Gli elefanti rosa vi spaventano? Avete il ciclo! Vi arrabbiate quando i vostri genitori vi buttano via i fumetti? Avete il ciclo! Piangete leggendo la Saga di Paperon de’ Paperoni? Avete il ciclo! O forse no.
Se avete il ciclo, o lo avete avuto, non siete le sole persone al mondo. Eppure, benché le mestruazioni facciano parte del cerchio della vita, succede che nessuno ce ne parli, finché un bel giorno non ci accorgiamo che esistono. Ma prima di sperimentare in età puberale (a volte anche a nove/dieci anni) ciò che sembra “un inutile spargimento di sangue” dalla propria vagina, non sarebbe invece il caso di ricevere qualche informazione? Magari qualcosa di pratico e chiaro, invece delle solite storie alla Walt Disney sul “marchese” in arrivo e sul miracolo della fertilità (mentre stiamo “partorendo” solo residui grandguignoleschi di mucosa uterina).
Contando che ancora oggi sopravvivono antiche leggende, pregiudizi, segretezza e vergogna intorno al ciclo mestruale, vi sorprenderà sapere che già nel 1946 proprio la Walt Disney Productions sfornò il cortometraggio animato The Story of Menstruation (“La storia delle mestruazioni”), da proiettare nelle scuole superiori statunitensi per le lezioni di educazione alla salute. Ma il corto può rappresentare ancora oggi un utile materiale informativo?
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La lunga storia dietro al corto
The Story of Menstruation, diretto da un non accreditato Jack Kinney, non è mai stato distribuito nei cinema, ma dalla sua uscita nel 1° novembre del ’46 fino agli anni ’60 è stato visto da più di cento milioni di liceali. Kinney, oltre a essere fra i registi di Dumbo (1940) e di Pinocchio (1941), aveva già diretto altri cortometraggi Disney: la serie degli How to di cui è protagonista Pippo (iniziata con Goofy’s Glider nel 1940), dove, diversamente da The Story of Menstruation, lo stile del video didattico è solo pura parodia e riveste esilaranti gag animate.
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Scherzi e pippidi a parte, The Story of Menstruation non è il primo cortometraggio Disney ad avere serie pretese educative. Durante la seconda guerra mondiale, le pellicole istruttive per i lavoratori dell’industria bellica e per l’addestramento delle forze armate, senza dimenticare i cartoni propagandistici per il governo federale degli USA, furono prodotti fondamentali per tenere in vita lo studio Disney in un periodo di incassi deludenti e di sciopero degli animatori. Oltre a film estremamente tecnici come Four Methods of Flush Riveting, realizzato per l’industria aerospaziale statunitense Lockheed Corporation, furono richiesti corti educativi a tema igienico e sanitario, anch’essi caratterizzati da una narrazione dai toni neutri e oggettivi (per quanto, in realtà, si trattasse inevitabilmente della voce della propaganda governativa) e da animazioni più schematiche che naturalistiche, con gli organi malati illustrati in sezione (la stessa “visione ai raggi X” usata per spiegare il funzionamento degli armamentari bellici).
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Dove gli assorbenti diventano realtà: La Disney per i Kotex
I cortometraggi educativi della Disney funzionarono abbastanza da meritarsi una divisione apposita all’interno dello studio, la Educational and Industrial Film Division, e continuarono a essere prodotti dietro commissioni di aziende fra il 1945 e il 1951. La nobile opera di divulgazione di questi film aveva un carattere promozionale non troppo velato: si spiegava come fare il bagno ai neonati con l’aiuto della Johnson & Johnson e si dissertava sugli impianti elettrici nelle case per la Westinghouse Electric. A sponsorizzare The Story of Menstruation fu l’International Cellucotton Products Company. Mai sentita nominare? Era una filiale della Kimberly-Clark, produttrice dei celebri fazzoletti Kleenex e, guarda caso, degli assorbenti igienici Kotex.
Gli assorbenti marchio Kotex si stavano dando un bel daffare con la pubblicità. Un po’ per stare al passo con i loro concorrenti della Johnson & Johnson (ancora lei!) e un po’ per combattere i rivali pubblicizzati come più “moderni”: i tamponi interni Tampax. Diffamare i Tampax, insinuando che potessero sfondare l’imene di chi li indossava (bel guaio, secondo l’antica concezione della verginità femminile), non bastava. Va detto che gli assorbenti dell’epoca non erano così adorabili da vendere: si trattava di massicci rettangoli di ovatta di cellulosa (cellucotton), senza alcun adesivo. Per l’applicazione, toccava agganciarli a un’apposita cintura elastica (sanitary belt), creando una specie di sospensorio. Certo, un po’ meglio delle pezze di stoffa assicurate alla mutanda con spille da balia, che rimasero a lungo in uso nelle classi meno abbienti.
