Giorgio Cavazzano ebbe dei problemi con la Disney? Sembra impossibile che un grande Maestro del fumetto possa aver avuto contrasti con la Company per la quale ha creato storie e personaggi indimenticabili. Eppure è proprio così, come emerge da un’intervista del 15 dicembre 2022 con Gabriele Lippi di Sky TG 24, nonché dal saggio Giorgio Cavazzano: un veneziano alla corte del fumetto, a cura di Francesco Verni per Sergio Bonelli Editore.
Stando a quanto si legge, pare che il Maestro abbia avuto problemi persino con colui che potremmo considerare il suo mentore, ossia il Maestro Romano Scarpa, oltre che con uno dei direttori di Topolino, Mario Gentilini.
Ma cosa ha portato al verificarsi di questi screzi?
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Giorgio Cavazzano e il “suo personale ’68”
Chi lo conosce, sa bene che Giorgio Cavazzano entrò molto presto (a 12 anni) a far parte del magico mondo del fumetto grazie a un cugino, Luciano Capitanio, di cui frequentò lo studio veneziano in qualità di inchiostratore.
All’età di 14 anni, grazie a un colpo di fortuna, riuscì a entrare in contatto col Maestro Romano Scarpa e a diventare suo collaboratore. Cominciò così un sodalizio che portò alla creazione di numerose storie disegnate da Scarpa, che Cavazzano puntualmente inchiostrava ad arte. Nell’intervista, però, l’autore spiega che, nonostante le ritenesse splendide, trovava le tavole di Scarpa prive di vitalità e dinamismo, nonché “a tratti monotone”. Cavazzano decise, quindi, di cominciare a dare un proprio tocco personale alle storie da lui disegnate, come in Paperino e il singhiozzo a martello (la prima che disegnò interamente), scritta da Abramo e Giampaolo Barosso e pubblicata su Topolino il 13 agosto 1967. Comparvero tavole caratterizzate da un elevato dinamismo e da una forte caratterizzazione dei personaggi, che si discostava dalla rappresentazione canonica tipica del settimanale.
Ciò portò ad alcuni dissapori tra lui e l’allora direttore della redazione Mario Gentilini, il quale gli intimò più volte di uniformarsi agli altri disegnatori, in modo da non far apparire il suo stile come “troppo personale”.
Si può affermare che, in un certo senso, Giorgio Cavazzano aveva fatto suo lo spirito rivoluzionario sessantottino che permeava l’atmosfera del tempo, trasponendolo però non sul piano sociopolitico, bensì su quello artistico e letterario.
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Giorgio Cavazzano e la sperimentazione non voluta da Disney
Ma in cosa consistevano le sperimentazioni grafiche di Giorgio Cavazzano che tanto non piacevano alla Disney, e in particolare a Mario Gentilini?
Il Maestro veneziano era solito inserire nelle sue storie rappresentazioni piuttosto dettagliate di veicoli meccanici come aerei, treni, navi e razzi, i quali sembravano praticamente reali, come si può osservare, per esempio, nella storia Paperoga e l’isola a motore, scritta da Giorgio Pezzin e pubblicata su Topolino 1050 in data 11 gennaio 1976. Oltre all’aspetto esterno, Cavazzano disegnava anche tutte le strumentazioni presenti a bordo dei diversi mezzi, come quadranti, indicatori, leve e pulsanti, nonché nelle torri di controllo o nelle stazioni, curando ogni dettaglio e aumentando così l’effetto realtà.
Vi è un altro aspetto che ci permette di considerare Giorgio Cavazzano come un fumettista sperimentale (facendo riferimento al periodo in cui iniziò a lavorare): si tratta dell’uso frequente della splash page, ossia della pagina occupata interamente da una sola vignetta. Non si tratta di una copertina, bensì di una sola immagine che, in questo modo, crea un effetto visivo unico, proiettando il lettore direttamente nella storia.
Oggi il ricorso a tali tecniche è quasi all’ordine del giorno, mentre negli anni Sessanta e Settanta era ritenuto in casa Disney un azzardo poco diffuso. Giorgio Cavazzano era molto all’avanguardia per il suo tempo (e per la Disney stessa), in quanto sfidò le convenzioni artistiche del momento, presentando uno stile innovativo e personale.
Purtroppo, però, questo ebbe ripercussioni sull’inizio della sua carriera.
Le tensioni tra Giorgio Cavazzano e Mario Gentilini
La tensione tra Giorgio Cavazzano e Mario Gentilini continuò ad aumentare fino a sfociare in vere e proprie discussioni, di cui due alquanto serie. La prima si verificò al momento dell’uscita della storia Paperino e l’errore del Paperzucum, pubblicata su Topolino 997 il 5 gennaio 1975 e scritta da Rodolfo Cimino. In quell’occasione Cavazzano aveva creato dei personaggi, applicando uno stile che ricordava alla lontana quello di Albert Uderzo, il creatore di Asterix e questo, come possiamo leggere nel saggio, fece infuriare Gentilini, col quale ci fu una discussione piuttosto accesa.
