Se pensiamo a Le follie dell’imperatore (2000), probabilmente la prima cosa a venirci in mente sarà una delle sue battute esilaranti… ma se vi dicessimo che molte di queste sono invenzioni del doppiaggio italiano, assenti nella versione originale del film?
Adattare un film in un’altra lingua è un problema antico come il cinema: il traduttore deve mantenere il significato dei singoli termini, e al contempo evocare le stesse sensazioni trasmesse dall’opera originale. Nel conciliare questi due aspetti si devono inoltre adeguare suoni, riferimenti culturali e giochi di parole per far sì che il pubblico possa riconoscerli e apprezzarli.
Per quanto una traduzione non sarà mai esattamente uguale all’originale, questo non significa necessariamente lavorare in perdita. Un buon esempio in tal senso è il doppiaggio italiano de Le follie dell’imperatore in cui, oltre alla modifica di alcune battute per adattarle al bagaglio culturale del pubblico, sono state fatte delle vere e proprie aggiunte ai dialoghi, che hanno contribuito all’umorismo del film.
In questo articolo troverete tutte le differenze significative che abbiamo scovato tra il doppiaggio originale e l’adattamento italiano de Le follie dell’imperatore, 40° Classico Disney che ha esordito nelle sale italiane ormai più di 20 anni fa, nell’aprile del 2001.
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12 differenze tra il doppiaggio italiano de Le follie dell’imperatore e la versione originale del film
In tutto abbiamo trovato 12 differenze significative tra il doppiaggio originale e quello italiano: se vi siete ripresi dalla presa di consapevolezza che sono davvero passati più di 20 anni dalla prima proiezione cinematografica de Le follie dell’imperatore, possiamo partire.
1) Il ritornello de La canzone dell’Uomo sigla non si ripete uguale a se stesso
Nella versione originale del film, l’Uomo sigla è interpretato da Tom Jones, uno dei nomi più popolari della scena musicale internazionale. In italiano, adattamento e voce sono di Ernesto Brancucci (in arte Ermavilo). Nonostante non sia mai divenuto una popstar, Brancucci è stato un pilastro del doppiaggio italiano Disney, ambiente in cui lavorò dal 1986, assumendo ufficialmente il ruolo di direttore musicale nel 1993 fino alla sua scomparsa, nel 2021.
La canzone dell’Uomo sigla (Perfect World) è l’unica canzone presente nel film (se escludiamo i titoli di coda). Dovendo rispettare la metrica e il ritmo, alcuni versi sono stati necessariamente tradotti in maniera non letterale. La corrispondenza tra le parole della versione originale e la traduzione si mantiene però per la maggior parte del tempo: questo sia perché la canzone è di breve durata, sia grazie all’esperienza di Brancucci come paroliere. Quello che salta in maniera più evidente all’orecchio è però la modifica al ritornello, che nella canzone in inglese si ripete uguale per entrambe le volte, mentre in italiano cambia.
What’s his name? Kuzco!
Ritornello nella versione originale
That’s his name: Kuzco!
He’s the king of the world, Kuzco!
Is he hip or what? Kuzco!
Don’t you know he’s the king of the world?
Come si chiama? Kuzco!
Sì, è lui: Kuzco!
È il sovrano del mondo, Kuzco!
È il migliore, Kuzco![…]
Di chi stiamo parlando? Kuzco!
Ritornello 1 e 2 nella versione italiana
Sì è lui: Kuzco!
È magnifico, Kuzco!
È il signore dell’universo, Kuzco!
La canzone è il biglietto da visita di Kuzco: è un’introduzione che punta subito i riflettori sulle manie di protagonismo del personaggio, ma nella versione italiana viene spinto ancora di più l’acceleratore sulla superbia dell’imperatore. Al secondo ritornello infatti, questi passa rapidamente da sovrano del mondo a magnifico signore dell’universo. Una differenza forse piccola, ma che più dell’originale mette l’accento sulla mancanza di modestia di Kuzco.
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2) Avresti dovuto rifletterci, prima di diventare un pezzente!
Nella sua prima apparizione, Yzma, la consigliera dell’imperatore, sta ricevendo i sudditi in sua vece. Fra questi c’è un povero contadino che non ha da mangiare, a cui Yzma nega aiuto urlandogli addosso “Avresti dovuto rifletterci, prima di diventare un pezzente!”
