Solo un povero vecchio: perché la Disfida dei Dollari è la storia definitiva su Zio Paperone

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Che i nostri amati Paperi siano esseri umani con maschere beccute, lo sappiamo. E meglio di tutti lo sapeva Carl Barks, inimitabile e inarrivabile, autore della Disfida dei dollari e di tanti altri capolavori. Maestro del fumetto Disney, che nelle sue creature di carta (molte delle quali da lui inventate) infuse a piene mani sentimenti, vizi e virtù, passioni e debolezze.

Degli innumerevoli personaggi dell’Uomo dei Paperi, quello che forse meglio mostra questa peculiarità è proprio lui, il figlio che Barks estrasse dal cilindro, quasi per gioco, in una notte di Natale del 1947. Paperon de’ Paperoni, ovviamente.

Tanto umano da meritarsi l’appellativo diretto di “uomo” addirittura nel titolo di una storia. E che storia.

Only a Poor Old Man, pubblicata sul numero 386 di Four Color Comics nel 1952 e resa in italiano come Zio Paperone e la Disfida dei Dollari, è un piccolo miracolo in 32 tavole. Una pietra miliare del fumetto tutto.

“Man”, ma anche “Poor” e “Old”: ben due aggettivi nello spazio brevissimo di un titolo fulminante.
Sull'”Old”, ci siamo: che Paperone sia l’anziano zio di Paperino non ci piove. Ma “Poor”? Non era lo zio ricco?

Un parente misterioso

Effettivamente, il Vecchio Cilindro prima della Disfida dei dollari aveva compiuto una dozzina di apparizioni, più o meno corpose, in altrettante vicende, e sempre mostrandosi per quello che appariva: un anziano, scozzese, ricco sfondato, burbero, micragnoso, persino un po’ bislacco.
Ma oltre questa coltre di pecunia e modi bruschi, c’era dell’altro?

Evidentemente sì, o per lo meno questo è ciò che probabilmente pensavano i lettori degli albi a fumetti Disney, che inspiegabilmente (o forse no) facevano impennare le vendite di Four Color Comics e di Walt Disney’s Comics and Stories ogniqualvolta accanto a Paperino faceva capolino in ghette e basette questo zio dal passato nebuoloso. Ci poteva, ci doveva essere qualcosa di più.

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E questo qualcosa in più, che già si iniziava a intravedere nelle storie del 1951, esplode fragorosamente qui, proprio in Zio Paperone e la Disfida dei Dollari.

I dollari, già. Motore e scopo di ogni azione paperoniana. Nei dollari la vicenda si apre: Paperone ci si tuffa come un pesce baleno, scava gallerie come una talpa, li getta in aria e se li fa ricadere sulla testa. È la prima volta che glielo vediamo fare in una storia lunga, dopo un paio di ten-pagers (Paperino esattore e Paperino e la pioggia d’oro) che avevano anticipato la bizzarra pratica balneare.

Disfida dei Dollari

E dopo la nuotata nei dollari, si parla… di dollari. Paperone racconta a Paperino della bellezza, della sicurezza, della serenità che i soldi possono donare. In una sequenza concitata e paradossale, il racconto è costantemente interrotto da pericoli svariati al patrimonio del magnate, messo a repentaglio da tarme, topi, ragni. Due tavole senza respiro e senza strisce: 16 vignette singole in cui si alternano rocambolescamente parti del sermone su quanto sia rilassante avere tanti soldi e affannosi contrattacchi alla fauna paperopolese, seguiti dalle inevitabili ansie di perdere tutto.

Il rapporto di Paperone con il denaro assume già qui una sfumatura ambivalente. I soldi sono la sua passione, la sua serenità, il suo rifugio ludico; ma allo stesso tempo la preoccupazione che più lo affligge.
Per lo Zione fare soldi è importante, sì. Ma probabilmente ancora più importante è poi tenerseli stretti, e non per una mera questione di avarizia.

È un rapporto ben più profondo, che scopriamo proseguendo nella lettura della storia. Dopo tarme e topi, si profila infatti un pericolo ben più minaccioso: la Banda Bassotti, qui alla prima vera apparizione attiva in una storia di ampio respiro. Intimorito dai malviventi in mascherina e timoroso di diventare un “povero vecchio”, Paperone confida a Qui, Quo e Qua le radici profonde del suo malessere. Ed è qui che si spalanca un universo nuovo.

