Quando si parla di villain contrapposti a Topolino, è quasi automatico pensare a una precisa figura che, nel corso degli anni, è stata sottoposta a diverse caratterizzazioni. Ci riferiamo, ovviamente, a Pietro Gambadilegno, bad guy della Banda Disney per antonomasia.
Non è raro veder dipinto il personaggio come affabile e tendenzialmente benevolo, soprattutto nelle storie post-2000. Sono caratteristiche, queste, che mal si sposano con le storie che un tempo lo vedevano protag… pardon, antagonista. Se quindi Pietro mantiene ancora oggi il suo status di criminale, è assai improbabile percepirlo come una reale minaccia, feroce e crudele. Si arriva così al quesito esistenziale che apre quest’articolo: in fin dei conti, Gambadilegno è realmente cattivo?
Partiamo dalle origini
Istintivamente, la risposta più immediata a questo quesito sarebbe senza dubbio affermativa. Decenni di storie a fumetti e corti animati hanno cementato nell’immaginario collettivo la connessione tra la figura di Gambadilegno e valori tutt’altro che positivi.
D’altronde, era questo ciò che avevano voluto per lui i suoi creatori Walt Disney e Ub Iwerks. Pietro, infatti, venne sfruttato fin dalle sue prime apparizioni come villain a tutto tondo, privo di sfaccettature positive. Disney lo aveva introdotto addirittura prima di Topolino, come avversario di Alice (l’eroina delle Alice Comedies) e Oswald il coniglio fortunato: il suo aspetto era sensibilmente diverso, ma la sostanza rimaneva la stessa. Criminale, pirata o vagabondo dispettoso a seconda delle necessità narrative, Pietro nacque in principio per incarnare l’archetipo dell’antagonista.
Niente cambia con l’arrivo della sua nemesi per eccellenza, Topolino. In Steamboat Willie, celeberrimo corto del 1928, Gambadilegno era ancora riconosciuto con il nome provvisorio di “Terrible Tom” ma, nome a parte, l’astio nei confronti del topastro era già a livelli ragguardevoli. Capitano del battello, in questo corto cerca di guastare i sogni di dorata goliardia di un Mickey particolarmente spensierato. In questo caso, Gamba non era un vero e proprio cattivo: in fondo stava solo facendo il suo lavoro! Le cose cambiano in Topolino Gaucho (concepito prima di Steamboat Willie, ma distribuito dopo), dove il gattone rapisce Minni e ingaggia un duello con Topolino.
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Persino quando assumerà le fattezze che lo contraddistingueranno negli anni a seguire, nel 1930, la sua personalità non accennerà a cambiare. In Topolino vince il bandito, corto diretto proprio da Walt Disney, il protagonista deve salvare Minni rapita da un Pietro criminale del Far West. Il bandito non esita a strattonarla, ingaggiare una sparatoria con Topolino e maltrattare un asino pur di indurlo a galoppare.
I primi anni di carriera del gatto antropomorfo sembrano non lasciare spazio a dubbi di alcun tipo: è un villain vero e proprio e come tale si comporta, senza titubanze o “morbidezze”. D’altra parte, il ruolo di personaggio cattivo gli verrà attribuito anche in opere cinematografiche meno arcaiche, come Il Canto di Natale di Topolino (1983), dove interpreta il fantasma dei Natali futuri, Il principe e il povero (1990) e I tre moschettieri (2004), ove veste i panni del corrotto capitano delle guardie del re di turno. Sempre nell’ambito dell’animazione, una parziale eccezione sembra essere costituita dalla serie Ecco Pippo! e dai lungometraggi a essa collegati, dove Pietro è “solo” il vicino di casa approfittatore e poco sincero.
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L’approdo nel fumetto
Il 1930 rappresenta per Pietro anche l’anno della prima apparizione nel medium fumetto. La storia in questione è Topolino nella valle infernale: la sceneggiatura, oltre che dallo stesso Disney, è curata anche da Floyd Gottfredson, che molto spesso sfrutterà il personaggio negli anni a venire.
Tra le sue prime comparsate è impossibile non annoverare anche Topolino e i pirati (la cui trama ruota intorno alla ricerca di un tesoro) o Topolino e i due ladri (in cui Gambadilegno deruba degli orfani). In questi casi, però, all’eterno nemico di Topolino non spetta il ruolo di antagonista principale, ricoperto perlopiù da Silvestro Lupo, disonesto avvocato assai utilizzato all’epoca e oggi pressoché scomparso.
