Nel 2013, i Walt Disney Studios presentarono al cinema un live-action che si discostava particolarmente dalle lavorazioni tradizionali. Niente favole, niente fantastiche avventure in luoghi esotici, niente animali che parlano… Solo una storia straordinariamente vera. Saving Mr. Banks racconta la tribolata vicenda della realizzazione del fortunatissimo e leggendario Mary Poppins, uno dei fiori all’occhiello delle produzioni Disney. Ma, prima dell’uscita della pellicola, non molti sapevano quanto Walt Disney in persona dovette faticare per portare a termine un’opera che rimarrà per sempre nella storia del cinema.
In questo articolo, non ci limiteremo a proporvi una mera recensione del film, né tantomeno una semplice tabella di quelle che sono le inesattezze storiche, spesso indispensabili per ottenere un prodotto cinematografico appetibile e accattivante, ma vi parleremo del perché Saving Mr. Banks riesca a rendere ancora più apprezzabile Mary Poppins, permettendo di cogliere tutte le sue sfumature, i suoi significati e le sue metafore.
Due protagonisti importanti
Come accennato, Saving Mr. Banks racconta la turbolenta storia della produzione di Mary Poppins, iniziata ben 26 anni prima della sua uscita nei cinema. Nonostante il film sia del 1964, Walt Disney tentò invano di acquistare i diritti del romanzo della tata magica già nel 1938, ottenendo però un secco rifiuto dalla sua autrice: Pamela Lyndon Travers. L’insistenza del produttore cinematografico perdurò appunto fino al 1961, quando la Travers si convinse a cedere i diritti del suo libro, a patto di poter fare da consulente per la sceneggiatura del film. Ed è proprio in questa circostanza che si svolge Saving Mr. Banks, cioè quando l’autrice si trovò ai Disney Studios di Los Angeles ed ebbe modo di conoscere meglio lo zio Walt in persona.
Pamela Lyndon Travers
L’autrice della storia originale viene magistralmente interpretata da una fantastica Emma Thompson. Saving Mr. Banks offre l’occasione di conoscere molte delle sfaccettature del carattere della scrittrice.
L’intero film infatti, alterna alla narrazione della vicenda numerosi flashback riguardanti l’infanzia della Travers. Si viene infatti a sapere che era nata in Australia e che il suo nome di battesimo era in realtà Helen Lyndon Goff. Il film rivela che Helen passò un’infanzia spensierata, quando con la famiglia viveva a Maryborough, sulla costa est del Paese. Ma le cose sarebbero cambiate radicalmente, una volta trasferitisi nella piccola città di Allora.
In questo periodo infatti il padre di Helen, il signor Travers Robert Goff (interpretato da Colin Farrell nel film), ebbe un ruolo determinante nella vita della futura scrittrice. Purtroppo non positivo.
Il film descrive il signor Goff come un grande sognatore, che alimentava costantemente la fantasia della figlia Helen, al contrario della più pragmatica moglie. Purtroppo, svolgeva anche il peggior lavoro possibile per uno come lui: l’impiegato di banca. Contare infinite mazzette di soldi, consigliare acquisti di titoli convenienti, assicurarsi che la banca guadagnasse senza che i clienti ci rimettessero… Tutte mansioni insopportabili per uno spirito libero, tanto da rendere la banca la sua prigione. E l’unico modo con cui il signor Goff riusciva a evadere, era affidarsi alla sua fiaschetta di whisky, o qualunque altro tipo di alcolico. Alla lunga, questo suo atteggiamento lo portava a essere trasferito da una sede all’altra.
Ma quando, inevitabilmente fu licenziato, cadde in una depressione ancor più acuta che, in sinergia con l’alcolismo, lo portò alla morte a soli 43 anni, quando Helen ne aveva appena 7.
Questo evento segnò indissolubilmente la vita della scrittrice, la quale, come figlia maggiore, dovette fin da subito prendersi cura delle sorelle assieme alla madre. Fu in questo contesto che Helen iniziò a raccontare loro delle storie fantastiche di una tata magica, che giungeva volando con un ombrello sfruttando il vento dall’est.
L’affetto provato da Helen verso il padre era più che evidente anche nella vita reale. Non è un caso che la scrittrice avesse utilizzato proprio il suo nome di battesimo per costruirsi il suo pseudonimo P.L. Travers. Ma anche la figura stessa del signor Banks nel libro richiama quel padre che perse quando era ancora troppo piccola. Nel romanzo infatti, il padre di Jane e Michael non è freddo, distaccato e a tratti involontariamente crudele come quello del film. Viene invece rappresentato come un uomo ordinario che vuole bene alla sua famiglia, ma sempre troppo indaffarato. Compare molto di rado e tende sempre a far prendere decisioni alla moglie, in modo diametralmente opposto al signor Banks di Disney.
