Don’t say gay: Disney si oppone e uno sponsor restituisce la donazione

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Emergono nuovi sviluppi riguardo la legge Don’t say gay e la posizione presa dalla Walt Disney Company. Lunedì 28 marzo la compagnia si è espressa come apertamente contraria al provvedimento legislativo, promettendo alle persone LGBTQIA+ aiuti sia di tipo sociale, sia legale. Questa dichiarazione non ha incontrato il gradimento del governatore Ron DeSantis e del Partito Repubblicano, che hanno criticato la posizione della compagnia, definendola ambigua. A fronte dell’accaduto, Joe Harding, uno dei beneficiari delle donazioni politiche effettuate da Disney, ha addirittura restituito il denaro ricevuto dall’azienda.

Che cos’è la legge Don’t say gay e che ruolo ha la Disney?

Per coloro che non lo sapessero, la legge HB1557, detta Don’t say gay, è un provvedimento proposto dal Partito Repubblicano in Florida, che vieta ai docenti della scuola primaria di parlare di argomenti quali sessualità, identità sessuale, identità di genere e orientamento sessuale, in quanto “non adatte alla formazione del fanciullo“. Sia la Camera sia il Senato hanno approvato, rispettivamente il 24 febbraio e l’8 marzo, la legge, la quale entrerà in vigore l’1 luglio 2022.

Mentre il Parlamento discuteva la legge, l’Orlando Sentinel ha pubblicato un report, il quale documentava il fatto che la Disney avesse finanziato gli sponsor del provvedimento. Tale notizia ha causato diverse critiche da parte dei dipendenti della compagnia. Le proteste sono avvenute sia mediante appelli sui i profili social di artisti quali Dana Terrace e Benjamin Siemon, sia tramite scioperi dei lavoratori dell’azienda, durati dal 15 al 22 marzo.

In questa situazione alquanto tesa, il CEO della Disney Bob Chapek ha preferito, inizialmente, non prendere una posizione chiara nei confronti della legge. L’amministratore delegato si era limitato a dire che la compagnia avrebbe lottato per un mondo più inclusivo semplicemente creando contenuti capaci di veicolare il messaggio. Tale dichiarazione non è stata sufficiente per i dipendenti Disney, i quali hanno incrementato le proteste, accusando Chapek d’ipocrisia.

Bob Chapek

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Nuovi sviluppi

Nella giornata di lunedì 28 marzo, la Disney ha affermato di essere contraria alla legge Don’t say gay, manifestando l’intenzione di sostenere la comunità LGBTQIA+. La compagnia ha espresso la ferma decisione di contrastare il provvedimento sia socialmente, sia legalmente. Bob Chapek ha dichiarato, infatti:

Ci impegniamo a difendere i diritti e la sicurezza dei membri LGBTQIA+ della famiglia Disney, così come di tutta la comunità in Florida e in tutto il paese“.

Tale presa di posizione ha scatenato, però, forti critiche all’interno del Partito Repubblicano, il quale ha attaccato la Disney, accusandola di avere un atteggiamento ambiguo. In particolare il governatore della Florida Ron DeSantis ha definito la compagnia “disonesta“, sottolineando come non ci fossero state opposizioni durante la discussione del disegno di legge.

Un’altra critica proviene dall’esponente Repubblicano Joe Harding. Il deputato aveva ricevuto, infatti, una donazione dalla compagnia, dell’ammontare di 3000$. A fronte della dichiarazione della Disney, il politico ha preferito restituire la somma ottenuta, dichiarando che l’azienda “non ha avuto per niente buonsenso“. Mentre il Partito Repubblicano chiede alla Disney una motivazione per la sua presa di posizione, la compagnia ha sospeso le donazioni politiche, senza però rilasciare ulteriori dichiarazioni.

L’improvviso cambio di opinione della multinazionale potrebbe destare, effettivamente, qualche perplessità. Stando però a due testate giornalistiche della Florida, il Miami Herald e il Tampa Bay Times, la Disney avrebbe operato segretamente per cercare di “mitigare” il provvedimento legislativo. Sembra, peraltro, che Chapek abbia cercato di convincere DeSantis a porre il veto alla legge.

Pare proprio, quindi, che la Compagnia sia coinvolta politicamente più di quanto si possa immaginare.

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L’importanza della Walt Disney Company in Florida

Una domanda che sorge spontanea è: come mai la Disney gode di così tanta considerazione in Florida?

Sicuramente la compagnia è una delle più importanti dello Stato. Basti pensare ai soli introiti che provengono dal Walt Disney World Resort, il parco a tema inaugurato nel 1971 a Bay Lake e Lake Buena Vista. Un esempio concreto? Solo nel 2018 la Disney ha fatturato in Florida la somma di 409 milioni di dollari, di cui, ovviamente, in base all’imposizione tributaria, parte viene destinata alle entrate erariali. La presenza attiva della compagnia nello Stato è quindi una valida risorsa economica, nonché turistica. Mantenere buoni rapporti con la Disney potrebbe essere perciò molto importante per il Partito Repubblicano della Florida per diversi aspetti.

Ma, ora che vi sono alcuni attriti tra la multinazionale e lo Stato, come cambieranno gli equilibri? E soprattutto, quanto influirà l’entrata in vigore della legge Don’t say gay?

Disney Pride

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Michael Anthony Fabbri

Fonti: Forbes, Wikipedia

Immagini:  ©Disney e aventi diritto

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