Giovannino Guareschi, il papà di Don Camillo e Peppone, nella prefazione al suo Mondo Piccolo scrive: “La storia non la fanno gli uomini: gli uomini subiscono la storia come subiscono la geografia. E la storia, del resto, è in funzione della geografia”. Per i fumetti Disney vale lo stesso discorso.
Che cosa sarebbe, infatti, una storia senza un habitat, senza un territorio entro il quale si muovano i nostri personaggi? Questo vale a maggior ragione quando Topi e Paperi si gettano in qualche mirabolante avventura. Accanto a tante località immaginarie o ambientazioni che ne parodiano di famose, i nostri eroi hanno visitato e vissuto le loro vicende in molti luoghi realmente esistenti sparsi per i quattro angoli del globo.
Il realismo geografico in Carl Barks
Tra i più grandi autori che hanno fatto del realismo geografico un fondamento delle proprie storie, non si può non annoverare l’Uomo dei Paperi. Carl Barks, come ebbe a dire in un’intervista nel 1985, era sempre stato fermamente convinto – dimostrando ancora una volta la sua personalità geniale e il suo pensiero in anticipo per i tempi – che i suoi lettori non fossero una massa di mocciosi ignoranti, ma ragazzi con una certa esperienza e conoscenza del mondo che li circondava.
Per chi è avvezzo alla figura del Maestro dell’Oregon, non è un mistero che per le sue storie si avvalesse del supporto del prestigioso National Geographic, al quale era regolarmente abbonato, e a volte anche dell’Enciclopedia Britannica, dai quali era solito attingere per conoscere, rappresentare e costruire un “palco” credibile che potesse esser calcato dai suoi personaggi.
A volte prese tali e quali a quelle delle riviste, molte immagini o illustrazioni sono fonte di ispirazione per altrettante storie e vignette. Potremmo citare a titolo d’esempio la famosa vignetta del sorvolo della rocca di Gibilterra (Paperino e la sposa persiana, Four Color Comics 275 del maggio 1950 – per questa storia prenderà anche in prestito gli accurati costumi storici) o delle rovine del palazzo di Cnosso a Creta (Zio Paperone e la favolosa pietra filosofale, Uncle $crooge 10 del giugno 1955), i mercati de Il Cairo e le bellezze archeologiche egizie (Paperino e l’anello della Mummia, Four Colors Comics 29 settembre 1943).

O ancora, le montagne andine (Paperino e il mistero degli Incas, One Shots 223 – Donald Duck dell’aprile 1949), le coste e i fiordi norvegesi con le loro orde di lemming (Zio Paperone e il ratto del ratto, Uncle $crooge 9 del marzo 1955), solo per citarne alcune sparse qua e là.
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I Paperi in viaggio con Don Rosa
Se abbiamo citato Barks, non possiamo fare a meno di prendere in considerazione il suo degno erede Don Rosa, che già a partire dalla sua prima storia disneyana Il Figlio del Sole ci offre, con la cura maniacale dei particolari alla quale ci ha abituati, un’ambientazione mozzafiato con la vista del lago Titicaca, circondato dalle ripide pareti delle Ande.
Ma non è solo nella sua avventura d’esordio che il maestro del Kentucky muove abilmente i suoi personaggi: la Saga di Paperon de’ Paperoni è più che mai zeppa di riferimenti geografici, spedendo Paperone e i suoi comprimari in ogni angolo della Terra: da Glasgow al Mississippi, dalle terre Maledette a Sumatra, dalle Badlands del Dakota al Transvaal sudafricano o al deserto australiano, dagli innevati passi montani dello Yukon a Panama o alla giungla africana…

Bianca
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Ci sono poi storie degne di nota per i diversi posti visitati nell’arco di una sola avventura (ad esempio Paperino e le carte perdute di Colombo del 1995 o Zio Paperone e l’ultimo re dell’Eldorado del 1998). Ne citiamo solo una fra tutte: Zio Paperone e i guardiani della biblioteca perduta del 1993, in cui i nostri eroi, partendo da Paperopoli, toccano Alessandria d’Egitto, Istanbul, Venezia, Siviglia, Lima, per poi tornare al luogo di partenza.


Italia e Disney: la geografia per Romano Scarpa e Guido Martina
Ma non sono solo i Paperi a calcare i luoghi più disparati del mondo. Solo a titolo d’esempio, citiamo Romano Scarpa. Soprattutto quando si tratta di tratteggiare la sua Venezia, come in Pippo e i parastinchi di Olympia (I Classici Disney 45, luglio 1972 – la storia disneyana di una sola puntata più lunga in assoluto), nella quale ritrae addirittura qualche calle e porticciolo tra i più sconosciuti e pittoreschi, Scarpa fa immergere il lettore nelle atmosfere che ogni luogo porta con sé. In questa stessa storia – tra l’altro – appaiono anche il tempio di Zeus di Olimpia (qui raffigurato però come il Partenone di Atene) e un tour della Monaco del 1972.
Sempre del Maestro veneziano, non possiamo dimenticare la stupenda Paperino e il Colosso del Nilo (Topolino 292-293, luglio 1961), che riprende, anche se non in maniera identica o fedelissima, il tempio egizio di Abu Simbel e la diga di Assuan sul Nilo. Quest’ultima storia, poi (come Zio Paperone e il tunnel sotto la Manica, sempre di Scarpa e Martina), anticipa la soluzione messa davvero in atto per salvare questa meraviglia, che altrimenti sarebbe stata sommersa e distrutta.
Con disegni di Scarpa e di Carpi e sceneggiature di Martina, abbiamo anche una “Saga Italiana”: Storia e gloria della dinastia dei paperi. Questa saga, pur rimaneggiando le ambientazioni, non avrebbe alcun senso senza di esse: Egitto, Roma, Gran Bretagna, Spagna, Stati Uniti…
L’elenco di storie e autori sarebbe ancora lungo: lasciamo ai nostri lettori il compito di scovare città e paesaggi e di continuare a sorprendersi di fronte a queste avventure, che forse piacciono parecchio agli appassionati anche perché – alla fine – sono molto più verosimili di quelle vere, per citare ancora una volta il Guareschi. Tutto questo contribuisce a fare di Topi e Paperi non solo dei personaggi divertenti, ma dei veri e propri uomini posti a incarnare la vita sulla scena della commedia umana. Con un fondale, spesso, veramente mozzafiato.
don Matteo D’Arsié
Immagini © Disney – Panini Comics – National Geographic