Già nel 1932, l’International Cellucotton Products Company aveva cercato di accattivarsi la clientela adolescenziale pubblicando l’opuscolo Marjorie May’s 12th Birthday, raccontino edificante dove la mamma spiegava alla piccola Marjorie May che “la Natura” le avrebbe fatto visita, una minaccia ormai divenuta realtà per la povera cugina Margaret. Nel 1940, il nuovo libretto informativo sul menarca As One Girl to Another abbandonò quella lagna di Marjorie May per uno stile letterario meno solenne, più vicino al target giovanile. Il film The Story of Menstruation, con la sua distribuzione nelle scuole, si inserì in questi sforzi.
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Un film Disney a scuola: la visione di The Story of Menstruation
Pensate che le high schools degli Stati Uniti abbiano storto il naso all’idea di proiettare The Story of Menstruation, profanando il tempio del sapere con delle campagne pubblicitarie per vendere assorbenti? E invece no! Nelle numerose revisioni e proiezioni di prova del film, la sfacciata presentazione di una scatola di Kotex nei titoli di testa ricevette una sola critica: non era un’immagine troppo forte da mostrare così, di botto, a un pubblico impressionabile?
In realtà le iniziative “didattiche” delle aziende erano ben accolte, dato che quelle pubbliche erano meno finanziate ergo meno curate. E se un film di dieci minuti risparmiava agli insegnanti un’ora di lezione (soprattutto su un argomento “scabroso” come le mestruazioni), meglio per tutti. Il tributo ai prodotti Kotex venne spostato in un momento più rassicurante del film (nel finale) e passò la paura.
Il successo di The Story of Menstruation presso insegnanti, genitori e pubblico liceale lo rese una proiezione ricorrente nelle scuole, una sorta di rito di passaggio per generazioni di teenagers. Di norma gli insegnanti separavano studenti e studentesse (secondo il genere anagrafico) e prendevano da parte queste ultime per la segreta visione del corto Disney, mentre i ragazzi erano tenuti occupati con qualche film a caso (sulla loro pubertà o anche no). Alla proiezione di The Story of Menstruation seguiva la distribuzione di qualche omaggio marca Kotex per le ragazze. Il cadeau includeva un opuscolo, Very Personally Yours, completo di un calendario per segnare i giorni delle mestruazioni.
Paperina racconta il ciclo? La trama di The Story of Menstruation
Ma di cosa parla The Story of Menstruation, o meglio (visto che il titolo è cristallino), come ne parla?
Pur essendo un film animato Disney che punta a un pubblico di ragazzine, The Story of Menstruation non ha nessun personaggio Disney protagonista della narrazione educativa (come Pippo nei suoi comici How to o come un certo papero, tredici anni più tardi, in Paperino nel mondo della Matemagica). In effetti non ha nessun protagonista, se non una sfilata di personaggi umani di sesso femminile che delineano un emblematico percorso dalla nascita alla gioventù. La caratterizzazione più forte di costoro sembra essere una passione estrema per il rossetto, dato che persino la prima ad apparire (un bebè in culla) ha le labbra dipinte nello stile del trucco anni ’40.
Trattandosi di personaggi muti, senza nome e a volte persino senza piedi (l’animazione dei corti educativi Disney era orientata al risparmio, a discapito del dinamismo e a vantaggio della semplificazione), queste fanciulle fanno solo da immagini di supporto (con elementari scenette di ambientazione quotidiana) al classico voice over che affabula, informa e ammonisce il pubblico. Ma contrariamente al “classico” dei film del filone didattico, la voce narrante ferma e pacata appartiene a una donna: all’attrice Gloria Blondell, già nota alla Disney come doppiatrice di Paperina (dal 1945 al 1950).
