Pietra filosofale e Paperi Disney, tra mito e realtà

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Non è raro vedere Zio Paperone trascinare il nipotame a caccia di tesori ai quattro angoli del globo nell’intento di scovare preziosi reperti e riportare alla luce autentiche tracce della storia dell’umanità. La pietra filosofale non poteva proprio mancare all’appello: una delle più celebri (ed entusiasmanti) avventure che ruotano attorno all’alchemico manufatto è scritta e disegnata dall’Uomo dei Paperi, Carl Barks: Zio Paperone e la favolosa pietra filosofale

Sulle tracce della pietra filosofale

Il primo elemento che ciascuno di noi assocerebbe istintivamente a Paperon de’ Paperoni è, nemmeno a dirlo, l’oro. Il biondo metallo ha infatti sempre esercitato un fascino irresistibile per il papero più ricco del mondo. Poco importa se non è esattamente il materiale più prezioso del pianeta: per uranio e platino, per esempio, il magnate non condivide la medesima spinta passionale. Non si dimentichi, del resto, che Paperone si arricchì proprio grazie alla sua attività di cercatore d’oro nel Klondike: nessun mistero, dunque, che l’aureo elemento sia quello che più di ogni altro faccia breccia nel suo cuore. 

Piuttosto palese cosa c’entri la pietra filosofale in tutto questo: è arcinoto che una delle proprietà della pietra sarebbe quella di tramutare in oro i vili metalli. Ma non solo, in realtà: la pietra filosofale avrebbe anche altre due enormi qualità. 

“Visita Interiora Terrae, Rectificando, Invenies Occultum Lapidem”, ossia: “Visita l’interno della Terra e, rettificando, troverai la pietra nascosta”.

I poteri della pietra filosofale

Da un lato, il conferimento dell’immortalità attraverso la distillazione dell’elisir di lunga vita e di una fantomatica panacea in grado di curare qualsiasi malattia; dall’altro, sarebbe in grado di donare nientepopodimeno che l’onniscienza e la totale consapevolezza di passato e futuro.

Proprio per queste sue incredibili qualità, la pietra filosofale è il simbolo di tutta la disciplina alchemica, che aveva proprio l’obiettivo di trasformare l’uomo in una sorta di semidio, elevandolo da materia bruta a essere superiore. È proprio quello che succede quando un metallo vile viene trasformato nel pregiato oro.

A pensarci bene, tra questi tre poteri della pietra c’è un collegamento: da sempre l’oro è connesso all’immortalità, basti pensare ai sarcofagi dei faraoni egizi e alla sua capacità di resistere allo scorrere del tempo. Inoltre è un simbolo di luce eterna, verità e illuminazione in diverse culture.

Le “altre” pietre filosofali Disney

La pietra filosofale ha questo nome in relazione all’elevazione spirituale che consentirebbe. Secondo la filosofia neoplatonica, ogni cosa ha alla base l’Uno. No, non l’intelligenza artificiale amica di PK: l’Uno è una sostanza aurea primordiale, uguale per qualsiasi elemento ma in proporzioni diverse. Questa quintessenza, o etere, sarebbe l’elemento principale contenuto nella pietra. Pietra che, tra l’altro, era la sintesi di due polarità contrapposte: il mercurio (legato all’aspetto lunare e passivo dell’etere) e lo zolfo (legato invece all’aspetto solare e attivo).

In determinate storie Disney la pietra è anche stata citata con diversi nomi e come detentrice di solo uno dei suoi tre poteri, all’occorrenza anche un po’ modificato. Per esempio, in Amelia e la pietra pantarba, il manufatto sarebbe capace di attirare a sé qualsiasi oggetto prezioso, mentre in Alla ricerca della Pietra Zodiacale si tratterebbe di un disco d’oro puro, recante i dodici segni dello zodiaco, che, secondo la leggenda, permetterebbe al suo possessore di prevedere l’immediato futuro. In Paperino e la pietra filosofale, invece, il manufatto esoterico si rivelerà essere solo una beffa.

Una versione “alternativa” della pietra filosofale: la pietra pantarba!

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Zio Paperone e la favolosa pietra filosofale

Nel caso della storia in questione, Zio Paperone e la favolosa pietra filosofale, Carl Barks si focalizza sulla capacità di trasmutazione dell’oro posseduta da questo incredibile oggetto, che diventa ovviamente agognatissimo per il nostro Paperone. 

