Streghe Disney: piccola enciclopedia del male

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Il multiverso Disney, con la sua pluralità di mondi, non è certo tutto rose e fiori, anzi: è quasi perennemente segnato da ombre e angosce. In diverse produzioni della compagnia – sia animate che a fumetti – ciò che muove (quasi) tutto è infatti l’eterna lotta tra Bene e Male. Male che può avere infinite forme, da crudeli animali antropomorfi a esseri umani dalla dubbia moralità.

chernabog fantasia
Forse la più grande personificazione del Male: il demone Chernabog, da Fantasia

In questa variegata moltitudine di personaggi spiccano sicuramente alcuni peculiari personaggi femminili: le streghe. Sia che vivano in un castello alle pendici di un vulcano o in sinistre abitazione sottomarine, queste figure catturano l’attenzione ed emergono all’interno delle narrazioni in modo talvolta più prorompente rispetto agli antagonisti maschili. In questo articolo cercheremo di scoprire le caratteristiche e i caratteri delle principali streghe Disney: seguiteci dunque, in questo turbinio di fiamme, scope volanti e filtri magici!

Le streghe tra realtà e universo Disney

La parola italiana strega deriva dal latino strige o strix, che nella superstizione della Roma antica identificava una creatura notturna. Lo strige era un uccello notturno dal lungo becco dorato, che si nutriva di sangue di infanti. Questa credenza deriva a sua volta dal culto greco di Lamia, una donna che resa folle dall’omicidio dei suoi figli, diventa una creatura dall’aspetto orrido che divora i bambini.

Con l’affermarsi del cristianesimo, la strega diventa emissaria del Diavolo e nel Duecento compaiono i primi testi che trattano di stregoneria. Nel Quattrocento si diffusero addirittura testi come il Malleus Maleficarum (1480), che avevano lo scopo di classificare comportamenti “anormali”, derivanti da un legame con il Maligno.

Durante la Controriforma, nascono congregazioni e tribunali specifici che causeranno la morte di migliaia di levatrici o farmaciste, malviste dalla società perché non rispettavano i ruoli imposti dallo status quo. Con il passare dei secoli l’accanimento delle istituzioni religiose si è placato, perlomeno in Europa, lasciando spazio ad interessi di altro tipo.

Nella Germania attraversata da fermenti nazionalistici, gli studiosi si affannano alla ricerca dello volksgeist, l’essenza del popolo teutonico. Ed è proprio in questo contesto che i Fratelli Grimm pubblicano la monumentale Fiabe del focolare (sette edizioni dal 1812-1857), una raccolta di fiabe legate al folklore. Le atmosfere sono spesso quelle delle foreste, dei boschi arcaici e dei castelli, con fitti richiami a culti precristiani. Non stupisce quindi, che le streghe siano tra le antagoniste più presenti in queste pagine.

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Dal decennio seguente, Hans Christian Andersen pubblica la raccolta Fiabe, edita inizialmente nel 1835, ma modificata fino al 1872. A differenza dei colleghi tedeschi, Handersen con quest’opera desidera trasfigurare esperienze personali. Fanno comunque capolino elementi folkloristici, come la Strega del mare, nella celebre La Sirenetta.

Nelle mani degli sceneggiatori Disney, gli elementi più disturbanti come l’omicidio o la violenza vengono eliminati. Le streghe acquisiscono però una personalità più definita, con scorci sulla loro psicologia che nelle opere originali non sono presenti. In altri casi, la personalità viene resa più eccentrica, per valorizzare il mezzo animato e aggirare tematiche perturbanti. Esistono infine anche personaggi completamente originali, come Amelia o Nocciola; personaggi ad oggi molto ricchi e stratificati, grazie alle interpretazioni che gli autori ne hanno dato nel corso degli anni.

Iniziamo dunque a scoprire le principali streghe del mondo Disney, in un excursus storico che ripercorre l’evoluzione del Male. Dal 1937 – anno della prima strega del nostro elenco – ai giorni nostri molto è cambiato. Anche la malvagità è cambiata, assumendo diverse sfumature: talvolta comiche, altre subdole, altre ancora altezzose e arroganti. Senza per questo disdegnare un po’ di sano vecchio terrore!

La strega di Biancaneve

Biancaneve e i sette nani è il primo lungometraggio animato prodotto dalla compagnia di Walt Disney, liberamente ispirato all’ultima versione della fiaba dei Grimm. La sceneggiatura del primo Classico Disney attenua le tinte violente della fiaba originale, omettendo del tutto temi come il cannibalismo, l’omicidio e la violenza sessuale.

