“Yaaaaa-hoo-hoo-hoo-hooey!“. Uno yodel che, nel tempo, si è diffuso in tutto il mondo, a testimonianza del successo unanime del personaggio di Pippo. A questa crescente fama sono corrisposti gli sforzi dei traduttori dei diversi Paesi che hanno cercato di adattare il nome del migliore amico di Topolino alle esigenze del pubblico locale. Ecco perché, in questa occasione, con “in viaggio con Pippo” non intenderemo il lungometraggio del 1995, bensì quello che compiremo noi, alla scoperta dei tanti nomi che, nei diversi idiomi, servono a indicare questo personaggio goffo e simpatico. Dunque, come si dice Pippo nelle altre lingue?
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USA: da Dippy Dawg a Goofy
Nel 1932, Pippo esordisce nel cortometraggio Mickey’s Revue con il nome di Dippy Dawg. Infatti dawg è un termine dello slang americano che viene utilizzato quando ci si rivolge a un amico di sesso maschile in situazioni informali. Tuttavia, nel caso specifico di Pippo è presente di un gioco di parole: la pronuncia di dawg rende questo termine un omofono di dog, diventando, dunque, “cane svitato“.
La goofiness come stile di vita
Il nome “Goofy” (Goofy the Goof per esteso), letteralmente “sciocco” o “goffo”, arriva solo due anni dopo, nel 1934, nel corto Una serata di beneficenza. Con esso cessano i riferimenti (nel nome) alla sua natura canina, sottolineandone solo il carattere imbranato. Con dolcevita, gilet e cappello, Pippo continua ad avanzare con le sue enormi scarpe nell’universo disneyano fino a ottenere il suo ritratto più completo e definitivo. Nel 1938 “Goofy” non è soltanto una caratteristica del personaggio, ma diventa con Merril De Marris uno stile di vita e una forma mentis che aderisce perfettamente alla sua natura strampalata. Pippo continua a vivere tra le nuvole, ma se opportunamente stimolato arriva ad aiutare i suoi amici con un comportamento mai scontato e sempre caratterizzato da una vena di genialità.
Col passare del tempo, Goofy diventa Super Goof mangiando le super noccioline (super goopers in originale). Un supereroe a tutti gli effetti nato come parodia del già allora famosissimo Superman. A differenza di quest’ultimo, però, i suoi superpoteri dipendono direttamente dal consumo delle noccioline: Super Goof deve quindi premurarsi di avere una scorta a disposizione.
Un’altra curiosità: l’esclamazione tipica di Pippo Gawrsh! in realtà è una forma alternativa di Gosh! che nei paesi anglofoni è un modo per dire “Dio!” in situazioni di sorpresa o disappunto.
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Pippo in Italia
Tutte queste caratteristiche hanno portato il successo di Goofy anche oltreoceano, facendolo approdare in Italia come Pippo. In questo caso il nome deriva da un ipocoristico di Filippo o Giuseppe, ampiamente diffuso sul territorio. Non solo il suono è buffo, ma Pippo era anche il nome di un celebre compositore dell’epoca: Pippo (diminutivo di Giuseppe) Barzizza. Inoltre, nel nostro Paese il personaggio disneyano è dotato di un cognome: come è successo negli Stati Uniti con Goofy The Goof, in Italia il suo nome completo è, in molte versioni, Pippo de’ Pippis.
I de’ Pippis appartengono a una lunga dinastia. Della chilometrica lista di parenti è opportuno menzionare sicuramente il nipotino prodigio Gilberto de’ Pippis, dotato di un’intelligenza logico-matematica inversamente proporzionale a quella dello zio. Altrettanto diverso, il cugino Indiana Pipps è la versione “pippide” di Indiana Jones, sempre alla ricerca di nuove avventure. Nella serie a fumetti I bis bis di Pippo (2006), si ripercorre la dinastia di Pippo dalla preistoria (in cui un certo Pippunk inventa le prime due parole della storia, cioè “Yuk!” e “Ahio!“), fino ai tre pippidi del futuro: Pipp, Pipp e Pipp.
L’apparentemente illogico Pippo è utile nella matematica
La diffusione del personaggio non si limita alla cultura dei fumetti o dell’animazione, ma torna utile tra numeri e formule, come sempre a modo suo. Quello che non molti sanno è che, grazie al successo del personaggio in Italia, Pippo è diventato col tempo una variabile metasintattica. Vale a dire quel nome che nella matematica o nell’informatica va a sostituire le variabili x, y e z, come nel caso di “Tizio, Caio e Sempronio”. “Pippo”, tuttavia, nella tradizione italiana è stato utilizzato come variabile per più di una ragione. Sulla tastiera le lettere che lo compongono sono vicine e quindi velocemente digitabili e la prevalenza delle “p” lo rende accostabile ai nomi Pluto e Paperino. In quest’ultimo caso i tre nomi sostituiscono facilmente Tizio, Caio e Sempronio in quanto ne rispettano la ritmica, seguendo lo schema che richiede due parole brevi seguite da una più lunga, comodo per i parlanti italiani.