Nonostante la meschinità dell’accusa, la battuta fa ridere nella sua paradossalità, perché ci immaginiamo qualcuno che, senza pensarci troppo, prende e diventa un pezzente, ossia un povero accattone. Così, de botto. Unica colpa: non averci rimuginato sopra abbastanza.
Sedersi e riflettere può aiutare qualcuno a non rimanere senza cibo? Come? Non funziona così. Anche perché l’uomo non ha deciso di essere un mendicante. Un mestiere ce l’ha, fa il contadino.
Nella versione originale, l’uomo viene subito identificato come “peasant“, che significa letteralmente contadino, e ciò di cui lo accusa Yzma per respingere annoiata le sue richieste è proprio di aver scelto di fare il peasant di mestiere: “You really should have thought of that before you became a peasant!“.
Per quanto il termine abbia anche connotazione negativa in inglese, e sicuramente la consigliera lo utilizza in tale accezione, il significato è meno denigratorio che in italiano, perché peasant può significare “rozzo, ignorante, sempliciotto” ma non misero accattone.
Il doppio senso di peasant come contadino/persona senza educazione né buone maniere rende lo scambio di battute in inglese più logico dell’adattamento nostrano, ma è nella spietata associazione contadino/pezzente che vengono definiti con più efficacia il sarcasmo sprezzante e il classismo di Yzma.
Una traduzione più fedele della frase sarebbe stata “Avresti dovuto rifletterci, prima di diventare un rozzo ignorante!” – ma in tal caso non avremmo avuto né la battuta del doppiaggio italiano né il doppio senso originale.
3) All’anima!
Mentre Yzma cerca di giustificarsi per essersi seduta sul trono, Kuzco rimane impressionato dalla sua ragnatela di rughe, esclamando nella sua testa “Whoa!“, tradotto in italiano con un più articolato “All’anima!”. Il tono sbalordito è lo stesso, ma non siamo sicuri di poter affermare che sul vocabolario ci sia una diretta corrispondenza tra le due espressioni.
4) Nero forte
ll diabolico ma semplice piano di Yzma per sbarazzarsi dell’imperatore è avvelenarlo con una pozione. Per essere precisi, una pozione di cui si avverte il potere al solo sguardo:
“Feel the power!” (Avvertine il potere!)
“I can feel it!” (Posso sentirtlo!)
In italiano, il potere non è semplicemente visibile, ma addirittura nero. Nero come… un caffé:
“Toccalo Kronk: non ne avverti il nero potere?”
“Caspita, è nero forte!”
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5) Sono un re di larghe vedute ma ho una fame che non ci vedo
La battuta originale di Kuzco che arriva a cena da Yzma e pretende di essere servito subito è “I am a hungry king of the world“, letteralmente “Sono un re del mondo affamato”. Per quanto “king of the world” sia un’espressione idiomatica per definire uno stato d’animo positivo, così come il suo equivalente italiano “re del mondo”, la frase nel suo complesso non ha intento comico.
Al contrario, nel doppiaggio italiano de Le follie dell’imperatore è stato inserito il gioco di parole: “Sono un re di larghe vedute ma ho una fame che non ci vedo”.
6) “Ci sei?” “No, sono al bar”
Quando Kuzco e Pacha si ritrovano bloccati nel dirupo su un fiume pieno di alligatori, l’unica soluzione è tentare di risalire le pareti spingendosi schiena contro schiena. Nella versione inglese Pacha chiede “Ready?” (Pronto?) e Kuzco risponde semplicemente “Ok, got it” (Ok, ci sono).
Nel doppiaggio italiano il lama è molto meno collaborativo, ma più faceto: “Ci sei?” “No, sono al bar.”
Sapevate che Pacha in peruviano antico significa “pazienza”? No, non è vero. Abbiamo mentito. Ma ci piace pensare che sia così.
7) Ero una Giovane Marmotta!
Nella traduzione italiana, Kronk giustifica la conoscenza del linguaggio degli scoiattoli in quanto ha fatto parte delle Giovani Marmotte. Un film Disney che cita i fumetti Disney: prevedibile, no? No.
Come forse già saprete, i fumetti Disney sono molto più popolari in Europa, e soprattutto in Italia, che non in patria.
Nella versione originale, il riferimento all’organizzazione scout internazionale di cui fanno parte Qui, Quo, Qua manca – altrimenti la spalla di Yzma avrebbe dovuto militare nei Junior Woodchucks. Se ascoltiamo il doppiaggio inglese invece Kronk dirà di aver fatto parte dei Junior Chipmunks, ovvero i Giovani Scoiattoli.
