Paperino soldato: l’animazione USA e la Seconda Guerra Mondiale

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Non si rivela chissà quale segreto scrivendo che i Disney Studios furono fortemente attivi sul fronte della produzione animata ai fini di propaganda nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Per analizzare approfonditamente questo tipo di prodotti abbiamo addirittura varato una serie, Cartoni Bellicosi, che tratta proprio i titoli più controversi e pruriginosi.

Fu il governo canadese il primo a rivolgersi agli studios di Walt, i più importanti del Nord America, per la realizzazione di materiale animato che fosse efficace e disponibile in breve tempo. Prima di Pearl Harbor, la coproduzione con il National Film Board del Canada diede vita a cortometraggi a metà tra l’intrattenimento e la propaganda bellica, con Mickey, Donald, i sette nani o i tre porcellini assunti a nuovi modelli di comportamento per la popolazione nordamericana.

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L’azienda di Walt seguì una particolare strada per produrre questo tipo di cortometraggi: scelse di canzonare il nemico per esorcizzarne la paura anziché puntare solo su una hate propaganda, che il governo USA aveva abbracciato durante il primo conflitto mondiale. Questa strategia a posteriori aveva minato la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni, colpevoli di aver esasperato alcune caratteristiche e azioni dei nemici dell’America al fine di stimolare una reazione popolare.

In questo frangente, dunque, fu necessario puntare su una comunicazione più leggera e lasciar perdere una politica dell’odio troppo spinta, di cui probabilmente gli americani avrebbero diffidato. In questa fase la produzione annuale della company fu più che quintuplicata, e nel 1943 la percentuale di materiale educativo, tecnico, d’addestramento o di intrattenimento a tema bellico raggiunse il 94% del totale. Walt Disney considerava questa tipologia di filmati un dovere civile, al punto che decise di venderli al governo al prezzo esatto di realizzazione.

I corti Disney durante la Seconda Guerra Mondiale

Spesso venivano riciclate e riadattate intere sequenze animate per motivi di risparmio e rapidità, com’è ben testimoniato da The Thrifty Pigs o The Seven Wise Dwarfs, in cui i porcellini insediati dal lupo nazista si barricano in un’inespugnabile casa composta da titoli di guerra e i sette nani investono le loro pietre preziose in war bonds. Non mancarono film che alternavano riprese dal vero a sequenze animate, spesso con intenti educativi: Stop that Tank!, del 1942, intervallava un cartone in cui Adolf Hitler finiva all’inferno grazie all’impiego dei nuovi fucili anti-carro e un filmato in cui si insegnava alle reclute tutto ciò che c’era da sapere sulla manutenzione e l’uso dei suddetti fucili. L’animazione, uno dei mezzi espressivi di maggiore diffusione e universalità, si mise dunque al servizio sia dei civili sia dei militari, per intrattenere, divertire, ma anche istruire su argomenti pratici.

Un frame da Stop That Tank!

La produzione americana di cortometraggi di animazione con riferimenti alla guerra superò i trecento titoli tra il 1939 e il 1945, sommando i titoli Disney a quelli degli altri studi. Le cifre in assoluto più alte a livello globale. In America, così come nell’Unione Sovietica, si puntò molto sul disegno animato come strumento di propaganda: tuttavia, non tutti i cartoni distribuiti in quegli anni si sposano appieno con questa definizione. Ci fu una fondamentale divisione tra i film in cui si demonizzava e ci si faceva beffe del nemico e quelli mirati invece a mantenere civili e soldati uniti e mobilitati, con la promozione di comportamenti adeguati al sostenimento della causa militare.

Paperino, simbolo della Seconda Guerra Mondiale

Vera e propria mascotte del periodo fu Paperino, sia per questioni di popolarità (Goofy e Donald avevano da qualche anno soppiantato il collega Mickey nelle preferenze del pubblico) sia per ragioni legate al carattere. Il temperamento dell’irascibile papero fu giudicato perfetto per abbracciare la causa bellica e lo rese protagonista indiscusso di diversi cortometraggi in grado di unire divertimento, propaganda e informazione.

La trascinante simpatia del personaggio rese questi cartoni anche molto efficaci. Si pensi a film come The New Spirit o The Spirit of ’43, dove Paperino insegnava agli americani a risparmiare per pagare le tasse e soprattutto a farlo in tempo. Emblematico fu uno degli slogan presenti nel secondo corto, “spend for the Axis or save for taxes”, che in soldoni significava: scialacquerai denaro in cose futili aiutando le forze dell’Asse a diventare ancora più forti, o risparmierai per pagare le tasse e aiutare il tuo Paese a vincere la guerra?

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Paperino, il contribuente

The New Spirit, tra gli altri, fu visto da oltre trentadue milioni di americani e, secondo un sondaggio dell’epoca, il 37% degli spettatori si diceva maggiormente propenso a pagare le tasse dopo la visione. Questo contributo fu di fondamentale importanza, visto che non solo le imposte erano aumentate, ma si erano estese anche a classi sociali che prima erano esenti dalle tassazioni sul reddito. Questi spettatori non avevano idea di come destreggiarsi tra le varie questioni burocratiche prima della visione di The New Spirit. Paperino aveva educato, con efficacia e leggerezza, ben sette milioni di nuovi contribuenti!

Paperino paga le tasse in The New Spirit

Altri cortometraggi meritevoli di menzione sono Donald Gets Drafted (Paperino sotto le armi, del 1942, il primo della serie bellica, col reclutamento del papero nell’esercito) e Der Fuehrer’s Face, del 1943, un concentrato di satira arguta e gag esilaranti che fece vincere a Paperino l’unico premio Oscar della sua carriera.

