Era voleva uccidere Hercules | Infanzia Rovinata

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Molti ricordano con nostalgia il lontano 1997, quando nei cinema di tutto il mondo usciva il trentacinquesimo Classico Disney, Hercules, pronto a coinvolgere gli spettatori grazie al suo umorismo travolgente, le sue battute anacronistiche (anche visivamente) e i suoi fantastici e memorabili personaggi. Come dimenticare anche le innovative canzoni, stile “Spice Girls”, cantate dalle cinque Muse? Si era in pieno Rinascimento Disney, il fortunatissimo ciclo di Classici inaugurato nel 1989 da La Sirenetta, che risollevò definitivamente le sorti dei Walt Disney Animation Studios, riportandoli nell’alveo del cinema d’animazione.

Il registro era sempre lo stesso: ambientazione fantastica, a volte esotica, un eroe protagonista, canzoni, un cattivo da sgominare. Quattro semplici elementi che, messi insieme, hanno dato vita a opere come Aladdin o successivamente Mulan. Per realizzare Hercules, gli autori andarono a pescare direttamente dagli albori della civiltà occidentale, in quel mondo greco ricco di leggende, miti e personaggi fantastici. E in particolare, si guardò alle gesta dell’eroe per antonomasia, Ercole, il celebre semidio dalla forza fisica miracolosa.

Ma quanto è fedele il film al mito originale? Quanto le vicende narrate ricalcano le gesta dell’eroe e quanto invece sono frutto della fantasia degli sceneggiatori? Sicuramente, è da accantonare il clima gioviale e allegro del film. Nel mito di Ercole accade letteralmente di tutto: omicidi, adulteri, morti truculente… Mettetevi comodi allora, in questo articolo vi illustreremo le differenze e i punti in comune tra il mito e il Classico Disney.

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Un bel guazzabuglio di nomi

Innanzitutto, l’utilizzo del nome “Ercole” non è del tutto appropriato. Come molti di noi hanno imparato sui banchi di scuola, il pantheon degli dei ellenici è sostanzialmente coincidente con quello dei latini, i quali hanno “preso in prestito” le divinità dell’Olimpo. Vengono soltanto modificati alcuni nomi. Per esempio, il padre degli dei Zeus diventa Giove a Roma, la moglie Era si tramuta in Giunone, Ermes prende il nome di Mercurio, Afrodite viene rinominata Venere e così via.

dei olimpo
Il concilio degli dei – Raffaello Sanzio

Stessa sorte è capitata al nostro eroe, che mentre tra i greci era conosciuto come Eracle, tra i romani veniva celebrato come Ercole. Avete già notato l’incongruenza? Mentre il protagonista nel classico possiede la denominazione latina, tutti gli altri personaggi divini sono introdotti con il nome greco. Perché allora è stata effettuata questa scelta apparentemente incoerente?

Nel corso della storia, quasi tutti i prodotti cinematografici e televisivi a tematica classica, riportavano i nomi latini. Basti solo pensare al telefilm Hercules, omonimo del classico, uscito pochissimi anni prima e che fu distribuito anche in Italia, in cui tutti i personaggi portavano i nomi latini.

Probabilmente gli sceneggiatori Disney volevano mantenere comunque una certa fedeltà al mito, per cui decisero di mantenere i nomi tipici della cultura greca, che in lingua inglese richiamavano anche una certa esoticità. Probabilmente per esigenze di marketing, invece, si decise di utilizzare il nome Ercole (Hercules in inglese), che corrisponde anche al titolo dell’opera (motivo in più per utilizzare una denominazione più familiare).

Un cattivo non così cattivo

Un’altra differenza sostanziale è sicuramente il ruolo del villain. Qual è lo stereotipo del cattivo? Che sia tetro, possibilmente un solitario, che covi piani di dominio e che non si faccia scrupoli nell’attuarli. Se poi ci aggiungiamo un po’ di teatralità, un pizzico di ironia e tanta, tanta personalità otteniamo uno dei più iconici antagonisti di tutto l’universo Disney: Ade.

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ade hercules
Come si può resistergli?

Ma, nel mito originale, le disavventure di Eracle non sono mai causate dal dio dei morti. Ade (o Plutone per i latini) non ha nessun astio nei confronti dell’eroe, che sarebbe in realtà suo nipote. Nella mitologia, Ade è il fratello di Zeus e di Poseidone, e quindi, essendo Eracle il figlio del padre degli dei, il signore dell’Oltretomba sarebbe nientemeno che lo zio del protagonista. Nel Classico Disney invece questa parentela non viene mai accennata. Come dite? Vi avrebbe ricordato troppo un altro Classico uscito pochi anni prima?

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In realtà, il nemico numero uno dell’eroe è una dea. Non una dea qualsiasi, ma la madre di tutti gli dei, Era. Colei che nel cartone Disney è la premurosa madre di Ercole nel mito fa di tutto per ucciderlo, scagliandogli contro un’infinità di mostri e nemici e tormentandone la mente per indurlo a compiere gesti atroci.

Ovviamente il legame di parentela tra i due nel mito non è lo stesso che in Hercules. Questo perché anche la nascita di Ercole è completamente diversa nella leggenda.

