Da ormai più di sei anni, in maniera sempre crescente, hanno fatto capolino anche sui nostri schermi numerosissimi servizi di video on demand in abbonamento. Spendendo una cifra relativamente bassa possiamo godere di un numero quasi infinito di film e serie TV direttamente dal nostro divano. La prima importante piattaforma di streaming che ha espanso il proprio mercato a livello globale è stata Netflix, caratterizzata da un’offerta mista di contenuti, tra produzioni originali e prodotti di altre emittenti televisive e studi cinematografici.
La peculiarità dei Netflix Originals
La cosa che da sempre ha contraddistinto i prodotti seriali televisivi Netflix da quelli della concorrenza è stata la scelta dell’azienda di rendere disponibili fin da subito tutte le puntate delle serie originali. Questa manovra rompeva uno stilema che fino all’arrivo del colosso di Los Gatos era inevitabilmente connesso alla serialità televisiva: l’attesa. Per la prima volta gli spettatori non erano in balìa degli orari di un palinsesto: al contrario, era possible scegliere in tutta tranquillità cosa vedere e soprattutto quando vederlo, in base ai propri impegni e al tempo libero. L’era dello zapping diventava ormai solo un lontano ricordo, mentre il concetto di binge watching (fare lunghe maratone di serie TV, guardando un episodio dopo l’altro) avanzava imperante.

L’avvento di Disney Plus
Com’è naturale pensare, mentre Netflix con il passare degli anni macinava abbonati su abbonati, altri colossi dell’intrattenimento iniziavano a lanciare le proprie piattaforme streaming con contenuti originali o in esclusiva. Tra le principali Prime Video per Amazon, Peacock per la Universal/Comcast e HBO Max per Warner Bros. Discovery (ex WarnerMedia).

Era solo questione di tempo quindi prima che Disney entrasse a gamba tesa in quella che era diventata una vera e propria guerra dello streaming. Alcune prime avvisaglie si erano già avute nel 2016 con l’acquisto di una quota dell’azienda BAMTech (che possedeva una divisione ricerca e sviluppo per la tecnologia per lo streaming) e, nel dicembre 2017, con la gargantuesca acquisizione della 20th Century Fox.
Nel novembre del 2018 venne ufficializzato il nome della piattaforma: Disney Plus (anche abbreviato in Disney+).
Il servizio streaming avrebbe potuto contare su tutto il catalogo animato e non di proprietà della Casa di Topolino, passando dalla Pixar al franchise dei Marvel Studios, dai documentari di National Geographic fino ad arrivare al brand di Star Wars.
Nel corso dei mesi successivi è stato reso noto come all’offerta sarebbero stati aggiunti anche i film e le serie Fox: inizialmente inseriti nel catalogo di Disney+, per questi contenuti destinati a un pubblico adulto è stata creata una sezione della piattaforma appositamente dedicata, Star (lanciata in Europa il 23 marzo 2021).
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Disney+ è stato lanciato ufficialmente il 12 novembre 2019 negli Stati Uniti, Canada e Paesi Bassi per poi essere inaugurato successivamente in altre nazioni. In Italia è arrivato il 24 marzo 2020.
Binge watching sì, binge watching no
Poco prima del lancio di Disney+ venne riferito come, a differenza di quanto facevano Netflix e numerosi altri servizi di streaming, le serie originali non sarebbero state pubblicate con tutte le puntate disponibili fin da subito, ma sarebbe stato rilasciato un episodio alla settimana. Una mossa che non mancò di suscitare polemiche e malcontento da parte dei consumatori, che già si immaginavano alzati fino a tardi per finire in una notte The Mandalorian o WandaVision. Ma se si riflette un attimo sulla scelta operata da Disney, possiamo in realtà individuare numerosi motivi che hanno spinto la Casa di Topolino a escludere dall’equazione il binge watching.
Sicuramente l’iniziale penuria di contenuti non ha fatto che tracciare la strada maestra: sarebbe stato sconveniente per Disney rilasciare subito tutti gli episodi delle serie originali nei primi sei mesi di vita della piattaforma, perché al lancio Disney+ possedeva davvero pochi Originals (agli effetti, l’unico degno di nota era The Mandalorian). Un rilascio delle puntate in blocco sarebbe stato controproducente, in quanto avrebbe messo in evidenza un punto debole (iniziale) del servizio streaming.
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Ma bisogna essere onesti: con l’avanzare dei mesi il catalogo della piattaforma si è arricchito a tal punto da poter rivaleggiare con quello di Netflix, grazie anche all’inaugurazione della sezione Star e alle numerose serie targate Marvel Studios. Ma allora perché Disney+ ha scelto di continuare a non fornire l’opzione del binge watching per i suoi prodotti?

