I personaggi Disney sono in grado di raccontare ogni epoca storica. Paperi e Topi Disney avranno sempre qualcosa da narrare al lettore, che li si cali nel Medioevo, nel Rinascimento, nella Belle Époque o in qualsiasi altro momento della storia umana. Ciò non vuol dire, però, che questi personaggi non siano in grado di raccontare anche la contemporaneità, il mondo in cui i loro autori vivono e scrivono.
Carl Barks, l’Uomo dei Paperi, era un uomo del Novecento. Nacque nel 1901 e morì nel 2000, attraversando così il XX secolo quasi per intero. Scrisse (e disegnò) storie di Paperi per vari decenni, e il suo periodo di attività raggiunse il picco massimo negli anni Cinquanta e Sessanta. Un autore così prolifico, inevitabilmente, di tanto in tanto si divertì a raccontare alcuni eventi del periodo storico che stava vivendo. Non fa eccezione la Guerra fredda (l’Evento con la E maiuscola, se si fa riferimento alla seconda metà del secolo scorso).
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Benvenuti in Brutopia
La storia di Barks che forse più di tutte mostra Paperone e famiglia alle prese con la Guerra fredda è Zio Paperone e il tesoro sottozero. L’autore non accenna in maniera diretta all’Unione Sovietica o ai suoi leader, ovviamente. La sua è una satira più sottile (pur se facilmente decodificabile): il nome della sua “versione alternativa” dell’URSS è Brutopia.
Solo prendendo in considerazione il periodo di pubblicazione della storia (uscita negli USA nel maggio del 1957) si può apprezzare appieno l’ironia barksiana. Dalla metà degli anni Cinquanta, Stati Uniti e Unione Sovietica erano entrati nella fase della Guerra fredda che oggi gli storici definiscono “coesistenza competitiva”. Accettata la divisione del mondo in due grandi zone d’influenza, le due superpotenze si stavano ora confrontando più che affrontando. La competizione economica, almeno in quel momento, era l’alternativa concreta allo scontro diretto. Negli anni Sessanta, quel costante contrasto avrebbe portato sia ai programmi spaziali (un’occasione per dimostrare la superiorità del proprio Stato) sia a una crescente “delocalizzazione dei conflitti”.
Per ironia della sorte, è proprio con una “competizione” che si apre Zio Paperone e il tesoro sottozero. Paperone e un ambasciatore brutopiano, infatti, cercano entrambi di vincere all’asta una palla di bombastium, un elemento rarissimo che si suppone possa fornire grandi quantità d’energia. Proprio per questo la Brutopia lo desidera: ha bisogno di quell’energia per crescere. Il supposto valore dell’elemento giustifica anche il prezzo per cui Paperone lo acquista, ovvero un triliardo di dollari e sei lavandini (addirittura un lavandino in più di quelli posseduti dall’intero popolo brutopiano).
Già in questa fase della storia si può intuire in che direzione si sviluppi la satira di Barks. La Brutopia (fuori dalla metafora, l’Unione Sovietica) viene definita un Paese arretrato, in cui i cittadini vivono sostanzialmente una vita di povertà. Una povertà che, comunque sia, i governanti (e l’ambasciatore) esaltano e glorificano.
Le critiche mosse da Barks non sono strane, nel contesto in cui sono state formulate. Anzi, l’idea di uno “stile di vita americano”, contrapposto all’estrema frugalità sovietica, era uno dei tòpoi della propaganda in piena Guerra fredda.
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Il tesoro sottozero
Sia chiaro: se scrivessimo che Zio Paperone e il tesoro sottozero è (solo) una storia satirica, mentiremmo. Nelle prime tavole, tolto il già citato incipit con asta, assistiamo a una serie di gustose gag che hanno ben poco a che fare con la politica internazionale. Il bombastium, per essere conservato al meglio, dev’essere custodito più al freddo possibile. L’impresa si rivela più difficile del previsto, ed è per questo che (dopo una serie di simpatiche vicissitudini) i Paperi si dirigono al Polo Sud. Qui si chiude il primo atto della storia, che tutto sommato si regge in piedi anche senza bisogno di tirare troppo in ballo la Brutopia.
Ma l’ambasciatore (in cui, forse, si potrebbe vedere una caricatura di Nikita Chruščëv, segretario del PCUS) non si fa attendere troppo. Ben presto, infatti, raggiunge in alta uniforme la nave dei Paperi diretta a Sud. Il suo outfit non è scelto a caso: gli americani spesso e volentieri immaginavano una società sovietica fortemente militarizzata e dominata da gerarchi vari. Anche questa rappresentazione, evidentemente, andava a contrastare con l’idea di “paese delle libertà”, definizione piuttosto cara agli USA.