In queste occasioni, Pete fa quindi da spalla al villain principale, la “mente” del duo, e si limita a impersonare il classico stereotipo del cattivo “grosso ma tonto”, molto in voga all’epoca e che ancora oggi fatica a scomparire del tutto. Il micione però inizia a manifestare un desiderio di indipendenza, come ne La valle infernale, dove per un lasso di tempo agisce all’insaputa del suo capo.
I primi ruoli di rilievo
Uno dei primi ruoli di Gambadilegno come cattivo principale è comunemente riconosciuto nella storia Topolino contro il pirata e contrabbandiere Gambadilegno, del 1934.
Gottfredson, dopo aver maturato diverse esperienze con il personaggio, ne riconosce finalmente le potenzialità, rendendolo la minaccia principale per il povero Topolino. Non è l’unico autore: completano il team Merrill De Maris e Ted Thwaites.
Non solo Pietro vanta sembianze molto più simili a quelle moderne, ma la sua personalità viene spinta al limite della ferocia e della crudeltà. Momento chiave in questo senso è senza dubbio la minaccia di morte nei confronti di Minni in caso lei rifiuti il suo amore. Degno di nota è anche l’espediente del premio messo in palio per chi, tra i membri del suo equipaggio, suggerisca come uccidere il suo avversario nel modo più sadico possibile. In quest’occasione, il ruolo di spalla non molto sveglia viene ricoperta dal suo secondo Singhiozzo, a testimoniare la perdita del ruolo comico da parte di Gambadilegno.
Insomma, un livello di malvagità ben al di sopra di quello che mantiene oggi l’antagonista, ma che pare riscuotere gran successo. Gottfredson, infatti, non compie alcun passo indietro dopo la pubblicazione della storia, ma anzi decide di riproporre il personaggio in queste vesti. Tra queste storie menzioniamo Topolino e il mistero dell’Uomo Nuvola (in cui Gambadilegno ambisce a ottenere la formula dell’energia atomica del professor Enigm) o Topolino agente della polizia segreta (in cui Pietro si impossessa di segreti militari). Situazioni, insomma, dove l’antagonista può essere definito cattivo senza alcun timore.
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La scuola italiana
Con il tempo, alle storie Disney di origine americana si affiancano quelle create da scuole estere. Queste pian piano affinano una propria linea editoriale, con conseguenti modifiche a determinati personaggi in base al contesto culturale del Paese di produzione. Non fa eccezione Gambadilegno che, specialmente in Italia, riesce a ritrovare una nuova linfa vitale.
Tra i primi ad approcciarsi al personaggio vi è Guido Martina, autore classe 1906 riconosciuto come uno dei capostipiti della scuola Disney nostrana. Tuttavia, le sue storie mantengono ancora lo spirito originale del personaggio, senza stravolgerlo. Ciò è probabilmente da attribuirsi alla perfetta aderenza del carattere alle esigenze di Martina in merito alla sceneggiatura. L’autore piemontese è noto per il cinismo insito nelle sue opere, in cui persino i protagonisti si macchiano di azioni controverse e al limite della moralità. Figurarsi gli antagonisti!
Non c’è quindi da stupirsi che Martina abbia optato, almeno inizialmente, per un Gambadilegno crudele, pronto a eliminare senza il minimo scrupolo chiunque si frapponga tra lui e il suo scopo. Ciò è facilmente constatabile in storie come Topolino e il cobra bianco (in cui Gambadilegno semina sgomento abolendo la forza di gravità) o in Topolino e la grande impresa di “Lascia o t’accoppo” (Topolino 140, in cui Pietro ambisce al denaro di Paperon de’ Paperoni). Insomma, Martina aveva trovato nel personaggio plasmato da Gottfredson un villain perfetto per le proprie sceneggiature, e aveva dunque conservato l’alone di malvagità che ancora lo circondava.
Una prima, embrionale rivoluzione
L’aria di cambiamento si inizia a respirare con le storie del maestro veneziano Romano Scarpa. Egli, nel 1956, fa recitare Gambadilegno in Topolino e il mistero di Tapioco Sesto (Topolino 142, in cui Gambadilegno prende il potere in un regno indipendente).
L’esperienza convince evidentemente l’autore, tanto da spingerlo a riproporre l’antagonista in tante delle sue avventure più famose realizzate negli anni a seguire. Giusto per fare un esempio, il personaggio ritorna in Topolino e la dimensione Delta (Topolino 206-207), che segna l’esordio di Atomino Bip-Bip. Qui Pietro arriva a minacciare la distruzione di Topolinia mediante grandinate di cianuro pur di ottenere il denaro che tanto desidera, configurandosi di fatto come un ecoterrorista.