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Nonostante questi ovvi cambiamenti, la perfida matrigna è un personaggio profondamente inquietante e perturbante, spaventoso anche prima della sua trasformazione.

Per l’aspetto algido della matrigna, gli animatori Albert Hurter e Joe Grant si ispirarono ad attrici come Joan Crawford e Helen Gahagan, che in quegli anni avevano interpretato streghe e dark ladies. Un altro modello importante fu la statua della regina Uta nel Duomo di Naumburgh .

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Una trasformazione mostruosa

Dopo alcuni giorni dalla fuga di Biancaneve, la matrigna si rivolge allo specchio delle brame: “chi è la più bella del reame?”. Scoprendo che la figliastra è sana e salva nella dimora dei nani, la regina è pervasa da un odio viscerale e decide di agire personalmente.

La matrigna è una profonda conoscitrice di arti magiche di ogni tipo e si reca nel suo laboratorio per creare due pozioni. Una per mutare il proprio aspetto e ingannare la figliastra, la seconda per farla cadere in un sonno simile alla morte.

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Il ribollire delle pozioni negli alambicchi, l’ambientazione cupa, la colonna sonora inquietante e la voce della regina che elenca i vari ingredienti del filtro: tutto lascia intuire che sta per accadere qualcosa di terribile.

La sequenza della trasfigurazione è costruita ad arte per suscitare angoscia nello spettatore, svelando progressivamente e tramite rapide inquadrature i mutamenti nell’aspetto della regina. Dopo un’iniziale tuffo nella sua psiche, turbata nella percezione dal potente incantesimo, assistiamo al trasformarsi dei capelli, delle mani e della voce.

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Infine, la vediamo emergere dalle tenebre nella sua interezza, con il suo nuovo spaventoso aspetto e un ghigno malevolo sul volto. Ammettetelo, questa sequenza vi fa ancora paura!

Il nuovo aspetto della matrigna, ideato da Joe Grant, ricalca l’aspetto delle streghe diffuso nel folklore europeo, in particolare le illustrazioni di Arthur Racksman per Hansel e Gretel.

Arthur Rackman è stato, a cavallo tra Ottocento e Novecento, uno dei più importanti autori nel campo dell’illustrazione di libri per bambini. Tra le opere che ha illustrato figurano anche Peter Pan nei giardini di Kensington e Alice nel Paese delle meraviglie.

La strega Nocciola

Nocciola (Hazel Witch, nella versione originale) fa la sua prima apparizione nel cortometraggio Trick or treat diretto da Jack Hannah e uscito nel 1953. In questa storia riveste il ruolo di aiutante dei nipotini nella “caccia ai dolcetti”, contro un Paperino infantile ed egoista che vorrebbe mangiarseli tutti.

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Nocciola, nonostante la sua natura di creatura delle tenebre, è un personaggio positivo perché utilizza le sue conoscenze magiche per aiutare gli oppressi.

Nello stesso anno Carl Barks ne realizza l’adattamento a fumetti, che verrà però privato di alcune tavole, considerate troppo spaventose o esplicite dagli editori.

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Una delle tavole censurate ritraeva il temibile orco Smorgasbord

La fortuna di Nocciola in Italia

Nocciola sarà invece un personaggio molto apprezzato in Italia, dove diventerà uno dei personaggi più utilizzati da Luciano Bottaro. Il maestro ligure coglie subito le caratteristiche espressive del personaggio, ritenendole perfette per il suo stile umoristico. Ma già da Paperino e l’aspirapolvere fatato, realizzata con Carlo Chendi, si intuisce che il desiderio dell’autore sia quello di andare oltre la comicità e approfondire l’interiorità di Nocciola.

In questa storia infatti, Nocciola è guidata da sentimenti nobilissimi: vedendo che Zio Paperone si rifiuta di contribuire a una raccolta fondi, utilizzerà la sua magia per far sparire i suoi miliardi all’interno di un’aspirapolvere.

Nel 1960 Bottaro e Chendi scrivono Pippo e la fattucchiera, la prima storia che vede fronteggiarsi i due personaggi. In questa occasione il sognante amico di Topolino, si rifiuta di credere all'”essenza streghesca” di Nocciola, nonostante quest’ultima si esibisca in incantesimi di ogni tipo. Questo fatto crea una vera e propria crisi esistenziale nell’animo di Nocciola che sarà il tema centrale di molte storie a venire.

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Bottaro mette in scena lo strano duo per l’ultima volta in Pippo e la corona delle streghe (2005), in cui Pippo fingerà di credere alle streghe per rendere felice l’esasperata Nocciola, che ormai considera quasi come un’amica.

