Ma ve le ricordate le storie a bivi?

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La mattina del 24 novembre 1985 il numero 1565 di Topolino, fresco di stampa, presentava una copertina con una dicitura particolare:

Copertina Topolino n. 1565
1×6? 6!

Questo numero sanciva l’introduzione, nell’universo disneyano, di un nuovo genere di avventure: le storie a bivi!

Cosa sono le storie a bivi? Nello specifico:

Una storia a bivi non è altro che una narrazione nella quale lo sceneggiatore pone il lettore di fronte a delle scelte da effettuare, per arrivare alla conclusione. In questo modo, attraverso le decisioni prese, colui che legge può indirizzare i personaggi verso uno dei vari epiloghi proposti.

Iljia Topovic – Topolino Tremila

La particolarità di queste storie è che sono le nostre scelte di lettori a determinare il finale. Siamo noi, con le nostre sensazioni, emozioni e istinto a guidare il percorso, tavola dopo tavola, vignetta dopo vignetta, verso l’epilogo. In alcune storie, addirittura, vi è un solo finale corretto. Le scelte in quel caso sono determinanti per scoprire davvero come tutto andrà a finire.

L’obiettivo comunque, almeno agli inizi, era di racchiudere più “archi narrativi” all’interno di un’unica storia. Ogni arco poteva anche toccare un genere completamente diverso, spaziando da un percorso con un finale malinconico a un altro che conduceva a un epilogo da brividi, oppure all’insegna della commedia. Dipendeva sempre e solo da noi e dalle nostre scelte. E se il finale non era soddisfacente? Bastava tornare indietro e modificare le scelte compiute.

Insomma, le storie a bivi sono sempre state puro divertimento, un modo per coinvolgere il lettore e far sì che partecipasse, in maniera interattiva, alla creazione della storia a lui più congeniale.

Come e da chi è nata l’idea di creare una storia a bivi? Quale storia fece da apripista per questo filone su Topolino? Cercheremo di darvi la risposta a queste e ad altre domande in questo articolo!

Topolino e il segreto del castello

La prima storia a bivi pubblicata fu Topolino e il segreto del castello, scritta da Bruno Concina e disegnata da Giorgio Cavazzano.

Prima pagina di Topolino e il segreto del castello

La storia si apre con atmosfere degne dei migliori thriller: tuoni, fulmini, acquazzoni… la tempesta perfetta.

Minni e Clarabella sono di ritorno a casa, e con la macchina, sulla strada per fare ritorno a Topolinia, sono costrette a costeggiare il “vecchio castello“, un maniero irto su una collina.

La visione causa a Minni non pochi brividi.

Clarabella e Minni

Sebbene Clarabella, inizialmente, canzoni l’amica per la sua reazione, appena sente anche lei dei rumori non meglio identificati decide di accelerare terrorizzata e di allontanarsi il più presto possibile.

Parecchio turbate, complice anche l’ora tarda, le due fanciulle decidono di allarmare Topolino.

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Clarabella e Minni fuggono terrorizzate e si recano da Topolino

Topolino e Pippo decidono di dare un’occhiata al Vecchio Castello, più con lo scopo di tranquillizzare le ragazze che con l’intento di scoprire la causa dei rumori.

Topolino e Pippo decidono di esplorare il castello
Se proprio insisti….

Si recano pertanto al castello, ed è così che inizia la prima di una serie di avventure, con la prima scelta in assoluto all’interno di una storia a bivi.

La prima scelta delle storie a bivi

Il lettore si trovava a creare il suo percorso, e tra fantasmi tristi, film d’azione e truffatori che riciclano il denaro, la sfida consisteva nello scoprire l’origine del rumore che aveva inquietato Minni e Clarabella.

Uno degli epiloghi di Topolino e il segreto del vecchio castello

L’esperimento piacque tantissimo al pubblico. Così questa tecnica narrativa approdava per la prima volta nel fumetto.

Unica nel suo genere

Le storie a bivi, sebbene costituissero una novità nel mondo del fumetto, nella letteratura invece non erano una tecnica narrativa nuova.

Non c’è concordia assoluta nello stabilire quale sia stato il primo esempio di opera letteraria a bivi. Jorge Luis Borges è considerato un precursore in questo ambito: nel suo finto saggio Esame dell’opera di Herbert Quain, l’autore analizzava gli scritti di uno scrittore irlandese (mai realmente esistito). Tra queste opere fittizie figurava April March, un racconto con nove possibili incipit diversi.

L’idea del “libro interattivo” prese forma con forza negli anni ’50, con la collana TutorText, il cui scopo era essenzialmente pedagogico o didattico in senso più ampio. Il potenziale letterario di questa tecnica narrativa venne invece esplorato negli anni ’60, dal gruppo francese noto come OuLiPo (Officina di Letteratura Potenziale). Gli esponenti di questo circolo letterario parlavano di “letteratura ad albero” per fare riferimento ai libri interattivi.

Anche in Italia, con Gianni Rodari e il suo libro Tante storie per giocare (1971) abbiamo un esempio di questa tecnica narrativa, essendo questo libro nient’altro che una raccolta di racconti con finali a scelta.

Il caso più famoso rimane, però, quello della produzione americana, con la serie dei romanzi d’avventura Choose your own adventure.

Cave of time: copertina di uno dei romanzi della serie Choose your own adventure.
The Cave of Time del 1979, primo romanzo della collana Choose Your Own Adventure, scritto da Edward Packard.

