Topolino è stato il personaggio che ha portato Walt Disney al successo mondiale, prima nel mondo dell’animazione e poi in quello del fumetto. Tuttavia, il topo dalle orecchie a disco non è stata la prima creatura di Walt: come i più appassionati di voi sanno, la serie animata Mickey Mouse è stata soltanto la terza serie prodotta ad Hollywood dai neonati Disney Brothers Cartoon Studio. La prima, Alice Comedies, narrava le avventure di una bambina in carne ed ossa catapultata nel mondo dei cartoni animati. La seconda, invece, aveva come protagonista un buffo coniglio di nome Oswald.
Oswald e la sua serie animata – Oswald the Lucky Rabbit – durarono solamente due anni, dal 1927 al 1928. Infatti, il “tradimento” ai danni di Walt del suo allora distributore Charles Mintz fece sì che Disney perdesse i diritti del personaggio e gran parte dello staff che creava i suoi cartoni animati. La vicenda è piuttosto nota (ne abbiamo parlato più approfonditamente qui) perché fu il preludio alla nascita di Topolino.
Infatti Disney e Ub Iwerks, l’amico animatore che era rimasto al suo fianco e non aveva ceduto alle proposte di Mintz, si misero alle spalle l’affronto subito e individuarono il sostituto di Oswald in un topo di nome Mickey Mouse. Il nuovo personaggio divenne ben presto un clamoroso successo, e oscurò le altre stelle dei cartoons, tra cui Oswald stesso. Il coniglio, a dispetto del suo nome, non fu “fortunato” come Topolino: i suoi cartoni continuarono ad essere prodotti per una decina d’anni – senza mai riuscire ad avvicinarsi alla fama di quelli del suo successore – per poi sparire nel dimenticatoio.
Potrebbe interessarti anche: Intrighi, plagi, debiti: come nacque Steamboat Willie
A prima vista dunque Oswald sembrerebbe essere stato solamente un prototipo del personaggio simbolo della Disney, una tappa intermedia dello sviluppo di Topolino rimasta avvolta nel mistero. A questa situazione ha contribuito sicuramente il fatto che la casa di Burbank riuscì a recuperare i diritti sul personaggio solo nel 2006.
Fino ad allora, solo poche persone avevano potuto vedere il coniglio in azione sullo schermo, per la maggior parte in cartoni degli anni ’30 in cui erano state riciclate alcune sequenze dai corti della serie Disney. Eppure Oswald per molti versi è stato un personaggio rivoluzionario, fondamentale quanto Topolino per l’affermazione di Walt nel mondo del cinema. O addirittura… più importante di Topolino?
Una personalità ben definita…
Una delle caratteristiche di Oswald che ci fanno riflettere sulla sua importanza nel mondo Disney – ma più in generale nel mondo dell’animazione – è la sua personalità, un vero elemento di novità per l’epoca. Ai tempi di Oswald, infatti, i personaggi erano concepiti come delle vere e proprie “macchine da gag”. In altre parole, il loro ruolo si limitava a quello di semplice mezzo per mettere in scena una trovata comica dietro l’altra, senza soluzione di continuità. Rimanendo in casa Disney, Alice e il gatto Julius, i protagonisti delle Alice Comedies, non avevano certo una personalità ben definita: erano completamente a servizio della trama dei 5-6 minuti di cortometraggio.
Potrebbe interessarti anche: Walt Disney senza Topolino: l’epopea delle Alice Comedies
Uno dei pochi personaggi dell’epoca a mostrare un accenno di caratterizzazione psicologica, per quanto rudimentale, era stato il gatto Felix, creato da Otto Messmer e Pat Sullivan nel 1919. I suoi cartoni puntavano molto sulle gag visive, ma lasciavano spazio anche a qualche tentativo di approfondire la personalità del protagonista. Felix era un gatto curioso, tendenzialmente di buon cuore ma, se la situazione lo richiedeva, molto scaltro e addirittura disonesto.