Il tradimento di Zeus

Nel mito greco Eracle è il figlio di Zeus, ma non anche di sua moglie Era. La madre naturale dell’eroe era la regina di Tirinto: Alcmena. Il leggendario eroe greco era quindi nato dall’adulterio di Zeus, che si unì a una mortale. Per questo Eracle non è mai stato un dio, ma solo un semidio. Anche se questo può sorprendere, in realtà nella mitologia greca Zeus era un traditore patentato. La maggior parte degli altri semidei conosciuti è in effetti la progenie del dio dei fulmini e di donne mortali da lui sedotte e abbandonate. Non c’è da stupirsi che la moglie Era odiasse all’inverosimile il frutto del tradimento di suo marito.

Secondo il mito Zeus scese sulla terra perché perdutamente innamorato di Alcmena, già sposata con il re di Tirinto Anfitrione. Così il dio del fulmine aspettò che il rivale fosse lontano da casa per una guerra. Dopo aver assunto le sembianze di Anfitrione, Zeus si intrufolò nel palazzo e passò la notte insieme ad Alcmena, ignara che la persona con cui giaceva non fosse suo marito. Aiutato dal fidato Ermes, che aveva assunto anche lui le sembianze di un servo dei regnanti, Sosia, Zeus fece in modo che la notte durasse tre volte più del normale.

Tuttavia, Anfitrione tornò nella propria dimora. Completamente all’oscuro di quanto fosse successo, il re di Tirinto passò anche lui la notte con Alcmena. Mesi dopo, Alcmena partorì due gemelli, che tutti pensavano fossero figli di Anfitrione: Eracle, avuto invece da Zeus, e Ificle, che in futuro avrebbe aiutato l’eroe in molte occasioni. Questa vicenda ispirò la famosa commedia degli errori di Plauto Anfitrione.

anfitrione

In Hercules invece il protagonista è il figlio legittimo di Zeus ed Era, quindi un dio a tutti gli effetti. Amato e rimirato da tutti gli dei dell’Olimpo, non riscuote la stessa simpatia da Ade. A causa di una predizione delle Parche, in cui gli riferiscono che il suo piano di conquista dell’Olimpo potrà essere sventato da Ercole, il dio dei morti cerca di uccidere il piccoletto. Invia quindi i suoi diavoletti Pena e Panico (personaggi completamente originali e non ispirati ai miti) a rapirlo. I due lo trascinano sulla Terra e gli fanno bere una pozione in una quantità che lo rende mortale, ma, inavvertitamente, non gli fa perdere la sua forza sovrumana.

hercules bambino
Ercole gioca con i fulmini del padre

Il bambino viene poi trovato da due anziani contadini (che si chiamano proprio Anfitrione e Alcmena), i quali lo adottano e lo crescono come se fosse figlio loro.

Una forza senza eguali

Il piccolo Eracle del mito non fu così fortunato. Quando nacque, infatti, era un bambino perfettamente normale. Furono però i suoi genitori, Alcmena e Zeus, a fargli ottenere la forza che lo avrebbe contraddistinto. La regina di Tirinto scoprì dall’indovino Tiresia la verità sul padre di Eracle, così pregò Zeus affinché lo proteggesse dall’ira di Era. Il padre degli dei, sempre in combutta con Ermes, escogitò quindi un astuto piano.

Fece portare dal messaggero divino Eracle nel letto di Era, facendo in modo che il piccolo si attaccasse al suo seno. Il latte della madre degli dei lo rese un invincibile eroe. Tuttavia, Era si accorse del fatto, svegliata da un morso del piccolo. Il brusco risveglio, fece volare in cielo parte del latte della dea, che andò a creare… una galassia! Perché credete che la Via Lattea si chiami così?

Era però non poteva tollerare un simile affronto, così mandò due serpenti nella stanza di Eracle e Ificle sulla Terra. Quando Anfitrione e Alcmena accorsero in loro aiuto, videro Eracle che strangolava i serpenti con le sue mani. Esattamente come nel film Hercules, con i poveri Pena e Panico trasformati in rettili.

eracle serpenti
Eracle bambino strozza i due serpenti mandati da Era

Come nel film Disney, anche secondo il mito Eracle non riuscì mai a controllare del tutto la sua forza. Da adolescente, uccise involontariamente il suo maestro di lira, dopo avergliela scagliata addosso per la rabbia. Questo fece sì che il padre adottivo Anfitrione (ormai completamente consapevole che non fosse suo figlio naturale) lo spedisse in campagna a fare il pastore, finché non avesse compiuto diciotto anni. Mentre era intento a tornare dai genitori, si trovò davanti due donne che lo invitarono a seguirlo: una dall’aspetto florido gli indicò un sentiero erboso e piacevole mentre l’altra, dall’aspetto solenne, intendeva portarlo verso un sentiero acciottolato e impegnativo. Erano rispettivamente il Vizio e la Virtù ed Eracle, benché sedotto dal primo, scelse il sentiero della seconda, votando quindi la sua vita all’aiuto del prossimo.

ercole al bivio
Ercole al bivio – Annibale Carracci

Anche in Hercules il giovane protagonista combina un sacco di guai perché non riesce a controllare la sua forza. Di conseguenza viene allontanato da tutti i suoi conoscenti, al punto da sentirsi escluso. Nella canzone Go the distance, Posso farcela nella versione italiana di Alex Baroni, Ercole riesce a trasmettere tutta la sua frustrazione, ma anche la sua determinazione.