Walt Disney e la causa americana

L’impegno bellico di Walt Disney si spinse oltre. Il cineasta approvò cortometraggi parecchio espliciti come Education for Death del 1943, in cui si mostravano quasi senza filtri gli effetti dell’indottrinamento nazista sui bambini tedeschi, e produsse di sua volontà il lungometraggio Victory Through Air Power. Il film illustrava come gli esiti della guerra, ancora ben lungi dall’essere vinta, avrebbero potuto essere ribaltati solo con l’incremento e l’utilizzo di una forte aviazione strategica, costituita da bombardieri a lungo raggio. Disney credeva a tal punto in questa teoria che non gli importava del cattivo risultato che un film del genere avrebbe sicuramente ottenuto al botteghino, ma solo che queste idee venissero veicolate. I fatti, alla fine, gli diedero ragione.

Victory Through Air Power fu uno dei più grandi flop dello studio, ma paradossalmente anche uno dei più grandi successi. Nonostante gli incassi irrisori, Winston Churchill ne restò affascinato a tal punto che durante la Conferenza di Québec insistette affinché lo vedesse anche Franklin Delano Roosevelt. In seguito alla visione, il presidente si convinse a investire sui bombardieri a lungo raggio, che avrebbero ricoperto un ruolo risolutivo all’interno del conflitto.

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L’aquila americana attacca la piovra giapponese in Victory Through Air Power

Non solo Disney: la propaganda degli altri Studios

Gli animated cartoons degli altri Studios assomigliavano a quelli Disney per stile e tipologia, ma erano più incentrati sullo scherno e la distruzione dell’avversario, oltre che più esagerati, ricchi di stereotipi razziali e politicamente scorretti.

La Warner Bros. si accaparrò i diritti di produzione dei cartoni del soldato SNAFU, in cui l’irresponsabile protagonista insegnava ai militari cosa non fare per sopravvivere in guerra. Era una serie molto particolare, a partire già dal nome. SNAFU era infatti un acronimo che significava “Situation Normal, All Fucked Up“, ossia “situazione normale, tutto è fottuto“. Si usava (e si usa ancora oggi) ironicamente per indicare qualcosa che, come sempre, è andato storto; una situazione ormai compromessa, specie se il fatto non è occasionale. I cartoni di SNAFU, soldato semplice pasticcione ideato da Frank Capra, erano diretti ai soli militari. Le sue storie erano scritte da Theodor Geisel, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Dr. Seuss, dirette da Chuck Jones e doppiate da Mel Blanc. Proprio perché destinati ai soldati, quelli di SNAFU erano cartoni assai libertini, con caricature razziali, nudità parziali e linguaggio sboccato.

SNAFU in Spies (1943)

Altre stelle dell’animazione si prestarono alla causa bellica. Solo a titolo di parziale esempio, in You’re a Sap, Mr. Jap del 1942 Braccio di Ferro si difendeva dai subdoli attacchi dei giapponesi, e in Daffy: The Commando dell’anno successivo Daffy Duck portava scompiglio in un campo nazista per poi tirare una martellata in testa a un rotoscopato Hitler.

Caricature d’odio

Gli americani scelsero sempre di disegnare italiani e tedeschi in modo tutto sommato umano, talvolta caricaturale (soprattutto per quanto riguardava Mussolini e Hitler) ma senza eccedere. Deformarono invece orribilmente i giapponesi, rendendoli dei nani occhialuti con dentoni e occhi a mandorla pronunciatissimi. Probabilmente ritenevano il nemico orientale ormai irredimibile, ingannevole e infido, capace delle peggiori nefandezze, quale era stato l’attacco a sorpresa di Pearl Harbor. Le caratterizzazioni e l’estetica dei giapponesi furono studiate appositamente in modo da legittimare l’odio e la violenza nei loro confronti.

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Frame da Commando Duck

E in Europa? La produzione di cartoni animati a sfondo bellico fu decisamente meno ampia a causa dell’arretratezza dell’industria, nonché meno interessante dal punto di vista artistico e creativo. I registi spinsero perlopiù sulla retorica propagandistica tralasciando il fattore narrativo, che spesso si reggeva su un’unica idea e battute povere o assenti. Per il pubblico non c’era molta differenza fra questi corti e le canoniche comunicazioni di regime. Un esempio nostrano può essere l’emblematico Il Dottor Churkill (1941) di Luigi Pensuti, in cui Winston Churchill è descritto come un avido mostro che assume fattezze umane dopo aver bevuto una “pozione di democrazia”.

Tra caricature razziali e hate propaganda, intenti educativi e proposte per vincere il conflitto, ecco come, durante la Seconda Guerra Mondiale, il cinema d’animazione corroborò la causa del proprio Paese. Mettendo persino un fucile tra le braccia di un papero disegnato. Una pagina forse non onorevole della nostra Storia contemporanea, ma certamente da non dimenticare mai.

Mattia Del Core

Fonti:

Animazione. Una storia globale (G. Bendazzi)
Salvate il soldato Donald. Cinema di animazione di propaganda americana durante il Secondo Conflitto Mondiale (A. Cecchet)
Animare la guerra. Cinema, serie e corti di animazione dalla Prima Guerra Mondiale ai conflitti in Medio Oriente (B. Bangiu)
The Disney Compendium

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