Quando il distributore Charles Mintz decise di abbandonare le Alice Comedies e concluse un contratto con la Universal per la realizzazione di 26 cartoni animati con un coniglio come protagonista, Disney e i suoi collaboratori avevano certamente in mente le caratteristiche di Felix – a cui peraltro era chiaramente ispirato il gatto Julius dei corti di Alice – e avrebbero potuto seguire la strada che aveva portato al successo il felino di Sullivan e Messmer. Tuttavia, per la sua nuova stella Walt aveva in mente qualcosa di diverso.
Non voleva che Oswald fosse solo un “coniglio animato e messo in scena allo stesso modo dei noti gatti dei cartoni animati” [..] Invece, voleva plasmare Oswald con una personalità propria, “per rendere Oswald peculiarmente e tipicamente OSWALD.”
He did not want Oswald to be just a “rabbit character animated and shown in the same light as the commonly known cat characters” [..] Rather, he wanted to forge Oswald into a distinctive personality, “to make Oswald peculiarly and typically OSWALD.
Estratto da Neal Gabler, Walt Disney: The Triumph of the American Imagination, capitolo 3
Questa nuova filosofia venne rispettata in tutti i corti della serie. Nel corso degli episodi, il coniglio si trovava di volta in volta a ricoprire ruoli molto differenti tra loro: conducente di treni, soldato, cavaliere, ecc. Tuttavia, pur calato in contesti così diversi, rimaneva sempre Oswald, fedele a sé stesso e riconoscibile da ogni spettatore.
A dire la verità, gli inizi per Oswald non furono esaltanti. Walt e il suo studio realizzarono un corto pilota, intitolato Poor Papa, in cui il coniglio diventava padre di una miriade di coniglietti. La Universal non gradì né il corto né il personaggio, tanto da dire di lui:
L’Oswald visto in questo cartone è ben lontano dall’essere un personaggio divertente. [..] È semplicemente piatto. Non ha particolarità degne di nota. […] Perché Oswald è così vecchio, sciatto e grasso? Al pubblico piace che i propri personaggi siano giovani, in forma e brillanti. Questo è praticamente decrepito.
The Oswald shown in this picture is far from being a funny character. […] He’s just flat. He has no outstanding trait. […] Why is Oswald so old, sloppy and fat? Audiences like their characters young, trim and smart. This one is practically decrepit.
Citato in Timothy S. Susanin, Walt before Mickey: Disney’s Early Years, 1919-1928
Questi commenti ben poco lusinghieri spinsero Disney a ripensare al personaggio e a renderlo “più giovane, vivace, vigile, impertinente e avventuroso”, oltre che “ordinato e in forma”. Questo divenne evidente già nei cartoni successivi, a partire da Trolley Troubles, l’esordio di Oswald al cinema, dal momento che la Universal aveva rifiutato Poor Papa.
…e fortunata!
Ma allora, com’è Oswald? Oswald è un personaggio fondamentalmente buono e onesto, ma con un grande ego e una forte autostima che spesso lo mettono nei pasticci, perché lo portano ad essere troppo sicuro di sé e a sottovalutare i rischi delle proprie azioni. È un personaggio impulsivo, che si lancia a testa bassa in imprese di ogni tipo che finiscono inevitabilmente per mettere in luce i suoi limiti, e da cui esce vincitore (o quantomeno incolume) grazie alla fortuna e al caso più che alle sue abilità.
Questo però non fa di lui una sorta di Gastone ante litteram. Oswald non conta solamente sulla propria fortuna, aspettando di coglierne i frutti senza alcun merito. Al contrario, si impegna con tutto sé stesso in ciò in cui si cimenta, senza risparmiare energie. Il coniglio è genuinamente convinto di essere il più intelligente e il più forte, e vuole mettere a disposizione queste sue (presunte) capacità per sé e per gli altri. Per questo risulta estremamente simpatico: lo spettatore gli perdona il fatto di essere ogni tanto vanesio e presuntuoso proprio per il suo entusiasmo e per il suo inconsapevole talento per i guai.