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Pippo, Goofy, Pateta… svitato!
Spostandoci dall’Italia, in cui il nome Pippo non riflette caratteristiche fisiche o psicologiche del personaggio, troviamo Paesi che hanno dato sfogo alla loro fantasia facendo risaltare la sua goofiness. Topolino è l’arguto detective, meticoloso e razionale, Pippo la sua spalla spensierata, goffa e disordinata. Questa sua natura maldestra è riuscita a farsi spazio nel cuore degli appassionati di tutto il mondo facendogli guadagnare il titolo di “svitato” per eccellenza.
A conferma di ciò, in molte lingue ci si riferisce a Pippo con un nome che spesso è sinonimo di “sciocco” o di “folle”. Oltre al caso dell’inglese Goofy di cui abbiamo già parlato, in Portogallo la traduzione è Pateta che vuol dire “idiota”, così come accade in Brasile in cui Pippo ha avuto un grande successo grazie alla serie degli How to… (Come si fa a…), prodotti dal 1942 in poi, dove il personaggio deve dare dimostrazione pratica delle istruzioni impartite da una voce narrante.
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Il viaggio di Pippo prosegue fino alle terre fredde della Finlandia, tra gli abeti e le betulle. Lì le renne del posto sono abituate a sentire Pippo esclamare “Hö höö!” che è la traduzione finlandese della tipica interiezione pippide “Gawrsh!“. Colui che la pronuncia diventa Hessu Hopo che significa “sciocco”: entrambe le parole che compongono il nome si traducono allo stesso modo. Scendendo più in basso verso le coste dell’Egeo e del Mar Ionio, Pippo prende il sole sulle spiagge greche sotto il nome Γκούφυ. La traduzione è come sempre poco lusinghiera: significa infatti “stupido“.
Pippo… en France
Tra le baguette e gli Champs Elysées la traduzione di Goofy ha avuto un percorso travagliato. In Francia nel 1935 il nome del migliore amico di Topolino era Piloche o Quenotte e quest’ultimo ha una connotazione paradossale. Infatti, quenotte è un termine colloquiale che in francese si usa per indicare i denti, in particolare quelli da latte. Adesso, tolte la natura fanciullesca che contraddistingue Pippo e la fascia di pubblico a cui il personaggio è maggiormente indirizzato, cioè i bambini, risulta strano che dei “dentini” possano riferirsi a lui che invece ha dei dentoni. Nel 1936 il nome era stato cambiato in Moule-à-Gaufres, letteralmente “stampo per cialde”, di quelli per i waffle con forme rettangolari, forse proprio perché (finalmente) ricordano i dentoni di Pippo.
Dingo: un cane, un pazzoide o un cane pazzoide?
Sempre nel 1936 il nome è stato nuovamente aggiornato in Achille Nigaudot, finché non si è adottato definitivamente quello tutt’ora conosciuto, cioè Dingo. Anche questo termine francese si usa per indicare uno svitato, un pazzoide, come in altri Paesi. Inoltre, dingus è un termine dello slang americano usato per lo stesso scopo. Tuttavia, il dingo è anche un mammifero proprio della famiglia dei canidi addomesticato temporanemante dall’uomo molti anni fa.
Potrebbe essere un’ipotesi che la natura folle di Pippo sia stata accostata a quella attualmente selvatica dell’animale, ma appare ancora più plausibile che il nome Dingo derivi dall’omonimo romanzo di Octave Mirbeau. Scritto nel 1913, il protagonista è appunto il cane Dingo che dall’Australia giunge nel Vexin, nel nord-ovest della Francia, dove aggredisce contadini e borghesi e divora delle pecore. Tuttavia si rivela essere parecchio affettuoso e leale con i suoi padroni e le sue azioni sono spesso volte a smascherare disonestà e ipocrisia. Un po’ come fa Pippo quando, incapace di qualsiasi malvagità e slealtà, aiuta con candore Topolino nella sua crociata contro la criminalità.
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Pippo in altre lingue: gamba lunga, chiodo e… mulo grasso
A contribuire alla simpatia del personaggio concorrono anche le sue gambe lunghe e l’aspetto buffo che ne deriva. Le gambe gli hanno conferito un’andatura dinoccolata e i dentoni squadrati un’aria innocua e allegra. Per questa ragione, Pippo in altre lingue è stato tradotto in maniera peculiare, con termini che ricordano il suo essere alto, magro… o un mulo grasso.