Nessun rimando alla cultura popolare, quindi? Quasi. Nella serie TV Happy days, Joanie, la sorella minore dei Cunningham, è una Junior Chipmunk.
Ah, ma quindi c’era una strizzata d’occhio alla cultura popolare anche nell’originale! Sì, ma interrogatevi su quante persone nel 2001 secondo voi avrebbero saputo dire tutti i nomi dei fratelli Cunningham e quanti invece sapevano cosa fosse il Manuale delle GM.
Bene, andiamo avanti.
8) La nonna brutta di Dracula
Più volte Yzma viene descritta come una vecchia che assomiglia a “la nonna brutta di Dracula”. La frase di partenza era “Scary beyond all reason“, che potremmo tradurre alla lettera con “Che fa orrore oltre ogni ragionevole misura, più di ogni altra cosa al mondo”.
La gag gioca sul meccanismo della ripetizione: persone che non hanno mai visto Yzma prima la descrivono allo stesso modo, e il fatto che concordino nonostante non si conoscano tra loro fa ridere. Nessuno ha altre parole per dire quanto la vecchia sia brutta, se non convenire sul fatto che susciti spavento oltre la ragione.
Sarebbe stato altrettanto credibile che nell’articolata e variegata lingua italiana mancassero le parole per definire la bruttezza della vecchia? Probabilmente no. Ecco così che una racchia impensabile come Yzma diventa “la nonna brutta di Dracula”. E il fatto che tutti la definiscano esattamente così, senza esitare, rende ancora più divertente il meccanismo della ripetizione: insomma, vuol dire che la somiglianza è proprio sputata.
9) Guarda che ho ucciso per molto meno!
Dopo aver mancato di poco Kuzco alla locanda, Kronk si sveglia di soprassalto, realizzando che il contadino che hanno incontrato quel giorno era lo stesso che aveva visto allontanarsi tra la folla, portandosi via il sacco contenente l’imperatore. Consapevole che mettersi sulle sue tracce potrebbe portarlo da Kuzco, corre a parlarne con Yzma.
La donna si solleva dal letto, mostrandosi senza parrucca, con i cetrioli sugli occhi e la crema sul viso: Kronk esplode in un grido spaventato, indietreggiando.
Nella versione inglese, Yzma commenta infastidita per essere stata svegliata con “This had better be good!” che significa letteralmente “Sarà meglio che tu abbia un buon motivo per avermi svegliato!”.
Nella versione italiana la battuta di Yzma non ha niente a che vedere con l’irruzione di Kronk: il problema non è il risveglio brusco, quanto piuttosto la reazione spaventata dell’aiutante, che la donna interpreta come un affronto e che la porta a dire, a denti stretti: “Guarda che ho ucciso per molto meno!”
Una sola frase che basta a descrivere l’indole di Yzma: spietata, vanitosa e intollerante nei confronti di qualsiasi allusione in negativo al suo aspetto – sebbene il suo aspetto sia quello della nonna brutta di Dracula.
10) “La porta è di legno massiccio!” “Proprio come la tua testa”
Per rallentare la coppia di cattivi, la famiglia di Pacha rinchiude temporaneamente i due in uno stanzino.
Yzma intima a Kronk di sfondare la porta, ma questi si rifiuta perché “This is hand-carved mahogany!” (È in legno di mogano intagliato a mano!). Obiezione respinta con “I don’t care, you fool!” (Non mi interessa, sciocco!).
Nel doppiaggio inglese, quello che fa ridere è il lato sensibile all’arte di Kronk, restìo a distruggere un pezzo di artigianato (nonostante un attimo prima non avesse battuto ciglio quando si parlava di incendiare la casa).
Nel doppiaggio italiano, Kronk è più pratico e protesta perché sfondare la porta gli pare difficile: “La porta è di legno massiccio!” “Proprio come la tua testa!” gli risponde prontamente Yzma. Ancora una volta, il personaggio italiano si riconferma più pungente e sarcastico della sua versione anglofona.
11) Bella domanda. Se lo stanno chiedendo tutti in sala!
Yzma e Kronk cadono in un burrone mentre stanno inseguendo Kuzco e Pacha. Nonostante questo, i cattivi arrivano a palazzo prima degli altri. Come hanno fatto ad arrivare prima?
Già, come hanno fatto?
“How did we, Kronk?” (Come abbiamo fatto, Kronk?)
