La curiosa vicenda giudiziaria che è stata definita come “lo scherzo di Paperino” si è conclusa di recente dopo nove anni. Ma in che consiste questo scherzo? E perché viene citato il nostro Paolino Paperino? Conviene procedere con ordine perché la questione è più intricata di come appare.
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Lo scherzo di Paperino, Atto I
È il gennaio 2013 quando Fabrizio B., operaio quarantaseienne residente a Cremona, decide di fare uno scherzo al suo amico Stefano. Chiama così la De Agostini e sottoscrive telefonicamente un abbonamento alla rivista “Disney 313” che permetteva di ricevere i pezzi per assemblare l’automobile di Paperino. Non lascia però i propri dati bensì quelli dell’amico, totalmente all’oscuro che a breve avrebbe iniziato a ricevere oltre alla suddetta rivista anche i relativi solleciti di pagamento.
Ed effettivamente dopo qualche tempo ecco che la casa editrice si fa viva con l’ignaro abbonato che casca dalle nuvole. Non avendo mai sottoscritto alcun abbonamento, Stefano presenta regolare denuncia contro ignoti. Per gli inquirenti è piuttosto facile risalire a Fabrizio. L’operaio infatti al momento della sottoscrizione aveva utilizzato senza problemi il proprio smartphone. Ma è a questo punto che lo scherzo di Paperino inizia a mostrare i primi segni della proverbiale sfortuna del nostro amico Papero.
Atto II, il processo per sostituzione di persona
Nonostante i 1000 Euro di risarcimento, il costo dell’abbonamento e l’amicizia conclusa, Fabrizio deve presentarsi comunque davanti al GUP. L’accusa è quella di sostituzione di persona. C’è necessità di rivolgersi a un legale e l’operaio compila un’istanza per la richiesta del gratuito patrocinio. Il patrocinio a spese dello Stato consente ai soggetti meno abbienti di agire e difendersi di fronte all’autorità giudiziaria. Tra i vari requisiti per potervi accedere bisogna presentare un’autocertificazione sull’entità del proprio reddito. Fabrizio ottiene quindi l’assistenza legale e patteggia 3 mesi di reclusione con pena sospesa. Questione risolta? No. Lo “scherzo di Paperino” continua a ritorcerglisi contro.
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Atto III, la maledizione dello scherzo di Paperino
Entra in scena la Guardia Finanza. Le Fiamme Gialle, dopo aver controllato l’istanza presentata da Fabrizio al fine di ottenere il gratuito patrocinio, scoprono che qualcosa non torna. L’operaio infatti nell’autocertificazione non ha dichiarato tutte le proprie entrate. Non aveva quindi i requisiti per ottenere il patrocinio a spese dello Stato. Altra corsa, altro processo. Questa volta l’accusa è di aver falsificato l’autocertificazione. Fabrizio non può che patteggiare e ottiene una condanna a 10 mesi anche questa volta con la sospensione condizionale. Siamo alla fine? Neanche per sogno. Paperino in fatto di sfiga se ne intende e non può finire qui!
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Ultimo Atto, attenzione alla 313!
La Corte d’Appello di Brescia impugna la sentenza davanti alla Corte di Cassazione. Fabrizio non doveva ottenere la sospensione della pena poiché ne aveva già beneficiato nel processo per lo “scherzo di Paperino”. La Cassazione dà ragione alla Corte d’Appello, il fascicolo ritorna a Cremona e Fabrizio ritorna davanti al GUP. Patteggia ancora ed ottiene ancora una condanna a 10 mesi, questa volta senza condizionale. Il suo avvocato, Santo Maugeri, chiede ed ottiene dal giudice di tramutare la pena detentiva in lavori di pubblica utilità. Dopo nove anni la questione è finalmente risolta!
«Potrebbe lavorare nel verde pubblico oppure nella manutenzione delle strade – ha dichiarato il legale di Fabrizio – sperando che non incontri una 313.»
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Francesca Arca
Immagini: ©Panini Disney ©De Agostini
Fonte: Corriere della Sera fanpage.it