Dopo aver scoperto la verità sulla sua natura dal suo vero padre, Zeus, Ercole deciderà di diventare un vero eroe per poter tornare sull’Olimpo. Per farlo, dovrà farsi addestrare dal maestro Filottete.

Filottete hercules

Due maestri per Ercole

Raggiunto Filottete insieme al suo fidato Pegaso (che aveva ricevuto in dono da neonato, ma con cui non entra mai in contatto secondo il mito), Ercole riesce a convincere il satiro ad addestrarlo a diventare un vero eroe, grazie anche al “potere persuasivo” di Zeus. Si assiste quindi a una rapida carrellata di scene in cui il ragazzo combina inizialmente un sacco di guai, ma poi migliora a poco a poco, mentre Fil canta la canzone Ultima speranza (One last hope). Alla fine del periodo di allenamento, Ercole è cresciuto ed è diventato molto più muscoloso e agile.

ercole e fil hercules
I frutti dell’allenamento di Fil

Anche per il mito Eracle passò un certo periodo di isolamento, volto soprattutto a imparare a controllare i suoi scatti d’ira e a bilanciare la sua forza sovrumana. In quel momento il futuro eroe era già esperto nel tiro con l’arco, la scherma e il pugilato, grazie ai vari maestri che il patrigno Anfitrione aveva ingaggiato. Ma anche nel mito, durante l’isolamento, Eracle fu seguito da un maestro particolare, per metà umano e per metà animale, che aveva già avuto tra i suoi discepoli numerosi altri eroi. No, non Filottete… e nemmeno un satiro. Si trattava del maestro Chirone, il più saggio e benevolo tra i centauri.

Chirone
Il vero maestro di Eracle: Chirone

La figura di Filottete in Hercules è dunque una fusione di due personaggi differenti del mito di Eracle: il maestro Chirone, che come Fil è un ibrido e ha addestrato gli stessi eroi citati dal satiro nel film, compreso Achille, e il vero Filottete.

Quest’ultimo era in realtà un normalissimo umano, che incontrò Eracle soltanto negli ultimissimi istanti di vita dell’eroe. Filottete fu infatti incaricato da Eracle di dare fuoco alla sua pira funebre, che lui stesso aveva preparato con le ultime forze. In compenso, Eracle donò a Filottete il suo arco e le sue frecce, che questi imparò a maneggiare in maniera eccelsa. E secondo alcuni autori, fu proprio una delle frecce di Eracle che, scagliata da Filottete, uccise Paride durante la Guerra di Troia.

Megara e Deianira

Anche il personaggio di Megara (Meg per gli amici che non ha) in Hercules ha subito la stessa sorte di Fil. Anche lei infatti è il frutto dell’unione di due personaggi del mito.

megara hercules

Il primo è sicuramente la vera Megara, figlia del re di Tebe Creonte, il quale la promise in sposa a Eracle, per ringraziarlo del suo aiuto durante una guerra. I due in seguito si sposarono ed ebbero ben otto figli. Ma purtroppo per loro, il finale non fu esattamente da “felici e contenti“.

Approfittando di un periodo di assenza dell’eroe, il perfido Lico prese il potere della città di Tebe, detronizzando e uccidendo Creonte. Iniziò quindi il regno dispotico del nuovo sovrano, il quale si accanì particolarmente sulla famiglia del vecchio monarca, cacciando e uccidendo i suoi figli. Ma non era tutto, perché Lico, follemente attratto dalla bellezza di Megara, arriva al punto di violentarla. Al suo ritorno, Eracle lo uccise senza pietà. Ma purtroppo per lui, la dea Era colse al volo il momento di turbamento del figliastro e, sconvolgendo la sua mente, lo fece letteralmente impazzire. Così lui, in preda al furore, uccise brutalmente anche Megara e i loro figli. Quando tornò in sé, sconvolto da ciò che aveva compiuto, meditò di suicidarsi, ma l’amico Teseo lo dissuase e gli consigliò di recarsi dall’oracolo di Delfi per purificarsi.

Da lì in poi, Eracle visse un’infinità di avventure, durante le quali ebbe altrettante amanti. Alla fine però, l’eroe riuscì a sposarsi nuovamente, stavolta con Deianira, principessa di Calidone e anche lei fonte di ispirazione per Meg. Secondo il mito, Eracle se ne innamorò al primo sguardo, al punto che per averla in sposa, l’eroe sfidò e sconfisse il dio fluviale Acheloo, suo rivale.

Dopo essersi sposati, i due decisero di trasferirsi in Tessaglia, ma lungo la via si videro costretti ad attraversare un fiume in piena. Fu qui che il centauro Nesso si propose di accompagnare Deianira sull’altra sponda, dato che per Eracle non era certo un problema attraversare un fiume a nuoto. Ma mentre il centauro guadava il fiume con la donna sulla schiena, fu abbagliato dalla sua bellezza e tentò di violentarla. Eracle però intervenne prontamente e uccise Nesso con una freccia avvelenata.

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Ercole e il centauro Nesso – Giambologna

È evidente come la vicenda di Deianira sia stata fonte di ispirazione per l’incontro tra Ercole e Megara nel film Hercules. Anche qui, Ercole salva Megara dalle grinfie di un centauro, nonostante lei sostenga di non averne assolutamente bisogno. E subito salta all’occhio una particolarità di Meg: lei non è la classica fanciulla inerme e indifesa che aspetta l’arrivo di un principe azzurro che la salvi. “Me la cavo da sola!” è quello che risponde a Ercole, quando lui si propone di salvarla. E in tutto il film, è possibile osservare la lampante dicotomia tra la sicurezza e la sfacciataggine di Meg e la timidezza e l’impaccio di Ercole.