Quindi la voce narrante che non è assolutamente Paperina parla della crescita e della prima mestruazione, spiega cosa succede nel corpo durante il ciclo e illustra gli argomenti approfonditi nel libretto Very Personally Yours, sfatando alcuni vecchi e superstiziosi dettami per mantenere un ciclo regolare (a base di divieti contro l’esercizio fisico, le docce e i bagni, tanto per favorire la reclusione sociale della persona mestruata) e proponendo invece uno stile di vita attivo e un’alimentazione sana. Il film sfoggia insomma un approccio moderno alle mestruazioni, evitando di attribuire a esse connotazioni mistiche o aberranti, ma all’interno di un’american way of life rassicurante, convenzionale e borghese, dove il matrimonio e la procreazione sono comunque imposti come tappa ultima del “piano eterno della Natura” (riecco quella dannata Natura!) per i personaggi e il pubblico femminile.
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The Story of Menstruation è scientificamente corretto?
A parte queste licenze poco poetiche, è evidente l’attenzione di The Story of Menstruation all’aspetto scientifico del proprio tema. Mancano i piedi, ma sono illustrate in compenso la ghiandola pituitaria, le ovaie e l’utero. Non è certo strano che il discorso includa la vagina, eppure il semplice uso del termine nel corto rappresenta un primato nella storia della sceneggiatura. E per quanto ciò possa sembrare provocatorio per l’epoca (soprattutto in un film Disney), in realtà rientra in un contesto al limite della freddezza clinica. Disegni e spiegazioni evitano gli eufemismi, ma anche qualunque dettaglio rievochi un corpo umano fatto di carne e sangue, fornendo piuttosto l’ennesimo marchingegno in sezione.
Forte della consulenza del ginecologo Mason Hohl, il film fornisce nel complesso una “magnifica e progressiva” informazione per le scuole del ’46, con consigli utili dal punto di vista medico (come l’uso del calendario e il farsi visitare in caso di gravi dolori mestruali). Ma così come ogni nudità è nascosta dall’estrema sintesi grafica (passi per la vagina, ma la vulva non appare nemmeno), si glissa un po’ su come avvenga o meno la fecondazione e sull’aspetto rosso e macchiante del sanguinamento. Insomma, si minimizzano quelle parti del discorso che siano meno rappresentabili da una Biancaneve moderna che sorride e spazza la polvere.
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Vecchi miti e nuovi miti
The Story of Menstruation esprime il lato ottimista dell’era atomica, dove il progresso avanza e “la sveglia signorina moderna” (citando Very Personally Yours) deve stare al passo. Il debunking dell’obbligatoria inattività delle persone mestruate si conforma alla scienza, ma soprattutto ai ritmi frenetici della nuova società. La lunga lista delle “cose che non si possono fare” diventa una lista di “cose che si possono fare”, ossia praticamente tutto. Nei limiti di una compostezza che nasce da un aggraziato ideale di “femminilità“, o forse dal problema delle fuoriuscite, molto comprensibile con un Kotex che slitta qua e là allacciato a una cintura. Al giorno d’oggi, sappiamo che si può anche competere ai Giochi olimpici con le mestruazioni, come la nuotatrice Fu Yuanhui nel 2016.
Dall’altra faccia della medaglia, nella società “senza tempo da perdere” di The Story of Menstruation e Very Personally Yours, la sindrome premestruale, i crampi e le irregolarità del ciclo dovute a problemi di salute o stress sono trattati quasi come inammissibili debolezze individuali. Si parla di lievi fastidi (sì, mi piacerebbe! N.d.A.) connessi al ciclo con un invito a “non farne un dramma” che ha la priorità sulla precisione medica adoperata in altri campi. Per essere parte produttiva dei “tempi moderni”, si impone di far funzionare persino il proprio ciclo come una macchina perfetta, ovvero il più possibile silenziosa. Con molti forzati sorrisi e ovviamente molto rossetto.
Un corto inclusivo o un’inclusività troppo corta?
Il presunto legame a doppio filo fra la salute e la “bella” apparenza che The Story of Menstruation propone a un target femminile ci ricorda che la rivoluzione sessuale, con la sua prorompente discussione dei ruoli di genere, è ancora a un ventennio di distanza. Meno scontata è la naturalezza con cui il film parla del ciclo e dello sviluppo, presentando sullo stesso piano diverse esperienze e diversi body type. “Alcune ragazze crescono basse, alcune alte, alcune robuste, alcune esili“.
