10 chicche sulle Alice Comedies (anche un po’ dark)

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Poco tempo fa vi abbiamo raccontato come un giovane Walt Disney, agli inizi degli anni ’20 diede vita alle Alice Comedies, la pioneristica serie in animazione mista che costituì il suo primo vero successo. Oggi torniamo alla carica sull’argomento con alcuni fatti curiosi sulla serie.

Eccovi, dunque, ben 10 curiosità sulle Alice Comedies che (molto probabilmente) non sapevate!

Le Alice Comedies: i successi di Walt Disney prima di Topolino

Prima di iniziare, un piccolo reminder: le Alice Comedies sono dei cortometraggi muti prodotti dal Disney Bros. Studio dal 1924 al 1927. Grazie alla loro tecnica innovativa che mescolava animazione ed elementi live action, la serie perfezionò i sistemi di animazione mista segnando una tappa fondamentale della carriera di Walt Disney. All’evoluzione di queste sperimentazioni si devono idealmente sequenze memorabili come quella animata di Mary Poppins (1964) e film come Chi ha incastrato Roger Rabbit? (1988).

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Walt Disney e i personaggi delle Alice Comedies
Walt e i suoi personaggi.

I corti si incentrano sulle avventure della piccola bambina (in carne e ossa) Alice all’interno di Cartoonland, il mondo animato abitato da animali antropomorfi. Altri personaggi sono Julius, il gatto nero simile al più famoso Felix, e Pietro Gambadilegno, qui ai suoi esordi.

Per approfondire meglio l’argomento, vi rimandiamo alla lettura del precedente articolo sulla storia dietro la nascita, l’evoluzione e il triste declino della serie.

10. Le insospettabili origini di Julius il gatto… prima delle Alice Comedies!

Il dimenticato gatto Julius, comprimario nelle Alice Comedies, riscosse probabilmente un discreto successo tra gli appassionati. A riprova di ciò, non solo gli venne affidato più volte il ruolo di spalla comica di Alice, ma qualche volta arrivò perfino a rubarle completamente la scena, divenendo la vera star dei corti.

Julius the Cat
Un originale model sheet di Julius the Cat

Aggiunto per volere della distributrice della serie, Margaret J. Winkler – forse per ripicca del cambio di distributore di Pat Sullivan per Felix the Cat – in realtà Julius non era un personaggio completamente nuovo per Disney. Basta guardare qualche corto dei tempi del Laugh-O-Gram Films, primo studio creato da Walt, per rendersi conto di come Julius, anche se non identificato come tale, fosse una presenza costante già all’epoca.

Un gatto nero senza nome, molto simile nell’aspetto al Krazy Kat di George Herriman (uno dei fumetti preferiti di Walt) e al Felix di Pat Sullivan e Otto Messmer, è già presente a partire da Cappuccetto Rosso (Little Red Riding Hood, 1922), il primo corto animato in assoluto prodotto da Disney. Apparve in otto dei dieci film prodotti dal Laugh-O-Gram dal 1922 al 1923, con un cameo anche nello stesso Alice’s Wonderland, corto pilota delle Alice Comedies.

Da anonimo gatto nero a Julius the Cat

Lo stesso anonimo gatto nero riapparve nel 1924 nelle Alice Comedies già a partire dal primo corto della serie Alice’s Day at Sea. La Winkler e il suo compagno, Charles Mintz, avevano richiesto espressamente a Disney di creare dei personaggi comici che fungessero adeguatamente da supporto per Alice, poiché ritenevano necessario che nella serie fosse presente il più alto quantitativo possibile di sequenze comiche.

Nel sesto corto, Alice the Peacemaker, il gatto venne battezzato col nome Mike e affiancato da un piccolo topo chiamato Ike (un vago e ideale “precursore” di Topolino). A partire da Alice’s Egg Plant (1925), il gatto nero ricevette infine il nome definitivo Julius. Nel corso degli shorts Julius si dimostrò sempre più versatile e divenne, come accennato, sempre più apprezzato dal pubblico.