Walt Disney
Il creatore di Topolino, qui nelle ultime fasi della sua vita (morì nel 1966, appena cinque anni dopo l’ambientazione di Saving Mr. Banks), è interpretato da un ottimo Tom Hanks.
Fin dai primissimi momenti del film, possiamo facilmente notare come il personaggio si ponga in modo diametralmente opposto all’austera scrittrice inglese. Amichevole, gentile, sempre ben educato e a tratti frivolo. In particolare, l’aspetto che più infastidisce la Travers è la sua passione per quelle che lei definisce “stupidaggini”. Primi in classifica i cartoni animati, per i quali la scrittrice provava una sincera e documentata avversione. Come sarebbe diventata la sua Mary Poppins, se fosse caduta in mano a un uomo così “superficiale”?
In realtà, con il proseguire della storia, sia lo spettatore che la Travers si rendono conto che dietro la facciata del buon Walt Disney, si celi ben altro. D’altronde, non si arriva per caso a costruire uno dei più grandi imperi commerciali della storia, in piedi da quasi un secolo. Si capisce infatti che per Walt Disney non esiste un obiettivo che non possa essere raggiunto. Vi abbiamo già accennato di come Disney avesse voluto realizzare un film su Mary Poppins già nel 1938, quando contattò per la prima volta la Travers. Walt Disney infatti insistette per ben 23 anni, fino a che non raggiunse il suo obiettivo. Se è vero infatti che lo promise a sua figlia, quando le leggeva il libro da bambina, è vero anche che quando uscì il film, Diane Marie Disney aveva ben 29 anni!
Questa determinazione fortissima nel portare a termine uno scopo trova il suo apice in modo quasi assurdo quando nel film il produttore cede al ricatto della Travers di eliminare il colore rosso da Mary Poppins, pena la mancata cessione dei diritti. Vicenda che in realtà non può essere realmente avvenuta, dato che in questo caso, Disney aveva già comprato i diritti d’autore quando la Travers si recò agli Studios per collaborare nella stesura della sceneggiatura. Anche se pare che lei avesse veramente questa avversione per il rosso.
Nel mezzo, è possibile trovare anche molti riferimenti alla sua intransigenza, da vero uomo d’affari. Emblematico lo scambio di battute con la segretaria Dolly, che chiedeva per conto della Travers perché fosse stato deciso che il signor Banks dovesse portare i baffi.
“Vuole sapere perché al signor Banks sono stati messi i baffi”
“Oh, l’ho chiesto io”
“Sì, le è stato detto. Ma lei vuole sapere perchè”
“Perchè… L’ho chiesto io!”
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Anche alla conclusione del film, Disney dimostra di essere disposto a tutto, pur di portare a termine la sua creazione. Arriva infatti a non invitare la Travers per la première di Mary Poppins, nonostante però lei ne venga a conoscenza e si palesi agli Studios alcuni giorni prima. La motivazione era quella di “proteggere la sua creatura”, viste le perplessità dell’autrice sulla versione finale del film. Ciò è in effetti accaduto veramente e, nella realtà, Walt Disney aveva più di un motivo per essere preoccupato, visto che la vera P.L. Travers non apprezzava praticamente niente del film: a cominciare dalle sequenze animate e dalle canzoni.
Ma, in Saving Mr. Banks, pare esserci qualcosa di più del duro uomo d’affari che rilascia autografi pre-firmati. Lo scambio che ha con la Travers verso la fine del film, quando si rende conto di cosa significasse davvero la figura del padre per lei, è veramente toccante.
Particolarmente emozionante è anche la scena in cui Disney parla con Richard Sherman, confessandogli di comprendere la situazione della Travers, poiché ci si era ritrovato anche lui. Quando cioè il produttore cinematografico Pat Powers, nel 1930 “rubò” a Walt e al fratello Roy l’animatore Ub Iwerks, con il preciso intento di far loro terra bruciata intorno e costringerli ad affiliarsi a lui. Ma il ragazzo del Missouri si rifiutò e ripartì con nuovi animatori. Perché in quel momento “quel topo” era la sua famiglia. Iwerks tornò poi alla Disney, collaborando alla realizzazione dello stesso Mary Poppins.
