L’inizio del XXI fu un periodo altalenante per i Walt Disney Animation Studios. Reduce dalla produzione di film amati sia dal pubblico che dalla critica, tra cui Hercules (1997) e Tarzan (1999), lo studio si ritrovò a doversi confrontare con le aspettative, ovviamente altissime, di milioni di appassionati. I primi due anni del nuovo millennio presentarono dunque all’attenzione mondiale ben tre film, particolari per motivi differenti.
Dopo una gestazione lunga e travagliata vide la luce Le follie dell’imperatore, commedia leggera e di stampo umoristico che incontrò effettivamente il favore del pubblico. Circa sette mesi prima era stata invece la volta di Dinosauri, film famoso per l’ibridazione tecnica tradizionale/CGI, che non raccolse un apprezzamento unanime.
Nel 2001 la Disney decise dunque di fare un passo indietro, proponendo un film d’avventura (forse il primo Classico puramente “d’avventura”) più simile sotto alcuni punti di vista ai successi del decennio precedente. Toni più cupi e scene dall’alto tasso di epicità: il 15 giugno Atlantis – L’impero perduto approdava nelle sale cinematografiche statunitensi.
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Atlantis: idee, soggetto e trama finale
La storia di Atlantis iniziò ben 5 anni prima, nel 1996. Nel mese di ottobre, in seguito alla distribuzione de Il gobbo di Notre Dame, ebbe luogo in un ristorante messicano di Burbank un incontro tra quattro personalità di spicco dello studio. Il produttore Don Hahn, i registi Gary Trousdale e Kirk Wise e lo sceneggiatore Tab Murphy si misero al tavolo per pianificare il soggetto di un nuovo film. L’idea che ne risultò fu quella di realizzare una pellicola di avventura in parte ispirata a Ventimila leghe sotto i mari, romanzo di Jules Verne del 1870.
Protagonista indiscussa della pellicola sarebbe stata la città di Atlantide, esplorata in lungo e in largo dagli eroi della vicenda. Dopo un intenso periodo di approfondimento su stili architettonici antichi e scritti greci e latini, prese dunque il via la stesura della sceneggiatura.
Fu inizialmente incaricato di supervisionare questo lavoro Joss Whedon, regista di The Avengers nel 2012, successivamente sostituito con il già citato Tab Murphy. In circa quattro mesi il team produsse ben 150 pagine di script, un numero impressionante rispetto ai precedenti Classici Disney, che solitamente non superavano le 90.
Murphy e compagni si videro quindi costretti a tagliare parte del loro lavoro per conformarlo alle consuetudini aziendali, con le esclusioni che videro protagoniste perlopiù scene incentrate sulla caratterizzazione dei personaggi secondari. Una volta compiuto questo ennesimo sforzo, la palla passò agli animatori, che riuscirono a terminare il film in tempo per la première mondiale del 3 giugno. Milo, storico appassionato del mito atlantideo e protagonista dell’opera, era finalmente pronto a conquistare le sale cinematografiche.
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L’atmosfera di Atlantis
Il risultato finale fu un film d’avventura con scene d’azione adrenaliniche e mozzafiato, sicuramente intriganti per una buona parte del pubblico più giovane. Allo stesso tempo non è arduo affermare che Atlantis riuscì a coinvolgere anche gli adulti, grazie al sottotesto storico-mitologico che pervade l’intera pellicola. Lo spettatore approfondisce la conoscenza di Milo, osserva tutti il disperato tentativo di finanziare la spedizione e scopre man a mano nuove inaspettate verità sulla città scomparsa.
Nonostante una trama potenzialmente coinvolgente, il film non riscosse però il successo sperato. Non furono gli incassi sottotono a deludere le aspettative (186 milioni di dollari circa a fronte di un budget di 120 milioni), quanto più il riscontro della critica. A seguito dell’uscita in sala fioccarono infatti recensioni piuttosto tiepide, che ancora oggi conferiscono ad Atlantis – L’impero perduto un 52/100 su Metacritic.
Le lamentele si concentrarono più che altro sul fronte narrativo, criticando una seconda parte del film troppo frettolosa e alcune scelte di charachter design. Uno dei motivi dietro queste lacune potrebbe sicuramente essere il taglio di parte dello script prima citato, che sicuramente non giovò al progetto. Non avendo tra le mani il lavoro originale non è però possibile scaricare tutte le colpe su questa scelta dirigenziale, e Atlantis rimane dunque, nonostante i suoi molti fan, un’opera che non tutti hanno apprezzato.
Ma i problemi per la pellicola diretta dalla coppia Trousdale/Wise, gli stessi degli acclamati La bella e la bestia e Il gobbo di Notre Dame, erano appena cominciati.