Alice the Peacemaker
Il gatto Mike e il topo Ike sulla locandina di Alice the Peacemaker

Il successo riscosso dal carismatico personaggio e, allo stesso tempo, le esigenze artistiche dello staff – in parte determinate dalle crescenti difficoltà economiche – spinsero i Disney Bros. Studios a ridurre sempre di più le scene miste con Alice per concentrarsi interamente su quelle animate, facendo di necessità virtù.

Julius apparve in ben 49 cortometraggi sui 56 totali realizzati per la serie Alice Comedies. La sua ultima apparizione avvenne nel penultimo corto di Alice, Alice the Beach Nut nel 1927.

9. Julius, Oswald o Topolino?

Se la serie delle Alice Comedies ebbe fine nel 1927 fu, in un certo senso, anche “colpa” di Julius. Presto ci si rese conto infatti che anche i corti interamente animati avevano un buon potenziale; occorreva solo un buon personaggio comico, in grado di creare un legame con il pubblico. Occorreva un personaggio proprio come Julius.

Così nel 1927 Mintz chiese un nuovo personaggio a Walt Disney e al suo capo-animazione, Ub Iwerks, con la speranza di poterne vendere i diritti alla Universal Pictures. Il risultato fu Oswald il coniglio, che sarebbe diventato titolare dell’omonima serie animata Oswald the Lucky Rabbit.

Oswald model
Model sheet di Oswald

Il personaggio riprendeva molte caratteristiche da Julius: anche lui aveva una fidanzata, conosciuta come Ortensia, che a volte appariva come coniglio, a volte gatto; un acerrimo nemico (lo stesso Bootleg Pete, ovvero Pietro Gambadilegno), a volte gatto, altre orso; e anche Oswald era un animale col pelo nero e un paio di calzoncini chiari.

…e infine arriva il Topo

Il successo di Oswald fu tale che nel 1928 Mintz decise di appropriarsi dell’esclusiva personaggio di Disney, stipulando in segreto un contratto con gli altri animatori. Messi con le spalle al muro, Disney e Iwerks (che rifiutò la proposta di Mintz), furono privati del loro personaggio e licenziati. Ma entrambi avevano voglia di una rivincita.

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Così, tornati a Los Angeles, si misero al lavoro su un nuovo personaggio: Mickey Mouse. Anche costui riprendeva il modello grafico già testato su Julius, col corpo nero e la faccia e i calzoncini chiari. Anche lui aveva una fidanzata, Minni, e un nemico: esatto, ancora una volta Gambadilegno, momentaneamente ribattezzato Terrible Tom.

Topolino e Oswald
Topolino e Oswald raffigurati in una lettera di “complimenti” di Walt Disney al produttore Carl Laemmle, co-fondatore della Universal

Notate qualcosa in comune tra Julius, Oswald e Topolino? Ebbene sì, Disney e Iwerks hanno continuato a riciclare lo stesso modello vincente per i loro personaggi.

Questo modus operandi riguardò anche alcuni comprimari. Ad esempio in Alice Helps the Romance (1926) appare un rivale in amore di Julius, anticipatore di Topesio (Mortimer Mouse) de Il rivale di Topolino (Mickey’s Rival, 1936).

Iwerks continuò a usare il modello di Julius, con qualche variazione, anche dopo la rottura del sodalizio con Disney, per Flip la rana (Flip the Frog, 1930-1933), creato negli Studios in segreto, in attesa di licenziarsi per i crescenti attriti con Walt. Ma questa, è un’altra storia.

8. Le influenze delle Alice Comedies

Come per Julius the Cat, quando Walt e il suo team creavano nuovi personaggi per la serie o ideavano situazioni e trame per i cortometraggi, avevano chiari e determinati riferimenti. Questo si fece più evidente quando il successo della serie e l’arrivo di nuovi animatori permisero alla squadra di Walt di dedicare più tempo alla sceneggiatura dei corti. Le trame si fecero, quindi, sempre meno generiche.