Malefica

Malefica è l’antagonista principale del lungometraggio animato La bella addormentata nel bosco (1959), che adatta per il grande schermo l’omonima fiaba dei fratelli Grimm. Il tema della fanciulla marchiata da un incantesimo risale in realtà al Quattordicesimo secolo e si ritrova in testi provenienti da tutto il continente europeo.

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La versione Disney relega la principessa Aurora in una posizione di secondo piano, dando un maggior risalto al villain della storia. Malefica muove le sorti dell’intero film, cattura l’attenzione del pubblico con la sua presenza perturbante, diventando a tutti gli effetti il personaggio centrale della trama.

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Malefica è decisamente una figura infernale scaturita da una miniatura medievale, a cui il design dei personaggi e delle ambientazioni è effettivamente ispirato.

Tutto in lei fa pensare a dei legami con il demoniaco: il suo aspetto emaciato, gli occhi gialli, le fiamme verdi ma soprattutto il suo comportamento manipolatorio nei confronti di Aurora, che nella sequenza della torre sfocia nella vera e propria possessione.

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A ispirare la fisionomia di Malefica fu molto probabilmente Maila Nurmi, presentatrice del Vampira Show, un programma dedicato al cinema horror gotico. Recentemente sono stati rinvenuti degli appunti dall’agenda di Nurmi, relativo a un provino in costume da Malefica presso i Disney Studios.

Con il suo fascino tenebroso, Nurmi era il modello perfetto per un personaggio capace di inquietare ma allo stesso tempo, bucare lo schermo.

Eleanor Udley invece fornì agli animatori il modello per la mimica facciale, l’incedere di Malefica e il movimento dei panneggi del suo abito. Oltre a fornire il modello per l’animazione, Udley prestò la voce per il personaggio di Malefica. Non era la prima volta che Udley metteva piedi negli Studios: qualche anno prima, vi si era recata per recitare la parte di Lady Tremaine, la crudele matrigna di Cenerentola.

Eleanor Udley

Amelia: una strega nel mondo dei paperi

Amelia (Magica De’ Spell) fa la sua prima apparizione in Zio Paperone e la fattucchiera (Mida’s touch), scritta e illustrata da Carl Barks nell’ Aprile del 1961. Nel dipingerla, Barks si ispira alla Morticia Addams di Chas Addams e a dive del cinema italiano come Sophia Loren e Gina Lollobrigida.

In questa prima storia, Amelia non è una strega, bensì una scaltrissima illusionista che utilizza qualunque mezzo per ottenere la Numero Uno e farne un amuleto propiziatorio. Non esita infatti a usare mezzi “non magici” come la seduzione, stratagemmi da illusionista e bombe abbaglianti al fosforo, da lei stessa fabbricate.

streghe Disney
In Zio Paperone e la cassaforte di cristallo (The unsafe safe, 1962), la vediamo addirittura costruire un braccio elettronico capace di ipnotizzare le persone, grazie al quale riesce a intrufolarsi nel Deposito.

Con Zio Paperone novello Ulisse, (Oddball Odyssey 1963) le cose cambiano: Amelia scopre l’antro di Circe e apprende l’arte della magia nera. Già in queste prime storie, ciò che spicca maggiormente è la determinazione con cui agisce il personaggio, inarrestabile nonostante le ripetute sconfitte.

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Dopo il debutto barksiano, Dick Kinney trasloca Amelia in un maniero nella periferia di Paperopoli; ma costretto in questo luogo il personaggio si inaridisce presto, diventando una macchietta umoristica. Parallelamente Jim Fletcher inaugura un fortunato filone di storie che analizzano meglio la quotidianità di Amelia. Conosciamo i suoi strambi parenti e la vediamo rapportarsi con Maga Magò.

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Nonna Amelia viene citata per la prima volta nel 1966 in Maga Magò e la ricerca insulsa. L’anziana strega apparirà poi al fianco delle colleghe più giovani in circa settanta storie.

Sarebbe superfluo fermarsi a parlare ulteriormente dell’enorme successo di Amelia nel mondo dei fumetti: è uno dei personaggi più amati e apprezzati dai lettori, che la adorano nonostante sia una delle principali antagoniste di Zio Paperone e nipoti. La “fattucchiera che ammalia” non si è limitata solo alla carta stampata: negli anni Ottanta compare per la prima volta sugli schermi grazie alla fortunatissima serie DuckTales, doppiata da June Foray, che già aveva prestato la voce a Nocciola.

