Era il dicembre del 1961 quando Amelia, la strega che ammalia, la fattucchiera dalle mille idee e risorse, faceva il suo esordio sul numero 36 della rivista Uncle Scrooge, dalle matite e dalla creatività del Maestro Carl Barks. Bella e sinuosa, la papera napoletana, dal Vesuvio con furore, ha fatto la sua prima apparizione nella storia Zio Paperone e la fattucchiera (The Midas Touch).
La posa vezzosa, lo sguardo audace e sensuale, il biglietto da visita alla mano… tutto si poté dire di questo nuovo personaggio, tranne che passasse inosservato.
Da quel momento in poi la fattucchiera si è ritagliata un posto, via via, sempre più da protagonista.
Amelia la strega che ammalia: napoletana e femme fatale!
L’italianità di Amelia: le ispirazioni
Jose Carioca è brasiliano, Cuordipietra Famedoro è sudafricano, Paperon de’ Paperoni è scozzese…
Amelia, la fattucchiera che ammalia, abita alle pendici del Vesuvio sin dalla sua prima apparizione: è decisamente italiana. D’altro canto, è risaputo che tra le possibili ispirazioni vi furono Sophia Loren e Gina Lollobrigida.
Amelia vive col fedele corvo Gennarino (Ratface, in lingua originale) e ha un solo obiettivo: fondere le monete appartenenti ai più ricchi della terra per diventare ricchissima anche lei, grazie all’amuleto che otterrebbe in questo modo.
Per fare tutto ciò, necessita di un certo decino…
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Il caschetto moro, l’abito elegante e le pose erano funzionali al personaggio, che trasudava una sensualità evidente pur se solo accennata e che era tutta italiana.
La già citata somiglianza con Sophia Loren si evidenzia proprio nella scelta delle origini, nel look e nello sguardo. Un’ulteriore chicca è che nelle sue controparti animate, almeno nel doppiaggio italiano, Amelia parla con accento napoletano.
Amelia, dalla Loren, come già scritto, non prende solo l’accento, i capelli scuri e l’aspetto, ma il fascino, il carisma e l’avvenenza, una capacità di sedurre tutta mediterranea, dirompente ma non eccessiva.
Nelle sue prime apparizioni, e in alcuni tratti delle storie successive, infatti, ha l’occhio allungato, ciglia folte e sembra spesso che stia seducendo l’interlocutore.
La “napoletanità” di Amelia
Non è solo una questione di accento: Amelia incarna varie sfaccettature di Napoli, che gli autori, Barks in primis, ma anche la “scuola italiana”, non hanno esitato ad approfondire.
In primo luogo, Amelia rappresenta la Napoli esoterica, quella Napoli magica e intrisa di mistero che pervade i vicoli e che rinveniamo, ad esempio, in Napoli velata di Ferzan Özpetek nelle atmosfere incarnate nella fattucchiera Donna Assunta.
Rappresenta anche, in alcune storie, il folklore di Napoli, nella sua accezione più positiva e non stereotipata: la Napoli buona, “chiassosa”, ospitale.
Ne è un esempio la storia Amelia e le magie azzurre, pubblicata su Topolino n. 2014 di Bruno Sarda e Silvia Ziche, in cui Amelia è tifosa sfegatata del Napoli e pure degli Azzurri, tanto da nominare con fare da esperta persino il “4 a 3 messicano”.
Amelia rappresenta poi la Napoli passionale, quella che si rialza dopo ogni caduta, che non si arrende mai. Quest’immagine è perfettamente riassunta nelle parole del Maestro Muti, celebre direttore d’orchestra:
“Io sono uno tosto. Ma non sono tosto perché ho studiato a Berlino, a Vienna o a Londra, ma perché ho studiato a Napoli. Voglio dire che c’è una napoletanità che potremmo definire teutonica, che nasce poi – non dimentichiamo – da Federico II di Svevia, i Normanni, ecc. E quindi passo la vita, oggi che sono nell’autunno di essa, a cercare di convincere girando il mondo che essere napoletani non significa essere identificati con certi elementi che finiscono di essere la parodia del folklore napoletano, ma che siamo gente molto disciplinata e molto tenace. E poi, quando non siamo disciplinati diventiamo anche simpatici, ma questo non deve essere preso superficialmente”.
Riccardo Muti
Anche Amelia è una tosta: mette ardore e tenacia in tutto ciò che fa ed è impensabile che ciò non sia attribuibile al proprio background.
Ciò lo si evince anche dal mordente con cui cerca di conquistare la Numero Uno!
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Fascino letale!
Nella storia pubblicata su Topolino n. 1879 del 1991, Amelia e il ventaglio della bellezza, di Rodolfo Cimino e Comicup Studio, inoltre, vi sono richiami ad altre due icone di stile e sensualità: uno, più immediato, a Marylin Monroe e l’altro, meno evidente ma molto più italiano, a Gina Lollobrigida, fra l’altro una delle muse alle quali Barks si è ispirato per la creazione del personaggio. Insomma: a trent’anni esatti dalla prima apparizione del personaggio, era ancora forte l’idea di una sua “sensualità intrinseca”.