Disney organizzò intere sessioni di sviluppo della storia, e in particolare delle sequenze comiche. Spesso, per idearle, gli animatori facevano riferimento a opere terze. Ad esempio, in Alice’s Tin Pony (1925) ci sono evidenti richiami all’imponente film Il cavallo d’acciaio (The Iron Horse, 1924) diretto dal maestro del western John Ford. Grande ispirazione arrivava anche dai film slapstick (basati sul linguaggio del corpo e sulla comicità fisica) dei grandi artisti dell’epoca: Charlie Chaplin, Buster Keaton e Harold Lloyd.

Le influenze maggiori, però, derivano dai corti animati di Otto Messmer e Pat Sullivan (Felix The Cat, 1919-1932), di Max Fleischer (Out of the Inkwell, 1918-1929) e soprattutto da quelli di Paul Terry (Aesop’s Fables, 1921-1933), che Disney e il tutto suo staff amavano e dai cui assorbirono a pieno lo stile di disegno e la comicità.

Max Fleischer
Max Fleischer e Koko il Clown. Dai corti della serie Out of the Inkwell a Disney venne l’idea per una serie in animazione mista

Da dove viene lo stile di Disney

I personaggi di Disney e Iwerks, di Terry e di Messmer e Sullivan hanno innegabilmente molte caratteristiche in comune: sono spesso animali antropomorfi, caratterizzati da forme tondeggianti, forti contrasti tra parti del corpo nere e altre bianche e dalle articolazioni più simili a tubi di gomma; le storie semplici, ambientate in città di campagna dall’anima rurale, ruotano attorno a gag visive scaturite dall’interazione con oggetti spesso animati di vita propria o dall’interazione tra i personaggi.

Cast Aesop's Fables di Paul Terry
Gli animali antropomorfi di Paul Terry (qui in un’illustrazione dell’animatore Mannie Davis datata 1926) furono di grande ispirazione per il team Disney

Lo “scambio” di idee tra questi pionieri dell’animazione coinvolse anche le innovazioni tecnologiche che accompagnarono in quegli anni l’industria cinematografica. Max Fleischer già nel 1926, seppure in pochi teatri, aveva fatto distribuire una versione sonora del suo Song Car-Tune My Old Kentucky Home. E Paul Terry nel 1928, un mese prima del celebre corto Steamboat Willie, aveva pubblicato la Aesop’s Fable (con sonoro) Dinner Time.

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7. Quando i creatori dei Looney Tunes animavano le Alice Comedies

Nel corso degli anni ’20, Disney reclutò diversi nuovi animatori e inchiostratrici per lavorare alle Alice Comedies.

Tra questi non sfuggono ai più attenti nomi di un certo calibro: Lilian Bounds, futura moglie di Walt Disney; Les Clark, uno dei leggendari Nine Old Men, i nove animatori più anziani e navigati dello studio del Topo; Paul J. Smith, regista principale dei corti di Picchiarello per Walter Lantz dal 1955 al 1972; e soprattutto Hugh Harman, Rudolf Ising e Friz Freleng.

Questi ultimi tre importantissimi nomi oggi sono più spesso associati non solo alla Disney, ma anche alle società di produzione che, specie negli anni ’40 e ’50, sarebbero state due delle sue dirette concorrenti per quel che concerne i cortometraggi animati: la Warner Bros. e la Metro-Goldwyn-Mayer.

Staff Disney durante Alice Comedies
Da sinistra: Walker Harman, Ub Iwerks, Lois Hardwick, Walt Disney e Rudolph Ising. In basso: Friz Freleng, Roy Disney e Hugh Harman

Harman e Ising, il tandem creativo

Harman e Ising avevano già lavorato con Disney ai tempi del Laugh-O-Gram Studio. Nel 1925, nel mezzo della produzione delle Alice Comedies, tornarono a lavorare con Walt, fornendo importanti contributi alla serie. Ising si occupò per diverso tempo della cinepresa per fotografare i rodovetri. I due continuarono a collaborare con Disney fino allo “schiaffo” di Charles Mintz, che si impossessò dei diritti del personaggio di Oswald il coniglio.