Oswald è un personaggio che mostra i propri sentimenti. Lo vediamo spesso sospirare d’amore per una ragazza, arrabbiarsi per un sopruso. lasciarsi andare alla frustrazione per qualcosa che non va per il verso giusto, o ancora, tremare impaurito davanti a un pericolo. Anche i personaggi suoi coetanei avevano queste reazioni, ma spesso erano artificiose e stereotipate: al contrario, il coniglietto è autentico nel mettere in scena i sentimenti che sta provando. In altre parole, Oswald è forse il primo personaggio del mondo dei cartoni che è credibile, e in cui lo spettatore si può immedesimare. E a cui si può affezionare.
Una serie geniale
Tutte queste caratteristiche di Oswald non sarebbero potute emergere senza dei cartoni che valorizzassero il personaggio. Il coniglio tra il 1927 e il 1928 fu protagonista di 26 corti (cinque dei quali al momento sono ancora perduti) che lo resero una delle celebrità del mondo dell’animazione. Un’entusiastica recensione dell’epoca su Moving Picture World disse di questi cartoni:
“Queste creazioni Disney sono vivaci, briose e genuinamente divertenti… L’animazione è buona e il modo intelligente in cui Disney fa imitare ai suoi personaggi i gesti e le espressioni degli esseri umani aggiunge qualcosa in più al divertimento”.
“These Disney creations are bright, speedy and genuinely amusing … The animation is good and the clever way in which Disney makes his creations simulate the gestures and expressions of human beings adds to the enjoyment.”
Citato in Timothy S. Susanin, Walt before Mickey: Disney’s Early Years, 1919-1928
Leggendo queste parole, capiamo come l’animazione “della personalità” di cui abbiamo parlato in precedenza fosse concepita come una vera e propria novità agli occhi degli spettatori di allora. Ma non solo. Questa recensione introduce il secondo motivo per cui il coniglio fortunato dovrebbe godere di maggior considerazione: gli innovativi, e a volte geniali, cartoni animati della serie Oswald the Lucky Rabbit.
I cartoni di Oswald furono una ventata d’aria fresca nel panorama dell’animazione dell’epoca, e segnarono uno stacco deciso sia rispetto alle Alice Comedies sia alle altre serie contemporanee. Erano corti vivaci e convincenti, dall’animazione frizzante, in cui visual gag e caratterizzazione dei personaggi trovavano un equilibrio notevole per gli standard dell’epoca.
Potrebbe interessarti anche: Perché le Silly Symphonies sono state una rivoluzione
Sicuramente dal punto di vista tecnico e visivo non c’è confronto con l’animazione dei successivi cartoni Disney, ma le idee innovative che troviamo in questi pionieristici cartoons rimangono sorprendentemente fresche e brillanti, a quasi cento anni dalla loro realizzazione. Tra tutti questi corti abbiamo scelto due titoli che, secondo l’opinione di chi scrive, sono tra i migliori esempi per capire la portata rivoluzionaria di Oswald the Lucky Rabbit.
Trolley Troubles (1927)
Il primo di cui parliamo è proprio il primo cartone della serie, Trolley Troubles. La trama è molto semplice: Oswald è un conducente di un tram che deve trasportare una miriade di passeggeri, in gran parte coniglietti. Il viaggio però è pieno di imprevisti: una mucca sui binari, una capra, una salita ripida… e una discesa devastante!
In questo corto Oswald non ha ancora raggiunto il design definitivo, anche se è decisamente più grazioso che nel corto pilota. Tuttavia, se dal punto di vista del character design ci saranno dei notevoli miglioramenti, Trolley Troubles contiene già tutte le qualità dei cartoni della serie. Oswald già presenta quel mix di determinazione e irriverenza che lo caratterizzerà per tutta la serie. Gli animatori riescono – ricorrendo spesso ad un’efficace pantomima, indispensabile nel cinema muto – a trasmettere al pubblico l’evoluzione degli stati d’animo del personaggio, donandogli così spessore e autenticità.
Il corto, sebbene la trama sia molto semplice, è coinvolgente grazie alla presenza scenica del suo protagonista, che dà una prova di grande recitazione. Notevoli sono anche alcune scelte di regia davvero rivoluzionarie, come l’inquadratura in una scena durante la discesa che dà l’idea allo spettatore di essere insieme ad Oswald sul tram. Trolley Troubles presenta ancora gag e soluzioni tipiche dell’animazione dell’epoca (ad esempio, i personaggi possono staccare a piacimento parti del loro corpo), ma apre la strada a una nuova era.