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Ercole si appresta a sistemare il centauro

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Le dodici fatiche

Ma veniamo adesso alla parte più conosciuta del mito di Eracle, ovvero le cosiddette dodici fatiche. In seguito alla brutale uccisione della sua famiglia, l’eroe greco si recò dall’oracolo di Delfi, per poter essere purificato dal suo atroce crimine. La Plizia (sacerdotessa di Apollo) gli comunicò che perché le sue azioni venissero perdonate, egli si sarebbe dovuto mettere per dodici anni al servizio di Euristeo, suo lontano cugino e sovrano di Tirinto come fu Anfitrione. Sebbene infatti, secondo i piani di Zeus, Eracle dovesse divenire il legittimo re della città, Era fece nascere prima Euristeo, in modo che potesse ereditare il trono al posto dell’odiato figliastro. Sicuramente, tra i due cugini non correva quindi buon sangue. E fu proprio in questa occasione che Eracle dovette affrontare le sue proverbiali dodici fatiche.

Sebbene questa sia la parte più conosciuta del mito del semidio, in Hercules le dodici fatiche costituiscono una parte molto marginale della storia. Soltanto una viene ripresa abbastanza fedelmente anche nel film, mentre molte delle altre sono appena accennate durante la canzone Ieri era zero (Zero to hero). È proprio in questo lasso temporale che Ercole diventa famoso e conosciuto, grazie per l’appunto alle sue dodici fatiche.

Il leone di Nemea

Come prima fatica, Euristeo chiese a Eracle di uccidere il famigerato leone che imperversava nei pressi della città di Nemea, terrorizzando i suoi abitanti. A causa della sua pelle invulnerabile, però, le frecce dell’eroe non potevano sortirgli alcun effetto. Eracle allora, dopo averlo intrappolato nella sua caverna, riuscì a strangolarlo a mani nude. Dopo aver portato la carcassa dell’animale da Euristeo, l’eroe scuoiò il felino e ne fabbricò un manto invulnerabile da indossare, dal quale non si sarebbe mai più separato.

Nella canzone di Hercules, possiamo vedere l’eroe che prende a calci il leone e lo lancia via su una porta da rugby. In seguito, quando Ercole posa come modello, indossa la famosa pelle. Che ha un’aria vagamente familiare

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“Avrai gli occhi di Scar, sai perché?”

L’Idra di Lerna

L’Idra era un mostro estremamente pericoloso, capace di uccidere con il suo solo respiro o con il suo sangue. Era un serpente anfibio che terrorizzava la città di Lerna, ma la sua peculiarità era che possedeva ben nove teste. Non solo: come Eracle ebbe modo di imparare, ogni volta che una di queste veniva mozzata, ne ricrescevano due. Inoltre, la testa centrale era invincibile e non poteva essere tagliata. Per l’eroe non fu una battaglia semplice, tanto che dovette farsi aiutare dall’amico fidato Iolao, il quale aveva il compito di bruciare le basi delle teste, prima che da lì ne potessero rispuntare altre, mentre Eracle scagliò un masso gigante sulla testa centrale per schiacciarla.

Eracle idra
Ercole e l’idra – Antonio del Pollaiolo

Dopo averla annientata, Eracle intinse le sue frecce nel suo veleno, in modo che le ferite provocate con esse, risultassero insanabili. Il principe di Troia Paride lo avrebbe imparato a sue spese diversi anni dopo. Peccato che Euristeo non fosse soddisfatto della riuscita di questa fatica, poiché Eracle era stato aiutato da Iolao.

Questa è l’unica fatica che è riuscita a ritagliarsi una scena intera nel film Hercules. Inviata direttamente da Ade per eliminare l’eroe, l’idra si manifesta a Ercole e Fil quando i due si lasciano attirare nella trappola ordita dal dio dei morti e attuata da Megara, Pena e Panico. La versione disneyana dell’Idra è piuttosto fedele all’originale. Si tratta sempre di un rettile, anche se in Hercules somiglia molto di più a una lucertolona, che però possiede una testa sola. Almeno all’inizio.

hercules idra

Quando Ercole le taglia la testa dall’interno, dopo essere stato inghiottito, pensa di aver già vinto, ma proprio come nel mito, le teste ricrescono. Non il doppio, ma il triplo di quelle di prima. Dopo averne affettate un po’, Ercole si ritrova con Pegaso in una giungla di teste. Non riuscendo però a trovare una soluzione, l’eroe disperato scaglia un violento pugno sulla montagna, che crolla sul mostro schiacciandolo come nel mito. Il protagonista sembra aver subito la stessa sorte, ma grazie agli dei si salva e viene portato in trionfo dai tebani.

hercules idra
L’Idra multitasking

La cerva di Cerinea

La terza fatica consisteva nel catturare una cerva sacra alla dea Artemide, che non si lasciava catturare da nessuno. In particolare, questo animale dalle corna d’oro e gli zoccoli di bronzo fuggiva senza mai fermarsi, trascinando l’inseguitore in paesi lontani da cui non sarebbe mai riuscito a tornare. Eracle provò a catturarla invano per un anno, finché non decise di ferirla a una zampa con una freccia, per poterla finalmente raggiungere. Nonostante l’ira di Artemide, Eracle riuscì a portare l’animale vivo da Euristeo, il quale poi lo lasciò di nuovo libero.

cerva cerinea
Eracle cattura la cerva

Nel film Disney Hercules non viene fatto nessun riferimento a questa fatica.