Infatti entrambi accettarono il nuovo contratto per Mintz, dirigendo i nuovi corti della serie. Ma la Universal, che possedeva il personaggio, mise presto da parte Mintz, Ising e Harman e affidò Oswald al loro nuovo studio d’animazione diretto da Walter Lantz (dalla cui creatività negli anni successivi sarebbero scaturiti personaggi di successo come Picchiarello, Andy Panda e Chilly Willy).

Tuttavia già nel 1928, durante le dipendenze di Winkler, i due animatori avevano creato un loro personaggio e depositato i diritti, con la speranza di potere avviare un proprio studio: Bosko. Avevano prodotto anche un corto pilota, Bosko, the Talk-Ink Kid, realizzato in sonoro e in animazione mista con tecniche simili a quelle delle Alice Comedies. Nello short, Ising, in carne e ossa, interagiva con la sua creazione.

Dalle Alice Comedies alla Warner: le Looney Tunes di Harman, le Merrie Melodies di Ising

Harman e Ising
Harman, Ising e il loro Bosko

Nel 1930 il corto pilota impressionò il produttore della Warner Bros., Leon Schlesinger, che chiese che Bosko diventasse la star di una nuova serie animata: i Looney Tunes (nome parodiante le Silly Symphonies di Walt Disney). Harman ne assunse la direzione. Ising si occupò invece della serie sorella, Merrie Melodies. Con loro collaborò l’amico comune Friz Freleng.

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Le due serie mostravano un’influenza notevole dell’esperienza con Disney, ma riuscirono col tempo a distaccarsene completamente grazie al tipo di umorismo screwball, una comicità sviuppatasi nel cinema a partire dagli anni ’30 e che condensa elementi satirici, farseschi e del genere slapstick. Era nata l’eredità animata della Warner Bros.

Nel 1933 Harman e Ising lasciarono lo studio dopo varie dispute con Schlesinger riguardo il basso budget che veniva affidato alle produzioni animate. Freleng restò alla Warner, creando la star che sostituì Bosko (che Harman e Insing avevano portato con sé alla MGM): Porky Pig, apparso nel 1935 nella Merrie Melody Piccoli artisti (I Haven’t Got a Hat).

Dopo essere stato anche lui per breve tempo alla MGM, nel 1940 Freeleng tornò alla Warner Bros. realizzando il Looney Tune Dovresti fare del cinema (You Ought to Be in Pictures), con Porky Pig e Daffy Duck a zonzo nei veri studi della Warner. Realizzato in animazione mista, rappresenta un’ulteriore reminiscenza del lavoro fatto sulle Alice Comedies.

Porky Pig e Leon Schlesinger
Porky Pig stringe la mano a Leon Schlesinger in Dovresti fare del cinema (1940), 13 anni dopo l’ultima Alice Comedy. Nel 1988 Chi ha incastrato Roger Rabbit? di Robert Zemeckis avrebbe ripreso buona parte delle idee di questo corto

Non solo Warner Bros.

Hugh Harman e Rudolf Ising nel corso degli anni creeranno personaggi come Cubby Bear e Barney Bear e dirigendo corti animati del calibro di Pace in terra (Peace On Earth, MGM, 1939) e La via lattea (The Milky Way, MGM, 1940), primo cartone animato non Disney a vincere il premio Oscar.

Friz Freleng sarebbe diventato una colonna dell’animazione Warner Bros,, portando i Looney Tunes e le Merrie Melodies a nuove possibilità creative, introducendo o contribuendo a nuovi personaggi come Yosemite Sam, Titti e Silvestro e Speedy Gonzales, e dirigendo un numero cospicuo di corti, alternandosi a Chuck Jones. Nel 1963, alla chiusura degli studi d’animazione della Warner, aprì la DePatie-Freleng Enterprises, che dal 1965 al 1980 avrebbe prodotto i corti della Pantera Rosa.

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6. Un topolino in braghette

Un piccolo topo imbarcato è costretto da un grosso gatto a stare di corvée: pela svogliatamente patate due volte più grandi di lui tagliando via insieme alla buccia gran parte della polpa.

