiglio e ingaggia con lei un aspro scontro a suon di magie, che si conclude quando Paperino – grazie ai poteri della scopa che è riuscito a sottrarre alla megera – riesce a trasformare la strega in un bidone di benzina con cui dà fuoco alla capanna con tutto il suo armamentario magico.
Proprio quest’ultima trasformazione sarà per lei fatale: Paperino calcia via in malo modo il bidone, che rotola giù per un ripido precipizio e decreta la fine della strega.
L’Uomo dei Paperi non era per nulla soddisfatto della storia, pesantemente rimaneggiata dall’ufficio editoriale, e soprattutto non sopportava l’introduzione nel finale della storia della personificazione dello spirito del Natale e della sua pesante retorica natalizia che era stato costretto a inserire. La stessa fine della strega cattiva è edulcorata rispetto all’idea originale di Barks, in cui Paperino aveva responsabilità più dirette nel causarne la morte rispetto alla versione poi pubblicata.
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Scienziato pazzo (Paperino e la sposa persiana, 1950)
Di livello decisamente superiore rispetto alla precedente storia del Maestro dell’Oregon, Paperino e la sposa persiana (Donald Duck in Ancient Persia, testi e disegni di Carl Barks) mette in scena un cattivo veramente inquietante: uno scienziato pazzo. Questi è riuscito a scoprire la formula per riportare in vita gli abitanti di un’antichissima città, che avevano scelto di farsi disidratare mentre erano ancora in vita, diventando polvere per evitare la morte e il disonore.
Lo scienziato rapisce i nipotini e Paperino e li sfrutta come suoi schiavi per scavare alla ricerca della città e riportare in vita i suoi abitanti. Il suo scopo è scoprire i segreti del loro processo di polverizzazione, che intende usare come arma letale per conquistare il potere su tutto il mondo. Il villain riesce a trovare il vaso contenente la sostanza che riduce in polvere: purtroppo per lui, Paperino rompe il vaso, causando la polverizzazione degli abitanti appena resuscitati e dello scienziato, che rimane vittima della propria scoperta.
Se la polverizzazione degli abitanti della città rappresenta tutto sommato un ritorno allo stato originario all’inizio della storia (stato che peraltro i redivivi abitanti mostrano di non disdegnare), la sorte dello scienziato è una vera e propria condanna a morte. Infatti, per quanto a livello teorico Paperino e i nipotini potrebbero riportarlo in vita – a patto di riuscire a usare la sua formula e identificare la sua polvere – nessuno di loro ha assistito alla fine del criminale, né sa dove si trovasse al momento della rottura del vaso.
Dynamina (Topolino e il deserto del nulla, 1952-1953)
Torniamo ora a parlare di una storia a firma Walsh-Gottfredson, veri e propri “killer” di cattivi: Topolino e il deserto del nulla (Hoosat from Another Planet, testi di Bill Walsh, disegni di Floyd Gottfredson). In questo grande classico, Topolino e Pippo partono alla ricerca di uranio nel deserto, imbattendosi in una colonia di uomini meccanici guidati dall’affascinante Dynamina (Hoosat) e dal padre, uno scienziato che ha perso il suo corpo durante un esperimento andato a male e di cui è rimasta solo la voce.
I due in realtà sono alieni, che hanno individuato sulla Terra una grande riserva di “blirio”, un elemento che consente di sprigionare enormi quantità di energia con cui potrebbero dominare l’universo. Topolino e Pippo intralciano i loro piani, e si ritrovano a bordo di un disco volante inseguiti da Dynamina e suo padre in mezzo a una miriade di meteoriti: uno di questi centra in pieno la navicella spaziale dei due alieni, distruggendola all’istante e uccidendo Dynamina.
Nuovamente Walsh affida a uno dei personaggi buoni un laconico commento al destino del cattivo. In questo caso è il turno di Pippo, di cui l’aliena si era invaghita tanto da volerlo sposare: è lui a dedicare un ultimo pensiero alla “povera” Dynamina e al tragico epilogo del loro inseguimento.
Mister Moster (Paperino e il misterioso Mister Moster, 1955)
Veniamo ora al nostro Paese con Paperino e il misterioso Mister Moster (testi di Guido Martina, disegni di Giovan Battista Carpi), un avvincente giallo del 1955. In questa storia Paperino indaga su una serie misteriosa di furti, scoprendo che dietro questi crimini si cela Mister Moster, un folle e geniale scienziato. Mister Moster ha creato due macchine: una – già funzionante – per clonare gli oggetti e una per clonare le persone, ancora in fase sperimentale. Paperino finisce nelle grinfie dello scienziato, che intende utilizzarlo proprio come cavia per questa macchina di clonazione.
L’esperimento di Moster riesce: Paperino viene clonato con successo. I nipotini si trovano improvvisamente con due zii, perfettamente identici in tutto, senza sapere come questo sia potuto succedere. Scoprono quindi dell’incontro di Paperino con Mister Moster, e si fanno condurre sul luogo in cui lo zio ha incontrato lo scienziato: una volta giunti lì, l’abitazione però sembra sparita. Qui, Quo e Qua trovano una leva metallica, che regola un meccanismo con cui la villa di Moster può emergere dal sottosuolo.
