Le canzoni, nei film Disney, sono sempre state imprescindibili. Sono tra gli elementi che più facilmente si imprimono nei cuori e nelle memorie dei bambini che guardano per la prima volta un cartone animato. A chi è cresciuto a suon di Classici Disney capita sicuramente anche da grande di iniziare, senza motivo, a canticchiare un motivo proveniente dalla House of Mouse.
L’intera filmografia Disney, a ben pensarci, è stata di ispirazione per molte opere secondarie, specie (ma non esclusivamente) quelle di artisti a noi contemporanei. Ma cosa succede quando il corpus filmico della Disney ispira la scrittura di canzoni originali, cioè non commissionate al team di produzione di un film?
Sorprendentemente, i casi non sono numerosi. Si sprecano le citazioni, relegate talvolta in un piccolo verso non di troppa importanza. Ma per trovare canzoni interamente ispirate ai Classici Disney, ai parchi di divertimento, ai fumetti o perfino alla morale promulgata dalla Walt Disney Pictures (“Se puoi sognarlo, puoi farlo” e compagnia bella), occorre addentrarsi un po’ nella Tana del Bianconiglio.
Le canzoni in questione prendono generalmente due strade, estremamente diverse tra loro: la strada elogiativa, basata sulla nostalgia e l’affetto, o quella critica, frutto di disillusione e amarezza. Escludere l’una o l’altra ci priverebbe del piacere di numerosi pezzi, quindi in questo articolo riporteremo entrambe le tipologie.
Un’ultima nota prima di affrontare il nostro viaggio: abbiamo cercato di accontentare i gusti musicali più disparati, cercando pezzi di vari generi. Dal metal al dubstep, dal surf rock al K-pop, eccovi quindi 10 canzoni non Disney che parlano di Disney.
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Disney Girls (1957) – Beach Boys
Iniziamo da un brano appartenente senza dubbio alla schiera dei classici. I Beach Boys, come molti sapranno, sono stati una delle prime band pop-rock degli Stati Uniti d’America. Fondato nel 1961, il gruppo si è dapprima buttato a capofitto nel rock ‘n’ roll e nella surf music, scalando a grandi passi le classifiche e divenendo un’icona culturale degli anni ’60, oltre che una fonte d’ispirazione per molti musicisti moderni.
Il brano che vi proponiamo, però, viene dalla seconda parte della carriera dei Beach Boys, quella dedicata alla sperimentazione. I loro album di questo periodo attraversarono le classifiche fra l’indifferenza generale, tranne Surf’s Up, del 1971, da cui il pezzo è tratto.
Scritto e cantato da Bruce Johnston, Disney Girls (1957) è un inno ai tempi che non ci sono più, carico di sorridente amarezza. Il protagonista del brano rinnega la realtà in cui vive, per rinchiudersi in un mondo di fantasia, fatto di serate ad ascoltare i dischi di Patti Page, vini distillati nel proprio garage, e soprattutto ragazze nate dalla matita di Walt Disney.
Ambientata nel 1957, anno in cui la Walt Disney Company era in pieno boom con film come Cenerentola e Le avventure di Peter Pan, la canzone ricorda la semplicità di quegli anni, elevandone a manifesto le protagoniste dei cartoni animati, ragazze affettuose e sorridenti con cui vivere una vita spensierata.
Il gatto e la volpe – Edoardo Bennato
Cambiamo anno e Paese, ma restiamo sempre nella storia del rock. Il gatto e la volpe è infatti la terza traccia del lato B di Burattino senza fili, celeberrimo album di Edoardo Bennato uscito nel 1977. Per via del suo spirito anarchico e anticonformista, è ricordato con affetto dai più attempati e riscoperto con entusiasmo dai giovani.
A prima vista si potrebbe pensare che questo pezzo sia ispirato a Le avventure di Pinocchio, il libro scritto da Carlo Collodi nel 1881, e non al suo adattamento disneyano. Ma occorre ricordare che il gatto e la volpe letterari si limitano a circuire il burattino, cercando di rubargli del denaro; sono invece i due manigoldi del Pinocchio della Disney a fingersi agenti teatrali promettendo a Pinocchio una carriera sfavillante.
