Topolino in Abissinia: la brutale canzone di propaganda del Fascismo

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La storia del Fascismo e quella dell’arte contemporanea (in ogni sua forma) si sono intrecciate più volte nel corso della prima metà del Novecento. In tal senso, è importante ricordare l’avversione del Duce nei confronti di molti autori e opere di intrattenimento (e anche vocaboli) di origine straniera. Uno dei rapporti meno conflittuali, almeno all’inizio, fu però quello con le creazioni di Walt Disney. Le storie a fumetti di Topolino, inizialmente pubblicate in Italia dalla casa editrice Nerbini e poi dal 1935 da Mondadori, resistettero fino al 1942, anno effettivo dell’entrata degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale (dopo la dichiarazione di guerra negli ultimi giorni del 1941). E prima della messa al bando, il regime utilizzò (più o meno legittimamente) il Grande Topo, personaggio simpatico e riconoscibile, per svariate iniziative di propaganda.

Disco di Topolino va in Abissinia
Disco a 78 giri di Topolino va in Abissinia

Tra queste è annoverabile un disco a 78 giri del 1935. La canzone in questione si intitola Topolino in Abissinia, e come suggerisce il titolo narra delle imprese di un presunto Topolino in Etiopia (allora conosciuta come Abissinia, dalla popolazione semitica degli Abissini) e del suo contributo alle azioni del regime in Africa.

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Un passo indietro: Topolino in Italia

Topolino iniziò la sua avventura editoriale italiana nel 1930, quando comparve in alcune tavole de L’illustrazione del Popolo, inserto del giornale domenicale La Gazzetta del Popolo. Fu però, come accennato, la Nerbini a introdurre nel 1932 il topo con i calzoncini rossi in una pubblicazione a lui interamente dedicata, che includeva un totale di otto pagine (di cui solo la prima era colorata).

L’enorme successo della testata portò con sé una serie di conseguenze: innanzitutto Nerbini dovette interrompere la creazione di storie con il personaggio (sostituito per tre numeri dal bizzarro Topo Lino) per concordare con Disney il diritto alla pubblicazione, che non aveva. Dopo aver aggiustato le cose sul piano legale, e quindi aver intrapreso l’importazione regolare delle strisce e delle tavole americane, la Nerbini stampò il giornale per due anni e mezzo, per poi cederlo alla Mondadori. La casa editrice milanese proprio in quegli anni si stava imponendo sul mercato ed era in buoni rapporti con il Fascismo. Nello stesso 1935, durante il suo tour commerciale europeo, Walt Disney giunse a Roma.

Una pagina di Topolino dell’edizione Mondadori

L’arrivo di Disney nella capitale ebbe una grande risonanza. In suo onore si tenne al Cinema Barberini una serata di gala dove venne ricevuto dal Ministro per la Stampa e la Propaganda Galeazzo Ciano. Secondo alcune testimonianze (in primis quelle di Roy Disney e Romano Mussolini), ci sarebbe stato anche un incontro diretto tra il padre di Topolino e il Duce a Villa Torlonia, dove Walt Disney regalò ai figli di Mussolini una statua in legno di Topolino (oggi andata perduta).

Notiziario della serata di gala in onore di Walt Disney

Perché Topolino fu risparmiato dal Fascismo

Diverse sono le ipotesi secondo cui il regime decise di risparmiare la creatura di Walt Disney dalla “mietitura” riservata alle opere provenienti dall’estero nel 1938. La questione è complessa e per certi versi ancora da indagare, e semplificarla non aiuta a comprenderla. Di certo i fattori in campo erano vari. Per alcuni fu l’amore dei figli del Duce verso le opere della Casa di Burbank a spingere Mussolini verso questa scelta. Secondo altri, fu lo stretto rapporto (di natura commerciale – Arnoldo Mondadori era un imprenditore attento) tra il regime e la Mondadori, che stampava altre pubblicazioni fasciste, a determinare la sorte favorevole delle vignette disneyane. Il triangolo commerciale e culturale Disney – Mondadori – Fascismo implicava dinamiche complesse sotto differenti punti di vista, ed è tuttora oggetto di studio da parte degli storici.

In ogni caso, l’insieme di fattori (oltre ovviamente al gradimento del pubblico) determinò il successo del Topo e contribuì a farne anche nell’Italia fascista un simbolo, sfruttato per svariate operazioni commerciali e di propaganda.

