Walt Disney senza Topolino: l’epopea delle Alice Comedies

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Non è certamente un mistero: Walt Disney ha sempre nutrito grande ammirazione per i libri di Lewis Carroll con protagonista Alice. Il corto di Topolino Attraverso lo specchio (Thru the Mirror, 1936) e il lungometraggio Alice nel paese delle meraviglie (Alice in Wonderland, 1951) ne sono prove esemplari.

Disney e le sue creazioni
Walt Disney dà vita alla sua più celebre Alice

Non tutti sanno, però, che il primo lungometraggio animato di Disney, progettato nel 1932, avrebbe dovuto essere una trasposizione in animazione mista dei due libri di Carroll, con Mary Pickford nei panni della protagonista. Purtroppo il progetto non vide mai la luce, lasciando il posto a un caposaldo della storia dell’animazione quale Biancaneve e i sette nani (1937).

Poco conosciuto è anche il progetto realizzato sotto forma di storyboard nel 1939 per un film d’animazione su Alice. Inizialmente scartato da Disney perché troppo oscuro e sinistro per i suoi gusti, (in quanto fin troppo fedele al testo originale), in seguito a una riscrittura totale sarebbe diventato la base per il lungometraggio del 1951. Anni dopo le sue ambientazioni sarebbero state utilizzate per Alice in Wonderland, diretto da Tim Burton (2010).

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Il primo approccio animato di Disney ai libri di Carroll, tuttavia, fu la serie di corti animati Alice Comedies, realizzata dall’allora giovanissimo cineasta quando non aveva trovato ancora la fama con Topolino e doveva fare a gomitate con gli studi d’animazione sorti agli albori degli anni ’20.

Un nuovo distributore per il Laugh-O-Gram

Il 28 giugno 1921 Walt Disney, poco più che diciannovenne, aveva aperto un proprio studio d’animazione a Kansas City, nel Missouri, chiamato Laugh-O-Gram Studio, in cui produceva principalmente trasposizioni animate di fiabe famose. A seguito di un tracollo finanziario, il Pictorial Club, distributore dei film del Laugh-O-Gram, fallì, senza pagare i sei corti fino ad allora prodotti. Disney si ritrovò di colpo senza distributore e con pochi soldi.

Giovane Walt Disney al Laugh-O-Gram Studio.
Il giovane Walt Disney al lavoro su uno dei suoi corti di fiabe al Laugh-O-Gram Studio (1922 circa)

Per attirare un potenziale distributore, Walt pensò a qualcosa di innovativo. Ispirato dai corti della serie Out of the Inkwell, dove il clown di carta e inchiostro Koko interagiva col suo creatore Max Fleischer ormai da quattro anni, Disney progettò un’opera molto ambiziosa, che avrebbe visto anch’essa una commistione tra il mondo reale e quello animato.

Nel 1923 Walt e il suo team iniziarono il travagliato lavoro, con l’obiettivo di ottenere un corto pilota da mostrare in giro al più presto. Lo short fu provvisoriamente intitolato Alice in Slumberland (Alice nel Paese dei Sogni), con una strizzata d’occhio alla contemporanea serie a fumetti di Winsor McCay Little Nemo in Slumberland. Il 13 aprile 1923 Disney firmò un contratto con Virginia Davis, attrice bambina che avrebbe vestito i panni di Alice. Il corto prese forma nei mesi successivi e fu ribattezzato Alice’s Wonderland (Il Paese delle Meraviglie di Alice).

Entra in scena Margaret J. Winkler

Nel maggio 1923 Walt si mise in contatto con diversi distributori accennando al suo nuovo progetto e sperando di attirarne l’interesse. Tra quelli che gli risposero c’era Margaret J. Winkler, proprietaria della M. J. Winkler Pictures di New York e che aveva lavorato negli anni ’10 per Harry Warner, uno dei fondatori della Warner Bros.

Margaret J. Winkler

All’epoca l’agenzia della Winkler, gestita insieme al fidanzato Charles B. Mintz, si occupava della distribuzione delle due serie di maggior successo degli anni ’20, Felix the Cat di Pat Sullivan (dal 1921) e Out of the Inkwell di Max Fleischer (dal 1922). Nel 1923 era quindi una delle società più importanti nel campo dell’animazione.