Ed è proprio quello che fanno i protagonisti di questo brano cult: si presentano come talent scout per un’etichetta discografica e assicurano al malcapitato che diverrà un divo da hit parade, quando in realtà mirano solo a sfruttarlo per il loro guadagno. Vi è un evidente significato autobiografico, ma il messaggio è importante anche su scala “più piccola”: bisogna sempre diffidare dei falsi amici che cercano di abusare della fiducia in loro riposta.
Bennato ha in seguito pubblicato un altro concept album basato su un Classico Disney, Sono solo canzonette del 1980, ispirato alla storia di Peter Pan. Come Burattino senza fili, esso trasfigura la fiaba da cui prende spunto, dandole un significato più ampio, maturo e soprattutto al passo con i tempi. Tuttavia, ci è sembrato che la posizione nella nostra lista fosse meglio meritata da una canzone immortale come Il gatto e la volpe.
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Tragic Kingdom – No Doubt
Quello di cui parleremo adesso è Tragic Kingdom, un brano punk rock tratto dall’omonimo album del 1995 dei No Doubt. È cantato da Gwen Stefani, famosa anche per i suoi progetti da solista, ed è stato scritto da suo fratello maggiore Eric Stefani, tastierista della band. Tragic Kingdom non è la traccia più popolare dell’album, surclassata da singoli come Just a Girl o Spiderwebs, ma merita un approfondimento per le sue tematiche disneyane.
Come qualcuno potrebbe avere già intuito, “Tragic Kingdom” altro non è che la storpiatura di Magic Kingdom, il parco a tema presente all’interno del complesso Walt Disney World, il cui slogan è «Il luogo più magico sulla terra». Ma dal testo della canzone, appare evidente come i No Doubt siano poco convinti da questa affermazione.
A partire dal sample nei primi secondi del brano, fino alle parole disilluse del ritornello, la voce di Gwen Stefani si strugge per la situazione in cui il Magic Kingdom si è ridotto, da luogo di felicità e speranza a tempio di avidità, frequentato da finti personaggi in costume e masse ipnotizzate dalle false promesse.
Vi sono numerose citazioni a punti di interesse del parco, tra cui le classiche mascotte e la Main Street Electrical Parade, storica parata notturna di Wat Disney World. Ma quello che rattrista di più, in tutto il brano, è il ritratto che esso fa di Walt Disney in persona, descritto come «un re dalle lacrime congelate, da cui cadono ghiaccioli». Secondo i No Doubt, perfino Zio Walt scoppierebbe in lacrime se potesse vedere com’è diventato il suo regno.
Skipper Dan – “Weird Al” Yankovic
Lo stesso tema di Tragic Kingdom viene ripreso, stavolta in salsa comica, da “Weird Al” Yankovic, mostro sacro della musica demenziale americana e non. Il brano in questione è Skipper Dan, tratto dall’EP Internet Leaks del 2009. Come gran parte della produzione di Weird Al, questo pezzo è ispirato allo stile musicale di una band già esistente, in questo caso i Weezer.
L’eroe della nostra storia è Dan, un giovane e promettente attore con grandi ambizioni per il futuro. Dopo anni passati a strabiliare gli spettatori e frequentare corsi sempre più prestigiosi, Dan non vede l’ora di fare il suo salto nella celebrità. Attende con ansia una telefonata di Quentin Tarantino o della rivista Rolling Stone; ma le speranze di Dan sono destinate ad andare in frantumi.
Gli anni infatti passano, e Dan si ritrova a fare la guida turistica sulle barche dell’attrazione Jungle Cruise a Disneyland. Addio Shakespeare e Broadway, ora le sue giornate consistono in indicare ippopotami animatronici a bambini urlanti, per un totale di 34 show al giorno. I suoi diplomi e il suo curriculum sono carta straccia.
Molti potrebbero obiettare che questo scenario vada bene per Bojack Horseman, ma sia raro da incontrare nella vita reale. Mi duole contraddirli, ma purtroppo Weird Al ha avuto l’ispirazione per Skipper Dan proprio a Disneyland, quando una guida di Jungle Cruise non ha retto lo stress e ha sfogato su di lui la disperazione da attore fallito.