Qualcuno avrà già pensato al finale del terzo celeberrimo corto di Topolino del 1928, Steamboat Willie, uno dei primi cartoni animati della storia con sonoro sincronizzato. Eppure pochissimi sanno che questa gag non era proprio… freschissima.

La baleniera di Alice

La stessa identica situazione era già presente in una delle ultimissime Alice Comedies, Alice the Whaler (1927), terzultimo corto della serie, che vede Alice (qui interpretata da Louis Hardwick) come capitano di una baleniera. Tra i membri dell’equipaggio animato si distingue un piccolo topolino contrarioso che, libero dall’ingombrante presenza di Julius il gatto, si trova a recitare la parte del leone.

Topolino (?) in Alice the Whaler

Come è noto, nel campo dell’animazione non è raro che si riciclino gag o animazioni già utilizzate in precedenza, seppur sarebbe limitante ridurre a questo il rapporto che sussiste tra Alice the Whaler e Steamboat Willie. L’anonimo topo della Comedy ha molto in comune con il primo Mickey Mouse: oltre l’aspetto fisico, il carisma e il carattere prorompente lo rendono da subito riconoscibile e apprezzabile dal pubblico.

Inoltre, il corto del 1927 presenta anche diversi elementi poi presenti anche in quello dell’anno successivo, quali un pappagallo e una capra. Coincidenze?

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5. Alice Comedies: il film

Come già accennato nel precedente articolo sulle Alice Comedies, quando nel 1932 Walt Disney cominciò a pensare a un suo primo film d’animazione non rivolse da subito la sua attenzione alla fiaba dei fratelli Grimm Biancaneve e i sette nani. Il primo pensiero andò ai due libri di Lewis Carroll con protagonista Alice: Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò.

Inoltre, nei suoi primi pensieri non c’era un lungometraggio totalmente animato, ma un film in animazione mista. Tutto questo rimanda alla sua serie di Alice Comedies prodotte dal 1924 al 1927. È possibile che fosse sua intenzione prendere a modello proprio la sua prima serie di successo per un film.

Il film di Alice che non fu

Nel 1932 venne girato un filmato di prova a colori del film, con la bionda Mary Pickford nei panni della protagonista. Nello stesso periodo, però, uscì al cinema Alice nel Paese delle Meraviglie (1933) diretto da Norman Z. McLeod, che tra l’altro conteneva una sequenza animata dall’Harman-Ising Studio. Per evitare l’accusa di aver copiato l’idea e portare nelle sale cinematografiche un prodotto unico, Disney fu costretto ad accantonare il progetto.

Alice in Wonderland (1932)
Mary Pickford nei panni di Alice, dal filmato di prova del 1932

Nonostante non sappiamo che aspetto avrebbe avuto il film, e quindi non è possibile stabilire quanto sarebbe stato legato alle Alice Comedies, non si può escludere che Disney avesse in mente proprio queste quando cominciò a idearlo. La stessa Mary Pickford, attrice di punta nel periodo del cinema muto, era molto simile nell’aspetto alla piccola Virginia Davis che aveva recitato da protagonista nelle Comedies.

Nel 1932 erano passati solo cinque anni dalla chiusura della serie: è abbastanza verosimile che Walt, con questo lungometraggio misto, volesse riportare in vita quel felice – anche se sfiancante – periodo non molto lontano nel tempo.

4. Musica… muta

Nel corso della sua carriera Walt Disney sperimentò e spinse a sperimentare tantissimo nel campo di immagini e musica, sia dal punto di vista artistico che tecnico. Basti pensare anche solo al già pluri-citato Steamboat Willie o al Classico Disney Fantasia (1940) – il primo film mai realizzato con sonoro in stereofonia – e alle innovazioni che questi due film hanno portato alla settima arte.

Ma è vero che le sperimentazioni sonore di Disney iniziarono solo nel 1928, durante la realizzazione del terzo corto di Mickey Mouse?