“Well, you got me. By all accounts, it doesn’t make sense.” (Be’, avete ragione. Sotto ogni punto di vista, la cosa non ha senso)
L’incapacità dei due di dare una spiegazione è corredata da tanto di mappa mostrata da Kronk, su cui si vede come il percorso dei due si interrompa nel crepaccio:
Oltre a rendersi conto di non poter dare una valida spiegazione nemmeno in italiano, Kronk chiama direttamente in causa gli spettatori con: “Bella domanda. Se lo stanno chiedendo tutti in sala!” La presa di consapevolezza di essere sullo schermo di un cinema arricchisce la gag di un ulteriore elemento sorpresa rispetto alla versione originale.
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12) Forza ragazzi! …tanto peggio di così
Nello scontro finale, Pacha e Kuzco finiscono in uno scarico il cui sfiato è una delle narici del mascherone che adorna la facciata del palazzo reale, posto a decine di metri di altezza. Mentre i due sono disperatamente aggrappati al ciglio dello scarico, Yzma ordina alle guardie di andare a prenderli. Il capitano motiva la truppa al grido di “Come on men! Nobody lives forever! Charge!” (Avanti uomini! Non si vive per sempre! Alla carica!): una frase degna di un vero condottiero, fiero e carismatico.
La fierezza del comandante prima di tuffarsi giù per le narici è sostituita in italiano da una dignitosa rassegnazione: “Forza ragazzi! …tanto peggio di così!” La truppa infatti, nella baruffa, è stata trasformata in un caravanserraglio composto nell’ordine da: una mucca in congedo, uno scimmione, uno struzzo, un polpo e un cinghiale, alla cui guida c’è un rettile non meglio identificato.
In effetti, come potrebbe andare peggio di così?
Bonus: Le follie dell’imperatore
Le differenze che abbiamo analizzato finora sono tutte aggiunte del doppiaggio italiano alla versione originale de Le follie dell’imperatore. Vorremmo concludere la nostra rassegna mettendo in evidenza un’ultima differenza nell’adattamento, che non riguarda però i dialoghi quanto il titolo: The Emperor’s New Groove.
The Emperor’s New Groove è un riferimento alla fiaba danese di Hans Christian Andersen, I vestiti nuovi dell’imperatore, il cui titolo in inglese è The Emperor’s New Clothes. Il protagonista della fiaba è un imperatore tanto vanitoso da acquistare un vestito inesistente che crede sia fatto “di una stoffa visibile solo ai più intelligenti e meritevoli, ma invisibile agli occhi degli stolti e degli indegni”. Credendo alla fandonia e non volendo ammettere di non riuscire a vederla perché non vuole dirsi stupido, il re indossa il vestito in una parata pubblica, mostrandosi agli effetti completamente nudo di fronte ai suoi sudditi.
Kuzco è simile all’imperatore della fiaba in quanto parimenti vanitoso, innamorato di se stesso e incapace di ammettere di essere nel torto (almeno, per lunga parte del film). Il riferimento è evidente, ma anziché di nuovi vestiti Kuzco avrà un nuovo groove.
Tradotta in italiano, la parola groove può rimanere invariata con il significato di “serie ritmica musicale che si ripete ciclicamente”, solitamente presente nei brani swing di jazz. In questo caso l’etimologia deriva dai solchi e scanalature dei dischi in vinile, in inglese appunto detti grooves. La seconda traduzione di groove è “routine quotidiana” – per estensione del senso di ripetizione ciclica musicale – oppure ancora “stile di vita dedito al divertimento e al piacere“.
Il nuovo groove dell’imperatore di cui parla il titolo del film è utilizzato con quest’ultima accezione: al termine dell’avventura, Kuzco abbraccerà uno stile di vita diverso, e da superficiale ed egoista imparerà che si può provare empatia per gli altri.
Il doppio significato di groove è invece all’origine dell’equivoco del nonnetto che rompe il ritmo dell’imperatore durante la Canzone dell’Uomo sigla: il vecchietto crede di aver interrotto il ritmo della routine quotidiana di Kuzco, quando invece ha interrotto la canzone perché l’imperatore gli ha sbattuto contro mentre faceva un moonwalking. Nella versione originale, il ritmo di cui si parla in questa sequenza è proprio indicato con groove.
Nel titolo italiano si perde il gioco di parole con la fiaba di Andersen e non ci sono riferimenti al fatto che l’imperatore introdurrà delle modifiche nella sua vita. L’adattamento nostrano in Le follie dell’imperatore punta piuttosto a sottolineare la stravaganza e l’esuberanza del film, come a voler prendere le distanze dalla solennità dei Classici del decennio precedente, appartenenti al cosiddetto Rinascimento Disney.