Cartolina promozionale dell’Aurora

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L’impero Italiano

Gli anni Trenta, oltre a Topolino, videro l’affacciarsi di espressioni come “guerra coloniale“: il riferimento al sogno di una grande Italia divenne la principale parola d’ordine della politica estera fascista.

Il regime vide un’occasione di concretizzare questi slogan nel 1933 con l’ascesa di Adolf Hitler in Germania. Di fronte ai cambiamenti sullo scenario politico internazionale, Mussolini colse la palla al balzo e decise di lanciare la sua impresa coloniale in Etiopia nel 1935. Il dittatore vedeva nella campagna etiope una possibilità di guadagnare quel tanto agognato “posto al soletra le potenze europee e di rievocare i fasti dell‘Impero Romano a cui l’immaginario fascista guardava come modello.

Topolino in Abissinia

La guerra, grande o piccola che sia, comporta sempre un enorme prezzo da pagare in termini economici e soprattutto di vite umane. Dietro ogni conflitto c’è sempre la propaganda che deve giustificare le motivazioni delle (spesso assurde) imprese belliche. Nel caso della guerra in Etiopia, la macchina propagandistica fascista si incaricò di diffondere messaggi aggressivi seguendo due particolari linee. Da un lato doveva mostrare al popolo italiano i vantaggi economici e politici di un’eventuale vittoria. Dall’altro doveva evidenziare il lato buonoe “disinteressato” della guerra coloniale, convincendo la Nazione che il colonialismo avrebbe portato progresso e civiltà in una terra considerata barbara e incivile.

È in questo frangente che nacque nel 1935 Topolino in Abissinia (che ovviamente non ha nulla a che vedere con la Disney), in cui un fantomatico Topolino veste i panni del soldato fascista che contribuisce direttamente alla causa coloniale. Essendo un vinile da 78 giri, il disco ci racconta le imprese di Topolino in Etiopia in due parti.

Disclaimer: Il linguaggio presente in quest’opera è intriso di violenza e razzismo. È proposto qui di seguito a scopo meramente informativo.

Il lato A del disco

La vicenda si apre sul lato A con un piccolo accompagnamento musicale: un gruppo di soldati appena giunti in territorio etiope avanza intonando canzoni. Tra di essi si distingue quello che viene presentato come “Topolino”, il più bel tipo di militare che sia sbarcato nell’Africa orientale”, che ottiene l’attenzione del sergente e del comandante. Ha così inizio un lungo dialogo tra i tre dal quale si deduce che “Topolino” si sia offerto volontario. Armato di mitragliatrice, spada e una riserva di gas asfissiante, non vede l’ora di entrare in azione, apostrofando con epiteti estremamente offensivi la popolazione locale.

Ma non è tutto. Il presunto Topolino dichiara anche di aver voluto partecipare alla guerra per un proprio tornaconto personale. Intende profanare i corpi dei nemici per sfruttarne le pelli.Ma quanti ne vuole uccidere? è la domanda che l’ufficiale si pone. Ebbene, “Topolino” è furbo e ha brevettato un sistema che consiste nel collegare ogni cartuccia con un elastico alla canna del fucile, in modo tale da recuperare il proiettile. Il dialogo si interrompe con uno squillo di tromba che annuncia il rancio (e che il supposto Topolino scambia come segnale di inizio battaglia) e con un stacco musicale conclusivo inneggiante agli sforzi bellici italiani.

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Il lato B del disco

Il lato B è noto, invece, come Topolino alla guerra ed è privo di qualunque intermezzo musicale, sostituito da effetti sonori che simulano un combattimento. La seconda parte è ambientata nel mezzo di una battaglia in cui “Topolino” è accompagnato da quello che viene presentato come il cane Pluto, che qui ha la capacità di parlare. I due intrattengono un dialogo sull’importanza della maschera anti-gas e delle nefaste conseguenze dei gas asfissianti (largamente usati durante la guerra in Etiopia). Il suono della tromba segnala l’inizio dell’attacco delle forze italiane e il presunto Topolino non esita a gettarsi nella mischia (urlando “Uccidiamo, Pluto!“). Alla fine, il protagonista emerge trionfante, affermando con somma gioia di aver fatto 50 prigionieri.