Il cinghiale di Erimanto

Nella quarta fatica, Eracle dovette catturare un altro animale leggendario: un grosso cinghiale che devastava le montagne di Erimanto. Dopo averlo stanato, Eracle riuscì a sfinirlo e a catturarlo sulle vette innevate.

In Hercules, il protagonista scaglia una freccia tra gli occhi dell’animale. Si vede poi pronto a papparsi dell’ottimo stufato di cinghiale assieme a Fil.

cinghiale hercules

Le stalle di re Augia

Il fantomatico re dell’Elide Augia possedeva delle enormi stalle in cui custodiva il suo prezioso bestiame donatogli dagli dei. Peccato però che non fosse così attento all’igiene come lo era nella cura dei suoi animali. Augia infatti non aveva mai lavato le sue stalle e, per questo, chiese aiuto al possente Eracle. Questi scommise una parte del bestiame del re che sarebbe riuscito a lavarlo tutto in meno di una giornata.

Qui Eracle dimostrò quanto fosse anche estremamente astuto, oltre che possente. Deviò il corso di due fiumi verso le stalle, che si inondarono di acqua fino a riempirsi. E quando il flusso defluì, le stalle tornarono a essere perfettamente pulite. Augia però non volle onorare la scommessa, sostenendo che non fosse stato Eracle a realizzare l’impresa, ma il fiume. Lezione numero uno: sottoscrivere sempre certi accordi da un notaio!

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Una rappresentazione di Eracle che sfrutta la potenza del fiume per pulire le stalle

In Hercules, non si assiste a questa fatica, ma possiamo sentire Fil che ricorda a Ercole l’appuntamento con il re, che ha un problema con le stalle. Chissà perché gli consiglia di non indossare i sandali nuovi?

Gli uccelli del lago Stinfalo

Altra fatica, altri animali bizzarri da sistemare. Stavolta Eracle dovette sbarazzarsi dei pericolosi uccelli del dio della guerra Ares, che infestavano i dintorni del lago Stinfalo. Dotati di becco, penne e artigli di bronzo, questi pericolosi volatili avevano anche la pessima abitudine di nutrirsi di carne umana e di abbandonare gli avanzi sulle rive del lago. Vi lasciamo immaginare il buon profumo.

Il loro punto debole era però l’udito, fin troppo sviluppato. Eracle quindi li spaventò con delle nacchere speciali donategli dalla dea Atena, così da farli alzare in volo. Una volta in aria, il possente eroe poté abbatterli con le sue frecce avvelenate e, tra quelli uccisi e quelli che poi fuggirono, alla fine riuscì a disinfestare la zona.

ercole uccelli
Eracle cerca di scacciare gli uccelli

Uno di questi uccelli compare anche nella canzone Ieri era zero in Hercules, dove carica il protagonista e Pegaso planando dall’alto. Ma in qualche modo finisce imprigionato da Ercole in una grossa gabbia per canarini.

Il toro di Creta

Superato il giro di boa, Eracle si apprestò a svolgere la settima fatica, che consisteva nel catturare il pericoloso toro di Creta. Questa bestia apparteneva al dio del mare Poseidone, il quale aveva richiesto al re dell’isola Minosse di sacrificarlo in suo onore. Ma questi si rifiutò e perciò Poseidone fece infuriare l’animale, che iniziò a devastare Creta. Ben felice di liberarsi di quel mostro, Minosse accolse Eracle e lo indirizzò verso il toro. L’eroe riuscì a vincerlo soffocandolo e lo portò da Euristeo, che pensò di darlo in sacrificio alla dea Era. Ma per la dea sarebbe stato un affronto accettare un sacrificio che avrebbe portato gloria all’odiato figliastro e quindi rifiutò. Il fortunato toro sfuggì quindi di nuovo alla morte e tornò a vagare libero per la piana di Maratona.

Eracle toro
Eracle cattura il toro

Nel film Hercules, non ci sono accenni a questa fatica, ma durante una sequenza della canzone Ieri era zero, Ercole mette al tappeto tre mostri mitologici insieme: la gorgone, la chimera e il minotauro. E proprio quest’ultimo, mezzo toro e mezzo uomo, secondo la tradizione, sarebbe il figlio nato dall’unione del suddetto toro con Pasifae, moglie di Minosse.

Le cavalle di Diomede

Questi leggendari animali avevano anch’essi la bruttissima abitudine di nutrirsi di carne umana. Erano allevate dal figlio di Ares Diomede, che le nutriva con i soldati suoi nemici oppure con degli ignari viandanti che invitava a dei sontuosi banchetti. Senza specificare che la portate principali erano loro stessi.

Avendo cura di non rivelare le loro particolari abitudini alimentari, Euristeo chiese a Eracle di catturare le cavalle per lui. L’eroe si diresse in Tracia con alcuni compagni, tra cui il giovane Abdero, e li incaricò di catturare le cavalle mentre lui sistemava Diomede. Ma durante la cattura, Abdero fu purtroppo divorato dagli animali ed Eracle scatenò tutta la sua ira sul nemico. Dopo averlo sconfitto, infatti, lo diede in pasto alle sue stesse cavalle.