Pubblicità di Felix e Ko-Ko
Le due grandi piccole star di Winkler. Negli anni ’20 il gatto Felix e Ko-Ko il clown (protagonista di Out of the Inkwell) erano i personaggi più famosi dei cartoni, quasi al pari di Topolino negli anni ’30.
Il manifesto pubblicitario informava che il pubblico avrebbe trovato ogni mese al cinema uno o due nuovi corti, una quantità decisamente maggiore rispetto agli standard dell’epoca

Durante la corrispondenza con la M. J. Winkler Pictures, Disney parlò del nuovo progetto. A Margaret l’idea piacque, quindi incoraggiò Walt a proseguire nel progetto.

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Il corto pilota: Alice’s Wonderland

Nel corto, una bambina, Alice, è in visita al Laugh-O-Gram Studio di Disney, allo scopo di scoprire come vengono prodotti i cartoni animati. I personaggi disegnati si sollevano dai fogli e cominciano a muoversi davanti agli occhi meravigliati di Alice. Tornata a casa, la bambina viene messa a letto dall’amorevole madre e subito si addormenta.

Walt mostra i suoi disegni ad Alice
Walt Disney mostra ad Alice (interpretata dalla giovanissima Virginia Davis) i suoi personaggi animati in Alice’s Wonderland (1923)

Sogna di trovarsi in un mondo popolato da animali animati, Cartoonland (il Paese dei Cartoni), dove riceve un’accoglienza e un trattamento degni di una star. Seguono balli e divertimento, in compagnia dei simpatici animali antropomorfi. Ma ben presto i festeggiamenti si interrompono: arrivano quattro leoni affamati appena fuggiti dallo zoo di Cartoonland. Hanno tutta l’intenzione di divorare Alice.

Alice fugge dai leoni
Alice fugge dai leoni, in una celebre sequenza del film

La bambina scappa, spaventata a morte, con al seguito le feroci belve, ma la strada si interrompe su un dirupo. Alice non si ferma e, senza pensarci troppo, si lancia nel precipizio. Comprensibilmente agitata, proprio come il Little Nemo di McCay, la piccola Alice si risveglia e si rende conto di essere sana e salva nel suo letto.

Non poche difficoltà funestarono la lavorazione del corto. Un problema di emulsione sulla pellicola costrinse a rigirare diverse scene e il budget levitò oltre il previsto. Dopo tanto duro lavoro, Walt Disney, Ub Iwerks e il loro personale avevano finito il corto, ma purtroppo anche i fondi erano terminati. Non riuscendo a far fronte alle ingenti spese, lo studio fu costretto a dichiarare bancarotta e fallì. Nessuno degli artisti e dei tecnici coinvolti nella produzione venne pagato e il film non venne mai distribuito. Anche quello di Disney era semplicemente un sogno?

Walt non si arrende

Reduce dalla sfortunata esperienza con il Laugh-O-Gram Studio, Disney si ritrovò completamente al verde. Lavorò per un po’ come fotografo freelance, guadagnando a stento quanto bastava per acquistare un biglietto di sola andata per Los Angeles, in California, al fine di tornare a casa, da suo zio Robert e suo fratello Roy. Come bagaglio, portò con sé la “pizza” con la pellicola di Alice’s Wonderland.

Dapprima cercò un nuovo impiego in qualche studio, ma senza successo. Disney decise allora di tornare a sperare nel suo corto in animazione mista. Ricominciò a inviare nuove proposte a distributori e, in particolare a Margaret J. Winkler, stavolta aggiungendo una copia dell’ultimo film del Laugh-O-Gram.

In quel periodo i rapporti tra la Winkler e Pat Sullivan si erano fatti più accesi. Sullivan, noto anche per il suo pessimo carattere e per i suoi forti problemi di alcolismo, aveva già più volte litigato con Margaret, ma stavolta le vicende volsero al peggio: nel settembre 1923, in occasione del rinnovo del contratto per Felix, Pat pose delle condizioni irrealistiche per cui la Winkler fu costretta a declinare. Il contratto tra i due si ruppe.

Pat Sullivan
Pat Sullivan nel suo studio. Proprio a causa della sua irascibilità e dei problemi con l’alcool, sembra che in realtà lavorasse poco e niente sui corti di Felix.