Nella storia, infatti, Amelia, controllando la posta di Paperone, scopre che quest’ultimo sta ricercando una dattilografa. Pertanto, decide di fare la permanente ai capelli per non farsi riconoscere e giocare d’astuzia per farsi assumere e rubare la Numero Uno.
Appena Amelia si specchia, sembra quasi che subisca una qualche trasformazione. Forse qui si rende conto che il suo fascino, usato spesso in maniera inconsapevole, può essere davvero un’arma potente.
Vi è un momento di presa di coscienza – e di pura vanità – che costituisce uno spunto interessante per riflettere su come Amelia non sia solo un’antagonista, ma una papera (o, meglio ancora, una donna).
La fattucchiera, rubata la Numero Uno, potrebbe benissimo procedere con il rituale e realizzare il suo obiettivo, ma “perde tempo” a rallegrarsi della propria avvenenza.
Gli unici che Amelia non riesce a ingannare con il suo fascino (e che dunque salvano la situazione) sono Qui, Quo e Qua. Forse i tre sono troppo giovani per cogliere e apprezzare la sottile arte della seduzione, per nulla oscura alla papera.
Sebbene sia chiaro l’intento comico del finale della storia (Amelia, di fatto, viene sconfitta dalla sua stessa vanità), e pur senza perdersi in forzate dietrologie, non si può non notare come Amelia non abbia esitato un secondo a concentrarsi sulla propria avvenenza, sulla sua riscoperta femminilità, piuttosto che sulla realizzazione del proprio obiettivo.
Amelia: strega che ammalia o fattucchiera?
Nella storia summenzionata, sembrerebbe quasi, inoltre, che la strega, per usare un modo di dire americano, “is resting on beauty”, stia cioè puntando tutto sul fascino, piuttosto che sui propri poteri.
Questo perché in origine Amelia non era stata concepita come una strega vera e propria, bensì come una fattucchiera, una sorta di illusionista che utilizzava dei trucchi per poter conseguire i propri scopi. Infatti, nelle sue prime apparizioni, si serviva di manufatti e giochi di illusione per ingannare l’avversario. Non era quindi proprio tutta farina del suo sacco.
Carl Barks, creatore del personaggio, contribuì in prima persona alla sua crescita. Nel gennaio del 1963, nella storia Zio Paperone novello Ulisse, Amelia impugnava per la prima volta una bacchetta. Tale strumento, però, non serviva ad amplificare dei poteri naturali: si trattava di un oggetto rinvenuto nella caverna di Circe, dotato esso stesso di poteri magici. Eppure Amelia, in quanto “fattucchiera”, conosceva le formule magiche necessarie per utilizzarlo. In un certo senso, Barks stava iniziando a pensare alla papera napoletana come vera e propria strega.
Questo discorso, in linea di massima, vale anche per le altre storie del Maestro dell’Oregon. In Zio Paperone e l’inespugnabile deposito e in Amelia maga del cangiante vediamo sempre più spesso la fattucchiera alle prese con pozioni, filtri magici e altre diavolerie di questo genere.
Negli ultimi anni, si è affermata sempre più l’idea che Amelia sia nata con dei poteri magici veri e propri. Ciò è avvenuto anche recentemente su Topolino in alcune storie che hanno voluto ridefinirne il background, ma non solo.
Nell’episodio The Shadow War! (tradotto in Italia con il titolo La guerra delle ombre) della prima stagione della serie animata Ducktales (2017), in una scena Amelia lancia in aria una polvere colorata per creare una nube e fare la sua grande e intimidatoria uscita a effetto. Tuttavia il trucco non riesce ela strega viene vista – mentre la nube si dirada – andarsene di soppiatto.
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Un amore di fata (?) tutta Numero Uno e famiglia: Amelia oggi
Amelia sembra avere un lato gentile, incredibile ma vero.
Nel corso degli anni, soprattutto la “scuola italiana” di Topolino ha smussato molti lati del suo carattere, rendendolo un personaggio a più dimensioni e non riducendo tutto solo alla conquista del decino di Paperone, anche se questo elemento non può di certo mancare.
Il cambiamento più immediato lo si percepisce nel modo in cui Amelia viene raffigurata: gli occhi sono più tondi, l’aspetto è più morbido… in alcune storie addirittura la fattucchiera tutto sembra, tranne che la femme fatale cui siamo abituati.
Una scelta importante, senza dubbio, è stata quella di circondare Amelia di una famiglia: una nonna, un aspirante fidanzato e una nipotina. Si tratta di personaggi recuperati o inventati di sana pianta da Lello Arena, Francesco Artibani e Giorgio Cavazzano nel corso degli anni Novanta.
Sebbene lo scopo dei parenti di Amelia sia chiaramente suscitare risate, non si può negare che le dinamiche relazionali conseguenti al loro ingresso abbiano umanizzato di molto la papera.
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Inoltre, non è assolutamente da sottovalutare il legame con il corvo Gennarino.
Nella storia Amelia e le due numero uno, di Antonella Pandini e Alessia Martusciello (Topolino n. 2318) la fattucchiera si trova a fronteggiare due suoi alter ego provenienti da universi paralleli.