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Wonderland – Ateez
Lasciamoci alle spalle il sarcasmo e la disillusione, e buttiamoci a capofitto in un po’ di sana magia Disney. Il prossimo pezzo è tratto dall’album Treasure EP.FIN: All to Action, pubblicato nel 2019 dal gruppo K-pop Ateez. Il K-pop, in genere, o lo si ama con passione o lo si odia con fervore; ma questo non è un blog di critica musicale, quindi ci interesseremo solo ai riferimenti disneyani contenuti nel brano.
Già il titolo, Wonderland, fa pensare ad Alice nel paese delle meraviglie del 1951. Ma il tema ricorrente è quello piratesco, già affrontato in un altro pezzo della band, Pirate King. I giovani sudcoreani, infatti, esprimono la loro ammirazione per Peter Pan e Jack Sparrow, in grado di restare sempre giovani e potersi scatenare e divertire.
Il videoclip del brano contiene molte citazioni all’iconografia disneyana, come la mappa dell’Isola che non c’è, la Seconda stella a destra e le bande musicali delle parate dei parchi a tema. Un pezzo scoppiettante e pieno d’energia.
Con un piccolo sforzo di immaginazione, nel verso subito prima della seconda strofa non sembra anche a voi di cogliere una citazione musicale alla canzone degli Elefanti Rosa di Dumbo (Cosa farò? Cosa farò? Come fuggire potrò?).
FantasMic – Nightwish
Se il pezzo precedente si limitava a un timido apprezzamento, quello di cui parleremo adesso è una vera e propria lettera d’amore a Walt Disney e alle sue opere. FantasMic è l’ultima traccia dell’album Wishmaster, pubblicato dalla band symphonic metal Nightwish nel 2000. La dedica del compositore, Tuomas Holopainen, recita quanto segue: «Un tributo al re della fantasia, glielo dovevo».
Il brano prende il nome dallo storico show notturno messo in scena nei parchi Disney, Fantasmic!, e si compone di tre segmenti più o meno movimentati, per la durata totale di otto minuti. Ciò che li accomuna tutti è la quantità massiccia di riferimenti a Classici Disney vari ed eventuali. Si parte dai più gettonati, quelli del Rinascimento Disney (Il re leone, Mulan), fino ad andare a quelli meno conosciuti, come Taron e la pentola magica.
Vengono menzionate anche le origini di Topolino, ovvero il cortometraggio Steamboat Willie del 1928, e la $aga di Paperon de’ Paperoni, in particolare il capitolo La prigioniera del fosso dell’Agonia Bianca. Sull’affetto che Holopainen nutre per l’opera di Don Rosa, torneremo fra poco.
Il messaggio del brano, perfettamente in accordo con lo spirito disneyano, è che ogni cosa è possibile se si ha abbastanza fiducia in se stessi, non importa chi sei o quale sia il tuo passato. Il tutto condito da una malinconica nostalgia che non può non far scendere una lacrima agli amanti di questi fantastici cartoni.
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A Lifetime of Adventure – Tuomas Holopainen
Sì, lo ammettiamo, abbiamo barato: qui non si tratta di un semplice brano, ma di un intero album tematico. Parliamo di Music Inspired by the Life and Times of Scrooge, album da solista pubblicato da Tuomas Holopainen dei Nightwish nel 2014. Come avrete già capito, si tratta di un concept album ispirato alla mitica Saga di Paperon de’ Paperoni di Don Rosa.
La scelta del brano A Lifetime of Adventure è dovuta al fatto che si tratta probabilmente della traccia di più facile ascolto, ma in questo album si trova molto di più, dal celtic folk a un intero organico orchestrale ad ali spiegate. Il pezzo riportato, comunque, racchiude appieno la sete di avventura espressa dal concept e dall’intera $aga.
Il Don ha approvato il progetto fin dallo stadio embrionale, arrivando perfino a fornirne l’artwork. Compare anche nel video di A Lifetime of Adventure, intento proprio a disegnare la copertina dell’album.
