Prima ancora di iniziare con l’articolo, è opportuna una premessa su Mirai Nikki: se qualche amico ve l’ha mai consigliato, forse è il caso di rivalutare le vostre amicizie.
Disclaimer: l’articolo contiene spoiler. Pertanto, se l’anime vi incuriosisce, vi consigliamo di recuperarlo e poi di fare ritorno su questi schermi per insultar… ehm, per condividere le vostre riflessioni in merito.
Tuttavia, se:
- l’avete effettivamente visto e l’avete apprezzato tanto da giustificare la conseguente maratona che ne è seguita;
- vi è piaciuto talmente tanto da riuscire a trovare uno scopo nella visione, una qualsivoglia morale, un pregio che non sia solo “l’idea alla base è davvero accattivante“
questo è l’articolo che fa per voi.
Amici cari, nell’articolo di oggi ci confessiamo amaramente.
P.S. Sì, quello appena usato è un plurale maiestatis, perché il resto della redazione ha dichiarato che, a differenza di chi scrive, vorrebbe mantenere ancora una parvenza di credibilità.
Per un solo istante, dunque, passo alla prima persona singolare: ho visto Mirai Nikki – The Future Diary su Netflix e mi è piaciuto, tanto. In questo articolo (che altro non è che una terapia riabilitativa), la sottoscritta proverà senza successo a spiegarvi il perché in 5 deliziosi, sintetici e ingiustificati motivi.
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Premessa: quando l’oggettività va a farsi benedire
Ci sono dei prodotti che sono dei capolavori, confezionati in maniera sublime, ma che gli utenti guardano e divorano nel più totale anonimato. Ciò in quanto si ha sempre paura che i nostri gusti possano passare sotto la scure del giudizio altrui.
Il mondo intero sembra avere un’opinione su tutto, come se la gente sapesse sempre cosa sia di qualità e cosa non valga il nostro tempo. Questa è la ragione per cui un film ha successo e un libro vende.
Ogni tanto questo nucleo duro composto da ciò che è universalmente riconosciuto come valido viene attaccato da forze misteriose che agiscono nel sacro nome di tutto ciò che è trash.
Ebbene, tutti noi siamo stati irrimediabilmente attratti da questi obbrobri, benché consci della scarsità di motivazioni logiche e obiettive che giustificassero la nostra passione.
Da qui, risucchiati in un buco nero, abbiamo iniziato a:
- tifare per Chuck e Blair in Gossip Girl e a desiderare di avere una relazione tossica tanto quanto la loro;
- sostenere di guardare Paso Adelante per la trama e non per gli addominali di Miguel Ángel Muñoz, che erano un personaggio a parte;
- attendere il falò di confronto di Temptation Island come si attende un messaggio del proprio ex con cui la relazione è finita da più di 12 ore.
E tanto altro ancora.
Parliamoci chiaro, dopo una settimana sfiancante tra studio o lavoro o entrambi, la sera nessuno ha voglia di rilassarsi guardando un documentario sulla vita notturna dei lombrichi africani. Però, purtroppo, questa è solo l’ennesima giustificazione, l’ennesimo alibi che magnanimamente concediamo a noi stessi. Ma arriviamo a Mirai Nikki.
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5 ragioni per guardare Mirai Nikki senza pentirvene (o quasi)
Sulla carta, Mirai Nikki – The Future Diary sembra avere un senso. La trama si basa su un’idea semplice, non innovativa ma sviluppata in modo diverso dal solito.
Deus ex machina, il Dio che governa il nostro mondo, sta per morire, e la sua fine implicherebbe anche la distruzione dell’umanità. Incarica pertanto la sua fidata galoppina, Murmur, di regalare a dodici povere anime dei diari del futuro, di varie forme e dimensioni, ognuno con una sua peculiarità e un modo diverso per predire gli avvenimenti futuri. Un diario, ad esempio, predice solo il futuro di un edificio, un altro svela cosa succederà al proprietario tre volte al giorno, e così via.
I dodici prescelti vengono così coinvolti in un survival game: in palio c’è la possibilità di prendere il posto di Deus come divinità suprema, custode del tempo e dello spazio.