Eracle cavalle
Diomede divorato dalle sue cavalle – Gustave Moreau

Anche in questo caso, non ci sono riferimenti a questa fatica nel film.

La cintura di Ippolita

L’ottava fatica era una richiesta specifica della figlia di Euristeo, Admeta. La fanciulla sognava di poter indossare la famosa cintura della regina delle Amazzoni Ippolita. Eracle si recò quindi insieme all’amico Teseo e ad altri uomini verso la città delle temibili guerriere: Temiscira. Qui, la regina Ippolita accolse calorosamente l’eroe e si dimostrò disposta a cedere pacificamente la sua cintura. Ma sarebbe stato troppo facile…

Era, ancora una volta, mise i bastoni tra le ruote di Eracle e, prese le sembianze di un’amazzone, istigò le guerriere ad attaccare l’eroe ed i suoi compagni, convincendole che volesse rapire Ippolita. Ne seguì una gran battaglia, dove Eracle uccise Ippolita e riuscì a recuperare la sua cintura, per poi fuggire insieme ai suoi compagni.

Eracle Ippolita
Eracle afferra la cintura di Ippolita – Eugène Delacroix

In Hercules viene citato solo un altro appuntamento fissato da Fil per l’eroe al fine di risolvere la questione, dopo quello con re Augia.

I buoi di Gerione

La decima fatica consisteva nel catturare i buoi del gigante Gerione, un essere che possedeva tre tronchi, tre paia di braccia e tre teste, a fronte di un solo bacino e due gambe. La difficoltà di questa fatica, oltre che nell’affrontare il pericoloso gigante, era nel raggiungere l’isola dove abitava. Eritea si trovava nell’Oceano Occidentale (quello che per noi dovrebbe essere l’Oceano Atlantico) e quindi il viaggio dalla Grecia era estremamente lungo. Inoltre, al “tempo” di Eracle, il Mediterraneo e l’Oceano erano separati. Per cui, per passare, l’eroe fu costretto a separare le due montagne dell’Europa e dell’Africa e, per puntellarle, piantò due enormi colonne. Il luogo venne poi conosciuto per millenni come le Colonne di Ercole. Da quel momento, fino all’avvento di un certo Cristoforo Colombo, l’attuale Stretto di Gibilterra sarebbe divenuto il limite invalicabile del Mondo. Uccidere Gerione, il suo cane a due teste e il perfido pastore, sarebbe stato poi solo un gioco da ragazzi.

colonne ercole
Statua delle Colonne d’Ercole nel porto di Ceuta, Spagna

Neanche in quest’occasione è presente alcuna traccia della fatica in Hercules.

I pomi del Giardino delle Esperidi

Euristeo pretese questa undicesima fatica dal cugino, sapendo benissimo che nessuno al mondo conosceva l’esatta posizione di questo leggendario giardino. Così Eracle girovagò per tutto il Mediterraneo per raccogliere informazioni utili. La svolta arrivò quando l’eroe riuscì a trovare il titano Atlante, l’unico a conoscere l’ubicazione del Giardino. Peccato che Atlante non potesse muoversi, dato che sosteneva il cielo sulle spalle.

Per questo, Eracle si propose di sostituirlo per un po’, finché lui non gli avesse portato i pomi. Il titano acconsentì ma, quando fu di ritorno, non era molto entusiasta di riprendersi il fardello. Per questo suggerì che fosse Eracle da quel momento a occuparsene. Ma il più grande degli eroi, con la scusa di sistemarsi in una posizione più comoda, chiese ad Atlante di riprendersi un attimo il cielo. E prima che il titano potesse restituirglielo, Eracle era già fuggito lontano con i preziosi pomi d’oro.

Atlante
Statua del II secolo d. C. raffigurante Atlante

In Hercules, non ci sono riferimenti diretti a questa fatica. Tuttavia nella canzone Ieri era zero, si può notare Ercole strangolare un drago acquatico. Con tutta probabilità si tratta del serpente marino Ceto oppure del drago Ladone, che sorvegliava il Giardino delle Esperidi e che nel mito, Eracle è riuscito a evitare grazie ad Atlante. In un’altra versione invece, l’eroe greco ha ucciso il drago con le sue stesse mani.

Hercules drago

La cattura di Cerbero

Finalmente giungiamo all’ultima fatica che Eracle dovette affrontare per Euristeo. Per chiudere in bellezza, il sovrano chiese all’eroe di portargli nientemeno che Cerbero, il cane a tre teste guardiano dei cancelli dell’Oltretomba. Guidato da Ermes, Eracle si addentrò nel regno dei morti, facendosi largo tra gli spiriti di altri eroi e mostri defunti, fino a raggiungerne il sovrano: Ade. Questi, ammirando il coraggio dell’eroe, gli concesse di portare con sé Cerbero, a patto che riuscisse a domarlo a mani nude.

Dopo un lunghissimo e durissimo scontro, alla fine Eracle riuscì ad addomesticare il cane infernale e lo portò dal cugino Euristeo. Questi, nel vedere quella bestia immonda, quasi morì dalla paura e ordinò immediatamente che venisse riconsegnato al dio dei morti. Inoltre, acconsentì finalmente a liberare Eracle dalla sua semi-schiavitù.