Nel frattempo Max e Dave Fleischer, insieme a Edwin Miles Fadiman, Lee De Forest e Hugo Riesenfeld, lasciarono la M. J. Winkler Pictures per fondare la propria agenzia di distribuzione, la Red Seal Pictures, destinata a distribuire i nuovi corti di Koko. Fu allora che arrivò alla Winkler una bobina contenente Alice’s Wonderland, che subito venne visionata. Ora che l’agenzia di Margaret aveva perso Felix e Out of the Inkwell i corti di Disney divennero interessanti.

Il Disney Bros. Studio

A ottobre Walt ricevette un telegramma: la Winkler gli proponeva un contratto per sei cortometraggi, con un’opzione per sei film supplementari, alla cifra di 1.500 dollari a pellicola e la consegna del primo lavoro entro il 15 dicembre. La nuova serie avrebbe dovuto seguire la stessa modalità di Alice’s Wonderland: si sarebbe intitolata Alice Comedies.

Ora Disney aveva un distributore ma non più un suo studio né dei dipendenti. Con la complicità del fratello Roy, in convalescenza dalla tubercolosi, fondò i Disney Bros. Studio, con sede a Los Angeles, in un ex negozio al 4651 di Kingswell Avenue. Walt scrisse ai signori Davis per far firmare loro un nuovo, vantaggioso, contratto affinché la figlia Virginia ricoprisse nuovamente il ruolo. Fu la Winkler stessa a richiedere che Davis interpretasse Alice, in quanto apprezzava particolarmente la sua recitazione.

Disney Bros. Studio
La sede originaria del Disney Bros. Studio, al 4651 di Kingswell Avenue al momento della fondazione…
Disney Bros. Studio
…e nel XXI secolo. Ora i locali sono diventati un negozio di skateboard e una copisteria

Il contratto prevedeva una retribuzione graduata di 100 dollari nei primi mesi, 200 negli ultimi mesi e 250 in caso di proroga dell’accordo, senza contare vitto e alloggio pagato a Hollywood per l’intero anno per la bambina e sua madre. Le cifre erano molto alte per l’epoca: un contratto del genere era irrinunciabile. E infatti i Davis non se lo lasciarono sfuggire.

Le Alice Comedies

Per il primo film, così come per il secondo, Walt realizzò da solo tutti i disegni mentre Roy, grazie a una macchina da presa usata acquistata per 200 dollari, si occupò delle riprese sia di Virginia che delle animazioni. La squadra del nuovo Disney Bros. Studio si arricchì nei mesi successivi, annoverando, tra gli altri, Lilian Bounds, futura moglie di Walt, che all’epoca si occupava dell’inchiostrazione e della colorazione sui fogli in cellulosa.

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Inoltre Disney si curò di riassumere tutti i collaboratori del vecchio studio di Kansas City. Tramite una insistente corrispondenza il cineasta riottenne la collaborazione del già citato Ub Iwerks, all’epoca un giovane animatore che già si era distinto ai tempi del Laugh-O-Grams e che sarebbe diventato il mostro sacro che tutti conosciamo.

Il 24 ottobre 1923, Walt scrisse ai Davis per informarli che stava già lavorando alla serie, e alla Winkler confermandole che accettava la data del 15 dicembre per la consegna del primo film, intitolato Alice’s Day at Sea. Il nuovo corto venne spedito proprio in quel giorno, arrivando però alla M. J. Winkler Pictures solo il 26 dello stesso mese sotto forma di pellicola in negativo ancora da montare. Venne quindi distribuito il 1° marzo 1924.

Alice's Day at Sea
Ad Alice’s Day at Sea seguiranno altre 55 Alice Comedies, fino al 1927

Come veniva realizzato un corto delle Alice Comedies

Il processo di lavorazione di un singolo corto in animazione mista della Alice Comedies non era affatto semplice, e richiedeva, anzi, il doppio del lavoro necessario per un semplice corto animato.

Una volta chiarita la sceneggiatura, venivano realizzate, presso un set appositamente creato, le riprese live-action di Alice e delle sequenze che introducevano e chiudevano le prime Alice Comedies. Disney, in veste di regista, indicava a Virginia come muoversi.