Ritorno al passato
Sicuramente Disney Plus continua a portare avanti la politica di rendere disponibili poco alla volta le nuove puntate delle serie originali per distinguersi dalla concorrenza, che al contrario ha sempre puntato parecchio sul concetto di binge watching (Netflix in primis). Ma non solo. Dopo il lancio, ci si rese subito conto di come la strategia di rilascio graduale adottata da Disney+ funzionava. E anche molto bene.
Tramite la distribuzione delle serie una puntata alla settimana, il pubblico ha riscoperto pian piano il piacere dell’attesa, il fantasticare sull’episodio successivo e anche il rivedere più volte la stessa puntata. Tutto ciò lo abbiamo riscontrato in particolare con WandaVision, che con i suoi interrogativi e piccoli misteri è riuscita a costruirsi una grande fanbase che alla fine di ogni settimana speculava sulla risoluzione che avrebbe potuto avere la serie.

Il grande successo di questo ritrovato sistema di distribuzione non è passato inosservato. Imitando Disney Plus, Amazon Prime ha iniziato a rilasciare le puntate delle sue serie di punta una volta alla settimana, per far sì che la gente parlasse per più tempo dei prodotti in questione (cominciando con la seconda stagione di The Boys). Anche altri servizi streaming hanno iniziato ad adeguarsi, e addirittura lo stesso Netflix ha iniziato a sperimentare il rilascio graduale degli episodi per alcuni dei suoi originals.
Binge watching, mai più?
Quindi l’epoca delle maratone (quasi) infinite è giunta al termine? Nì. Con molta probabilità, il rilascio in blocco di serie intere rimarrà. D’altronde questa politica è stata una delle chiavi del successo di Netflix, attualmente leader di mercato con più di 200 milioni di abbonati in tutto il globo. Ma siamo piuttosto sicuri di poter affermare che la distribuzione settimanale verrà presa molto più in considerazione in quanto, come già accennato, è un sistema che offre numerosi vantaggi. Lo spettatore rimane abbonato più tempo, la fidelizzazione verso il servizio aumenta e l’interesse del pubblico per gli originals si protrae nell’arco di più mesi, anziché esaurirsi dopo poche settimane.
Pur non potendo prevedere il futuro, attualmente la direzione verso cui si stanno spostando le piattaforme streaming – e in particolare Netflix – sembra essere quella del metodo di distribuzione “misto”. Per alcuni prodotti originali si punterà sul rilascio in blocco, per altri si opterà per la distribuzione parziale a cadenza settimanale. Il colosso di Los Gatos del resto sta già sperimentando in questo ambito da più di un anno, con la divisione in due parti delle stagioni delle sue serie originali. Il modus operandi è quello di rilasciare una stagione in due tranche, a molti mesi di distanza l’una dall’altra, come fatto ad esempio con Bojack Horseman. La strategia, per ora, sembra funzionare.
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Anche Disney Plus recentissimamente è dedita a sperimentazioni su questo fronte. Basti pensare che la serie antologica anime Star Wars Visions verrà distribuita nella totalità dei suoi nove episodi il prossimo 22 settembre. Data la natura del progetto, molto sperimentale e privo di una trama unitaria, la scelta di procedere per la via del Binge Watching da parte della Casa di Topolino è comprensibile. Possibile che questa strategia di distribuzione venga ripresa anche per altri progetti? Solo il tempo ce lo dirà.

Disney Plus ha dato una scossa al mercato delle piattaforme streaming, introducendo un’alternativa al binge watching che ci ha riportato indietro nel tempo e ha spinto la concorrenza a reagire e a riallinearsi. Ma il pubblico è mutevole e chissà che in futuro le carte in tavola non cambino nuovamente. Nel frattempo, a noi non rimane che spaparanzarci sul divano e goderci lo spettacolo.
Matteo Chiricosta
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Fonti: Forbes I Totally the Bomb I CheatSheet