Si tratta chiaramente non di un’operazione commerciale, ma della manifestazione di affetto di un fan come tutti gli altri, affetto che trapela in ogni singola traccia. Per la vostra prossima rilettura della $aga, se vi va, potrete accompagnare i capitoli con questa colonna sonora d’eccezione.
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Mad at Disney – Salem Ilese
Ci siamo sollazzati anche troppo nell’adorazione, è tempo di tornare alle canzoni sfacciatamente critiche. Ecco quindi Mad at Disney, singolo pop di Salem Ilese rilasciato nel 2020. La Ilese dichiara che l’ispirazione per questo brano è arrivata al compositore Jason Hahs appena uscito dalla sala dopo aver visto il live-action de Il re leone, che lo ha lasciato insoddisfatto.
Il tema della canzone non è però la scomparsa del 2D, ma le false aspettative che i film Disney insinuano nei bambini. Dopo aver conosciuto un mondo fatto di vero amore e finali lieti, la piccola Salem Ilese ha ricevuto uno shock quando, da più grande, ha scoperto che i ragazzi possono tradirti e la vita può bidonarti.
La canzone contiene, come ormai siamo abituati, diverse citazioni di Classici Disney. La Ilese indossa un paio di orecchie finte alla Cucciolo, e nella seconda strofa racconta due versioni parodistiche de La bella addormentata nel bosco e Cenerentola. Inoltre, un verso riprende palesemente la melodia di When You Wish Upon a Star di Pinocchio.
Resa popolare da TikTok (e per lo stesso motivo forse ingiustamente detestata), è una canzone leggera con il cui messaggio in molti potranno fraternizzare.
La Marchetta di Popolino – Caparezza
Ritorniamo in patria per un brano che a un primo ascolto fa spanciare dalle risate, ma che poi, colto il significato, porta l’amaro in bocca. Parliamo de La Marchetta di Popolino, brano scritto da Caparezza per il suo album Il sogno eretico del 2011.
Già dal titolo, ci accorgiamo che qualcosa non quadra. Dovrebbe essere la Marcetta di Topolino, non La Marchetta di Popolino. E invece, tutto fila liscio come l’olio: la canzone utilizza Topolino come metafora per il popolino italiano, ipocrita e ignorante.
In un flusso ininterrotto di citazioni al fumetto Disney, scopriamo che Popolino è il classico tipo che predica bene e razzola male («vuol tutti alla galera, ma nella vita cela più di una Macchia Nera»); non esita a puntare dita contro chi giudica inferiore, ma poi sfrutta le sue amicizie ai piani alti per ottenere favori.
Come la sua controparte disneyana, purtroppo anche Popolino è conosciuto e fin troppo famoso. Caparezza infatti conclude dicendo che «fa niente se emuliamo Popolino e Tip e Tap»: ci nascondiamo dietro al perbenismo, ma la pochezza appartiene sia a grandi che piccini.
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Bangarang – Skrillex feat. Sirah
Concludiamo con un pezzo dubstep che è probabilmente il più conosciuto di tutta la lista. È Bangarang, singolo di Skrillex del 2012 tratto dall’omonimo EP. Il titolo prende il nome dall’urlo di guerra dei Bimbi Sperduti nel film Hook – Capitan Uncino di Steven Spielberg, e in giamaicano significa baraonda.
Hook getta le sue radici nel film Disney Le avventure di Peter Pan, di cui riprende alcune modifiche alla storia originale, fra cui la goffaggine di Capitan Uncino e l’irruenza dei Bimbi Sperduti. Prima di passare alla Amblin Entertainment, doveva essere prodotto dalla stessa Walt Disney Pictures.
Rispetto ad altri brani già riportati, Bangarang non vanta certo un testo commovente o un significato profondo. È un pezzo ad alto tasso di adrenalina che parecchi avranno probabilmente conosciuto in Just Dance 2020.
I suoi accordi elettronici ci ricordano però le estati passate a far festa in discoteca o in spiaggia, o magari le classiche “musiche da giostra” dei luna park. Quando non si può viaggiare nella realtà, non ci resta che farlo con la fantasia e farci trasportare nei luoghi più belli dalle note di questo e altri brani.
Letizia Somma
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