Nell’incipit della storia vediamo il miliardario sepolto in antichi tomi sul tema dell’occulto e, su uno di questi, legge proprio la storia di un alchimista che riuscì a fabbricare la favolosa pietra filosofale.

Nella mente di molti sarà risuonato subito un nome: Nicolas Flamel. Forse il più famoso alchimista della Storia, reso celebre anche grazie alla saga di Harry Potter. In realtà, però, questa deduzione è sbagliata. Quella che Paperone legge sul libro non può essere la storia di Flamel, in quanto più avanti Paperone afferma di conoscere l’ubicazione della pietra filosofale dove si trovava 845 anni prima. Questo è un numero molto importante perché, essendo la storia del 1955 e, volendo assumere che anche la vicenda si svolga in quell’anno o comunque, di certo, non troppo indietro nel passato o avanti nel futuro, le informazioni contenute nel libro risalgono circa al 1110.

Il Libro di Abramo

Nicolas Flamel, nonostante sia a tutt’oggi una figura sulla quale non si possiede alcuna certezza, si pensa sia nato intorno al 1330, oltre duecento anni dopo, per cui di sicuro Paperone su quel libro non legge la storia di Flamel.

Una connessione con il famoso alchimista, però, potrebbe esserci: esiste un libro, noto come il “Libro di Abramo l’Ebreo”, di cui si suppone Flamel sia entrato in possesso nel XIV secolo e che lo avrebbe ispirato nel dedicare la sua vita all’approfondimento dei misteri alchemici. Sarebbe lo stesso Flamel a descrivere il volume con queste parole:

“La legatura in solido ottone, dentro vi erano figure e caratteri che non erano latini e neanche francesi… era stato scritto con una matita di piombo su fogli di corteccia ed era stranamente colorato. Sulla prima pagina, in lettere d’oro, appariva questa dicitura… Abramo l’Ebreo, Prete, Principe, Levita, Astrologo e Filosofo alla nazione degli Ebrei dispersa in Francia (o tra i Galli) dall’ira di Dio, augura salute.”

La prima, meravigliosa tavola di Zio Paperone e la favolosa pietra filosofale.

Insomma un tomo sostanzioso, robusto, dalle pagine spesse e rivestito di metallo… del tutto simile proprio al libro che sfoglia Paperone nella prima vignetta di Zio Paperone e la favolosa pietra filosofale. Il volume era stato scritto per aiutare gli Ebrei di Francia a pagare le tasse dell’Impero, e rivelava come tramutare in oro i vili metalli. Quindi Paperone in apertura della storia sta sfogliando proprio quel Libro di Abramo? Difficile a dirsi, perché l’esistenza del libro è messa in discussione all’interno della già discussa vicenda di Nicolas Flamel: in diversi credono che Abramo l’Ebreo non sia in realtà mai esistito, né tantomeno il suo libro, e che tutto ciò sia poco più che un espediente narrativo adoperato come metafora dell’inizio del cammino alchemico di Flamel.

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Paperi in giro per il mondo a caccia della pietra filosofale

Ma torniamo alla storia di Barks: in quest’avventura i Paperi danno la caccia alla favolosa pietra filosofale del titolo, in un viaggio “a tappe” che li porterà in Germania, in Italia, nel Medio Oriente e infine a Creta, dove il mito della pietra si intreccerà persino con quello del Labirinto, di Minosse e del Minotauro. È molto interessante ripercorrere mentalmente e storicamente le varie indicazioni che Barks impartisce ai Paperi, spesso in concordia con la Storia vera e il mito – anche questo un mito reale, appartenente al nostro mondo. Ecco più nel dettaglio gli spostamenti che fanno i Paperi alla ricerca della pietra filosofale.

  • Si parte da Ostano di Media, personaggio il cui nome probabilmente non suonerà familiare a nessuno, ma che sarà approfondito in un prossimo paragrafo. Lui secondo Barks è stato il primo a forgiare la pietra filosofale, fondendo quattro metalli in una sfera di madre d’oro in Palestina. La pietra scompare lì, per poi riapparire…
  • …tra le mani di un cavaliere di ritorno dalle crociate, in Germania, in piena foresta nera, all’incirca nel 1110.
  • Poco tempo dopo, uno studioso la porta a Roma, per mostrare il suo magico potere all’Imperatore.
  • Tuttavia, nel viaggio lo studioso si ferma sulla costa ligure, dove viene assalito dai pirati siciliani che trascinano la pietra…
  • …sulla costa settentrionale della Sicilia. I pirati, che erano arabi saraceni, portano la pietra…
  • …a Damasco per mostrarla al Califfo. A Damasco però i Paperi sono indirizzati…
  • …a Bagdad, dove fanno l’ennesimo buco nell’acqua, e poi…
  • …a Creta, che al tempo era spesso un punto di ristoro per i navigatori. Qui il prodigioso Manuale delle Giovani Marmotte afferma come il nascondiglio segreto dei pirati saraceni a Creta fosse una città sotterranea di cunicoli e caverne conosciuta come il Labirinto. 