In effetti, Walt sperimentava con il sonoro già nell’epoca del cinema muto! Diverse Alice Comedies, infatti, furono innegabilmente prodotte con chiare intenzioni musicali, grazie a diverse scene di ballo o estremamente ritmiche. Scene presenti sin dal corto pilota, da allora marchio di fabbrica della serie.

Musica nelle Alice Comedies
Una delle prime scene “musicali” delle Alice Comedies nel corto pilota Alice’s Wonderland (1923).

La musica nelle Comedies mute di Alice

Nell’epoca del muto, le proiezioni di pellicole venivano accompagnate spesso da piccole orchestre o semplicemente da un pianoforte. I brani eseguiti variavano da motivetti popolari largamente conosciuti a composizioni scritte espressamente per i film (per le pellicole di maggiore spessore, tipo “La corazzata Potemkin” – sì, quella di Fantozzi).

Spesso la scelta dei brani di repertorio era operata in base alla scena in corso. Ad esempio, per una scena di inseguimento, magari a cavallo, si sarebbe potuto scegliere il Finale dell’Overture del Guglielmo Tell di Rossini. Ovviamente, spettava alla bravura del direttore d’orchestra o del pianista riuscire a tenere il tempo con le immagini proiettate e rispettare i ritmi delle scene. E no, non era affatto semplice.

Tuttavia, molte Alice Comedies appare chiara una scelta molto curata dei ritmi da parte del regista – scelta non frequente all’epoca, specie nei cartoni animati – che sicuramente poteva agevolare notevolmente l’esecutore dal vivo. Questo permetteva un numero elevato di scene musicali, rendendo ogni film della serie puro intrattenimento in senso uditivo oltre che visivo. Si può affermare che la serie di Disney all’epoca fosse pioneristica anche per questo.

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3. Gambadilegno censurato

Pietro Gambadilegno è senza dubbio il personaggio Disney più antico a essere ancora oggi utilizzato. Il “buon vecchio” Pietro infatti apparve per la prima volta nella Alice Comedy Alice Solves the Puzzle (1925), dove ricopre il ruolo di un orso ladro di cruciverba.

Gambadilegno terrorizza Alice
Pietro intento in attività criminose già alla sua prima apparizione.

Eppure sembra che i “crimini” commessi da Gambadilegno in questo suo primo corto non si limitino solo a questo.

Immaginate la sorpresa quando, scoperta in Germania l’ennesima pellicola del corto, lo studente di animazione Russell Merritt si è reso conto di una scena non presente nelle altre copie in circolazione. Appena una manciata di fotogrammi ci mostrano Gambadilegno, inseguito da un poliziotto via mare, tirare fuori una bottiglia di whisky. Purtroppo si tratta solo di frammento, visto che il resto della scena è stato tagliata via.

Gambadilegno, la mafia e il proibizionismo

Una bottiglia di alcool nel XXI secolo non desta poi molto scalpore – anche se oggi sarebbe probabilmente tagliata fuori da un nuovo prodotto Disney destinato a un pubblico giovane – ma nel 1925 era diverso. Negli Stati Uniti erano infatti gli anni del Proibizionismo, in cui era vietata la vendita e la detenzione di alcolici. Ciò comunque non rendeva impossibile reperirne, rivolgendosi a mafia e locali abusivi.

In Alice Solves the Puzzle Gambadilegno si presenta quindi da subito come un malvivente della peggior specie. Non solo ladro di cruciverba, ma anche possessore – e probabilmente anche fornitore sottobanco – di merce illegale.

La prima censura animata

Il whisky perduto di Gambadilegno
Uno dei due fotogrammi incriminati. Ad oggi, del resto della scena, non sembra esistere più nulla

Secondo gli storici del cinema d’animazione, evidentemente all’epoca la scena in cui Pietro sfoggiava (e forse beveva) una bottiglia di whisky facendosi beffe di un agente fu ritenuta eccessiva per un corto animato. Uno degli istituti all’epoca addetti al controllo delle opere di intrattenimento, il Pennsylvania Censorship Board, richiese quindi di tagliare la parte.

