Vent’anni (Twenty Something) è il nono cortometraggio della serie SparkShorts, prodotto da Pixar e rilasciato il 10 settembre con la regia di Aphton Corbin, già nota per il suo lavoro come story artists in Soul. Gli SparkShorts nascono per dare ai registi e agli animatori Pixar la possibilità di esprimersi liberamente attraverso la realizzazione di cortometraggi a basso budget, liberi dai vincoli classici di produzioni più blasonate.
“Comportarsi da adulti può essere difficile. Alcuni giorni ci si riesce perfettamente, mentre in altri siamo solo l’insieme dei vari noi stessi più piccoli in piedi uno sopra l’altro che si nascondono in un impermeabile, sperando che nessuno se ne accorga.”
Estratto sinossi Disney+
La Trama
Il cortometraggio racconta uno dei momenti più importanti nella vita di ogni statunitense, ovvero il compimento dei 21 anni, età in cui si può legalmente acquistare alcolici. La protagonista Gia si trova a passare la sua prima notte da ventunenne in un locale con la sorella maggiore Nicole. Immediatamente qualcosa non torna, Gia appare nervosa e fuori luogo, mentre con il suo largo impermeabile nasconde ciò che la fa sentire a disagio. Gia non è una donna adulta, sotto l’impermeabile si celano la se stessa di 1, 10 e 16 anni arrampicate l’una sull’altra. Nel corso della serata la giovane donna dovrà farsi passare per una persona adulta fino a ricomporsi, comprendendo cosa significa crescere. Perché è perfettamente normale conservare dentro di sé tutte le sfaccettature della giovinezza.
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L’idea alla base di Vent’anni
Nella realizzazione di Vent’anni la regista dà voce a un’idea che custodiva da tempo. Il tutto parte da una semplice riflessione:
“Sarò maturata rispetto alla mia età?”
La domanda che Aphton Cobin si pone a ogni nuovo compleanno
Una domanda che tutti nella vita ci siamo posti almeno una volta, cercando di capire se stiamo diventando la persona che vorremmo diventare o ciò a cui la società ci ha insegnato ad aspirare. Ma, il più delle volte, la sensazione che si ha è quella di essere sempre gli stessi ragazzini di un tempo, semplicemente con qualche anno in più. In Vent’anni quest’ansia prende corpo, mostrando la protagonista non come una donna adulta, ma come un totem umano della se stessa di 1, 10 e 16 anni.
Si tratta di tre età fortemente simboliche. La bambina di un anno rappresenta le emozioni primarie, quelle che nel corso della crescita si impara a gestire e a reprimere quando è necessario. Una persona adulta non fa i capricci, non piange, non strilla e non ride sguaiatamente. La ragazzina di 10 anni rappresenta l‘età in cui ci si sente sicuri di sé e si crede di sapere con certezza ciò che si vuole diventare. Un momento della vita in cui ogni cosa sembra a portata di mano, l’età dell’ingenuità che filtra la realtà e fa apparire tutto più semplice. Infine i 16 anni, l’adolescenza, rappresentano invece l’età dell’insicurezza, il primo momento in cui ci si scontra con i propri limiti e i propri timori.
Crescere non significa cambiare radicalmente il modo in cui si affronta la vita, bensì trovare un sano equilibrio e, quando necessario, riuscire anche a tornare un po’ bambini per godersi appieno ogni momento.
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La realizzazione
Come per altri progetti della serie SparkShorts, anche in questo caso si è dato spazio a una minoranza. La regista Aphton Corbin ha potuto rendere protagonista una giovane donna afroamericana, dandone una rappresentazione autentica. Uno degli aspetti visivamente più accattivanti del corto è dato dalla grande varietà di acconciature afro sfoggiate dalla protagonista, che rispecchiamo le varie fasi della crescita. Una protagonista che è il perfetto alter ego della regista e che ne condivide in pieno ansie e paure.
L’ambientazione scelta per il corto è una discoteca, un ambiente in cui è estremamente facile per una persona introversa sentirsi fuori luogo e giudicata. Nella resa scenica, però, il locale risulta alquanto idealizzato, l’ambiente è irrealisticamente pulito e i personaggi sulla pista da ballo generano una sorta di caos controllato.
La colonna sonora
La colonna sonora del corto è stata realizzata dalla cantautrice R&B/soul eritrea ASTU, il brano che accompagna la sequenza finale del corto si intitola Hold the Line.
“When i was a kid i used to listen to songs on @disney movies and think “I could do that”. and wtf… here i am😩blows my mind! thank you to the @pixar team for trusting me to compose for such a pivotal and profound project. i couldn’t have asked for a better director @aphtoncorbin to work with. @pixar ‘s first black female director! aphton, your vision and courage to tell your story is a gift to us all! the lil black child in me is so happy to see myself in your work🤎 head to @disneyplus to watch ‘Twenty Something’ and listen to ‘Hold the Line’ 😍“
Quando ero bambina ero solita ascoltare le canzoni dei film Disney e pensavo “potrei farlo”. e accipicchia… eccomi qui 😩 mi fa impazzire! Grazie al team Pixar per aver creduto in me facendomi comporre per un progetto così fondamentale e profondo. Non avrei potuto chiedere una regista migliore di Aphton Corbin con cui lavorare. La prima regista donna nera di Pixar! Aphton, la tua visione e il coraggio di raccontare la tua storia sono un dono per tutti noi! La piccola bambina nera in me è così felice di vedermi nel tuo lavoro 🤎 andate su Disney+ per vedere “Vent’anni” e ascoltare “Hold the Line” 😍
-Pagina Instagram ASTU
Appuntamento al 17 settembre per vedere Nona, il decimo cortometraggio della serie Sparkshorts.
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Maria Concetta Spampinato
Fonti: Disney+
Immagini: Disney-Pixar