Il secondo caso fu decisamente più serio. In quel periodo Cavazzano stava vivendo una fase che potremmo definire “sperimentazione creativa” e, insieme a Giorgio Pezzin, produceva nuove storie e personaggi sulla base dell’ispirazione del momento. Questo fatto non piacque particolarmente né a Gentilini, né alla Disney, e Giorgio Cavazzano ricevette, infatti, una lettera d’ammonizione in cui gli veniva intimato di attenersi alle “linee comuni della compagnia”, pena il ricorso per vie legali.
Un ulteriore momento di discussione fu riguardo a un tema molto delicato: lo stipendio. Giorgio Cavazzano riteneva, infatti, di ricevere un compenso piuttosto basso rispetto alla media degli altri Paesi: basti pensare alla Francia, dove un disegnatore con le medesime mansioni e responsabilità veniva pagato 120mila lire a tavola, ossia sei volte tanto che in Italia. Quando il fumettista chiese a Gentilini un aumento, quest’ultimo glielo negò. Ciò convinse Cavazzano a licenziarsi dalla redazione di Topolino.
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Rapporti incrinati
Un altro periodo difficile nella carriera di Giorgio Cavazzano fu quello che vide l’incrinarsi del suo rapporto con Romano Scarpa, col quale aveva collaborato per diversi anni in maniera alquanto proficua. Benché alcune tensioni si fossero già create in seguito alla discussione con Gentilini che si era conclusa col licenziamento di Cavazzano, i rapporti cominciarono a raffreddarsi in modo irreversibile a causa di un episodio, visto come una sorta di colpo basso da parte di Scarpa.
Rimasto senza lavoro, infatti, Cavazzano aveva iniziato a collaborare con Disney Hachette per realizzare per il pubblico francese alcune tavole e delle copertine tratte da storie di vari autori, tra i quali figurava anche Romano Scarpa.
Quest’ultimo, a quanto afferma Cavazzano, contattò la redazione francese per chiedere l’interruzione del progetto (almeno per quanto riguardava le sue opere), bloccando di fatto il lavoro di Cavazzano, il quale commentò l’episodio con estrema amarezza e delusione, dato che a ostacolare il suo operato era stata una persona con cui aveva collaborato proficuamente per anni.
L’esperienza oltralpe e il ritorno in Italia
In quel momento di estrema difficoltà fu importantissima per il Maestro Giorgio Cavazzano l’amicizia con il fumettista francese François Corteggiani, il quale gli fece conoscere Roy Calame, il direttore de Le Journal de Mickey: quest’ultimo gli diede un lavoro presso la redazione, affermando di volerlo pagare secondo gli standard francesi. Ebbe inizio, quindi, quello che potremmo definire come il periodo francese di Giorgio Cavazzano, che contribuì sensibilmente alla sua crescita artistica e professionale.
Dopo qualche anno Gentilini convocò nuovamente Cavazzano, proponendogli un lavoro presso la redazione di Topolino: l’autore rifiutò, visto che ancora una volta sarebbe stato pagato di meno rispetto ai colleghi d’oltralpe, e questo segnò la chiusura definitiva tra lui e Mario Gentilini.
Il ritorno presso Disney Italia avverrà solo con l’arrivo dell’allora nuovo direttore, ossia Gaudenzio Capelli, il quale non solo aumentò lo stipendio, ma permise a Cavazzano di collaborare con entrambe le redazioni (italiana e francese) in contemporanea, nonché di mantenere il proprio stile artistico.
Tutto il resto, lo sappiamo, è storia.
Gli eredi di Cavazzano?
Per il futuro del fumetto Disney, oggi Cavazzano ritiene che vi siano “numerosi potenziali eredi” che mostrano notevoli ed elevate capacità artistiche ma che, nonostante la direzione presa sia giusta, serve maggior originalità, probabilmente in termini di sperimentazione creativa.
Chiaramente non è questo lo spazio e il tempo per discorrere di un argomento alquanto complesso e articolato ma in conclusione, alla luce di quanto accaduto a un grande fumettista del nostro tempo, ha davvero senso continuare a parlare di canone artistico o è meglio incoraggiare ogni stile personale, dando modo di esprimere appieno la creatività individuale?
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Michael Anthony Fabbri
Fonti: Giorgio Cavazzano: un veneziano alla corte del fumetto di Francesco Verni, SkyTG24
Immagini: © Disney, Panini, Giorgio Cavazzano e aventi diritto