Per vincere, però, i concorrenti devono uccidersi a vicenda e/o distruggere il rispettivo diario (che è esattamente la stessa cosa). Piccolo problema: nessuno dei dodici sa che aspetto abbiano gli altri o che forma assumano i rispettivi diari.
L’intero anime viene vissuto attraverso il punto di vista del quattordicenne Amano Yukiteru, un ragazzino misantropo e taciturno, con una passione sfrenata per le freccette. E sul protagonista non c’è nulla da aggiungere, davvero.
Yukiteru è ribattezzato First perché è il primo ad entrare in possesso di un Diario del Futuro. Infatti, è inizialmente convinto che Deus non sia altri che un suo amico immaginario. Ciò finché non conosce la Second: Gasai Yuno. Yuno è una sua compagna di classe con innumerevoli e inquietanti segreti, psicopatica, maniaca, egoriferita e, senza alcuna apparente giustificazione, perdutamente innamorata di Amano.
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Questo elemento si rivelerà fondamentale per la trama. Il personaggio di Yuno ha giurato infatti di proteggere il protagonista e di fargli vincere il gioco.
Il diario di Yukiteru è un cellulare che predice il futuro di ciò che gli accade intorno. Una sorta di Motorola con l’applicazione Notes, che fa arrivare al protagonista una notifica 10 minuti prima del verificarsi degli eventi. Il diario di Yuno invece predice il futuro di Yukiteru. Dannata stalker.
Questa è, in sintesi, la trama. Bando alle ciance: iniziamo ad analizzare i 5 motivi per cui varrebbe la pena salvare Mirai Nikki.
1. Ce n’è per tutti i gusti
Mirai Nikki dovrebbe essere un survival game, ma sarebbe riduttivo paragonarlo a Hunger Games o ad altri prodotti simili. In realtà, non ha un vero e proprio genere di riferimento.
Inizia come un thriller, alcune scene potrebbero benissimo identificarsi nel genere horror, altre sono decisamente splatter, a tratti appare come una commedia, in alcuni episodi si sfiora la demenzialità.
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Abbiamo anche la storia d’amore tragica
C’è anche un episodio dedicato a due dei possessori dei diari – una coppia a tutti gli effetti – in cui tutti i cliché delle relazioni romantiche delle serie televisive vengono rispettati e di cui non si può non parlare. Lei – Ai – viene abbandonata senza alcun motivo dai genitori su una torre da bambina e viene accolta da lui – Marco – nell’orfanotrofio.
I due si innamorano e vivono in simbiosi finché, un bel giorno, Ai viene condotta con l’inganno dalle compagne di scuola in un capannone dove, sempre senza motivo, subisce una violenza. Vi avvertiamo: ciò avviene con una certa frequenza in Mirai Nikki, serie in cui quattro donne su cinque sono state abusate sessualmente di punto in bianco. Marco arriva troppo tardi e, in preda alla rabbia, uccide tutti coloro che hanno solo osato sfiorare Ai. Dopodiché la prende tra le braccia, giurando di proteggerla. Il tutto viene condito di pathos all’interno di un flashback inserito in un episodio che potrebbe benissimo passare per filler.
La vostra parte ancora quattordicenne in piena turba ormonale, durante la visione di questo episodio uscirà fuori prepotentemente, portandovi a sfogare tutte le emozioni provate dentro un barattolo di Nutella.
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E quindi? Un frullatore di generi
Sebbene ciò porti a un minestrone di generi in cui, e sebbene ogni due per tre ci si chieda: “Ma cosa sto guardando? Io davvero voglio impiegare il mio tempo libero in questo modo?”, ciò fa parte del fascino della serie.
Mirai Nikki è avvincente proprio per questo motivo. Sei sempre lì a cercare di capire dove voglia andare a parare e a chiederti quale sarà il colpo di scena della puntata. Il fatto che questo sia assolutamente incoerente con la trama disturba fino ad un certo punto. D’altronde, già dalla fine del primo episodio si capisce chi sarà colui/colei che in gergo viene denominato/a “final girl”.
Mirai Nikki fa divertire: credo che sia uno degli anime che mi abbia più divertito negli ultimi tempi, nonostante il suo proposito primario non sia questo. D’altro canto, Mirai Nikki non ha una morale, sebbene tutti – spettatori, creatori, i personaggi stessi – si affaccendino per trovargliene una.