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Per un pugno di dollari

È un punto di non ritorno: il vecchio, avaro e rude delle prime storie si fa da parte, un personaggio tutto nuovo entra di prepotenza in scena. Nella Disfida dei Dollari scopriamo che Paperon de’ Paperoni ha un passato, intuiamo che è un passato folle e intenso, costellato di avventure, fallimenti, successi. Scopriamo che il denaro accumulato non è solo freddo capitale: è rovente concretizzazione di vicende, di attimi unici e irripetibili, di storie. “Ogni moneta qui ha una sua storia” dice lo Zione ai nipotini. E ogni moneta è il risultato di qualcosa, e di conseguenza un ricordo.

Capiamo così che il rapporto morboso, fisico, al limite del carnale, tra Paperone e i suoi dollari, condotto allo zenit nel rito del bagno aureo, porta con sé un significato di ben più ampia portata di quello che potrebbe sembrare solo il momento di scarsa lucidità di un anziano sciroccato.

Il vecchio Papero ama nuotare nel denaro perché ama letteralmente il suo denaro e ama il significato che ogni moneta (e non tutte le monete considerate insieme) ha: così come si ama qualcuno con cui si condividono ricordi indelebili.

Disfida dei Dollari

Da queste riflessioni, il malessere profondo che il pensiero di perdere tutto arreca. E sempre da queste riflessioni sorge la forza per reagire: Paperone torna a percepire lo spirito combattivo di quando era giovane, in Klondike (qui nominato per la prima volta), in Montana e in svariati altri luoghi e tempi da cui Don Rosa attingerà a piene mani nella ricostruzione biografica del Vecchio Cilindro.

E rialzatosi, dopo un momento di introspezione così profonda sottolineata graficamente dalla luce fioca nel teatro del Deposito, tutta concentrata sulle sue espressioni in primo piano, il più duro dei duri (anche questa formula è usata qui per la prima volta), si erge. Dovrà combattere di nuovo, e dovrà difendere i suoi dollari, forte delle energie che dai dollari stessi indirettamente derivano.

Guerra e Pace

Da qui in poi, sarà un’escalation serratissima di azioni e risposte, in cui il Papero in palandrana mostrerà ai suoi avversari, numerosi e accaniti (in questa storia i Bassotti sono sette), di avere ancora la stoffa per lottare. Paperone e i suoi nipoti inaugurano così un team up di successo nella lotta ai Beagle Boys, che vedremo in centinaia di storie nei decenni a seguire. Ma, ahimè, in questa prima occasione, la cui location è il bacino artificiale in cui il multimiliardario ha nascosto il patrimonio per cercare di sottrarlo alle fameliche mani dei Bassotti, le cose non vanno per il verso giusto: dopo una lotta senza esclusione di trovate e controtrovate, Paperone perde.

Memorabile è la quadrupla in cui la diga cede, rosicchiata dalle termiti, anticipata da una vignetta splendidamente evocativa in cui i Bassotti osservano, in controluce e al crepuscolo, il frutto della loro vittoria:

Disfida dei Dollari

Una vignetta silenziosa, in cui il tempo per un istante si sospende e la luce dorata del tramonto ammanta tutto di una fragile pace. Poi, il frastuono di questa meraviglia è assordante:

Disfida dei Dollari

Ancora una volta, la giostra delle emozioni ha cambiato direzione: Paperone è di nuovo a terra, e il suo denaro non è più suo.

La disfida dei dollari: un gran finale

“Anche voi amereste il vostro denaro se l’aveste sudato come l’ho sudato io, ragazzi! Pensando un po’ più intensamente di altri… Saltando un po’ più in fretta…”

Così dice Paperone nella prima parte della storia, mentre apre il suo cuore ai nipoti. Ed è questo il segreto del Papero scozzese: saltare un po’ più in fretta degli altri. Letteralmente. Saltando nel denaro, il più furbo dei furbi convince i Bassotti che nuotare nel peculio sia un’attività naturale e alla portata di tutti, provocandone l’inevitabile tuffo e la conseguente ammaccatura di cranio.