Ma se state già storcendo il naso perché siete strenui difensori delle traduzioni alla lettera, sappiate che non tutto è perduto. La follia, infatti, è un tema musicale di origine portoghese che deriva dalle danze popolari di contadini e pastori, ed è presente nelle opere di diversi autori (fra cui anche Bach e Händel). Possiamo così apprezzare anche nell’adattamento italiano un riferimento al ritmo musicale, per quanto esso sia più sottile e nascosto.
Il doppiaggio de Le Follie dell’imperatore
Le follie dell’imperatore ha avuto una storia di produzione travagliata. Messo in cantiere nel 1995 con l’obiettivo di distribuirlo al cinema nel 2000, dopo i primi 3 anni di lavoro molto del materiale realizzato venne cestinato e parte del team creativo abbandonò il progetto, fra cui il primo regista Roger Allers. Questo rese necessaria una riscrittura quasi completa della trama e dei personaggi, per minimizzare costi e tempi di produzione e poter terminare il film in tempo per la data di rilascio prefissata. Quel che ne uscì fu un Classico strutturato intorno alla comicità, caratterizzato da una narrazione meno epica, toni meno drammatici, uno stile di disegno sintetico e un corpus di canzoni ridotto rispetto alla produzione Disney degli anni ’90.
Per assecondare il nuovo corso intrapreso da Le follie dell’imperatore, la scelta dei doppiatori ricadde su attori legati al teatro comico.
La parte dell’imperatore Kuzco fu assegnata a David Spade, lanciato dal Saturday Night Live, longevo varietà televisivo di sketch comici e parodistici.
Il ruolo di Yzma andò a Eartha Kitt, parte che le valse un Annie Award. Definita “la donna più entusiasmante del mondo” dal regista Orson Wells, è stata una cantante, ballerina, cabarettista e attrice nota soprattutto per il suo distintivo stile canoro e per le sue qualità autoironiche.
Per interpretare il mite contadino Pacha venne scelto John Goodman, anch’egli noto soprattutto per i suoi ruoli comici, tra cui ricordiamo il papà della sitcom Pappa e ciccia e Walter de Il grande Lebowski. Dopo questa prima collaborazione con Disney, l’attore ha ricoperto numerosi altri ruoli di doppiaggio per la casa di Burbank, tra cui Sulley di Monsters&co.
Infine, il ruolo di Kronk andò a Patrick Warburton, altro attore di sitcom (Seinfeld) e doppiatore del poliziotto Joe de I Griffin.
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I doppiatori italiani de Le Follie dell’imperatore
A interpretare Kuzco e Kronk nella versione nostrana del film sono rispettivamente Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, che proprio nel 2000 assumevano la conduzione de Le Iene dopo essere stati lanciati da MTV Trip, videoreportage con interviste e sketch comici, girato spostandosi per l’Italia alla guida di un carro funebre.
La voce di Yzma è invece Anna Marchesini, una delle regine del cabaret italiano, che raggiunse l’apice del successo al fianco di Tullio Solenghi e Massimo Lopez nell’amatissimo gruppo Il Trio.
Pacha è infine Adalberto Maria Merli, interprete con una lunga carriera alle spalle. L’attore, a differenza del resto del cast, è noto per ruoli più drammatici, come il doppiaggio di Jack Nicholson in Qualcuno volò sul nido del cuculo. Secondo la personalissima opinione dell’autrice dell’articolo, una scelta azzeccata perché, con la sua voce pacata, è in grado di bilanciare bene l’esuberanza dei suoi comprimari.
Come si può intuire da questa breve rassegna, così come per il doppiaggio inglese de Le follie dell’imperatore, anche gli interpreti italiani furono selezionati in base al loro legame con il genere comico. Oltre a prestare la propria espressività ai personaggi, gli attori hanno arricchito l’adattamento del film con le gag che abbiamo elencato, e che nei dialoghi originali non erano previste.
Se a distanza di oltre 20 anni continuiamo ancora a citare a memoria le battute de Le follie dell’imperatore, parte del merito è proprio del doppiaggio italiano. Una dimostrazione di come l’adattamento di un’opera in un’altra lingua possa contribuire al suo successo qualora si riescano a tradurre le necessarie differenze in opportunità.
Agnese Amato
Immagini © Disney
Fonti: AntonioGenna.net | The Emperor’s New Groove su IMDb