Set di Alice's Spooky Adventure
Il set del finale di Alice’s Spooky Adventure (1924), seconda Alice Comedy

Si passava quindi alle animazioni, realizzate seguendo il classico procedimento, ma avendo cura di lasciare vuoto lo spazio in cui sarebbe apparsa Alice e di fare in modo che gli elementi live e quelli animati fossero in sintonia. Infine, tramite il processo della sovrapposizione multipla, si otteneva una pellicola in cui erano presenti sia gli elementi animati che Alice.

Agli inizi questo sistema presentava alcuni difetti di cui il pubblico non tardò a lamentarsi: Alice appariva troppo luminosa, a volte evanescente. Il problema fu presto aggirato scurendo l’area dei rodovetri dove sarebbe apparsa la protagonista.

Le richieste di Margaret J. Winkler

La Winkler chiedeva spesso a Disney di modificare i film una volta terminati. In occasione della revisione di quello che avrebbe dovuto essere il secondo della serie, Alice Hunting in Africa, Margaret richiese espressamente in un telegramma che si aggiungessero più elementi umoristici. Il corto, arrivato a New York a fine gennaio 1924, uscì solo a ottobre dello stesso anno. Molti altri lavori, per lo stesso motivo, richiesero molto più tempo del previsto e il rifacimento di molte scene.

Per aumentare il numero di gag, il futuro marito di Margaret, Charles B. Mintz, prese in mano la situazione. Fu lui a suggerire molti degli elementi comici da inserire nei film e, a detta dello stesso Disney, ciò contribuì non poco a migliorare la qualità complessiva delle Alice Comedies, anche se il vero passo in avanti si ebbe con la collaborazione di Ub Iwerks.

1925: la seconda stagione e il cambio di look di Alice

Sul finire della prima stagione di dodici film, il 31 dicembre 1924, Disney e la Winkler firmarono un nuovo contratto che richiedeva ben diciotto pellicole da produrre in un anno. Ma una delle clausole imponeva di ridurre drasticamente i costi di produzione: i 250 dollari al mese promessi inizialmente a Virginia Davis erano ora una follia. Walt propose alla famiglia della bambina di pagarla solo nei giorni in cui si effettuavano le riprese, ma i genitori rifiutarono categoricamente, considerando anche che il ruolo della figlia andava pian piano ridimensionandosi.

Ora che Virginia Davis era fuori dai giochi serviva una nuova Alice. Nel febbraio 1925 vennero indetti dei provini. All’inizio Walt scritturò la giovane e affermata Dawn O’ Day (Dawn Evelyeen Paris, successivamente famosa con lo pseudonimo di Anne Shirley), che però abbandonò dopo appena un film, Alice’s Egg Plant (distribuito però a maggio), per seguire una carriera più vantaggiosa.

Tra le varie candidate presentatesi ai casting di febbraio, una aveva colpito particolarmente Disney: Margie Gay. Da Alice Solves the Puzzle (distribuito a febbraio) fu lei a vestire i panni di Alice, con l’eccezione, per l’appunto, di Alice’s Egg Plant, che vedeva protagonista la Shirley.

Pubblicità Alice Comedies Margie Gay
Tre pubblicità con Margie Gay

La presenza di Margie cambiò radicalmente il personaggio. In primis, la differenza fisica era abissale: Virginia, con i suoi lunghi boccoli biondi, era più simile alla contemporanea Mary Pickford; Margie, invece, completamente all’opposto, sfoggiava capelli bruni lisci e corti alla Colleen Moore.

Nuovi orizzonti per le Alice Comedies

Proprio durante il periodo di Margie Gay si fece largo una prorompente new entry: il villain Bootleg Pete, un orso prototipo di Pietro Gambadilegno che apparve per la prima volta in Alice Solves the Puzzle e interagiva con altri personaggi già presenti, come Julius the Cat (conosciuto in Italia anche come Mio Miao). Da quel momento in poi, Pete divenne una presenza costante nei corti di Walt Disney, cambiando con gli anni specie animale, da orso a lupo fino all’attuale gatto.

Bootleg Pete in "Alice Solves the Puzzle"
Bootleg Pete, l’orso con la gamba di legno. Il personaggio sarà ripreso come antagonista per i corti di Oswald prima e di Topolino poi

Di film in film, il cast delle Alice Comedies cambiava e si allargava, i personaggi si delineavano meglio e si aggiungevano nuovi espedienti. Più si andava avanti e più si sperimentava arditamente, in modo che Alice apparisse sempre più come parte integrante dell’irreale mondo disegnato che la circondava. Con i suoi corti, Disney spianò la strada per nuovi orizzonti artistici.

