I tesori ritrovati da Paperone sono innumerevoli: alcuni inestimabili, altri dal valore affettivo, alcuni addirittura mitologici. Quante avventure abbiamo vissuto insieme all’ultimo del Clan de’ Paperoni, tra le pagine di Topolino? Tante, troppe per poter essere raccontate in un solo articolo. Una domanda, però, ce la siamo sempre posta: Paperone potrebbe tenere per sé tutto ciò che trova? Alcuni “tesori” avrebbero, infatti, un valore storico e culturale senza prezzo. Per il solo fatto di averli recuperati, ne acquisisce automaticamente e conseguentemente il possesso, diventandone proprietario?
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Topolino e il diritto di proprietà: breve premessa
Il diritto di proprietà ha sempre trovato spazio su Topolino. Basti pensare per esempio all’ istituto giuridico dell’usucapione, reso “celebre” da Massimo De Vita con la storia Il matrimonio di Zio Paperone.
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Due leitmotiv della rivista sono, ad esempio, Gastone che ritrova portafogli o preziosi e Paperone che recupera i giornali abbandonati al parco.
In effetti, in entrambi i casi siamo di fronte a due modalità di acquisto della proprietà, che il nostro codice civile chiama, rispettivamente, “Invenzione” e “Occupazione”.
Nel primo caso, l’invenzione è un modo di acquisto della proprietà a titolo originario, disciplinato dal nostro codice civile all’art. 927, e descrive una situazione che si ripete spesso nella vita di Gastone: il ritrovamento di oggetti (cd. beni mobili) smarriti dal legittimo proprietario. Nel caso del papero più fortunato di Paperopoli, sono sempre beni di una certa caratura (gioielli, portafogli, ecc.).
In realtà, quando trova preziosi del genere, se ben notate, il papero di solito non pensa di impossessarsene, bensì alla ricompensa che riceverà dall’effettivo proprietario del bene. La norma, infatti, tratta del ritrovamento di un bene che non è stato abbandonato, ma solo smarrito, a differenza di quanto vale (lo vedremo tra poco) per l’istituto dell’occupazione.
Come comportarsi, quindi, in caso di ritrovamento, ad esempio, di un portafoglio?
Occorre restituirlo al proprietario e, se non lo si conosce, bisogna consegnare il bene al sindaco del luogo in cui è stato rinvenuto. Il sindaco, allora, mediante affissione nell’albo pretorio, renderà noto il ritrovamento per un determinato periodo di tempo, decorso il quale, se il bene non è stato reclamato da alcuno, colui che l’ha ritrovato in principio ne diviene proprietario.
E l’occupazione? Come accennato, tratta di beni abbandonati. Pertanto, chi ritrova, come Paperone, un giornale abbandonato nel parco, ne diviene proprietario solo impossessandosene.
Un altro esempio di questo particolare modo d’acquisto della proprietà è dato dagli animali che sono oggetto di caccia o pesca, come dice anche l’articolo 923 c.c.
In tutto questo, direte voi, dopo questa infarinatura, cosa c’entrano i tesori? C’entrano, c’entrano…
Paperon de’ Paperoni e i tesori: un amore lungo una vita
Paperone è un uomo – o meglio, un Papero – innamorato dell’avventura, delle scoperte. Ritrovare tesori per lui è una passione, non solo un modo per arricchirsi. Paperone è un girovago, non riesce a stare per più di un periodo nello stesso posto. Sarà perché sin dalla preadolescenza ha girato il mondo, ma non sa resistere al richiamo dell’avventura.
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Questo amore emerge ad esempio nel penultimo capitolo della Saga di Don Rosa, Il cuore dell’impero, in cui Paperone, prima di ritornare al Deposito dalle sorelle, si trattiene per oltre 27 anni nei vari angoli del globo per fare affari e dedicarsi alla sua passione per le scoperte.
Ovviamente il “responsabile massimo” è ancora una volta però lui, l’Uomo dei Paperi: Carl Barks. Fin dalle primissime avventure, il creatore di Paperone immerge la sua creatura in cacce al tesoro dai teatri più disparati e affascinanti.
Ma cos’è un tesoro, in termini giuridici?
Tesori: definizione giuridica
Il diritto italiano prevede, nel proprio codice civile, un articolo dedicato alla regolamentazione del “tesoro”, da disciplinarsi congiuntamente alle leggi speciali. Vediamolo nel dettaglio:
Tesoro è qualunque cosa mobile di pregio, nascosta o sotterrata, di cui nessuno può provare d’essere proprietario.
Il tesoro appartiene al proprietario del fondo in cui si trova. Se il tesoro è trovato nel fondo altrui, purché sia stato scoperto per solo effetto del caso, spetta per metà al proprietario del fondo e per metà al ritrovatore. La stessa disposizione si applica se il tesoro è scoperto in una cosa mobile altrui.