Oh What a Knight (1928)
Con Oh What a Knight facciamo un salto di quasi un anno dal precedente cartone e ci tuffiamo nel miglior periodo per Oswald sotto la gestione Disney. Il cartone è ambientato in un non meglio precisato Medioevo: Oswald è un giovane menestrello, che cerca di fare colpo su una graziosa principessa, la gattina Sadie/Ortensia. Purtroppo per lui, a fare da guardia alla fanciulla c’è nientemeno che Gambadilegno (sorpresi di trovarlo insieme ad Oswald? Leggete qui!), con cui il coniglio è pronto a combattere.
Il look di Oswald è notevolmente migliorato dai tempi di Trolley Troubles. È più aggraziato e giovanile, oltre che più espressivo e attraente. La sua performance, poi, è una delle più entusiasmanti e divertenti della serie. Nei panni di eroe comico alle prese con una principessa da salvare, Oswald dà il meglio di sé, mettendosi più volte in situazioni imbarazzanti mentre cerca di conquistarla ma mostrando anche grande ardimento nel duellare con Gambadilegno. Il tutto mentre bacia la principessa circa ogni 30 secondi. Insomma, in questo cartone Oswald è veramente on fire!
Alcune scene di Oh What a Knight mostrano bene come la qualità dell’animazione di questa serie fosse decisamente superiore a quanto era stato fatto prima. Un esempio su tutti, la scena del duello con tra Oswald e Gambadilegno, in cui le ombre sul muro dei due contendenti lottano contemporaneamente ai loro “padroni” in carne e ossa (o, nel caso di Oswald, addirittura combattono al suo posto). Un personaggio accattivante, una trama coinvolgente e divertente, e lampi di grande animazione: non stupisce che Oh What a Knight sia considerato uno dei corti più belli di Oswald.
Un team stellare
Giustamente si attribuisce il merito a Walt Disney per la creazione di Oswald, ma le sue idee innovative non avrebbero avuto nessuna possibilità di essere trasferite sullo schermo senza dei validi animatori. E veniamo allora agli artisti che si celano dietro questi cartoni animati, che costituiscono un altro motivo per cui Oswald meriterebbe maggior riconoscimento. Dietro le gesta del coniglio fortunato, infatti, c’è il lavoro di un vero e proprio dream team di animatori dall’enorme talento, i cui nomi hanno fatto la storia dei principali studi dell’età d’oro dell’animazione.
È quasi d’obbligo iniziare da Ub Iwerks (1901 – 1971), forse il miglior animatore della sua epoca. Iwerks aveva conosciuto Disney a Kansas City quando entrambi avevano diciotto anni, e aveva passato quasi tutti gli anni successivi al seguito dell’amico Walt. Iwerks era una delle figure più importanti dello studio dopo Walt e suo fratello Roy, e guidava una delle due unità che realizzavano i corti della serie.
“Non ho mai visto una tale facilità nel disegno”, disse di lui il collega Hugh Harman. Le sue straordinarie capacità di animatore, unite al suo leggendario ritmo di lavoro di circa settecento disegni al giorno, suscitavano l’ammirazione di tutto lo staff, a partire da Walt. Iwerks fu uno dei pochissimi a non accettare l’offerta di Mintz e a proseguire insieme a Walt, seppur senza alcuna garanzia economica. Questa scelta fu ampiamente ripagata: alla fine del 1928 Iwerks fu il primo a disegnare Topolino, di cui divenne il co-creatore insieme a Disney.
Iwerks condivideva la guida della sua unità con Isadore “Friz” Freleng (1905 – 1995), il cui nome è indissolubilmente legato alle serie Looney Tunes e Merrie Melodies della Warner Bros. Cartoons. Il futuro ideatore di Porky Pig, di Yosemite Sam, del gatto Silvestro e del canarino Titti mosse i suoi primi passi nel mondo dell’animazione lavorando proprio ai cartoni di Oswald. Originario di Kansas City come Disney e Iwerks, fu convinto da Hugh Harman e da Walt a trasferirsi in California per lavorare ai Disney Brothers Studios agli inizi del 1927, nonostante non avesse molta esperienza in animazione.