Gli espedienti visivi furono molto apprezzati l’epoca: il pubblico ne rimase estasiato. Vedere un attore in carne e ossa immerso in un mondo animato, seppur destabilizzante, aveva un considerevole impatto sugli spettatori. Complice la perseverante attenzione di Walt, che riuscì a perfezionare la tecnica mista e a portarla a livelli altissimi per le tecnologie dell’epoca.

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Le Alice Comedies, cinema per tutti

Disney riuscì, inoltre, a rivolgersi e avvicinare ulteriormente il pubblico infantile, come nessuno aveva mai fatto prima: il cinema era frequentato, come ancora oggi, da grandi e piccini, ma i film erano spesso pensati per gli spettatori adulti. Anche molti dei corti animati dell’epoca seguivano questa logica, contenendo spesso scene truci e allusioni sessuali, con lo scopo di creare, comunque, situazioni comiche.

Immagine promozionale Alice Comedies
Immagine promozionale con Alice (Margie Gay), Julius, Gambadilegno – qui senza la protesi lignea che lo ha reso celebre, come appariva a volte nei corti del periodo – e un gruppo di simpatici animali

Obbiettivo di Disney era di produrre film per lo più dedicati a un pubblico giovane, con un mondo fatto di allegria e spensieratezza. Il grande successo delle Comedies stava proprio nell’essersi accaparrate una maggiore attenzione dai più piccoli, coetanei di Alice, e quindi interessare una più ampia fetta di pubblico.

Ciononostante, per vedere altre pellicole pensate principalmente per bambini dovettero passare ancora alcuni anni e si dovette attendere che altri produttori sviluppassero una crescente attenzione per l’infanzia. Senza dubbio, pur contenendo tracce di umorismo più adulto, i corti di Alice ne furono dei diretti precursori.

Tutto andava a gonfie vele, i problemi che avevano sconquassato la produzione dei primi corti sembravano ormai un ricordo lontano. Ma nuovi nodi vennero presto al pettine.

1926: la terza stagione

Alla fine del 1925 Mintz firmò un contratto con la Film Booking Offices of America di Joseph P. Kennedy (padre di John Fitzgerald, futuro presidente americano), che garantiva una grande somma di denaro per la distribuzione delle Alice Comedies e di Krazy Kat.

Il cambio di distributore, che, da contratto, richiedeva ben 26 corti, comportò maggiore risparmio sui costi di produzione a fronte di un incremento del lavoro, film un po’ più corti e meno scene in animazione mista a favore di più sequenze interamente animate. In alcuni film la presenza di Alice si ridusse incredibilmente a poche decine di secondi.

Alice, Krazy Kat e Ignatz Mouse.
Pubblicità che annuncia i nuovi 26 corti della terza stagione. I due personaggi in basso a sinistra sono Krazy Kat e Ignatz Mouse, protagonisti dell’omonima serie animata di Winkler e Mintz basata sulla note strisce a fumetti di George Herriman

Nuovi problemi e un nuovo volto per Alice

Nel luglio 1925 Walt aveva acquistato un terreno per edificare un altro studio adatto ad accogliere il nuovo, nutrito, staff di animatori. Nella primavera del 1926 avvenne il trasferimento sotto una fortissima tempesta che danneggiò le attrezzature. Alcuni animatori lasciarono la società, e ben presto al Disney Bros. si esaurirono le idee per Alice.

Inoltre Disney, su consiglio di Mintz, era entrato a gamba tesa nella contesa legale tra Bray-Hurd Patents Co. e Paul Terry sull’utilizzo dei rodovetri – invenzione appunto di John Randolph Bray e Earl Hurd – schierandosi dalla parte di Terry, accusato di adoperare la tecnica senza riconoscerne i diritti. Alla fine, Bray e Hurd vinsero la causa, e tutti gli utilizzatori, tra cui Disney, furono costretti a pagare per sfruttare i rodovetri.