Fedtmule, in danese vuol dire proprio “mulo grasso”. Un epiteto così poco lusinghiero, però, non deriverebbe dalla forma fisica di Pippo, che è indubbiamente longilineo, ma sarebbe il frutto della scelta della traduttrice danese Sonja Rindom Hilker di ispirarsi a un gioco di carte. Questo gioco, diffuso in Danimarca in tempi passati, consisteva nel chiamare Fedtmule colui che perdeva, abitudine dalla quale è venuta l’ispirazione per indicare un personaggio imbranato come Pippo. In Norvegia la traduzione non è il frutto di un ragionamento così articolato, infatti si traduce semplicemente con Langbein, ossia “gamba lunga”, esattamente com’è avvenuto in Svezia con Långben.
Il nome di Pippo nelle lingue dell’Est Europa fa riferimento a elementi più particolari, come nel caso dell’Ungheria dove si chiama Szaglász, termine che fa riferimento al verbo “odorare” e, per estensione, a “ficcare il naso”, nel senso di “curiosare”. In effetti, “ficcare il naso” in senso letterale è un’attività tipica dei cani, che sfruttano il proprio olfatto per esplorare l’ambiente circostante. E allo stesso tempo, non è così inusuale che un cane dalla fisionomia come quella di Pippo nell’immaginario comune venga associato alla curiosità: in inglese questo verbo si traduce con snoop da cui deriva nientedimeno che il nome di Snoopy!
Traduzione altrettanto simpatica è quella adottata in Serbia, dove il migliore amico di Topolino prende il nome di Šilja (Шиља), che si traduce con “punta“, in particolare di un chiodo. È chiaro che si fa riferimento all’eccessiva figura longilinea di Pippo che, con un po’ di immaginazione, può ricordare appunto un chiodo.
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Pippo: un cavallo leggendario?
Non finiscono qui i nomi volti a sottolineare quanto il nostro amico sia alto e snello. In alcuni Paesi ispanofoni è stato chiamato (in alcune occasioni) Tribilín, come nel caso del Messico, della Colombia e precedentemente anche in Spagna. In queste Nazioni oggi è maggiormente conosciuto come Goofy. Il termine ha diversi significati a seconda delle latitudini, ma può anche designare un uomo alto e particolarmente magro.
In Sud America è interessante notare come fosse invece diffuso il nome Bucéfalo, cioè il fedele cavallo di Alessandro Magno, il quale deriva da due parole greche: boûs (bue) e kephalé (testa). Potrebbe essere un riferimento alla fedeltà che Pippo dimostra nei confronti degli amici. In altri contesti addirittura si usa “Bucéfalo” per riferirsi a Pegaso, il leggendario cavallo alato. Soltanto che Pippo non è nato dal sangue sgorgato dalla testa di Medusa, ma dall’inchiostro di Floyd Gottfredson. E soprattutto non è un cavallo.
Infine, il nome di Pippo in altre lingue non è stato propriamente tradotto, ma gli addetti ai lavori hanno utilizzato un’equivalente fonetica di Goofy come nel caso della Turchia, della Germania, del Giappone. Anche in Russia il nome conosciuto è Гуфи (Gufi) a cui si è ispirato un popolare artista rap russo che appunto si chiama Guf.
Alla fine Pippo ha conquistato il mondo
Alla fine di questo viaggio possiamo affermare che, tra i personaggi Disney, Pippo si è distinto per la sua simpatia, portando una considerevole quantità di divertimento tra le vignette di moltissime storie della nostra infanzia grazie alle sue gag comiche. In particolar modo, è sempre riuscito a risolvere casi inciampando sulle soluzioni a cui senza di lui sarebbe stato difficile giungere. Per questo motivo non c’è voluto molto prima che gli stessi autori si accorgessero del suo potenziale e conquistasse il mondo intero con i suoi dentoni e la sua risata caratteristica “Ah-hyuk!“. Addirittura, lo yodel che accompagna una sua caduta nei suoi tanti momenti caotici ha ricevuto un nome proprio nell’universo Disney, assumendo quindi una particolare importanza nel definire il personaggio.
Stiamo parlando del Goofy Holler registrato per la prima volta grazie allo yodeller Hannès Schroll nel corto Pippo e l’arte di sciare del 1941. Da lì è stato utilizzato ogni volta che Pippo cadeva accidentalmente o per qualche motivo veniva scaraventato via. Non solo: è stato adottato da altri doppiatori per altri personaggi (ad esempio i Looney Tunes) che si comportavano in modo maldestro, ma anche in alcuni film Disney. In un episodio della serie animata Batman del 1992 Joker emette proprio il Goofy Holler mentre l’aereo su cui si trova cade in un burrone. Per riassumere: non c’è una caratteristica di Pippo che non gli abbia fatto lasciare il suo segno nel mondo, sotto diversi nomi.
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Martina Cerilli
Immagini © Disney
Fonti:
Les trésors de la flibuste | Mickey Mouse : La folle vague de crimes – 1933
Wikipedia | Variabile metasintattica
Dingo (chien sauvage) | Wikipedia
Goofy | Wikipedia, la enciclopedia libre
Fedtmule – Wikipedia, den frie encyklopædi
10 thing you may not know about Goofy