Topolino associato alle bestemmie? Sì, è successo davvero! Siamo ormai abituati ad accomunare Topolino un po’ a qualsiasi cosa ma è la prima volta che lo troviamo accostato addirittura alle imprecazioni rivolte alla religione.
Eppure è accaduto proprio in queste ore a Napoli, suscitando sia ilarità che indignazione. A dire il vero il discorso è più ampio e le bestemmie non sono solo associate a Topolino ma anche a brand commerciali di chiara fama o a finti manifesti elettorali. Scopriamo insieme cosa sta accadendo.
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Topolino e le bestemmie
La notizia è rimbalzata presto su tutti gli organi di stampa proprio per la sua particolarità. Le reazioni sono state immediate. C’è chi ironizza pesantemente scherzando sulla cosa e chi invece reagisce con indignazione sentendo offesa la propria sensibilità.
Di certo crea stupore trovarsi davanti alla cover del numero 3306 di Topolino Magazine – quella dedicata dal Maestro Giorgio Cavazzano ai settant’anni dalla prima uscita – opportunamente modificata con l’aggiunta del più classico dei bestemmioni.
Se l’intento era quello di creare clamore l’obiettivo è stato raggiunto con successo. Ma non immaginate foschi scenari di vandalismo urbano. I manifesti che hanno tappezzato la città di Napoli rientrano infatti in un progetto artistico di ampio respiro.
Proprio in questi giorni infatti sta tenendo banco il “Festival delle arti per la libertà d’espressione contro la censura religiosa“. Il Festival trova il suo fulcro nella mostra “Ceci n’est pas un blasphème” con tanto di citazione di René Magritte. I manifesti sotto accusa sono stati realizzati dagli artisti partecipanti ma sembrerebbe che nemmeno i curatori della mostra stessa ne siano a conoscenza.
Le critiche di molti cittadini si sono subito rivolte contro il Comune di Napoli che infatti attraverso l’Assessora Annamaria Palmieri ha rilasciato la seguente dichiarazione ad Adnkronos:
I manifesti verranno rimossi perché sono abusivi, non li abbiamo autorizzati. Napoliservizi provvederà, come con tutte le affissioni abusive indipendentemente dal loro oggetto, a rimuoverle. […] È una mostra sulla libertà d’espressione e il Comune non ha mai censurato nessuno. Si tratta di contenuti forti, particolarmente provocatori e fortemente satirici, quindi – sottolinea – è stato prescritto che all’ingresso fosse posto un avviso con il quale si sconsiglia a un pubblico non adulto e consapevole.
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Arte e subvertising
La Direttrice del Festival Emanuela Marmo, sui canali social legati agli eventi, chiarifica la posizione degli organizzatori:
Alcuni dei subvertiser in mostra al Pan per “Ceci n’est pas un blasphéme” stanno lasciando a Napoli tracce della loro presenza. Si tratta di una loro spontanea e autonoma iniziativa, di cui so poco, se non quello che amici, conoscenti, utenti mi riferiscono mandandomi foto da Napoli. Va da sé che l’Assessorato o l’Amministrazione comunale ne sappiano ancora meno. Trovo ridicolo e pretestuoso metterli in difficoltà su una circostanza che esclude in toto il loro coinvolgimento. I subvertiser non informano nessuno delle loro azioni, tanto meno chiedono il permesso: diversamente, la loro arte non si chiamerebbe subvertising.
Ed è la stessa Marmo che spiega in modo più approfondito il concetto che anima questo tipo di manifestazione artistica:
Il subvertising “abusa”, sabota e si riappropria creativamente degli spazi della pubblicità e della propaganda per restituire messaggi di protesta, di libertà, sovvertendo i concetti che abitualmente ci condizionano. E cultura, è pensiero critico offerto a tutti. Questi segni popolano le nostre strade senza cercare lucro, senza privatizzare la conoscenza. La contrarietà di alcuni cittadini mi spinge a credere ancora più convintamente che le azioni di subvertising sono fondamentali.
Questi stessi cittadini infatti accettano, assuefatti, i “normali” messaggi pubblicitari che inoculano un uso erotizzato del corpo femminile, che promuovono canoni estetici frustranti e irraggiungibili per persone comuni, che associano la bellezza al possesso di beni inutili, costosi, classisti. Ecco, a tutti questi messaggi diseducativi, privi di etica, questi cittadini non si oppongono. Ben venga il subvertising che ci risveglia dal torpore.
Lasciando da parte ogni polemica non possiamo che sottolineare un dato di fatto. Che sia amato, odiato, rappresentato, destrutturato, Topolino è sempre un’icona popolare potentissima, in qualsiasi modo si decida di interpretarla.
Francesca Arca
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Fonti: ilmessaggero.it articensurate.it
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