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Deja vù
Il deja vù è la tipica impressione di avere già visto una situazione che si sta vivendo in un preciso momento. E se guardiamo Saving Mr. Banks, viviamo esattamente quella sensazione. Nel film infatti, sono presenti tantissime scene che ricalcano in pieno il film di Mary Poppins.
Tali scene abbondano nella parte di narrazione del 1961, quando lo sceneggiatore Don DaGradi espone alcune delle battute di Mary Poppins alla Travers, mentre i fratelli Sherman intonano le meravigliose canzoni del film, tra lo scetticismo della scrittrice. In particolare, secondo lei “supercalifragilistichespiralidoso” è una parola senza significato. Le viene spiegato che viene utilizzata quando non si sa cosa dire (richiamando la scena del film in cui il signor Banks esprime le stesse riserve e riceve la stessa spiegazione dai figli Jane e Michael).
Ma le scene più interessanti sono senza dubbio quelle della parte di narrazione del 1906, che riguardano la vita travagliata della Travers. Particolarmente spassosa è la scena in cui si presenta la zia di Helen, giunta da Sidney col “vento dell’est” per aiutare la sorella durante la malattia del signor Goff. Ripete esattamente le stesse battute di Mary Poppins quando si presenta a Jane e Michael al suo arrivo al numero 17 del Viale dei Ciliegi. Ed è effettivamente comprovato che la Travers si sia ispirata proprio a sua zia Ellie (che nella realtà era la prozia) per creare la sua visione della tata volante.
Tutt’altro tipo di emozione si ha quando il signor Goff effettua un discorso promozionale per la sua banca alla festa di paese. Data la sua depressione, l’uomo sale sul palco completamente ubriaco, iniziando a cantare Due penny in banca. In seguito, dimentica davanti a tutti persino l’età della figlia Helen, per poi franare a terra tra l’imbarazzo delle persone e del direttore della banca. Che non esita a prendere seri provvedimenti.
Il potere delle canzoni
Pare abbastanza superfluo spiegare il valore delle canzoni in Mary Poppins. Non per niente, i mitici fratelli Richard M. e Robert B. Sherman vinsero nel 1965 il premio Oscar e il Grammy Award per la colonna sonora. Ma non è così scontato spiegarne il valore in Saving Mr. Banks. Nel film vediamo spezzoni più o meno lunghi della fase di scrittura delle canzoni, ma ce ne sono quattro che acquisiscono sicuramente un significato particolare.

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Un poco di zucchero – A spoonful of sugar
Questa è la canzone che, insieme a Supercalifragilistichespiralidoso, è diventata più celebre. Nessuno spettatore potrà mai dimenticare la scena in cui viene cantata, quando Mary e i bambini riescono a rimettere a posto la camera con un solo schiocco di dita. Anche l’impatto educativo è piuttosto notevole. Mary Poppins infatti cerca di convincere i bambini che anche le cose più antipatiche e noiose possono diventare divertenti, se prese con lo spirito giusto. Un bell’insegnamento… Ma non per Pamela Travers!
La scena in cui i fratelli Sherman e DaGradi presentano a Disney e alla scrittrice la canzone è forse la più significativa della diatriba tra i due sul registro del film. La Travers sostiene infatti che lo zucchero, la magia che rimette in ordine la stanza, le canzoni cantate da Mary siano tutte futili sciocchezze. Stupidaggini partorite dalla mente arrivista di Walt Disney e gettate in pasto ai bambini del mondo solo per guadagnarsi i soldi dei loro genitori. Questo è in sostanza il pensiero della Travers sull’intera industria dell’intrattenimento Disney.
Emblematico il fatto che alla fine la Travers getti il copione della scena dalla finestra, affermando che “non ha peso”.
Sempre, sempre, sempre – Feed the birds
Parliamo adesso della canzone forse più toccante dell’intero film, cioè la canzone in cui Mary parla della vecchietta dei piccioni che stanzia sul sagrato di St. Paul. Un posto estremamente frequentato, dato che si trova nella City di Londra, ovvero il centro nevralgico degli affari inglesi, ora come all’inizio del ‘900. Eppure non viene mai notata da nessuno, compreso il signor Banks. Sarà lei stessa che, per colpa dei due penny che chiede per il mangime dei piccioni, scatenerà inconsapevolmente il turbolento finale di Mary Poppins.
In Saving Mr. Banks, non si viene a conoscenza di quale fosse il parere della Travers riguardo la canzone. Nel film, Walt Disney si immerge completamente nell’interpretazione al piano di Richard Sherman. In questo frangente, il produttore si lascia andare e racconta di Pat Powers, che voleva appropriarsi di Topolino. Per questo, in fondo capisce lo scetticismo di Pamela nel cedergli i diritti di Mary Poppins. “Lei e i Banks sono la mia famiglia” afferma la scrittrice prima di partire per Los Angeles. E così era anche Topolino per lo zio Walt.