È un mero prodotto di intrattenimento, con il meraviglioso pregio di non essere egoriferito e di non cercare di farsi passare per qualcosa di intellettualmente elevato. Anche perché c’è un personaggio che appare in una manciata di episodi e senza alcuna rilevanza, che conferma senza alcun appello che nessuno potrebbe mai scambiare quest’anime per un prodotto impegnato.
E questo ci conduce direttamente al secondo motivo.
2. Yomotsu Hirasaka (Dodicesimo)
Yomotsu Hirasaka, personaggio di cui nessuno sa il nome ma di cui tutti hanno fatto il cosplay almeno una volta nel 2006, è 12th, uno dei proprietari dei diari.
Affetto da cecità degenerativa e con un senso della giustizia malsano e tossico, possiede un diario della Giustizia, che predice solo le cattive azioni.
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Appare in un paio di episodi: all’apparenza è solo uno psicopatico criminale, mentre invece è un esibizionista con una passione sfrenata per i combattimenti in maschera. Va in giro con un costume bizzarro e nonsense ed è assolutamente incapace di comprendere che le vecchiette rifiutano il suo aiuto ad attraversare la strada per via della sua maschera inquietante.
Questa continua ingenuità non fa che aumentare la simpatia del personaggio. Le volte in cui appare – troppo poche! – ruba la scena ai protagonisti e fa davvero ridere di cuore.
Basti pensare che prima di attaccare i protagonisti nel Tempio dell’Occhio Sacro (dove si nasconde il Sesto – giovane quattordicenne anche lei ipovedente) deve annunciare la sua presenza con effetti speciali degni di un diciottesimo compleanno festeggiato nel Castello delle cerimonie, e con pose plastiche palesemente rubate alla squadra Ginew. Si aiuta, ovviamente, moltiplicando la propria immagine con ologrammi.
Un personaggio così demente, capirete bene, non può in alcun modo sopravvivere in un anime del genere. Ed è un peccato, perché alleggerisce l’atmosfera e dona spensieratezza, sebbene ogni azione che compia sia mossa dall’istinto omicida.
3. Non si cerca la spiegazione razionale a tutti i costi
Mirai Nikki, in alcuni passaggi, non ha alcun senso.
Alcuni esempi:
- Come fanno dei quattordicenni a guidare con nonchalance in autostrada? Dove hanno imparato?
- Il cellulare del protagonista non si scarica mai! Siamo d’accordo che è un manufatto creato con l’intervento di una divinità, ma nel corso dei ventisei episodi gliene capitano di ogni genere ed è come nuovo. L’unica spiegazione razionale è il fatto che il manga sia ambientato nel 2006, anno in cui i cellulari erano indistruttibili e con il Nokia 3310 potevi giocare a Snake anche 5 ore di fila senza problemi.
- Spoiler. Nell’ultimo episodio si scopre che Yuno è in realtà la dea che ha preso il posto di Deus ex Machina in un universo alternativo. Lei è l’originale vincitrice del gioco. Aveva convinto Yukiteru a compiere un doppio suicidio, ma in realtà lei aveva fatto solo finta. Da quel momento ha iniziato a viaggiare nei vari mondi e a uccidere le varie versioni di sé stessa per prendere parte al gioco insieme a Yukiteru, creando un loop infinito in cui la storia si ripete. Ciò non ha mai influenzato il continuum spazio temporale: se tutto ciò fosse accaduto in un qualsiasi film Marvel, ci sarebbe stata un’insurrezione popolare.
- Un bambino di 5 anni orfano ha accesso, nell’ordine, a: veleno, maschere anti gas, fornelli, corrieri Amazon, ecc.
- Sempre i due quattordicenni protagonisti maneggiano bombe, usano armi, si lanciano con il paracadute in maniera disinvolta quando fino al giorno prima non sapevano neanche relazionarsi con i propri coetanei.
L’autore non si cura minimamente di giustificare razionalmente le proprie scelte, di cercare una spiegazione. Presenta gli eventi con un’armonia e una serenità tale da convincere lo spettatore che tutto accada in maniera inevitabile e sia perfettamente plausibile.