Freleng, affiancato da Iwerks e Harman, completò ben presto la sua preparazione come animatore e iniziò a lavorare agli ultimi corti delle Alice Comedies, per poi passare ai cartoni di Oswald. Freleng mostrò presto un grande talento, soprattutto per l’animazione della personalità e per le gag, ma purtroppo non riuscì a instaurare un buon rapporto con il suo boss Disney. Friz si sentiva tormentato e preso di mira da Walt, e dopo otto mesi lasciò lo studio. Probabilmente in realtà, come disse lo stesso Freleng, i due avevano entrambi grandi personalità contrastanti, che rendevano difficile la convivenza.
Hugh Harman (1903 – 1982) e Rudy Ising (1903 – 1992) erano altri due animatori di Kansas City che avevano lavorato insieme a Disney fin dai primi anni Venti. Harman, insieme all’animatore Ham Hamilton, era responsabile della seconda unità che realizzava i cartoni di Oswald: fu uno degli animatori che nel 1928 si accordò in segreto con Mintz per un salario più alto alle spalle di Walt. Ising invece non lavorò direttamente ai corti del coniglio, avendo lasciato lo studio nel marzo 1927, ma aiutò comunque “dall’esterno” l’amico Harman nella realizzazione dei cartoni di Oswald.
Harman e Ising, dopo la parentesi Disney, idearono due serie di cartoni animati per la Warner Bros., i Looney Tunes e le Merrie Melodies, che diressero dal 1930 al 1933, per poi passare alla Metro-Goldwyn-Mayer fino al 1937. Tra i loro più grandi successi vale la pena ricordare il commovente Pace in terra (Peace on Earth) di Harman – nominato all’Oscar per il miglior cortometraggio d’animazione nel 1939 – e La via lattea (The Milky Way) di Ising, premio Oscar per il miglior cortometraggio d’animazione nel 1941.
Ci sarebbero ancora tanti nomi da ricordare: da Les Clark (1907 – 1979), uno dei fedelissimi di Disney e futuro componente dei Nine Old Men, a Ham Hamilton (1898 – 1951) e Ben Clopton (1906 – 1987), entrambi animatori dalla lunga e soddisfacente carriera.
Il Disney Brothers Cartoons Studio, come si può intuire dall’abbandono di alcuni animatori durante la serie e dall’accordo segreto con Mintz di altri, non era certo un luogo di lavoro senza tensioni. Ising lo definì un “covo di lotte e vessazioni”, mentre Freleng disse che “ognuno cospirava contro l’altro” e che “ognuno aveva ambizioni”. Disney dal canto suo come capo era molto esigente, tanto che anni dopo ammise:
A quei tempi ero meno tollerante perché c’era più pressione per il libro paga e per far uscire un cartone, e immagino di essere stato a volte piuttosto duro.
I used to be less tolerant in those days because there was more pressure of that payroll and getting that picture out, and I guess I was a pretty tough guy at times.
Citato in Timothy S. Susanin, Walt before Mickey: Disney’s Early Years, 1919-1928
Il motivo principale alla base di molti contrasti forse fu dovuto semplicemente al fatto che lo studio riuniva sotto lo stesso “tetto” artisti dalla forte personalità e dall’enorme talento (come dimostrano le rispettive carriere), ognuno con le proprie idee sul metodo di lavoro e sullo stile di animazione. Tuttavia, nonostante questi scontri, i ventisei corti di Oswald sono una testimonianza di qualcosa di irripetibile: la collaborazione di tutti questi “mostri sacri” dell’animazione per un unico personaggio. Potevano forse uscirne dei cartoni banali?
What if…?