Maga Magò

Il film animato La spada nella roccia (The sword in the stone, 1963), è basato sul romanzo The once and future king (1958) di T.H. White, che raccoglie ed espande un ciclo di racconti legati al tema del ciclo arturiano, scritti tra il 1938 e il 1940. In questa versione Maga Magò (in originale Mad Madam Mim) è l’archetipo della strega malvagia e ingannatrice, che ospita l’ingenuo Semola e il suo fratellastro, con l’unico intento di mangiarseli per cena. Fortunatamente, Merlino interviene prontamente, riuscendo a sconfiggere la strega in un duello.

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Nel 1939 la Walt Disney Production acquistò i diritti dell’opera di White, iniziando la produzione nel 1944. A dare una nuova vita a Magò ci pensò lo sceneggiatore Bill Peet, che dopo aver scartato una sceneggiatura che si apriva con l’usurpazione del trono d’Inghilterra da parte sua, decise di intraprendere un’altra strada. Magò divenne quindi un’eccentrica strega dai capelli violetti, sleale e piena di sé; un personaggio che grazie alla concitata animazione di Milt Khal e Frank Thomas e al doppiaggio di Martha Wentworth, suscita più ilarità che paura.

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Un esempio di questa sua cattiveria mista a grande goffaggine è il celebre duello combattuto contro Mago Merlino a suon di trasformazioni. Magò raggira clamorosamente una delle regole che lei stessa aveva posto, trasformandosi in un gigantesco drago viola. Ma la tracotanza di Magò ha infine la peggio contro l’ingegno di Merlino, che la sconfigge trasformandosi in un batterio.

Il personaggio, data la sua personalità irascibile ed imprevedibile, ha avuto una discreta fortuna nell’ambito del fumetto, agendo spesso come spalla di altri villains come Amelia, i Bassotti, e addirittura Macchia Nera! Inutile dire che le risate sono assicurate.

Ursula

I primi progetti per un adattamento di La sirenetta di Andersen iniziarono a circolare per gli Studios già negli anni Trenta, ma il progetto venne interrotto a causa dell’arruolamento di molti animatori nella Seconda guerra mondiale. Tutto languì fino al 1985, quando Ron Clements (già co-regista di Basil l’investigatopo), decise di riportarla sul grande schermo.

Una genesi lunghissima

Sia la fiaba originale che gli script non si soffermavano sull’aspetto della Strega del Mare, lasciando mano libera a Clements e il suo team. Furono realizzati moltissimi bozzetti per capire quale aspetto fosse più consono alla natura del personaggio.

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In realtà esisteva già il modello di Bertail, dall’edizione parigina del 1878 ma non venne ritenuto soddisfacente. Clements voleva qualcosa di davvero innovativo, che si distanziasse dall’iconografia ottocentesca.

Tutto il team riteneva che Ursula dovesse ricalcare la fisionomia di Ariel, ma contemporaneamente ne dovesse essere l’esatta antitesi. Come risolvere questo problema? Quale animale avrebbe rappresentato al meglio la natura malvagia di Ursula?

Inizialmente si pensò ad Ursula come ad una magrissima donna dalla coda di serpente marino, per rendere esplicita la sua tendenza all’inganno e al raggiro.

Questa idea venne scartata ben presto e Ruben Aquino, propose un’aspetto che ricordava quello di una manta. Ma neppure questo venne ritenuto convincente. Prima di arrivare al look che conosciamo oggi, Ursula assunse anche le sembianze di un’anziana donna con le pinne al posto dei capelli e di una sovraintendente delle spiagge di Miami Beach.

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Quest’ultimo design proposto da Rob Minkoff, sembrò finalmente convincente. Ma mancava ancora qualcosa.

Decisivo per dare corpo alla “metà umana”, fu l’influsso della drag queen Divine. Con le sue acconciature camp e la sua personalità forte, era il modello perfetto per un personaggio che sarebbe dovuto spiccare all’ interno della trama. Parallelamente, Mattew O’Callaghan risolse la questione delle “gambe”, realizzando un character design, molto simile a quello definitivo.

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L’aspetto da piovra proposto da O’Challaghan, sembrò subito perfetto per la perfida e manipolatrice Ursula. Le ultime modifiche verranno apportate da Chris Buck, che sostituì il copricapo marino con un ciuffo violetto e intensificò il make up della strega.

La psicologia di Ursula viene anch’essa approfondita rispetto alla controparte letteraria. Nonostante l’eliminazione del tema della morte, Ursula appare comunque come un’essere perfido e crudele. Ella infatti ama raggirare e manipolare coloro che, mossi dalla disperazione, chiedono il suo aiuto .