E così, l’ultima parola è ancora una volta quella di un vecchio Papero che ha costruito il suo patrimonio moneta su moneta, che lo ama, che non potrebbe separarsene – sarebbe un tradimento – e che nella sua stessa ricchezza fisica, entità quasi viva, scorge il colpo di coda finale con cui aggiudicarsi la Disfida di nostrana traduzione.

Arriviamo così alla splendida tavola finale, che da sola basterebbe a qualificare l’intera storia quale il capolavoro che è. Per Paperone e il suo denaro giunge, come per due amanti ritrovati, il momento del ricongiungimento. Ma stavolta, in solitudine.
Paperino e Qui, Quo, Qua, fedeli luogotenenti, sono infatti esausti. Per loro, che non comprendono fino in fondo l’alchimia profonda tra lo zio e i suoi dollari, lo sforzo è già stato portato ben oltre ogni prospettiva.

Addirittura Paperino, stanco dei discorsi su denaro e serenità, che tornano ironicamente (e simmetricamente) dopo l’inizio della vicenda e tutto ciò che ne è conseguito, assesta un poderoso calcio al portapiume dello Zione, asserendo come i suoi bilioni non siano altro che una scocciatura e lui nulla più che un povero vecchio.

Disfida dei Dollari

E mentre pronuncia questa spietata sentenza, esce di scena con nipotini al seguito. Paperone rimane solo, piccolo, in fondo alla strada, insieme al suo denaro. L’inquadratura lo cerca, si stringe su di lui spietata, senza elementi reali di riferimento né addirittura contorni grafici. Quanto durerà quest’attimo di assoluto silenzio? La magia del fumetto ci permette di dilatarlo o restringerlo a nostro piacimento e di fermarci con il Vecchio Cilindro, a riflettere.

Sarò davvero un povero vecchio perché amo il mio denaro e ciò che rappresenta?

Che la riflessione sia lunga o meno, l’incertezza dura poco. Paperone lo sa, l’ha capito: lui ama il suo denaro perché gli ricorda la sua vita in giro per il mondo, i successi, le malinconie, i traguardi. Ma lo ama anche perché, banalmente, lo diverte.

A Paperone piace fisicamente giocare con il suo denaro. E non solo perché la tal moneta è associata al tal momento lontano mezzo secolo. Certo, anche. Ma c’è uno strato in più, che Barks aggiunge in questa clamorosa, meravigliosa, ultima tavola. Paperone non invecchia, perché si diverte, perché fa quello che gli piace.

E nessuno che possa fare ogni tanto quel che gli piace sarà mai un povero vecchio.

Disfida dei Dollari
Il cerchio si chiude: nuotata all’inizio, nuotata alla fine (e ce n’è una anche a metà esatta della storia)

Alla luce di questo finale, la trovata definitiva per sconfiggere i Bassotti appare ancora più pura e diretta: Paperone ha vinto facendo qualcosa che ama, e che nessuno più di lui può amare. E questo sentimento divertito e autentico è così potente da non essere compreso neppure dai nipoti, teoricamente i più vicini e coinvolti.

Gli strati più profondi dell’amore, d’altronde è noto, non si condividono con nessuno.

Una pietra miliare

Zio Paperone e la Disfida dei Dollari spalanca così le porte a un numero potenzialmente infinito di storie con quello che è evidentemente ben più di un parsimonioso zio di passaggio. Da questo momento in poi, Paperon de’ Paperoni, qui per la prima volta protagonista, diventa un personaggio dalla caratterizzazione profonda e sfaccettata, capace di attrarre intorno a sé dinamiche narrative complesse e comprimari di ogni tipo.

Nel giro di poco, dopo altri due (ottimi) esperimenti di storie lunghe da protagonista (Zio Paperone e la Stella del Polo e Zio Paperone e la Cassa di Rafano), al Vecchio Cilindro verrà dedicata una testata tutta sua, Uncle $crooge, che inizierà la numerazione significativamente dal numero 4, a intendere come il numero 1 fosse da rintracciarsi proprio in Four Color Comics 386, dove era comparsa per la prima volta Zio Paperone e la Disfida dei Dollari.

Una nuova era stava iniziando. Un’era di avventure, cacce al tesoro, popoli misteriosi, fattucchiere, gare di ricchezza e tanti, tanti bagni nel denaro.

Tutto sommato non male, per un povero vecchio.

Stefano Buzzotta

Immagini © Disney

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