Due penny in banca – Fidelity fiduciary bank
Questa è la canzone di rottura in Mary Poppins. Da qui in poi, si innescano gli eventi che porteranno al finale. Il signor Banks è assolutamente determinato a far investire al figlio Michael i due penny che voleva dare alla vecchietta. E insieme all’intero consiglio della banca, con il signor Dawes padre in persona, intona la canzone in cui elenca tutti i vantaggi di cui il figlio godrebbe se consegnasse alla banca i suoi risparmi. In pratica, il signor Banks vuole introdurre Michael nel suo mondo: un mondo freddo, cinico e materialista fatto di conti e di banconote.
Mentre ascolta la canzone per la prima volta, Pamela non può fare a meno di ripensare a quella sfortunata presentazione della banca svolta da sua padre molti anni prima, completamente ubriaco e subito prima di essere licenziato. Questo la intristisce enormemente, ma soprattutto non accetta che Walt Disney abbia creato una versione del signor Banks così crudele. Suo padre infatti non era così. Era anzi un uomo molto affettuoso con la figlie, che si batteva tra il suo senso del dovere e la sua depressione per mantenere la famiglia.
Tutto ciò scatena nella mente della Travers i peggiori ricordi del padre e perciò, non tollera che la sua versione corretta, descritta nel libro, venga infangata così. Ma gli sceneggiatori capiscono il suo disagio e (almeno nel film) corrono ai ripari correggendo il finale.
L’aquilone – Let’s go fly a kite
E veniamo quindi all’ultima canzone, che chiude Mary Poppins nel modo migliore. Licenziato e umiliato dalla banca, il signor Banks si rende finalmente conto di tutto il tempo che ha perso, immerso nel suo tran tran quotidiano. Così torna a casa di corsa, ripara l’aquilone e con i figli e la signora Banks va al parco per farlo volare.
Anche in Saving Mr. Banks si assiste a un cambiamento radicale. L’atteggiamento di Pamela, già ammorbidito grazie anche all’autista Ralph, muta completamente. Nell’ascoltare la canzone, l’autrice si fa trascinare dall’allegria e inizia perfino a ballare con DaGradi. Questo è il finale che finalmente rende giustizia al suo povero padre. Finalmente anche il “vero” signor Banks può essere ricordato con affetto da tutti quelli che vedranno Mary Poppins. Pamela stessa, alla fine del film, nel buio del cinema durante la prima visione, si lascia andare a un pianto liberatorio, mentre ripensa a quando da piccola cavalcava felice con il padre.
Il vento che cambia
Saving Mr. Banks è un’ottima lente di ingradimento che permette di scoprire molte delle vicende che hanno portato la Travers a ideare Mary Poppins e quale sia stato il suo travaglio interiore durante le riprese del film. Questa pellicola è però anche un elogio alla caparbietà e alle capacità imprenditoriali di Walt Disney che, consapevole dell’affetto che si può provare verso le proprie opere, non fu del tutto insensibile alle riserve della scrittrice. Molti di voi avranno però colto la più grande metafora di Mary Poppins, che la visione di Saving Mr. Banks rende estremamente chiara.
Mary Poppins infatti spiega ai bambini che sarebbe rimasta con loro finché non fosse cambiato il vento. Ma quando è che cambia il vento? Quando inizia a spirare da ovest a est? Esattamente il giorno dopo che il signor Banks è stato licenziato. Esattamente il giorno dopo che Bert gli ha fatto capire quanto si fosse perso della vita dei bambini.
Questo è il vento che cambia. Il vento che spinge il signor Banks verso i suoi bambini, trainato come un aquilone. E una volta che hanno di nuovo il padre con loro, il compito della tata magica è finito. Perché, se qualcuno non lo avesse capito, Mary Poppins non è giunta al numero 17 del Viale dei Ciliegi per salvare Jane e Michael. Ma per salvare il signor Banks.
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Immagini © Disney, Rizzoli
Fonti:
Mary Poppins? Era la vecchia zia – lastampa.it
La storia vera di “Saving Mr. Banks” – ilpost.it
Ub Iwerks – The forgotten man – documentarytube.com
Ub Iwerks – treccani.it
Robert B. Sherman – imdb.com
Walt Disney, a visionary who was crazy like a mouse – nytimes.com