A prima vista, dunque, il Gambadilegno di Scarpa non appare differente da quelli analizzati in precedenza. Eppure, un primo passo verso il cambiamento repentino che subirà il personaggio negli anni a seguire si può già avvertire.
Un background familiare per il cattivo Gambadilegno
Nel 1960, infatti, l’autore veneziano realizza una storia destinata a rivoluzionare l’intera esistenza del personaggio. Si tratta di Topolino e la collana Chirikawa (in cui viene rivelato che Gambadilegno e il suo avversario si incontrarono già quando quest’ultimo era un bambino), realizzata in collaborazione con Rodolfo Cimino e pubblicata sui numeri 230 e 231 di Topolino.
Gambadilegno, dopo anni e anni di avventure in solitaria (escludendo dal discorso vari ed eventuali complici) viene affiancato da una compagna di vita: Trudy. Un personaggio estremamente interessante e versatile, per questo ancora utilizzatissimo sulle pagine di Topolino.
L’introduzione si rivelò azzeccata per una serie di motivi. Innanzitutto per le nuove possibilità di sceneggiatura che il legame tra i due personaggi concedeva agli autori, e in secondo luogo per Pietro stesso. Quello che fino ad allora era stato visto come un semplice criminale bramoso di ricchezze e potere, acquisiva delle sfaccettature capaci di renderlo molto più umano agli occhi del lettore.
La contestualizzazione di un antagonista all’interno di una famiglia (che comunque lo supporta nei suoi misfatti), permette infatti di empatizzare più facilmente con lui, rendendolo meno cattivo all’apparenza, o quantomeno capace di amare. Pietro, con l’introduzione di una compagna, si avviava verso quel processo di progressiva transizione ai buoni sentimenti di cui oggi si possono facilmente osservare i risultati. Non c’è da stupirsi che l’operazione “familiare” venne ripetuta con il cugino Plottigat nel 1977 e con i nipotini Pierino e Pieretto nel 1991.
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Il cambiamento repentino: l’opera di Faraci
Il culmine della trasformazione del personaggio viene infatti solitamente fatto coincidere con le storie di Tito Faraci. Già dalle sue prime esperienze con Gambadilegno, è facile notare un cambio di registro rispetto al passato, a cui parte degli artisti si stava comunque adeguando. Già ne La lunga notte del Commissario Manetta, il tentativo di Gambadilegno di rubare un quadro da un museo ha dei risvolti piuttosto comici.
Emblema di questo processo, tuttavia, può essere considerata Gambadilegno e la “banda delle pupe”, disegnata dallo stesso Scarpa e pubblicata su Topolino 2150. Qui il nostro capeggia una squadra di criminali volenterosi di dimostrarsi migliori delle loro compagne nell’arte di delinquere. Ciò porta i due team a perseguire piani rocamboleschi per rapinare la Banca Centrale di Topolinia, con l’ovvia conclusione che li vede finire in prigione.
Già da questa sceneggiatura si può intuire il radicale cambio psicologico che all’epoca stava travolgendo il personaggio: Pietro, da riuscire a ricattare un’intera città come accaduto nella già citata Topolino e la dimensione Delta, fallisce miseramente nel compiere misfatti molto più semplici, risultando piuttosto imbranato.
Paradossalmente, il suo ruolo subisce una progressiva involuzione verso quello che era il suo ruolo all’inizio della carriera fumettistica: la “spalla comica”. Il tutto, naturalmente, adeguandosi ai tempi decisamente cambiati. Da qui, il passo verso le centinaia di gag sui suoi perfettibili piani (perennemente destinati a fallire), che ancora oggi popolano il settimanale di Topolino, è decisamente breve. Un ulteriore cambiamento nella caratterizzazione del personaggio avvenne nel 1998, con Topolino e il fiume del tempo.
Il Gambadilegno cattivo ma dall’animo gentile
Pubblicata su Topolino 2243, la storia realizzata a sei mani con Francesco Artibani e Corrado Mastantuono cambia radicalmente le carte in tavola per il caro vecchio Pietro, mostrandoci sfumature del suo carattere ancora inesplorate. La trama lo vede tornare, assieme a Topolino, a navigare sullo stesso fiume che li aveva visti protagonisti in Steamboat Willie per recuperare il relitto del loro iconico vaporetto.
I due, ritrovatisi ad affrontare una serie di pericoli, saranno costretti a collaborare per uscirne indenni. Così, si confronteranno sul loro rapporto in dei momenti piuttosto commoventi. Alla luce di un falò, provato da una stancante giornata di lavoro sul fiume, Gamba arriva addirittura a domandarsi perché, pur conoscendosi da così tanto tempo, non possano comportarsi l’uno con l’altro da amici.