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Molti reputerebbero questo elemento come una pecca. Del resto chi scrive ha decine di amici che hanno criticato Jurassic World: Dominio perché era poco credibile – un film in cui i dinosauri sono smerciati al mercato nero, che dire! Tuttavia, ciò sta a significare una sola cosa: non ci sono limiti alla fantasia e all’immaginazione. In Mirai Nikki succede di tutto perché tutto è possibile. E in questo, l’autore si è sbizzarrito.
4. L’episodio 7 vi terrà incollati allo schermo
Questo episodio è fondamentale per una serie di ragioni. Nonostante i nostri protagonisti abbiano già fatto fuori un paio di possessori di diari, ecco che spunta il n. 5, il più temibile e pericoloso, per la ragione che è un bambino. Rappresenta quindi un punto di non ritorno: le altre vittime erano tizi senza scrupoli, assassini e maniaci. Ora abbiamo a che fare con la purezza in persona.
Finché non lo vediamo cercare di fulminare Yuno mentre fa il bagno, e allora addio alla vostra compassione.
Per una serie di vicissitudini la madre di Yukiteru è costretta a prendere in affido questo innocente pargoletto. L’adorabile bimbo, però, ha solo un obiettivo in mente: uccidere Yuno. A differenza di tutti gli adulti della serie, infatti, è l’unico che ha capito che se c’è qualcuno che può vincere il gioco, quella è proprio Yuno.
Inizia quindi una guerra prima psicologica e poi fisica in casa, in un ambiente che diventa improvvisamente la negazione di tutto ciò che rappresenta il focolare domestico.
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I disegni si tingono di scuro a mano a mano che l’episodio prosegue. C’è infatti l’idea geniale di usare l’espediente del gas tossico di cui si impregna l’abitazione per rendere tutto inquietante e cupo.
Di fondo, sebbene nessuno lo urli ad alta voce, c’è il dilemma morale.
Reisuke è un bambino di soli cinque anni, ma è anche un possessore del diario. Va fatto fuori, o comunque il suo diario andrebbe distrutto – ma i nostri protagonisti dovrebbero scoprire dove si trova, e in questo episodio non brillano per arguzia. La scena della morte del bambino, preceduta da attimi al cardiopalma accentuati dal doppiaggio originale e dalle voci perfettamente inquietanti dei doppiatori, non viene minimamente edulcorata, se non per l’arma pixelata. Questo è un altro classico di Mirai Nikki: non si sa come, alcune scene vengono censurate.
Questo episodio è privo di buonismo, di prese di coscienza e sensi di colpa.
Sebbene sia inverosimile la lucidità di pensiero che 5th dimostra nel corso dell’episodio, la sua vocetta infantile non fa che ricordarci che comunque da qui a breve assisteremo ad un infanticidio.
Solitamente le morti dei bambini negli anime sono un tabù. Non viene mostrata l’uccisione, magari viene fatto vedere il cadavere o viene fatto intendere cosa sta per succedere/cosa è successo. La brutalità viene in qualche modo edulcorata. Mirai Nikki non è Devilman, sia chiaro, ma una scena del genere resta impressionante.
Un altro elemento interessante è che empatizzerete col pargolo molto poco, come accennato. Diciamo che la vostra voglia di avere dei bambini verrà messa a dura prova per un paio di giorni.
5. Il finale
Raramente chi scrive ha assistito ad un finale così azzeccato. Non è il finale che tutti vorrebbero, e infatti qualche anno fa è uscito un OAV conclusivo che però tende ad accontentare i fan e non a rendere giustizia al prodotto. Quello della serie, invece, è un finale “giusto”.
Non ve lo anticiperemo per non rovinarvi il gusto di godervelo, ma vi diamo un consiglio: appena vedrete i titoli di coda, aspettate. L’ultimo fotogramma (e l’ultima battuta) sono pazzeschi.
Il finale di Mirai Nikki non accontenta, non assolve, non giustifica, non aggiusta nulla. Proprio per questo va contro tutto ciò al gusto medio in ambito televisivo/cinematografico. Ed è una scelta coraggiosa… quasi quanto quella di vedere Mirai Nikki.
Lidia Brancia
Immagini © Asread, Dynit
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