È molto probabile che nelle ultime settimane vi sia capitato di leggere alcune notizie che davano per certo che la Walt Disney Company avesse intenzione di aumentare considerevolmente (della metà) il numero di personaggi LGBTQIA+ dei propri prodotti cinematografici.
Questa certezza nasce però da un’interpretazione errata, fuorviante o comunque troppo letterale delle dichiarazioni di Karey Burke, presidente della Disney’s General Entertainment Content.
Ma andiamo con ordine.
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Chi è Karey Burke?
Nata nel 1966 nella Contea di Orange, si è laureata a soli 22 anni in Communication and Media Studies all’Università della California.
Ha fatto gavetta come assistente per la NBC e successivamente ha ricoperto ruoli dirigenziali nelle principali agenzie di intrattenimento americane: 20th Century Fox, ABC, Disney. Ad oggi riveste infatti il ruolo di presidente della Disney General Entertainment Content.
La sua notorietà è dovuta anche al suo ruolo di produttore esecutivo in film (The Pro, Isabel, Americana, Nevermind Nirvana) e serie TV (Go On, Free Agents, True Beauty, The Beautiful Life, Game Show in My Head, Opportunity Knocks, Miss Guided, Pop Fiction, The Real Wedding Crashers).
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Le dichiarazioni di Karey Burke
Le parole che tanto hanno fatto discutere sono state pronunciate durante una call aziendale su Zoom, incentrata sulla campagna Reimagine Tomorrow. Quest’ultima, ancora non attiva in Italia, nasce nel 2020 e mira a diventare la destinazione digitale su larga scala della Disney per amplificare le voci sottorappresentate e le storie non raccontate. Tali sforzi sono intrapresi al fine di migliorare la rappresentazione delle diversità, dell’equità e dell’inclusione.
La dichiarazione di Karey Burke, disponibile anche su Twitter, riguardava proprio il tema dell’inclusività. Prima di affrontarlo, la Burke ha voluto sottolineare come le sue parole dovessero essere lette non solo come dichiarazione di una dirigente, ma anche di madre di due figli queer, uno transgender e uno pansessuale, evidente segnale del suo personale impegno per i diritti LGBTQIA+.
Ebbene, secondo la dirigente, i personaggi Disney soffrono di una sotto-rappresentazione per quanto riguarda la diversità e il pluralismo di gruppi di minoranza tra cui etnie, culture e orientamenti sessuali. Per questo motivo il suo obiettivo sarebbe quello di raggiungere, entro il 2022, almeno il 50% di personaggi, tra regolari e ricorrenti, appartenenti a gruppi sotto-rappresentati e a minoranze.
Queste dichiarazioni smentiscono innanzitutto articoli secondo i quali il 50% dei personaggi Disney diventerà LGBTQIA+. L’errore di articoli di questo tipo è di aver riportato solo parte della notizia, travisandola e spostando interamente la questione sull’orientamento sessuale, senza considerare l’importanza delle minoranze culturali ed etniche.
Inoltre, essi sono fuorvianti anche perché lasciano intendere che ci sia la possibilità che i personaggi Disney già esistenti cambino orientamento sessuale dall’oggi al domani. Da sottolineare che tali articoli, condivisi anche da note testate giornalistiche, in alcuni casi sono stati oggetto di modifiche ex-post: qualche giorno dopo la pubblicazione i loro titoli e contenuti sono stati modificati, ma il danno era già stato fatto. La notizia era già circolata in rete, suscitando l’indignazione dell’utente medio.
SCOOP: Disney corporate president Karey Burke says, "as the mother [of] one transgender child and one pansexual child," she supports having "many, many, many LGBTQIA characters in our stories" and wants a minimum of 50 percent of characters to be LGBTQIA and racial minorities. pic.twitter.com/oFRUiuu9JG
— Christopher F. Rufo ⚔️ (@realchrisrufo) March 29, 2022
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Ma perché queste dichiarazioni sono da prendere con le pinze?
Innanzitutto si tratta di una visione personale, sebbene espressa da una persona con ruolo dirigenziale. La Burke ha semplicemente illustrato quale potrebbe essere la soluzione per far sì che l’azienda risulti maggiormente inclusiva. Non si tratta di un comunicato ufficiale dell’azienda.
Sarebbe inoltre azzardato ridurre un argomento così importante a dei meri numeri, ovvero pensare a personaggi appartenenti ad una determinata minoranza che vengono creati solo per raggiungere una determinata quota prestabilita.
Va aggiunto, come ricordato dalla Burke, che inserire un personaggio gay all’interno di una storia non significa necessariamente dover narrare una storia con temi gay. Bisogna semplicemente mirare ad una reale rappresentazione del mondo che ci circonda, in tutte le sue sfaccettature e senza censure od omologazioni di alcun tipo.
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La situazione nella Company
La bufera scaturita dalle dichiarazioni di Karey Burke è solo l’ultima di una lunga lista. Questa volta si è trattato di una lettura non fedele alle dichiarazioni della dirigente, ma anche nei mesi scorsi le polemiche non sono mancate.
Partiamo dall’argomento più discusso: la legge della Florida soprannominata Don’t say gay, la quale vieterà ai docenti della scuola primaria, dall’1 luglio 2022, di parlare di argomenti quali sessualità, identità sessuale, identità di genere e orientamento sessuale in quanto “non adatte alla formazione del fanciullo”. La notizia che la Walt Disney Company avesse finanziato gli sponsor del provvedimento aveva causato critiche, proteste sui social e scioperi dei lavoratori dell’azienda. Quest’ultima, inizialmente, non aveva preso una posizione chiara nei confronti della legge, limitandosi ad un comunicato secondo cui avrebbe lottato per un mondo più inclusivo, creando contenuti capaci di veicolare il messaggio. Infine il 28 marzo la Compagnia, attraverso le parole del CEO Bob Chapek, ha reso noto di essere contraria alla legge, manifestando l’intenzione di sostenere la comunità LGBTQIA+.
Eppure l’impegno sociale della Disney sul tema dell’inclusività non è nuovo. Già lo scorso anno la compagnia ha effettuato un cambiamento importante, modificando la tradizionale formula di benvenuto al parco divertimenti Disney World di Orlando, Florida. Non più “Signore e signori, bambini e bambine”, ma “Sognatori di tutte le età”, rendendo il messaggio più neutro e inclusivo.
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Disney, LGBT e le minoranze etniche e culturali: cosa ci riserverà il futuro?
Speriamo di avervi offerto un’interpretazione maggiormente fedele alle dichiarazioni di Karey Burke.
Ci teniamo a sottolineare che il tema dell’inclusività ci sta molto a cuore. Tutti devono potersi riconoscere nei personaggi dei prodotti Disney, a prescindere dalla propria appartenenza etnica e culturale o dal proprio orientamento sessuale. L’azienda sembra impegnarsi sempre di più e speriamo di poter vedere in breve tempo quale sarà la concretizzazione di questi sforzi.
Roberto Caruso
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Fonti: Repubblica, La Stampa, Il Giornale, NY post, City Journal.
© immagini: Celebsfact.net, Disney