La risposta potrebbe apparire scontata, ma in realtà è più complesso di come sembrerebbe. Topolino e Pietro, seppur con toni sferzanti, si comportano effettivamente da amici per gran parte dell’avventura, tanto da instaurare il dubbio nel lettore che lo siano davvero.
Sono ben lontani i tempi della malvagità di Gambadilegno, disposto a uccidere l’avversario per raggiungere il suo obiettivo. Spetta al gusto del lettore giudicare se ciò si possa considerare un miglioramento o meno della caratterizzazione del personaggio. È però appurato che ciò non faccia che allontanarlo dal ruolo di antagonista che aveva così perfettamente incarnato fino a quel momento.
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Un ultimo Gambadilegno cattivo: Andrea Castellan
Volendo analizzare a tutto tondo le pubblicazioni più recenti, il Gambadilegno odierno non è privo di alcuni sprazzi di malvagità capaci di far provare nostalgia ai lettori più affezionati. Diversi autori sfruttano ancora il personaggio come antagonista a tutto tondo: su tutti Andrea Castellan, in arte Casty.
L’autore friulano, fattosi conoscere per la propria abilità nell’elaborare storie nel solco di Gottfredson e Scarpa, non ha mai titubato nell’assegnare a Pietro il ruolo di villain principale, rendendolo di volta in volta verosimilmente minaccioso. Nella maggior parte delle opere di Casty, il suo piano non si limita a rapine o ad altri crimini “banali”, ma piuttosto a veri e propri complotti per ottenere potere smisurato.
In questo senso è impossibile non citare, tra le altre, Topolino e gli Ombronauti (Topolino 2971-2973, in cui Pietro sfrutta una dimensione ombra scoperta da Enigm per diventare il padrone del mondo) e Topolino e il Dottor Tick-Tock (Topolino 2998, in cui l’antagonista arriva ad assorbire anni di vita dai senzatetto di Topolinia per far ringiovanire i ricconi). Entrambe le storie ci mostrano un Gambadilegno realmente cattivo e intento ad architettare piani piuttosto complessi (in contraddizione con la sua ottusità tipica delle origini) per raggiungere scopi molto ambiziosi.
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Ma perché Gambadilegno non è più cattivo?
Una volta conclusa questa disamina sull’evoluzione del personaggio nel corso degli anni, certamente però permane il dubbio sul perché alcuni autori Disney italiani abbiano optato per una caratterizzazione più “buontempona” dell’acerrimo nemico di Topolino.
A primo impatto, la risposta potrebbe celarsi nel tentativo di mostrarsi sempre più family friendly agli occhi dei lettori, così da avvicinarsi a un pubblico infantile. Dunque, parallelamente alle famose censure di sigari o pistole, la redazione eviterebbe di mostrare personaggi estremamente cattivi per non scuotere i più piccoli (o chi si preoccupa per conto loro).
Eppure non tutti gli antagonisti hanno abbracciato l’involuzione di Gambadilegno, basti pensare a Cuordipietra Famedoro o, fino a qualche anno fa, a Macchia Nera.
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Una possibile soluzione
La risposta a questo dubbio potrebbe dunque celarsi nella volontà di caratterizzare in modo eterogeneo i cattivi di casa Disney. Di conseguenza, mentre Cuordipietra e Macchia Nera potrebbero essere stati scelti come malvagi più pericolosi per i nostri eroi, Pietro è stato relegato in certi casi a un ruolo comico, in altri addirittura a quello di protagonista dalle sfaccettature positive. E ciò, come già detto, non rappresenta per forza un difetto di sceneggiatura, ma certamente allontana Gambadilegno dalla parte che ha ricoperto per numerosi anni.
In conclusione, Gambadilegno è realmente cattivo? Dipende dalla storia a cui ci riferiamo e generalmente dal periodo di realizzazione. Attualmente, sebbene compia azioni criminali, nella maggioranza dei casi non sembra mosso da pura cattiveria nei confronti di chi gli si oppone, ma dalla semplice volontà di guadagnarsi da vivere nel modo più veloce possibile.
Una caratterizzazione del personaggio che probabilmente non soddisferebbe gran parte degli autori del passato, ma che quantomeno potrebbe in futuro continuare ad aggiungere nuovi dettagli alla personalità del gatto più famoso della Banda Disney.
Alberto Giacomelli
Immagini © Disney – Panini Comics
Fonti: Wikipedia – I.N.D.U.C.K.S. – Topolino.it – IMDb