Per il ritrovamento degli oggetti d’interesse storico, archeologico, paletnologico, paleontologico e artistico, si osservano le disposizioni delle leggi speciali.
Art. 932 c.c. – Tesoro
Prima si è accennato all’istituto dell’invenzione. Ebbene, il tesoro è una particolare forma di invenzione, che consiste in qualunque cosa mobile di pregio, nascosta o sotterrata, di cui nessuno può provare di essere proprietario.
Chi è il proprietario del tesoro? Chi lo trova? Non proprio!
Se trovate tesori nel vostro terreno, in un fondo di vostra proprietà, allora il tesoro vi appartiene. Se, invece, trovate il tesoro in un fondo altrui, allora dovrete dividerlo al 50% con il proprietario del terreno in cui l’avete trovato, ma solo se il ritrovamento è dovuto al caso. La regola è che il tesoro appartiene al proprietario del fondo in cui si trova.
Per i beni di interesse storico e artistico, in Italia vengono ad applicarsi poi delle leggi speciali.
Infatti, come più volte stabilito dalla Corte di Cassazione, in applicazione della legge 304/1909 i reperti archeologici appartengono, a titolo originario, allo Stato. Chi ne rivendichi la proprietà – quindi non chi trovi effettivamente il tesoro – deve dimostrare, fornendone la relativa prova:
- che il bene è stato acquisito in proprietà privata prima del 1909;
- che si possa far valere una delle ipotesi per le quali il bene può ricadere nella proprietà dei privati (tali ipotesi sono elencate nella l. n. 1089/1939).
Inoltre, le ricerche archeologiche sono disciplinate, sempre in terra nostrana, dall’art. 88 del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Tendenzialmente, sono appanaggio del relativo Ministero. Il fine è quello di scoraggiare il traffico di opere d’arte da parte di privati non proprietari.
Il realismo di Zio Paperone e la corona dei re crociati
Questo è anche quello che succede nella storia Zio Paperone e la corona dei re crociati di Don Rosa.
La storia si svolge prevalentemente ad Haiti e narra della ricerca, da parte del papero più ricco del mondo e dei nipoti, del leggendario tesoro dei Templari.
Sebbene la storia sia fondamentale per gli appassionati, in quanto getta le basi per Una lettera da casa, ai nostri fini ciò che la rende interessante sono tutte le ragioni avanzate da coloro che rivendicano il prezioso gioiello.
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Al centro della storia c’è il Consiglio Monetario Internazionale, un’associazione capeggiata da Mr. Molay, discendente dei templari. Questo personaggio sostiene che la corona sia diventata di proprietà proprio dei templari 100 anni dopo il 13 ottobre 1582, data in cui questi avrebbero prestato la corona ai re spagnoli e portoghesi.
Ci sono poi i nostri Paperi preferiti, effettivi ritrovatori del tesoro, i quali hanno impiegato tempo e risorse per rinvenirlo, e hanno fattivamente e concretamente finanziato la ricerca.
Alla fine, tuttavia, la corona andrà al governo di Haiti, in quanto è stata rinvenuta sul loro territorio e non c’è nessuno che possa reclamarla. Infatti, per via di un cavillo legato al passaggio gregoriano, non è mai esistito un 13 ottobre 1582 e i discendenti dei Templari non potrebbero rivendicare alcunché.
Essendo inoltre un reperto archeologico, la corona, sebbene sia un prezioso, andrà di diritto ad arricchire il museo storico haitiano.
Lo svolgimento della vicenda, in questa storia, è molto simile a quanto accadrebbe nella realtà. Se non possono dimostrare di essere proprietari di un bene, ai semplici ritrovatori di tesori potrebbe andare al massimo una ricompensa. Tuttavia sono i vari Stati a disciplinare, con il loro diritto interno, il ritrovamento dei tesori.
Ancora più interessante, però, è quanto accade quando i tesori ritrovati sono quelli appartenenti a relitti sommersi.
Zio Paperone e i tesori del grande blu
Da qualche anno a questa parte, sulle pagine di Topolino viene pubblicata una serie, tuttora in corso, dedicata alle avventure di Zio Paperone, Battista e del capitano Pato, volte a setacciare il fondale marino alla ricerca di tesori nascosti.
Nella storia che prenderemo ad esempio, Il galeone vagabondo (di Sisto Nigro e Nicola Tosolini), Paperone, Battista e Capitan Pato sono alla ricerca del galeone “Nuestra Papera de Los Doblones“, un relitto che si è inabissato intorno al 1656. Nella storia, i nostri eroi riescono a rinvenire il tesoro e a impedire che degli avventurieri senza scrupoli riescano a metterci le mani. La vicenda ha un lieto fine.
Coloro che cercavano di impossessarsi del tesoro, infatti, vengono multati dalla Polizia costiera per aver danneggiato il fondale marino con le loro ricerche.