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Purtroppo per lo scienziato, i due Paperini e i nipotini tirano la leva con troppa veemenza, rompendo questo meccanismo e scaraventando in aria l’abitazione, che esplode disintegrandosi. È la fine di Mister Moster, che presumibilmente si trovava all’interno della casa. I personaggi non sembrano però farci troppo caso: sono più preoccupati per la perdita del duplicatore, che rappresentava per Paperino la possibilità di liberarsi del suo clone.
Khan Khan (Re Paperone Primo, 1967)
Terza apparizione dell’Uomo dei Paperi in questa macabra lista, Re Paperone Primo (King Scrooge the First, testi di Carl Barks, disegni di Tony Strobl) è l’ultima storia sceneggiata da Barks per la leggendaria testata Uncle Scrooge prima del suo ritiro. In questa storia Paperone, Paperino e i nipotini si imbattono in un veggente che sostiene di avere quattromila anni: lo strano tipo li rapisce e li conduce nel deserto, dove fa bere loro un filtro magico che li riporta indietro con l’immaginazione a quattromila anni prima.
L’indovino in realtà ha realmente tutti quegli anni: scopriamo che si tratta di Khan Khan, re di Papergolia (King of the Mongulducks), che quattromila anni prima aveva assediato la città di Sagdad (Sagbad), governata dal ricco re Paperon-Scià (Scrooge-Shah) e dai suoi nipoti. Durante l’assedio, Khan Khan era riuscito a irrompere nella stanza del tesoro di Paperon-Scià, dove aveva ingerito una polvere blu che gli aveva garantito l’invincibilità e l’immortalità. Tuttavia, a causa degli effetti collaterali della polvere, era svenuto poco dopo, e al suo risveglio sia il tesoro che i paperi erano scomparsi.
Khan Khan ha individuato in Paperone, Paperino e Qui, Quo e Qua le reincarnazioni dei suoi antichi nemici, e grazie al filtro magico intende scoprire dove i paperi avevano nascosto l’enorme tesoro di Paperon-Scià, apparentemente per impossessarsene. Il suo obiettivo invece è un altro: ritornare nella camera del tesoro per ingerire un antidoto che annulli l’effetto della polvere blu, riuscendo finalmente a invecchiare… e a morire.
Re Paperone Primo si chiude con un finale decisamente d’impatto, in cui la morte non rappresenta però la punizione per il cattivo. Khan Khan ha sperimentato sulla propria pelle la condanna a dover vivere per sempre e la solitudine che questo comporta, e accoglie con sollievo la fine di quattromila anni di attesa.
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Pirati cicimbalini (Martin il marinaio e le perle nere del Pacifico, 1990)
Chiudiamo la nostra rassegna dei cattivi nei fumetti passati a miglior vita con una delle storie Disney che più poeticamente affronta il tema della morte. Martin il marinaio e le perle nere del Pacifico (testi di Rodolfo Cimino, disegni di Giorgio Cavazzano) è una storia del ciclo di Nonna Papera e i racconti attorno al fuoco, la celebre serie di storie sceneggiate da Cimino negli anni ’90 in cui Nonna Papera raduna tutti i parenti – per l’appunto, attorno al fuoco – per narrare loro alcune storie, spesso a carattere sentimentale e malinconico.
Il racconto è ambientata nell’Ottocento: Martin è un bravo e onesto capitano di una goletta che fa la spola tra le isole del Pacifico per consegnare mercanzia e generi di prima necessità. Un compito non facile, sia per i molti rischi del mare sia per l’attività dei pirati. Durante una sosta di Martin e dei suoi uomini in una di queste isole, il capitano si scontra con un gruppo di pirati cicimbalini. Martin ha la meglio, ma scatena la vendetta dei pirati, che rapiscono lui e il suo equipaggio, trascinandoli a forza sulla loro nave.
Martin e compagni riescono però a liberarsi e a mettere in atto un piano per sbarazzarsi dei pirati: mentre i pirati dormono dopo aver fatto baldoria, i prigionieri fuggono a bordo di una piccola imbarcazione, non prima di aver innescato due micce collegate a dei barili di esplosivo. I pirati si accorgono della fuga, ma è troppo tardi: la nave esplode e viene completamente distrutta, senza lasciare scampo ai pirati che (presumibilmente) muoiono tutti.
Purtroppo per l’equipaggio si prospetta una fine altrettanto tragica. La loro piccola imbarcazione viene travolta da una tempesta e distrutta: Martin si salva e fa naufragio su un’isola, ma i suoi compagni non sono altrettanto fortunati. Poche volte nel mondo dei fumetti Disney la morte si è affacciata in tutta la sua potenza e devastazione come in questa storia, colpendo tutti, senza distinzione tra buoni e cattivi.
Un’amara verità
Con la dipartita dei pirati cicimbalini si chiude il nostro viaggio per conoscere i cattivi morti sulle pagine dei nostri fumetti. Certo, molti di loro erano cattivi spietati, che non avrebbero esitato nemmeno un istante a uccidere i nostri eroi. Certo, la loro morte spesso è frutto del caso, o addirittura delle loro stesse decisioni. Eppure la loro fine ci lascia una sensazione di impotenza e di amaro in bocca che la vittoria dei buoni non riesce a colmare. Davanti alla morte non ci sono vincitori o sconfitti: resta solo il silenzio, mentre osserviamo attoniti la Grande Nave accogliere un altro dei suoi passeggeri.
Francesco Menegale
Immagini © Disney, Panini
Fonti:
Gli anni d’oro di Topolino 7, 8, 10, 14
La grande dinastia dei paperi 1, 32, 41
The Mortality Stories
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