Alla fine di dicembre 1926, conclusa la produzione di Alice’s Auto Race, la graziosa ma poco brillante Margie Gay fu sostituita dalla multi-talentuosa Lois Hardwick. Questa vestì i panni di Alice da Alice’s Circus Daze fino alla conclusione della serie.

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Il declino e la fine di una serie…

All’inizio del 1927 lo staff produsse gli ultimissimi short previsti dal contratto del 1926, consapevole che i problemi interni, le ingenti perdite economiche e i frequenti ritardi tra il completamento e la consegna dei corti avevano portato a un punto di non ritorno. E infatti il 22 agosto dello stesso anno uscì l’ultima delle Alice Comedies: Alice in the Big League.

Alice in the Big League
Il finale di Alice in the Big League. Con questa pacifica partita di baseball si concluse l’epopea delle Alice Comedies

Ma l’intraprendente e determinato Walt anche stavolta non si arrese. Dovendo sostituire le Alice Comedies con una nuova serie – stavolta interamente animata per evitare il troppo lavoro che l’animazione mista comportava – Disney si mise subito al lavoro su un nuovo personaggio: un certo… Oswald!

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…che non si scorda facilmente

Sebbene non fossero esenti da difetti, alle Alice Comedies vanno riconosciuti non pochi meriti. Fu con questi corti che Walt Disney cominciò a diventare popolare presso il grande pubblico. Inoltre molte delle innovazioni artistiche e tecniche dei corti di Alice furono sfruttate anche nei corti di Oswald the Lucky Rabbit prima e nei primi short di Topolino poi, e probabilmente costituirono parte fondamentale del loro grande successo.

Anche se la serie ha avuto vita difficile, breve e travagliata, Disney ha sempre portato con sé le idee che l’hanno modellata. Lo dimostra il progetto iniziale per quello che sarebbe dovuto essere il primo lungometraggio dello studio, prodotto in tecnica mista proprio come i corti disneyani degli anni ’20.

Alice in Wonderland (1932)
Mary Pickford nei panni di Alice, dal filmato di prova del 1932

Oltre che una palestra per i successivi corti dello studio, le Alice Comedies costituirono quindi anche delle ottime sperimentazioni per il miglioramento e la raffinazione della tecnica mista. A questi corti dobbiamo la perfezione delle memorabili scene miste di Mary Poppins (1964), tra i massimi punti di arrivo del genere.

Tecnica che fu impiegata (con le dovute innovazioni) per le scene miste de I Tre Caballeros (The Three Caballeros, 1944), I racconti dello zio Tom (Song of the South, 1946), Pomi d’ottone manici di scopa (Bedknobs and broomsticks, 1971) e tantissimi altri film.

Ciò che resta, dopo quasi cento anni, delle Alice Comedies

Ad oggi 17 delle 55 Alice Comedies sono considerate perdute (nella loro interezza o parzialmente). Ciò che rimane è pervenuto solamente sotto forma di copie in pellicola. I negativi originali risultano purtroppo anch’essi perduti, da qui la difficoltà nel reperire i film in alta qualità video.

Frammento di un film parzialmente perduto
Un fotogramma di una rarissima pellicola di Alice’s Auto Race, riscoperta qualche anno fa e contenente appena qualche secondo del film, fino a prima interamente perduto. A oggi, non risulta nessuna copia completa del film

Il tempo e la noncuranza sono stati ingrati, privandoci di piccoli pezzi di storia. Fortunatamente, in questi anni abbiamo assistito a numerosi ritrovamenti intorno al mondo di molti dei primi film di Disney, tra cui numerose Comedies di Alice che si ritenevano perdute, riaccendendo la speranza di poter scovare anche le restanti.

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Sandro Marchetta

Immagini © Disney, Sandro Marchetta

Fonti: Wikipedia – Russell Merrit – From Alice to Mickey in The Walt Disney Film Archives: The Animated Movies 1921-1968everyeye.itFanPageTom’s HardwareSan Francisco Silent Film FestivalBritannicanewsweek.comThe Animated Man: A Life of Walt DisneyHollywood cartoons: American Animation in its Golden Agefleischerstudios.comanimationmagazine.netWayback MachineWalt Before Mickey: Disney’s Early Years, 1919-1928M. J. Winkler (IMDb)Alice’s Egg Plant (IMDb)Lois Hardwick (IMDb)

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