Le accuse di plagio ad Atlantis
Poco dopo l’uscita diversi spettatori mossero accuse di plagio ad Atlantis. Molti punti della nuova fatica targata Disney presentavano infatti diverse somiglianze con un anime distribuito tra il 1990 e il 1991, Nadia – Il mistero della pietra azzurra.
Sviluppato dallo studio Gainax e diretto da Hideaki Anno, poi supervisore alla regia di Evangelion: 1.0 You are (not) alone, questa serie animata nipponica aveva ottenuto un successo non indifferente alla sua uscita. A riprova di ciò, non solo il numero delle puntate venne aumentato da 30 a 39 in corso d’opera, ma addirittura l’intera serie sbarcò in Europa nemmeno un anno dopo dalla messa in onda nel Paese del Sol Levante. Un risultato straordinario se si pensa che Il castello nel cielo (1986) dello Studio Ghibli è arrivato in Italia solo nel 2012.
Il mistero della pietra azzurra trasporta gli spettatori in un’Europa di fine Ottocento, in cui due ragazzi, Nadia e Jean, si ritrovano a indagare su una strana pietra che la ragazza porta al collo. Varie vicissitudini li porteranno a esplorare una realtà squisitamente steampunk.
L’approfondimento di questo genere raggiunge il suo apice nelle puntate ambientate proprio ad Atlantide, città che i protagonisti si ritrovano a visitare. Questa similitudine tra Nadia e Atlantis potrebbe però essere imputata a un utilizzo delle stesse fonti di ispirazione, in primis il già citato romanzo di Verne. E allora perché tutto questo clamore?
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Le somiglianze tra Atlantis e Nadia: i motivi dietro le accuse di plagio
Atlantis riuscì ad attirare l’attenzione mediatica su di sé perché le somiglianze con il prodotto giapponese non si fermavano solo all’ambientazione.
Per esempio, proprio come Nadia, tutti gli abitanti di Atlantide possiedono una pietra misteriosa, i cui strabilianti poteri vengono scoperti con il procedere dell’avventura. In entrambe le pellicole queste preziose gemme attirano l’attenzione di personalità senza scrupoli, e sono utilizzate al loro massimo potenziale solo da figure femminili. Nonostante nella pellicola Disney la pietra non sia un unicum, solo la principessa Kida sembra infatti saperla sfruttare appieno.
Inoltre, i personaggi stessi di Kida e Nadia appaiono troppo simili, agli occhi degli spettatori più critici. E non solo da un punto di vista prettamente fisico, comunque determinante ai fini della questione. Molti ritengono che non possano essere ignorati il vestiario e gli occhi azzurri che contraddistinguono entrambi i personaggi, come neppure la storia e la personalità di queste due figure.
Sia Nadia che Kida compiono gesta estremamente coraggiose, ma soprattutto pensano continuamente al bene delle persone loro vicine. Non esitano nel rischiare la propria vita per salvare quella dei propri amici, dimostrando così un altruismo fuori dal comune. Inoltre, entrambe hanno perso la madre, e per motivi diversi sono legate al governo di Atlantide. Insomma, parecchie similitudini, che per alcuni escludono la coincidenza. Va sottolineato, tuttavia, che le suddette caratteristiche possono essere ritrovate in diversi eroi del mondo dell’animazione.
I punti in comune tra Milo e Jean
Lo stesso Milo, protagonista dell’opera Disney, presenta alcune somiglianze con Jean, spalla di Nadia durante le sue avventure. Nonostante vi sia una consistente differenza di età, sul piano fisico le similitudini non mancano: capelli castani, occhialoni rotondi e corporatura esile.
Analizzando la loro personalità, si nota che entrambi i personaggi, per tutto il corso delle loro disavventure, fanno uso prevalentemente della loro intelligenza fuori dal comune per togliersi dai guai, riuscendoci la maggior parte delle volte. Questo talento viene però sfruttato in ambiti assai diversi dai due ragazzi, le cui occupazioni riguardano campi altrettanto inconciliabili. Se infatti Milo è uno storico, ed è la sua stessa professione ad azionare l’intero intreccio narrativo, Jean è più interessato all’ingegneria aeronautica.
Le altre somiglianze tra Nadia e Atlantis
In entrambe le opere il principale mezzo di trasporto dei protagonisti è un sottomarino, naturalmente per esigenze legate alla collocazione di Atlantide. L’Ulysses di Atlantis e il Nautilus di Nadia non sono però governati dai pochi personaggi finora presentati, ma anzi mostrano allo spettatore un equipaggio piuttosto nutrito e variegato.