Agli occhi di noi spettatori odierni, la caratterizzazione della personalità di Oswald potrà sembrarci un po’ naif, e i suoi corti ingenui e primitivi. Abbiamo visto invece come all’epoca la sua comparsa sul grande schermo abbia portato con sé una ventata di novità che ha rivoluzionato il modo di fare animazione dello studio Disney (e non solo). A questo punto sorge quasi spontanea la domanda: se Walt non avesse perduto i diritti del personaggio, Oswald avrebbe avuto lo stesso successo di Topolino? L’icona della più grande major dell’intrattenimento sarebbe potuta essere un coniglio dalle lunghe orecchie, al posto di un topo?
Ovviamente non è possibile rispondere con certezza a questa domanda, ma possiamo riflettere su alcune caratteristiche di Oswald e di Topolino per immaginare i possibili scenari che si sarebbero potuti verificare.
Guardiamo innanzitutto alle personalità dei due personaggi. Il Mickey dei primi corti è spensierato, giocoso e spericolato, molto più scatenato di come lo conosciamo. È un “ragazzino terribile”, che cerca sempre il modo di divertirsi in ogni circostanza. Non è un personaggio vanitoso che cerca occasioni per mettersi in mostra, ma se viene chiamato in causa non si tira certo indietro: è coraggioso davanti al pericolo e ai prepotenti, e riesce sempre a spuntarla. Oswald è invece più “adulto” di Topolino. È irriverente, passionale, egoista, anarchico. Non vuole solo divertirsi: vuole avere successo ed essere riconosciuto come forte e intelligente e, quando non ci riesce, diventa frustrato e nervoso.
Potrebbe interessarti anche: Le dieci cose peggiori fatte da Topolino nei cartoni animati
Topolino è sicuramente simpatico, ma non è particolarmente esilarante. Lo testimonia la sua carriera cinematografica, in cui con il passare degli anni è stato sempre più spesso accompagnato da personaggi più genuinamente divertenti come Paperino e Pippo. Oswald invece, con la sua maggior comicità, avrebbe avuto probabilmente tutte le carte in regola per “bucare lo schermo”, ancora di più del suo successore.
Se poi pensiamo al fatto che buona parte dell’iniziale popolarità di Topolino si deve all’introduzione del sonoro in Steamboat Willie – tanto che i primi due corti della serie, ancora muti, non avevano trovato un distributore – possiamo immaginare che i cartoni di Oswald, con l’aggiunta del suono, avrebbero riscosso lo stesso successo, se non maggiore. Topolino ha quindi avuto “solo” il merito di trovarsi al posto giusto al momento giusto?
Senza dubbio il topo dalle orecchie a disco ha avuto dalla sua una serie di fortunati avvenimenti che lo hanno reso la stella indiscussa nel panorama dell’animazione, superando forse le effettive potenzialità del personaggio. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare una differenza importante: Oswald non era un personaggio che Disney sentiva “suo” allo stesso modo di Topolino. Il coniglio era il frutto della genialità di tanti artisti diversi, diretti da Disney per conto un altro distributore. Topolino invece portava sullo schermo la personalità ottimista e volenterosa del suo “papà” Walt, al punto da averne anche la voce. E questo forse più di tutto ha fatto la differenza nei due diversi destini dei due personaggi.
Non sapremo mai cosa sarebbe potuto succedere se Walt non avesse perduto i diritti su Oswald. Possiamo però imparare a conoscere questo personaggio così poco considerato, e rendergli il giusto riconoscimento per il suo ruolo della nascita del mondo Disney. E forse restituirgli un po’ di quell’affetto di cui ha sicuramente bisogno: dopotutto, è stato lontano da casa per quasi ottant’anni!
Francesco Menegale
Immagini © Disney, Universal
Fonti:
Timothy S. Susanin, Walt before Mickey: Disney’s Early Years, 1919-1928
Neal Gabler, Walt Disney: The Triumph of the American Imagination
Michael Barrier, Hollywood Cartoons American Animation in Its Golden Age.
The Hand Behind The Mouse: The Ub Iwerks Story. 1999, regia di Leslie Iwerks
Could Oswald the Lucky Rabbit have been bigger than Mickey? – BBC News
Blake Taylor, Historian David Gerstein Talks Oswald’s Rediscovered Short, Relation to Mickey Mouse – Rotoscopers