Questa fatica costituì l’unica occasione in cui Eracle ebbe a che fare con il dio Ade, che invece nel film è il suo peggior nemico. Oltre a questo, in Hercules compare anche Cerbero, che verso la conclusione del film, viene domato dal protagonista per farsi portare al cospetto di Ade in persona, quando cerca un modo per resuscitare Meg.

Hercules Cerbero
Cerbero domato da Ercole

La strada per essere un vero eroe

Divenuto ormai una vera e proprio celebrità dopo aver conseguito le sue fatiche, in Hercules il protagonista si rende però conto che essere famosi non equivale a essere un vero eroe. Sconfortato dalle parole enigmatiche di suo padre Zeus, Ercole pianifica di abbandonare tutto, ma viene rincuorato da Meg. In questa fase, i due comprendono i propri sentimenti l’uno per l’altra. L’eroe però non sospetta che Meg è solo un’esca inviata da Ade per scoprire il suo punto debole. Dopo aver allontanato anche Fil, il quale aveva scoperto la verità sulla ragazza, Ercole cade nel tranello di Ade e, per liberare Meg dalla sua prigionia, cede al dio la sua forza. In questo modo, non avrebbe potuto ostacolare il suo attacco all’Olimpo con i titani.

Hercules Ade
Ercole cede la sua forza ad Ade

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Proprio questa parte si discosta di più dalle vicende del mito di Eracle. L’attacco dei titani all’Olimpo si ispira in realtà alla cosiddetta gigantomachia. Vi sareste aspettati la titanomachia, vero? Ebbene no, quella è un’altra vicenda, che ha però come protagonisti i veri titani. Niente di grave, nel corso dei secoli le due guerre furono spesso confuse dai vari autori. Ma vediamo adesso in cosa consistono questi due conflitti mitologici e vediamo come sono stati fonti di ispirazione per Hercules.

La titanomachia

Questo conflitto vide fronteggiarsi gli dei dell’Olimpo, i cosiddetti olimpici, e i titani, i quali rappresentavano una sorta di generazione precedente di divinità. Il re dei titani era Crono, ovvero il padre di Zeus, che per colpa di una profezia secondo la quale sarebbe stato spodestato da uno dei suoi figli, ebbe l’idea di divorarli alla nascita. I fratelli di Zeus, tra cui Poseidone, Ade, ed Era (sì, la stessa che diventerà sua moglie) subirono quindi questo poco simpatico destino. Quando nacque il futuro padre degli dei però, la madre Rea si ribellò e lo nascose sull’isola di Creta. Qui Zeus rimase finché non fu abbastanza grande da potersi vendicare.

Dopo che Zeus indusse il vomito a Crono, questi rigurgitò tutti gli altri suoi figli, vivi e vegeti, che si allearono con il fratello per vendicarsi del padre e di tutta la sua generazione. Iniziò quindi la guerra con i futuri dei olimpici comandati da Zeus e i titani guidati da Atlante. Alla fine, gli olimpici vinsero la guerra grazie all’aiuto dei ciclopi e degli ecatonchiri (esseri con cinque teste e cento braccia) e cacciarono i titani nel Tartaro (l’infinito baratro che si trova sotto terra, considerato dai latini come una sorta di “inferno”), mentre il loro leader Atlante fu costretto a sorreggere per sempre la volta celeste.

titanomachia
La battaglia tra gli dei e i titani – Joachim Wtewael

In Hercules, questa storia viene narrata dalle Muse all’inizio del film in un modo sintetico, ma abbastanza fedele, sebbene vi siano alcuni differenze. I titani infatti nel film non sono rappresentati come divinità primordiali, ma come giganteschi mostri elementali, che portavano il caos sulla terra. Inoltre, non è specificato nel film se Ade fosse dalla parte dei titani o di Zeus, aspetto assolutamente fuori dubbio nel mito, visto che insieme al fratello Poseidone, il dio dei morti è sempre stato uno dei principali alleati del padre degli dei. Infine, nel mito non sono i titani ad attaccare l’Olimpo in seguito, bensì i giganti.

Ade hercules
“Ehm, ragazzi… L’Olimpo sarebbe per di là…”

La gigantomachia

I giganti della mitologia greca non sono da intendere come li immaginiamo adesso. Non erano necessariamente di grosse dimensioni e secondo alcune versioni non erano nemmeno del tutto simili agli umani, bensì per metà bestie. Furono aizzati ad andare in battaglia contro gli dei dell’Olimpo da Gea, la Madre Terra, nonché nonna di Zeus. Ovviamente, le divinità vinsero anche questa battaglia, nonostante ognuno di questi giganti fosse nato appositamente per uccidere un preciso dio. Anche stavolta, tutti gli dei, compreso Ade, combatterono al fianco di Zeus, ma da soli non sarebbero mai riusciti a vincere. Una profezia diceva infatti, che gli dei avrebbero potuto affermarsi soltanto se aiutati da un semidio… Eracle, per l’appunto!

gigantomachia
Bassorilievo raffigurante uno spezzone della gigantomachia

Ecco quindi un punto in comune tra il mito ed Hercules. Come nel film Ercole si lancia con Pegaso verso l’Olimpo per aiutare gli dei, così Eracle nel mito, ormai salito nel regno degli dei dopo la sua morte terrena, combatte strenuamente per sconfiggere i giganti. Che alla fine vengono gettati nell’Etna. Nel film invece, i titani sono lanciati in orbita da Ercole, prima di esplodere.