Una parte del pubblico, infatti, ha analizzato anche i personaggi di Helga in Atlantis ed Electra in Nadia. Bionde, determinate, competenti e fedeli fino in fondo al proprio compito: gli identikit delle due donne non differiscono più di tanto, e anzi riducono le proprie divergenze con il procedere dell’avventura. Sia Helga che Electra nascondono infatti segreti e lati nascosti della propria personalità, svelati solo in momenti ed episodi (nel caso della serie) particolari.
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Tra gli altri elementi scenografici tenuti in considerazione, si ritrova la rappresentazione stessa di Atlantide, città sì collocata sul fondo del mare, ma non immersa nell’acqua. La popolazione atlantidea vive infatti sotto un’enorme bolla d’aria che permette loro di respirare, e che ovviamente permetterà anche ai protagonisti umani di Atlantis e Nadia di sopravvivere senza ulteriori complicazioni. Tuttavia, occorre sottolineare che questo espediente, presente in entrambe le opere, costituisce una comprensibile esigenza di sceneggiatura.
Vi è poi la questione del mostro marino. Prima di giungere ad Atlantide, gli equipaggi dei due sottomarini saranno costretti ad affrontare una terribile creatura, sebbene piuttosto diversa nelle due opere. Si tratta infatti di un “calamaro” sui generis nel caso di Nadia e di un’astice meccanica per Atlantis.
Le reazioni di produttori e team di sviluppo
Le reazioni dei due colossi dietro alla produzione di Nadia e Atlantis non sono state particolarmente degne di nota. In primis, la Gainax non ha mai manifestato in maniera ufficiale alcun tipo di disappunto, né tantomeno ha ritenuto opportuno approfondire la questione per vie legali. Questa tendenza, secondo uno dei fondatori dello studio stesso (Yasuhiro Takeda), sarebbe dovuta al fatto che la decisione non spettava direttamente alla Gainax, ma piuttosto al servizio pubblico televisivo giapponese incaricato della trasmissione della serie, la NHK, che secondo le dichiarazioni del produttore Hiroyuki Yamaga sarebbe stata dissuasa a intentare una causa in seguito a una consultazione interna all’azienda, a suo dire per timore dei legali Disney.
Dal canto suo, anche il colosso statunitense negli anni ha sempre ignorato la questione, non fornendo mai una risposta ufficiale alle critiche del pubblico. Tuttavia numerosi addetti ai lavori si sono pronunciati a riguardo, esprimendo pareri piuttosto discordanti. La testimonianza più importante, dato il ruolo avuto nella lavorazione, rimane quella di Kirk Wise, risalente al maggio 2001. In un’intervista, il co-regista affermò di non aver sentito parlare di Nadia prima dello scoppio della polemica, asserendo dunque che le evidenti somiglianze erano dovute al romanzo di Verne, fonte in comune.
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Atlantis rappresenta quindi un plagio?
Atlantis e Il mistero della pietra azzurra presentano una serie di similitudini, che secondo alcuni sono più di semplici coincidenze. Affinché si abbia una visione il più completa e oggettiva possibile, è però necessario considerare che, come asserito da Kirk Wise, il romanzo da cui le due opere prendono spunto sia lo stesso. Inoltre, essendo entrambe delle opere d’animazione dedicate per lo più a un pubblico giovane, è comprensibile una certa affinità nelle caratterizzazione dei personaggi e negli espedienti di sceneggiatura.
I legittimi dubbi di molti spettatori e le altrettanto legittime argomentazioni delle parti in causa, ad ogni modo, non forniscono una soluzione definitva. Quel che certo è che entrambe le compagnie abbiano accettato, già a suo tempo, lo status quo: chi, come la Gaianax, godendosi il successo della serie, e chi, come la Disney, prendendo spunto dal parziale insuccesso di critica e di botteghino del suo film per ricominciare a sfornare pellicole che consolidassero il suo ruolo di leader nel campo dell’intrattenimento.
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Alberto Giacomelli
Immagini © Disney – Gainax – Toho – NHK
Fonti: Nadia – Il mistero della pietra azzurra (IMDb) – Atlantis: The Lost Empire; Wikipedia – ATLANTIS, IL PLAGIO DELLA DISNEY (YouTube) – Probing the Atlantis mystery; Anime News Network – Polygon – isugoi.com – Il castello nel cielo (IMDb) – Si alza il vento (IMDb) – Hiroyuki Yamaga (IMDb) – gwern.net – anime-tourist.com – Watching Anime, Reading Manga, Fred Patten, Stone Bridge Press (Google Libri)