Ma le copie era già state stampate e distribuite, e ormai era tardi per tagliare la scena dalla matrice. Quindi, come accadeva spesso all’epoca (è il caso de Il mago di Oz di Victor Fleming nel 1939), fu richiesto direttamente agli operatori cinematografici che si trovavano già in possesso delle pellicole di tagliare la scena prima di proiettarle.

Com’era da aspettarsi, non tutti furono proprio precisi nel taglio: è il caso di un tecnico che lasciò intatti appena due fotogrammi del whisky di Gambadilegno, permettendo agli storici di ricostruire questa singolare vicenda di cui non si sarebbe altrimenti avuto notizia.

Secondo alcuni, Alice Solves the Puzzles sarebbe il primo caso di censura in un cartone animato, ben cinque anni prima dell’emanazione del Codice Hays.

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2. Salsicce di cane: quando le Alice Comedies si fanno cupe

Se in precedenza abbiamo più volte rimarcato che le Alice Comedies furono una prime delle serie animate indirizzate a un pubblico di bambini, occorre anche sottolineare che la sensibilità verso l’infanzia non era esattamente quella che abbiamo oggi. In tal senso, può essere considerato esemplificativo il corto Alice’s Mysterious Mystery (1926).

Alice’s Mysterious Mystery – Il misterioso mistero di Alice

Lo short si apre con il cattivone di turno (nuovamente lui, Gambadilegno) e un topolino (senza maiuscola) tirapiedi. Coperti da inquietanti teli bianchi che li fanno assomigliare a fantasmi o membri del Ku Klux Klan (un paragone non azzardato, come vedremo), compiono razzia in una scuola di cani imprigionandoli nell’edificio e poi nel loro veicolo, in realtà il camion di un accalappiacani.

Si scopre che il loro scopo è imprigionarli e… farne salsicce. L’idea non è solo “messa per iscritto” sull’insegna della prigione (presentata proprio come una “fabbrica di salsicce”), ma viene anche esplicitamente mostrata nella scena successiva. Un boia incappucciato di bianco conduce una cane, che ha appena avuto l’ultima confessione con un prete, in una camera della morte. Il boia ne esce pochi secondi dopo trascinando un grosso insaccato.

Alice's Mysterious Mystery

Fortunatamente Julius e Alice riescono a mettere fine a tutto questo e a liberare i cani, che subito si mettono alle calcagna di Gambadilegno.

Morti inquietanti e losche comparse in un corto delle Alice Comedies

Come detto prima, questo corto è quasi un unicum nel catalogo delle Alice Comedies. Non è di certo l’unico corto con tematiche cupe, né tantomeno l’unico della sua epoca (un periodo, come accennato, con una sensibilità diversa da quella dei giorni nostri) a mostrare brutalmente violenza sugli animali

Mutt and Jeff in Dog Gone
Mutt and Jeff in Dog Gone (1926), durante il quale si vedono decine e decine di cani tramutati in salsicce

Ciò non toglie che, a quasi cento anni dalla sua uscita, questo cartone animato susciti un certo senso di inquietudine nello spettatore moderno. Per cominciare, i lenzuoli bianchi indossati da Gambadilegno, il topo e il boia ricordano fin troppo i costumi bianchi che proprio in quegli anni i membri del secondo Ku Klux Klan indossavano per mantenere l’anonimato durante le loro scorribande, adottandoli dal controverso film di D. W. Griffith Nascita di una nazione (Birth of a Nation, 1915).

Ciò rende questo corto una delle più oscure Alice Comedies, considerando anche il vago riferimento al KKK. Ma non è l’unica.

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1. Il Ku Klux Klan di Alice

Se in Alice’s Mysterious Mystery la correlazione al KKK non è del tutto esplicita (in fondo, potrebbe trattarsi di costumi da fantasmi), in Alice and the Dog Catcher, della prima serie di Alice Comedies nel 1924, è difficile avere dubbi.