I nostri eroi, invece, riescono a trovare il bottino e a dividerselo. La storia a lieto fine si conclude con Zio Paperone che conta i dobloni, mentre Battista lo rende edotto dell’immenso valore del tesoro ritrovato.
Il galeone vagabondo: tratto da una storia vera
La storia relativa alla nave Nuestra Papera de Los Doblones si ispira al galeone Nuestra Señora de Atocha, una nave contenente un tesoro stimato in 450 milioni di dollari che fu effettivamente ritrovato, dopo 15 anni di ricerche, da Mel Fisher. Egli era un cittadino statunitense che vendette la fattoria di famiglia e divenne un esperto subacqueo solo per ritrovare il tesoro del galeone. In data 20 luglio 1985 riuscì nella fantomatica impresa.
Tuttavia, in questo caso, non andò tutto rose e fiori come per Paperone. Ci vollero 8 anni di battaglie legali contro il governo degli Stati Uniti e lo Stato della Florida, nelle cui acque Fisher aveva rinvenuto il tesoro.
Fu la Corte Suprema a stabilire che, fatto salvo un 20% del ricavato che doveva andare allo Stato, il rimanente sarebbe rimasto nelle tasche di Mel Fisher.
Tuttavia, gli esperti stimano che il tesoro del relitto ritrovato da Fisher sia solo una parte dell’immensa fortuna che portava la Nuestra Señora de Atocha. Un esempio su tutti? Sono ancora da riportare in superfice gli enormi cannoni di bronzo che armavano la nave.
Tesori sommersi: come funziona oggi
Da un’indagine effettuata dal Corriere, si suppone che i relitti navali nel mondo siano oltre 3 milioni e che essi contengano tesori stimabili in oltre un miliardo e mezzo di dollari.
Per questo motivo, dato il loro papabile valore di reperti archeologici e per proteggere eventuali ritrovamenti da parte di predatori, nel 2001 è stata siglata da oltre 64 Paesi la Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo. Tra i firmatari, tuttavia, non compaiono Stati Uniti e Gran Bretagna, i quali probabilmente gestiscono caso per caso il ritrovamento dei tesori da parte dei cd. “cacciatori”/privati cittadini.
Anche l’Italia figura tra le nazioni che hanno preso parte alla stipulazione della Convenzione e l’ha ratificata nel 2009, annunciando la creazione di una Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Subacqueo che avrà la sede principale a Taranto e due sedi distaccate a Napoli e a Venezia per monitorare il Tirreno e l’Adriatico. Nonostante questo, non c’è però ancora nulla di definitivo.
Quindi cosa succede in caso di ritrovamento di un relitto?
Fondamentalmente, quando un relitto si individua fino a 200 miglia nautiche dalla costa di un Paese, è di proprietà del Paese in questione. In acque internazionali, la faccenda è più complicata ma, sostanzialmente, il bottino è di chi lo trova. Per questo motivo, sono sorte numerose compagnie di cacciatori di tesori alle quali la Convenzione del 2001 sta cercando di porre un freno, visto il rischio di saccheggi e di traffici internazionali.
Alcuni dettagli sui fondi stanziati dai vari paesi e su come opera il Ministero italiano in relazione ai tesori sommersi potete trovarli qui.
In America, va detto, le cacce al tesoro sono una cosa seria. In Michigan, recentemente, un gioielliere ha nascosto un tesoro del valore di circa un milione di dollari sulla scorta dell’esempio di Forrest Fenn, un milionario americano che, per gioco, aveva nascosto nelle Montagne Rocciose un tesoro da milioni di dollari.
Conclusioni
In conclusione, per quanto concerne il ritrovamento di tesori, gli Stati Uniti (che non hanno ratificato la Convenzione Unesco summenzionata) gestiscono in base al relativo diritto interno di ogni stato federale il ritrovamento. Tendenzialmente, però, il tesoro è di chi lo ritrova, come ha dimostrato il caso di Mel Fisher.
Per questo motivo, nel momento in cui Paperone ritrova il tesoro, agisce in base al regolamento dello Stato in cui si trova. Infatti, nella storia di Don Rosa sopra citata, la corona dei re crociati viene correttamente reclamata dal governo di Haiti, mentre il tesoro ritrovato nel galeone, essendo in acque americane, Paperone lo ha legittimamente tenuto per sé. C’è anche da dire che Paperone in certi casi cerca tesori per riporli nei musei. È soprattutto lo spirito d’avventura che lo muove verso i quattro angoli del globo, non (sempre) il puro desiderio di arricchirsi.
Data la bellezza delle storie dedicate a questo suo amore, speriamo che la fame di scoperta non lo sazi mai!
Lidia Brancia
Immagini © Disney – Panini Comics
Fonti:
Codice Civile
Codice dei beni culturali e del paesaggio
Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo
Lingotti, elmi, monete. A chi appartengono i tesori sottomarini? di Domenico Affinito