Amelia e la leggenda della “vera” strega del Vesuvio

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp
Share on telegram

“Sono Amelia, la fattucchiera che ammalia! C’è il signor Paperone?”

È questa la prima frase detta da Amelia nella sua storia di esordio, Zio Paperone e la fattucchiera (The Midas Touch), realizzata da Carl Barks e pubblicata nel dicembre 1961. Ma se vi dicessimo che esiste davvero la leggenda di una strega che abitava alle pendici del Vesuvio?

amelia vesuvio

A vecchia e Mattavona

Nel 1858 l’intensa attività vulcanica di tipo effusivo del Vesuvio provocò l’apertura di numerose bocche, le cui colate laviche riempirono un burrone molto profondo, chiamato Fossa Grande. La potente eruzione durò per circa tre anni, e le colate prodotte si fermarono poco prima di raggiungere una frazione di Ercolano.

La lava, la cenere e i lapilli che riempirono la Fossa Grande, una volta raffreddati e solidificati, resero attraversabile il burrone.

L’eruzione è avvenuta davvero, ma l’evento e il folklore locale, molto legato alla tradizione delle streghe, hanno portato alla nascita della leggenda della Vecchia e Mattavona. La storia narra infatti di come quella che inizialmente era stata accolta come una buona notizia, il riempimento del burrone, si sia trasformata ben presto in una tragedia per gli abitanti del luogo, che da quel momento non riuscirono più a dormire sonni tranquilli, a causa delle agghiaccianti grida di dolore che si levavano, ogni notte, da quella che un tempo era la Fossa Grande.

I contadini provarono a cercare l’origine di queste urla selvagge, che terminavano puntualmente al sorgere del sole, ma ogni volta tornavano a casa frustrati e senza aver trovato la risposta a questo mistero. Decisero dunque di chiedere aiuto a una strega buona che viveva sul Vesuvio, proprio a Vecchia ‘e Mattavona, che si fece accompagnare dai contadini nel luogo in cui le urla si sentivano con più forza. Lì pronunciò uno strano incantesimo in una lingua arcaica e sconosciuta e le grida sparirono così per sempre. La pace e il silenzio da allora regnarono sovrani sul Vesuvio, per la gioia dei contadini che poterono tornare a dormire sonni tranquilli.

La strega buona, durante questi secoli, ha continuato a proteggere il sonno degli abitanti dei Paesi Vesuviani da spiriti ed entità malvagie.

eruzione vesuvio 1812
Eruzione del Vesuvio nel 1812

L’origine della leggenda della strega che vive sul Vesuvio

Probabilmente la seconda parte del nome Mattavona viene dal tardo latino bonus > vonus (il cui passaggio è dato dalla spirantizzazione dalla labiale B alla fricativa V). Il nome dovrebbe quindi indicare una strega le cui fatture sono volte al bene.

Questo racconto popolare è stato tramandato oralmente nelle zone dei Paesi Vesuviani e sembra quantomeno improbabile, se non impossibile, che sia arrivato alle orecchie di Carl Barks. La vicenda non è presente nemmeno nelle raccolte più celebri di storie napoletane, come Leggende napoletane di Matilde Serao o Storie e leggende napoletane di Benedetto Croce. Uno dei pochi testi che ne parla è il volume Fattucchiere ed eremiti del Vesuvio da “Gente del Vesuvio” Prima parte: Le fattucchiere di Umberto Vitiello. E anche se fosse stata presente in uno di questi testi, è difficile immaginare che l’Uomo dei Paperi, dalla sua casa nell’Oregon, abbia avuto modo di trovarli e leggerli.

È più probabile che sia stata una coincidenza, considerando anche le centinaia, se non migliaia, di leggende ambientate nel territorio campano. Come ha raccontato lo stesso Carl Barks in una sua intervista rilasciata su Topolino nel 1994 “Adoro l’Italia e la pizza! Quando ho creato Amelia, mi è sembrata una cosa carina pensarla come una ragazza italiana che vivesse alle pendici del Vesuvio. Quella è una zona molto rinomata per la pizza, no?”. Insomma, nessun accenno a storie partenopee. 

Potrebbe interessarti anche: Tutto quello che avreste voluto sapere su Amelia

La casa di Amelia sul Vesuvio

Carl Barks non avrà preso ispirazione dalla Vecchia ‘e Mattavona per la creazione della fattucchiera che ammalia, ma una cosa è certa: esiste davvero sul Vesuvio la casa di Amelia. Attraversando il sentiero della Riserva Tirone che collega la Strada Provinciale Vesuvio con la strada Matrone di Trecase, infatti, è possibile vedere una casetta ribattezzata proprio “La casa di Amelia”. Il nome è stato scelto per omaggiare il personaggio di origine partenopea e per stimolare l’immaginazione dei bambini in visita sul vulcano.

“La casa di Amelia” © Ciro Teodonno

In realtà la casa sul Vesuvio era in origine una delle casematte abbandonate, poste a 500m di altezza, e utilizzate durante la II Guerra Mondiale come postazione antiaerea. Il rudere è stato quindi riqualificato e reso agibile per fini turistici.

Se vi dovesse capitare di sostare da quelle parti, quindi, non vi preoccupate, il vostro sonno sarà protetto dalla Vecchia e’ Mattavona. Al massimo, se sentirete qualche urlo notturno, potrebbe essere Amelia che si lamenta dopo aver fallito l’ennesimo assalto al Deposito per rubare la Numero Uno.

Potrebbe interessarti anche: Topolino è stato inventato a Napoli: realtà o bufala?

Ginevra Emilia Carrero Meglio

Un ringraziamento speciale a Carolina Borrelli

Fonti: Napolipiù | Wikipedia | Parco Nazionale del Vesuvio | Conoscere Geologia

Immagini: ©Wikipedia | Panini/Disney | Ciro Teodonno |

Ti è piaciuto l'articolo? Condividilo!

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp
Share on telegram

Ultimi articoli

Articoli correlati

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.

Le opinioni espresse dai singoli autori negli articoli sono a titolo personale e non rappresentano in alcun modo il pensiero dello staff di Ventenni Paperoni.

Tutto il materiale eventualmente coperto da copyright utilizzato è usato per fini educativi ai sensi dell’art. 70 della legge 633/41 sul diritto d’autore. Qualora i titolari volessero rimuoverli possono comunicarlo via e-mail e provvederemo subito alla conseguente rimozione o modifica.

E-mail: redazione@storiedipaperi.com