Questo Topolino non ufficiale è quindi un soldato esagitato fedele al Fascismo che non conosce la pietà ed è pronto a uccidere. Persino il comandante fa fatica a contenere questo suo bellicoso (e pericoloso) entusiasmo, invitandolo più volte a mantenere la calma. Questa veemenza viene celebrata in una canzoncina destinata principalmente a un pubblico giovane. Dopotutto era questo uno degli scopi della propaganda: il regime mirava a “educare” le giovani menti e l’immagine di Topolino rappresentava il canale migliore per diffondere i principi e i valori del sistema fascista.

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Fernando Crivelli: la voce del regime fascista

A realizzare questa terrificante canzone fu Ferdinando Crivelli, in arte Crivel. Nato a Milano nel 1899, esordì come musicista nel 1915, diventando, negli anni Venti, uno degli artisti più prolifici e richiesti, componendo principalmente per la casa discografica Columbia e continuando a presenziare a numerosi spettacoli e apparizioni in pubblico fino alla morte avvenuta nel 1960.

Ferdinando Crivelli, autore di Topolino va in Abissinia
Ferdinando Crivelli, autore di Topolino va in Abissinia

Tracciare una mappa della sua carriera è ancora oggi complicato. Questo perché Crivelli ha adottato un gran numero di nomi d’arte che rendono difficoltosa la ricostruzione della sua discografia; si ritiene in ogni caso che con vari pseudonimi abbia inciso diverse canzoni e ritornelli pubblicitari. L’ora del Campari è una delle sue opere più celebri, tanto da apparire anche in un recente spot del 2008.

Da varie testimonianze risulta essere stato un eccellente polistrumentista che curava anche gli effetti sonori come i fischi, le risate e gli applausi nelle sue opere. Il suo timbro vocale sonoro ed acuto gli permise di prestare la voce a “Topolino”, trasformandolo in un guerriero spietato.

Ma al grande pubblico è noto soprattutto come il cantante del regime, per la sua attività canora al servizio del Fascismo. Si tratta dell’appellativo con cui l’autore è probabilmente più conosciuto al giorno d’oggi. In effetti, secondo alcuni, Topolino va in Abissinia è da considerarsi addirittura l’opera che lanciò definitivamente Crivel.

Copertina del disco Topolino Balilla. Topolino sembra indossare un M33, l’elmetto standard in dotazione del Regio esercito. Inoltre, nel riquadro a sinistra si può scorgere alle spalle di Topolino una possibile caricatura canina del generale Emilio De Bono, protagonista della prima fase offensiva etiope.

Topolino Balilla

Crivelli realizzò anche un “prequel” intitolato Topolino Balilla, che vede il protagonista partecipare ai littoriali, manifestazioni sportive dell’epoca del Fascismo, insegnando ai giovani l’importanza dello sport che rinvigorisce il corpo e l’animo. Gli interlocutori si complimentano con il “camerata Topolino“, che nonostante il viaggio dall’America non si sente stanco perché “un balilla non può permettersi di esserlo”. Viene anche sottolineata la sua bassa statura, ma il protagonista afferma che questa non gli impedirà di affrontare degnamente gli Abissini. Anche in quest’opera sono presenti insulti razzisti nei confronti della popolazione etiope. Infine, vengono citati anche Clarabella, i Tre Porcellini, Pippo e Orazio, che partecipano alla parata assieme a Topolino.

Topolino in Abissinia ebbe un enorme successo, ed è ancora oggi testimonianza di uno dei periodi più oscuri della nostra storia. Paradossalmente, il vero Topolino avrebbe nel giro di qualche anno combattuto, nelle strisce di Floyd Gottfredson, gli alleati del Duce, divenendo, insieme ad altri personaggi del cast Disney, un simbolo forte e drammatico della lotta ai regimi.

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Antonio Ferraiuolo

Immagini © Disney, Aurora, Nerbini, Istituto Luce, Mondadori

Fonti:
Quando il Duce ordinò: “Proiettate Biancaneve”
bietti.it
Eccetto Topolino: “Così il Fascismo salvò Walt Disney dalla censura”
mondadori.it
canzoneitaliana.it
discogs.com
Eric J. Hobsbawn, Il Secolo breve (1914-1991), edizione BUR Rizzoli
Istituto Luce

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