La linea comica
Come possono un uomo e i suoi parenti fermare un’intera superpotenza? La domanda sarebbe più che legittima, se solo non stessimo facendo riferimento alla famiglia dei Paperi. In ben due occasioni diverse i protagonisti riescono a gabbare l’agente brutopiano. La prima volta, il merito è dei nipotini. Stavolta non è il loro acume da Giovani Marmotte a salvare la situazione, ma la loro voglia di combinare una marachella ai danni dello Zione. I tre, infatti, realizzano una finta palla di bombastium con ghiaccio e estratti di frutta. Per pura fortuna, Paperone dà all’ambasciatore la palla dei nipotini, salvando quella pagata un triliardo di dollari (e sei lavandini).
Il secondo salvataggio del bombastium è opera di un personaggio inedito, che ci limiteremo a definire “la pinguina”. Il pennuto è infatti convinto che il prezioso elemento sia un uovo da covare, e insegue i Paperi per diverse tavole (fino a quando i protagonisti non nasconderanno sotto alle nevi perenni la palla di bombastium). Presentata così, la pinguina potrebbe sembrare solo una spalla comica, ma nel momento più drammatico della vicenda sarà lei a risolvere la situazione.
Tutto ciò avviene nelle concitate tavole finali della storia, in cui Barks tira anche un’ultima stoccata contro l’URSS. Grazie alla comunicazione via radio, i protagonisti riescono a scoprire a cosa serva il bombastium: non è altro che una “base per dolci”. Un singolo atomo di quell’elemento può infatti trasformare un barile di acqua in uno di gelato. Per l’ambasciatore brutopiano, la misura è colma. Il “popolo felice di Brutopia” non mangia gelati, simbolo della produzione in serie e del consumismo. Addirittura, l’uomo arriva a dire che è bene che la palla resti per sempre sepolta sotto al ghiaccio, dove Paperone l’ha interrata, e brucia il foglietto con le coordinate del sito.
Il sottotesto, ancora una volta, è chiaro. I governanti della Brutopia vengono presentati da Barks come burocrati e gerarchi militari, che non hanno a cuore il benessere e la felicità del loro popolo. Il bombastium viene definito “inutile” e “pericoloso”. Inutile, perché non serve per produrre energia da convogliare nelle fabbriche. Pericoloso, perché distrarrebbe la popolazione da ciò che davvero serve alla Brutopia: braccia pronte a lavorare, più che persone svagate.
Nel momento più buio, proprio quando Paperone pensa di aver perso un triliardo di dollari, è la pinguina a salvare la situazione. Il suo sincero affetto materno per il bombastium, infatti, le permette di individuare a colpo sicuro il suo nascondiglio. In un certo senso, un gruppo di volatili (non tutti antropomorfi) ha sconfitto una delle più grandi potenze mondiali.
Un documento storico
A prescindere da tutti i sottotesti storico-politici, Zio Paperone e il tesoro sottozero è una storia genuinamente divertente. Se, però, la si analizza più nel dettaglio, ci troviamo di fronte a una fonte preziosissima. Uno storico della cultura contemporanea potrebbe (meglio di come si è fatto qui) usare queste tavole come punto di partenza per una riflessione più ampia. La storia non documenta gli effettivi usi e costumi dell’Unione Sovietica negli anni Cinquanta, e sarebbe ingenuo pensarlo, dato che è opera di un autore americano. Ma, per questo stesso motivo, è ricchissima di informazioni sulla percezione che gli statunitensi potevano avere dell’URSS in piena Guerra fredda. Di riflesso, poi, permette anche di ragionare sulla propaganda degli USA e su tutte le sue implicazioni. Per questi motivi, non esiteremmo a definire Zio Paperone e il tesoro sottozero una fonte storica più che interessante.
Alessandro Giacomelli
Immagini © Disney – Panini Comics
Fonti:
– G. Cuccolini, Con i Paperi tra satira e filosofia, in La grande dinastia dei paperi n. 13, 2008, Ed. Corriere della Sera, pp. 6-10
– F. Romero, Storia della guerra fredda. L’ultimo conflitto per l’Europa, 2009, Einaudi
– O. A. Westad, La guerra fredda globale, 2014, ilSaggiatore