Tre K di fila. Teste nascoste da cappucci (sacchetti di carta). Un club segreto con ammissione esclusiva. Un gran capo che lo presiede. In più, vengono mostrati un teschio e una blackface.

Alice e i suoi amici giocano al KKK

In Alice and the Dog Catcher si ritrova per la prima volta il tema che due anni dopo sarebbe stato riaffrontato in Alice’s Mysterious Mystery: l’accalappiacani che trasforma i cani in salsicce. Stavolta però, come di norma nelle prime Alice Comedies (l’episodio in questione è il quinto della serie) a ricevere maggiore spazio rispetto all’animazione sono le sequenze in live-action. L’introduzione si apre infatti nel covo segreto del club di Alice nel mondo reale, il Klik Klak Klub.

Smascherati dai loro sacchetti di carta à la KKK, il gruppo di bambini – molto simile alle allora popolarissime Simpatiche canaglie (Our Gang) di Hal Roach – ha intenzione di fermare l’accalappiacani per evitare che il proprio animale domestico sia tramutato in salsiccia. Alice, “High Mogul” del Klub, racconta allora una storia (in sequenza animata) in cui lei stessa riesce a far saltare in aria il carcere in cui l’accalappiacani tiene chiusi i suoi prigionieri, che, liberati, fanno felicemente ritorno alle loro case.

Alice and the Dog Catcher
Ehm… più o meno felicemente…

Alla fine del racconto Alice invita il suo Klub a ricorrere all’offensiva contro l’accalappiacani. Il gruppo riesce a liberare i cani rinchiusi e a impossessarsi dell’auto-cella del dog catcher. Si ha quindi un inseguimento in pieno stile slapstick anni ’20, che si conclude con la distruzione del veicolo stesso. Ora l’accalappiacani e il suo aiutante non potranno più fare del male.

Walt in Alice and the Dog Catcher
Nel corto c’è una guest star… Riconoscete l’accalappiacani a destra?

Alice and the Dog Catcher è l’Alice Comedy più controversa?

Il fatto che in questo corto venga mostrata con una certa leggerezza una parodia del Ku Klux Klan rende Alice and the Dog Catcher l’Alice Comedy più controversa di tutte.

Non solo vengono associate a un “gioco” alcune caratteristiche di un’organizzazione basata sulla discriminazione razziale, ma addirittura la sua probabile parodia, il Klub di Alice, compie un’azione “giustiziera”. Come se si trattasse di un gruppo di eroi che agiscono in un certo modo per il bene della società (in questo caso i cani minacciati dall’auto dell’accalappiacani), quasi sulla falsariga del controverso film del 1915 Nascita di una nazione.

Non fu certo l’unica volta che una lavorazione disneyana conteneva rappresentazioni discutibili. Ciò avvenne altre volte, ad esempio, con Victory Through Air Power, I racconti dello zio Tom e la centaura nera di Fantasia. La stessa Disney, in occasione delle riproposizioni delle sue opere dei primi decenni del Novecento (in particolare sulla sua piattaforma di streaming Disney+), tiene attualmente ad avvisare gli spettatori dell’eventuale presenza di elementi controversi, riconoscendone il valore negativo e auspicando discussioni costruttive al riguardo.

D’altro canto, lo stesso Walt Disney propose poi la parodia del KKK in una prospettiva diversa. In Alice’s Mysterious Mystery sono infatti i nemici a essere vestiti come membri dell’organizzazione. Era forse una specie di ripensamento per l’errore di due anni prima? Molto probabilmente non lo sapremo mai.

Ad ogni modo, le Alice Comedies si confermano non soltanto come una tappa fondamentale del cinema di animazione e della carriera di Walt Disney, ma anche come una testimonianza storica della società dell’epoca, che, nonostante non sia eccessivamente lontana nel tempo, era per certi aspetti molto diversa dalla nostra.

Sandro Marchetta

Immagini © Disney, MGM, Warner Bros.

Fonti: The Walt Disney Film Archives – The Animated Movies 1921-1968, Daniel Kothenschulte, Edizioni Taschen

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