I doppelganger della fattucchiera ad un certo punto, pur avendo la meglio nello scontro magico, fanno l’errore di lanciare un incantesimo sul povero corvo. Diciamo che mai scelta fu più sbagliata.
Amelia, in fondo, sembra voler bene alla sua famiglia e la nomina spesso.
Emblematica è la storia Zio Paperone, Amelia e il patto della luna, di Vito Stabile e Francesco Guerrini, pubblicata su Topolino n. 3035, in cui Amelia esprime preoccupazione per la nipotina Minima, una paperotta innocente e buona, proprio come lo era lei da giovane.
La preoccupazione di Amelia sta nel fatto che a breve verrà affidata alla nipote una missione, come avvenuto anche a lei da piccola. La fattucchiera confida tutto ciò a Paperone, bloccato con lei su un’isola alla ricerca dei cristalli trasluna, carichi di energia derivata dai raggi lunari che permettono il teletrasporto. Chiaramente, Amelia vorrebbe impadronirsene per entrare nel Deposito a suo piacimento.
Scopriamo così in un flashback che la missione di creare un amuleto con i portafortuna dei più ricchi della Terra era stata assegnata ad Amelia dal Concilio delle Streghe. Queste, infatti, erano preoccupate che la personalità della fattucchiera (buona, gentile e amante degli animali) potesse tramutarla in una fata, creatura per cui si deve provare una profonda repulsione.
In un certo senso, la storia va a riscrivere pesantemente il personaggio di Amelia: questa risulta essere una “strega” non per scelta, o quantomeno… non per scelta sua. Proprio per questo, la fattucchiera vorrebbe tutelare la nipote Minima, impedire che diventi come lei. Si tratta di un possibile approdo per il personaggio, la cui cattiveria del resto era già stata intaccata e ridimensionata da altri autori italiani.
In questi momenti, il conforto di Amelia si trovava nello zio pescatore, con il quale aveva stretto il “patto della luna”: la futura strega aveva promesso che non si sarebbe mai servita di un trasluna per scopi malvagi ma solo per qualcosa di buono, ad esempio per concedersi una vacanza con qualcuno a lei caro.
Viene rivelato quindi un altro possibile lato del carattere (contemporaneo) della strega: vediamo un’Amelia “affezionata” a Paperone, non più crudele nei suoi confronti. Il trasluna, infatti, si trova nelle vicinanze del Deposito, per cui la fattucchiera avrebbe potuto agevolmente impadronirsene e rubare la Numero Uno. Tuttavia, memore della promessa fatta allo zio, ha preferito usarlo per regalare a un vecchio nemico un’avventura. Anche il trasluna rinvenuto nella grotta dell’isola dove i due sono bloccati viene donato a Paperon de’ Paperoni, con un una scusa.
Paperone riesce a capire che Amelia ha organizzato tutto ciò per fargli un regalo e in un momento di quiete, con la luna alta nel cielo, decide di cenare fuori e godersi l’atmosfera, con la consapevolezza che in fondo anche in Amelia è rimasto del buono.
Gli esempi citati, la volontà di dare ad Amelia un passato che ne giustifichi le azioni, sono i presupposti per poter rivalutare il personaggio e per dargli nuove sfumature e sfaccettature. Questo in contrasto col passato, quando la conquista della Numero Uno – che non può avverarsi ma che Amelia continua a tentare – era la sola e unica ossessione della strega.
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E oltreoceano?
Negli USA non avviene niente del genere e, se avete familiarità con la prima stagione di Ducktales (2017), sapete perfettamente a cosa ci riferiamo.
Senza farvi spoiler, sappiate che Amelia viene rappresentata come un essere demoniaco dalla pelle verde, ossessionata come sempre dal decino (e anche da Paperone, con cui flirta in maniera spudorata e ammiccante). Insomma, viene ritratta come un essere privo di pietà, senza troppi scrupoli e assolutamente affascinante.
La serie animata ha una vena comica e ironica squisita, per cui Amelia non può essere da meno. Le sue battute si inseriscono perfettamente nel ritmo narrativo. D’altronde è un personaggio che, come i migliori cattivi di casa Disney, riesce a conquistare la simpatia dello spettatore.
Tuttavia, la papera si rende protagonista di scene raccapriccianti. Un esempio è dato dal modo in cui appare le prime volte. Amelia fa il suo ingresso in scena come un’ombra che esce dagli occhi della paperotta Lena, effettivamente posseduta dalla fattucchiera.
Sono scene horror a tutti gli effetti, pur se filtrate dalla musica e dalla comicità. Di fatto, ciò che vediamo è una “bambina” che si accascia a terra mentre del liquido nero le esce dagli occhi e prende le forme di Amelia.
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A prescindere dal modo in cui Amelia viene rappresentata, comunque, una cosa è certa: nel 1961 la strega che ammalia ha fatto il suo ingresso nel mondo Disney, con lo scopo di affascinare Paperone e conquistare un decino. Ancora oggi, però, siamo noi quelli che ne sono stati definitivamente ammaliati.
Lidia Brancia
Immagini © Disney – Panini Comics
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