Gli straordinari poteri di Ursula

Parallelamente a una dimensione corporea e psicologica più definita, gli sceneggiatori analizzano in maniera più profonda anche le capacità magiche di Ursula. Quest’ultimo fatto viene esplicitato nella canzone di presentazione del personaggio:

Io la gioia darò a chi vorrà!
C’è chi vuole dimagrire
O chi soffre per amore
E con me guarirà!
Oh, io la gioia darò a chi vorrà!
La pozione tutti vogliano da me
“Ursula, aiuto!”
E io dico, “Son qua!”

Ursula ha una conoscenza sconfinata della magia nera, con la quale realizza filtri per risolvere le problematiche degli abitanti del mare. Da perfetta villain disneyana, possiede la capacità di mutare il proprio aspetto e quello degli altri: la vediamo trasformarsi in un’incantevole fanciulla, ma anche ridurre Re Tritone in un anima perduta.

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Con il re trasformato in un alga semovente, Ursula impugna l’agognato Tridente Reale, capace di incrementare ancora di più le sue capacità magiche. Grazie ad esso è infatti possibile governare le masse d’acqua, scatenando tempeste e catastrofi di ogni sorta. Fortunatamente, l’intervento del principe Eric sventerà questa terribile minaccia.

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Madre Gothel

Come molti personaggi sopracitati, anche Madre Gothel compare per la prima volta nella raccolta dei fratelli Grimm. In questa versione, la strega strappa Rapunzel dalla sua famiglia per vendicarsi del furto di alcuni raperonzoli e ne diventa a tutti gli effetti una matrigna/carceriera, rinchiudendola in una torre inaccessibile.

Nella versione cinematografica del 2010, gli sceneggiatori Nathan Greno e Byron Howard decisero di approfondire la personalità di questo personaggio, che effettivamente risultava piuttosto piatto nella sua cieca sete di vendetta nei confronti della malcapitata Rapunzel.

Il lato oscuro della genitorialità

A differenza della controparte letteraria, la Madre Gothel di casa Disney non è animata da un desiderio di vendetta sproporzionato, ma dall’unico desiderio di essere eternamente giovane e bella. Questo desiderio è realizzabile grazie alla piccola Rapunzel, che viene rapita a causa dei suoi capelli dal potere ringiovanente.

Accecata da questo desiderio innaturale, Gothel è la perfetta rappresentazione dei lati più oscuri della genitorialità: manipola la “figliastra”, pressandola continuamente sui pericoli del mondo esterno, per evitarne la fuga ed eradicare in lei ogni curiosità.

streghe Disney
Allo stesso tempo però, la ricopre costantemente di doni per comprare il suo affetto e la sua approvazione. All’inizio, la ragazza non si rende conto della natura della “matrigna” e subisce queste angherie senza ribellarsi, convinta che Gothel faccia davvero del suo meglio per difenderla.

Crescendo, Rapunzel manifesta il desiderio di uscire dalla torre ed è qui che la natura di Madre Gothel esce allo scoperto. Gothel inizia a fare la parte della vittima, iniziando ad insultare Rapunzel e a farle credere di essere un fallimento. Sfortunatamente per lei, questo gesto non fermerà Rapunzel dalla fuga verso la libertà e la conoscenza delle proprie origini.

Streghe Disney: il fascino del male

A distanza di molti anni (in alcuni casi decenni) dalla loro creazione, le streghe di casa Disney continuano ad affascinare generazioni di spettatori e lettori. Alcune di loro hanno debuttato nel mondo del live action, ottenendo plausi e critiche, come accaduto con l’interpretazione di Malefica di Angelina Jolie. Il successo di questi personaggi ha fatto anche nascere linee di merchandising interamente dedicati ai villains creati da Walt Disney, in cui le streghe spesso la fanno da padrone.

streghe Disney
L’affetto delle persone per questi personaggi si manifesta spesso nelle fiere dedicate al fumetto e al mondo dei cosplayers, che decidono di vestire i panni delle loro streghe preferite

Non c’è da stupirsi: nonostante gli eroi e le eroine Disney lottino sempre dalla parte del Bene, l’oscurità continua a incantarci, tanto che il fascino di queste streghe supera addirittura quello delle loro controparti benevole!

Giulia Santanché

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Immagini © Disney, aventi diritto

Fonti:

The Evil Queen – Disney Fandom

The real Maleficent: The surprising human face behind the “Sleeping Beauty” villain – Salon

Alle radici di un personaggio: l’Amelia di Carl Barks

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