Peccato che di fatto siano le ragazze esili a interpretare la maggior parte delle scene di The Story of Menstruation. Non solo esili, in realtà, ma con una figura fortemente stilizzata secondo modelli più divistici che adolescenziali. A emergere in particolare è una sorta di giovane pin-up in giallo, col vitino di vespa del futuro New Look di Christian Dior.
A prescindere dalla figura (e dal rossetto), una caratteristica accomuna tutti i personaggi del film, persino il sangue del flusso mestruale: l’essere di colore bianco. La segregazione delle scuole per “razza“, legale in molteplici Stati americani, fu dichiarata incostituzionale dalla Corte Suprema solo nel 1954, e le scuole nel mirino della pubblicità dei Kotex appartenevano evidentemente a un ceto di bianchi per i quali l’equitazione e i balli ingessati erano plausibili hobby da teenagers. Con amara ironia, l’ideazione della cintura per l’assorbente si deve all’inventrice afroamericana Mary Kenner, che ottenne il brevetto solo nel 1957.
Altre figure tralasciate da The Story of Menstruation, nella sua descrizione di differenti donne e cicli, sono le donne trans o cisgender che non hanno le mestruazioni, nonché le persone trans che le hanno senza identificarsi nel genere femminile. Dato che gli studi di genere nascono fra gli anni ’70 e ’80, non è una sorpresa che il film si rivolga di default alle donne cis, ma non viene approfondito per loro nessun caso di amenorrea. Né la menopausa né altre situazioni (la stessa Gloria Blondell sopravvisse alle complicanze di un parto con un’isterectomia di emergenza, tre anni dopo il film). Il target è chi abbia un bisogno immediato di assorbenti, che dovranno essere ovviamente Kotex.
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Disney, Kotex e mestruazioni oggi
Sarebbe bello se The Story of Menstruation avesse sdoganato una volta per tutte una comunicazione franca sulle mestruazioni. Questo sogno però non è ancora realtà, né per tutte le scuole, né per ogni pubblicità di prodotti per l’igiene mestruale, né per la stessa Disney. The Story of Menstruation è il primo e ultimo film di animazione Disney che nomina il ciclo, anche se si cita la pubertà di sfuggita in Inside Out (2015) e apertamente in Big Hero 6 (2014), dove il robot Baymax arriva quasi al punto di spiegare lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari. D’altronde in Life-Size 2 (2018), sequel di un film televisivo live action Disney, si rammentano i primi crampi mestruali della protagonista. Anche l’eroina di Sidney to the Max, serie tv di Disney Channel del 2019, è alle prese col menarca nell’episodio Girlz II Women, andato in onda nel 2020.
Nella pubblicità, latitano ancora vulve e sangue rosso fino alla campagna di Nuvenia Viva la Vulva, creata nel 2018 e lanciata in Italia nel 2020. Il titolo lascia ben capire quali siano i genitali ritratti da una serie di immagini evocative, che vengono accolte da premi e controversie. Neanche la parola “vagina” è ormai digerita: la stessa Kimberly-Clark, sponsor del corto Disney, riprova a usarla in un ironico spot del 2010 che viene respinto da tre reti televisive statunitensi, e da due dopo aver sostituito “vagina” con “là sotto”.
Considerato che tuttora l’educazione sessuale è più spesso materia di dibattito che materia scolastica, oppure viene insegnata al minimo e delegata per il resto a fonti assolutamente inaffidabili, The Story of Menstruation rimane una buona infarinatura di base sul ciclo. Ma, come pubblico odierno, ricordiamoci che con le mestruazioni si può ballare anche l’heavy metal, scegliere assorbenti sottili e/o con ali, tamponi o coppette, fare la doccia alla propria temperatura preferita e persino piangere nella propria stanza. E in memoria del “calendario Kotex”, meglio tenere il conto dei giorni, perché si sa che quando all’ultimo minuto c’è bisogno di un assorbente, è più facile trovarlo in un film Disney.
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Verina Romagna
Immagini © Disney
Immagini © Sarah Andersen
Fonti:
Internet Archive
Internet Movie Database
BlackPast
Brand News
KQED
HelloFlo
The Guardian
Il Post
The Disney Wiki
Mama Doctor Jones
Museum of Menstruation and Women’s Health
VICE
Washington City Paper
Wikipedia
Tinker Belles and Evil Queens: The Walt Disney Company from the Inside Out (Sean Griffin)
Kotex, Kleenex, Huggies: Kimberly-Clark and the consumer revolution in American business (Thomas Heinrich e Bob Batchelor)