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Il Minotauro come appare nella storia di Barks.

Di paperi, pietre filosofali e labirinti

È proprio qui, vicino alle rovine del palazzo del Re Minosse, che il Manuale aiuta i Paperi a trovare l’entrata del leggendario dedalo, nascondiglio segreto dei pirati arabi, del Re Minosse e persino del Minotauro.

Il Labirinto è infatti proprio quello della leggenda di Teseo, che Barks innesta con grande intelligenza all’interno della trama, fondendo il mito della Pietra Filosofale con quello del Minotauro. L’autore era solito smontare le leggende spogliandole dall’aura sacrale che le avvolgeva: anche qui, il Minotauro si scoprirà non essere altro che un’enorme e raccapricciante statua, posta per spaventare chiunque si fosse avventurato in cerca del tesoro di Minosse. Nella sua sala del trono, tra le altre cose, i Paperi trovano realmente la Pietra Filosofale.

Il momento del ritrovamento della pietra.

Ma questa pietra, alla fine, chi era stato a forgiarla? In italiano leggiamo di un enigmatico Ostano di Media, che non compare in nessun testo e in nessuna voce su internet. Dunque si deve pensare che Barks se lo sia inventato? In realtà, no.

Attenendoci alla storia originale, l’autore parla di Ostanes the Mede. Questo nome in italiano è stato tradotto sempre come Ostane, e mai come Ostano. Secondo Plinio il Vecchio in Naturalis Historia, questo nome è riconducibile a due personaggi, entrambi stregoni persiani: il primo accompagnò Serse nella guerra contro i greci, contribuendo per primo a diffondere la pratica della magia per forma scritta. Era il discepolo di Zoroastro, che secondo Plinio aveva inventato l’arte magica. Il secondo Ostane, invece, sarebbe sempre stato un mago, ma al fianco di Alessandro Magno. Ostane diventò poi uno pseudonimo diffuso, come Zoroastro e Isaspe, per indicare autori del periodo ellenistico che si rifacevano allo zoroastrismo. Anche in questo caso, dunque, Barks pesca direttamente da fonti verosimili, che appartengono realmente alla nostra cultura.

Il Consiglio Internazionale della Valuta

Nella storia compare anche un misterioso ometto barbuto, Monsieur Materasso, un francese che si scoprirà essere membro del Consiglio Internazionale della Valuta, un’organizzazione che previene catastrofi mondiali in campo economico. Anche lui è alla ricerca della pietra filosofale, poiché il mitologico artefatto è in grado di distruggere l’economia mondiale facendo crollare il valore dell’oro.

Il Paperon d’oro.

Nel finale sarà proprio Materasso a salvare Paperone dall’eventualità di diventare egli stesso una statua d’oro, piccolissimo effetto collaterale derivante dall’eccessivo utilizzo della pietra. La risoluzione della storia è un po’ atipica, poiché per una volta Paperone rimane completamente a bocca asciutta e ovviamente non è soddisfatto, nonostante Materasso gli faccia notare quanto sia inestimabile che conservi ancora il proprio sano colorito naturale. Insomma, spesso le cose più preziose le abbiamo già e non ce ne accorgiamo! La storia è particolare anche perché Paperone qui è totalmente immerso in comportamenti deprecabili senza mai riuscire a capirne, da solo, la gravità. E quando arriva la parola “fine”, ancora non è contento di come siano andate le cose!

Il finale della storia.

Monsieur Materasso tornerà circa 45 anni dopo rivestendo dei panni particolari. Don Rosa infatti, in Zio Paperone e la Corona dei Re Crociati, suggerirà nientepopodimeno che il Consiglio Internazionale della Valuta sia un’istituzione templare. Ma questa, come si suol dire… è un’altra storia.

Mattia Del Core

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