Un punto discordante riguarda però la lotta di Ercole con il ciclope nel classico Disney. Il mostro da un occhio solo fugge dal Tartaro insieme ai titani, dove era segregata anche la sua controparte mitologica nella titanomachia, per poi tentare di uccidere l’eroe, momentaneamente senza forze. Ma non risulta infatti che Eracle abbia mai affrontato un ciclope nelle sue storie. Probabilmente, lo scontro che avviene tra i due in Hercules vuole essere un rimando al famoso canto di Polifemo dell’Odissea. Qui infatti, Ulisse acceca il ciclope infilzandogli un palo appuntito, in modo simile a Ercole che utilizza una torcia. Inoltre, anche il fatto che Ercole in quel momento sia senza la sua proverbiale forza può essere un riferimento all’Odissea, poiché il personaggio di Ulisse è sempre stato famoso per aver compiuto grandi imprese pur essendo un “semplice uomo”.

Ciclope hercules
Ercole acceca il ciclope

La fine e il ricordo di Eracle

Nell’ultima sequenza del film, Ercole, dopo aver sconfitto i titani, scopre che Meg è morta. In seguito a un attimo di sconforto, l’eroe però non si rassegna e si addentra nell’Oltretomba fino a trovare Ade, per riportare l’amata tra i vivi. Questo pezzo si ispira molto probabilmente al mito di Orfeo ed Euridice, secondo il quale lui, provetto musicista, compì un viaggio nel regno dei morti per riportare in vita la sua amata, prematuramente scomparsa. E proprio grazie alla sua abilità nel suonare la lira, convinse Ade (in altre versioni sua moglie, Persefone) a concedergli di riportare tra i vivi Euridice, a patto che lui le camminasse davanti fino all’uscita dell’Oltretomba, senza mai voltarsi per vederla. Purtroppo, Orfeo resistette fino a pochi passi prima dell’uscita poiché, colto dal dubbio che quella che precedeva non fosse la sua amata, ma solo un’ombra, si voltò. Ed ella sparì per sempre.

Purtroppo, l’Ade di Hercules non è così compassionevole come la sua controparte mitologica e, per restituire alla vita Meg, chiede in cambio la vita di Ercole. L’eroe non ha problemi ad accettare, ma Ade è certo che Ercole non riuscirà comunque a raggiungere l’anima di Meg nel fiume Stige, prima che la vita lo abbandoni. Invece, le Parche non riusciranno a tagliare il suo filo dell’esistenza, perché quel gesto disinteressato di Ercole, lo farà diventare a tutti gli effetti un vero eroe, quindi al livello degli dei dell’Olimpo e perciò, immortale. Dopo aver scagliato Ade nello Stige e aver riportato l’anima di Meg nel proprio corpo, può dunque finalmente tornare all’Olimpo.

hercules vero eroe
La luce avvolge Ercole, un vero eroe

Ma nel cuore suo, sa bene di voler rimanere al fianco di Meg, perciò rinuncia all’immortalità e torna a Tebe, sulla terra, pronto come sempre a difendere gli innocenti da ogni pericolo. Nel mito, come già accennato, dopo aver compiuto le sue fatiche e altre mirabolanti imprese, Eracle sposò Deianira. Ma questo evento sancì anche la sua rovina.

Ricordate la disavventura con il centauro Nesso? In punto di morte, la malvagia creatura ingannò Deianira, convincendola a inzuppare una tunica nel suo sangue. In questo modo, Deianira avrebbe potuto far riaccendere la passione di Eracle per lei in qualsiasi momento. Bastava che lui indossasse quell’indumento intriso. Già, peccato che il sangue di Nesso non fosse miracoloso ma… avvelenato! Eracle infatti aveva ucciso il centauro con le sue frecce intrise del veleno dell’Idra, che aveva contaminato irrimediabilmente anche il sangue del centauro.

Quando così Eracle tornò da una sua avventura insieme alla sua vecchia fiamma Iole, Deianira, in preda alla gelosia, gli consegnò la tunica “magica”. Dopo averla indossata, Eracle si apprestò a svolgere un rito di ringraziamento per la sua vittoria e, quando si avvicinò al fuoco sull’altare, il veleno sulla tunica si scaldò e l’eroe fu colto da dolori allucinanti. Capito ormai che era giunta la sua ora, Eracle sradicò alcuni alberi e costruì una pira funebre con le sue ultime forze. E chiese a Filottete di darle fuoco. Mentre Eracle iniziava a bruciare però, Zeus scese sulla terra e portò con sé il figlio sull’Olimpo, dove ebbe modo di riconciliarsi anche con la matrigna Era. Sentendosi responsabile della morte del marito, Deianira si suicidò.

eracle morte
La morte di Eracle -Francisco de Zurbarán

Questa fu dunque la fine della vita mortale del grande eroe Eracle. Ma non di quella immortale, che rimane e rimarrà per sempre scritta nei secoli e nei millenni a venire. E se un giorno, o meglio una sera, vorremo ammirarlo di nuovo, basterà guardare il cielo nelle notti di primavera. E tutti potremo continuare a dire: “È il ragazzo di Fil!”.

costellazioni ercole
La costellazione di Ercole in Hercules e quella reale

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Federico Ravagli

Immagini © Disney

Fonti: Wikipedia, lacooltura.com

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