Il genere era quello del gamebook, talmente capace di appassionare i lettori che la serie Choose Your Own Adventure venne tradotta in molteplici Paesi, fra i quali la stessa Italia.

Copertina di una delle traduzioni italiane di Choose your own adventure
Copertina di una delle traduzioni italiane di Choose your own adventure

Bruno Concina: “l’uomo” delle storie a bivi

Bruno Concina
Bruno Concina (1942 – 2010)

Su Topolino sono state pubblicate circa 30 storie a bivi. La prima stagione produttiva (1985-1997) vide come protagonista quasi unico, tra gli sceneggiatori, Bruno Concina (fa eccezione Topolino e i futuri futuribili, scritta da Alessandro Sisti). Questo perché fu l’autore veneziano ad avere l’idea.

Bruno Concina, dopo aver scoperto la collana Choose your own adventure, aveva scritto un romanzo, Il Segreto del Castello. Non lo pubblicò mai, ma ne trasse ispirazione per la prima delle storie a bivi, pubblicata sulla rivista nel 1985: Topolino e il segreto del castello.

La copertina, come mostrato nei paragrafi precedenti, era accompagnata dalla seguente frase: Una storia, sei finali! Per la prima volta nel mondo!

E, come abbiamo visto, era davvero così!

Bruno Concina si dedicò a questo tipo del tutto nuovo di storia con impegno e solerzia, probabilmente intuendone le incredibili potenzialità, ma non senza difficoltà.

Come lui stesso ammise:

Si trattava di produrre un’opera che non era mai stata realizzata prima e di affrontare e risolvere una quantità di problemi tecnici che non avevo neppure immaginato. I finali avrebbero dovuto essere diversi e divertenti; ma ogni finale non poteva venire semplicemente dato: era evidente che i vari scioglimenti della vicenda richiedevano una storia – una porzione di storia, ma non per questo meno completa ed interessante – alle proprie spalle.

Bruno Concina in Sliding stories: avventure a bivi di Dario Ambrosini

Fu anche fortunato, perché l’allora direttore di Topolino, Gaudenzio Capelli, credette nella sua idea, dato che collaborava con la rivista sin dal 1979 facendo della sperimentazione la sua cifra stilistica.

Dal 1985 al 1997, durante questa prima stagione, le storie a bivi spopolarono tra le pagine del Topo e Bruno Concina era quasi sempre colui che ne curava la sceneggiatura.

Concina aveva molto a cuore la sperimentazione a bivi, a cui addirittura dedicò la sua tesi di laurea in pedagogia, Una nuova proposta pedagogica: il fumetto a bivi, all’università di Padova.

Una tecnica, tante storie diverse

Come abbiamo già accennato, la parola chiave nelle storie a bivi è sempre stata “sperimentazione”. Ognuna ha le sue peculiarità.

Paperino e gli incontri ravvicinati di 5 tipi, ad esempio, pubblicata su Topolino n. 1585, scritta da Bruno Concina e disegnata da Giorgio Cavazzano, è dedicata a Yuri Gagarin e celebra i venticinque anni dal primo viaggio di un essere umano nello spazio.

Copertina Topolino n. 1585
Copertina di Topolino n. 1585

In Topolino agente… immobiliare, invece, sempre di Bruno Concina, che vede questa volta alle matite Sergio Asteriti, pubblicata su Topolino n. 1704 del 1988, i generi affrontati spaziano dall’horror al giallo alla fantascienza, con Topolino e Pippo che investigano sulla fattoria McAngus.

Non si possono non menzionare fra le storie a bivi quelle dedicate alla Macchina del Tempo, filone di storie del quale, unitamente a Giorgio Pezzin, Concina è stato il co-creatore. In questa serie, grazie all’invenzione degli scienziati Zapotec e Marlin, Topolino e Pippo si ritrovano a viaggiare nel tempo cercando di fornire risposte ai misteri delle varie epoche passate, spaziando dalla preistoria al Rinascimento e oltre.

Concina, in particolare, è stato l’ideatore del personaggio di Marlin, inventore “in senso tecnico” della macchina del tempo. Massimo De Vita, invece, ha creato il personaggio di Zapotec, il direttore del museo.

In Topolino e Pippo eroi del giorno prima, storia pubblicata su Topolino n. 1723, i nostri eroi, destreggiandosi ancora una volta tra vari finali, devono cercare di impedire l’incidente di una petroliera avvenuto, per l’appunto, il giorno prima, cambiando così il futuro.

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Topolino e Pippo eroi del giorno prima
Eroi del giorno prima

Ancora una volta, questa storia dimostra le potenzialità di una tecnica che si presta a qualsiasi contesto in cui un autore voglia far muovere i personaggi. Non importa infatti chi siano, per l’appunto, i “personaggi” ai quali far vivere le avventure, perché il protagonista, il vero burattinaio, è il lettore.

Topolino e Pippo prendono una decisione nel primo bivio

L’ultima storia bivi scritta da Concina nel 1997 fu I Bassotti e i bivi del crimine. Di lì a qualche anno l’autore veneziano e la testata si lasciarono non nel migliore dei modi, ma questo non pose fine alla produzione di altre storie a bivi, sebbene in misura minore.

Storie “non lineari”

Tra le varie storie a bivi ce ne sono alcune che, pur ricalcando e richiamando la tecnica narrativa, si discostano dalle storie canoniche. Un esempio per tutte è la storia Zio Paperone e l’incredibile avventura di Capodanno, pubblicata su Topolino n. 2353, assolutamente unica nel suo genere e dotata di una serie di peculiarità.

Innanzitutto, è stata inserita nel volume TopoRecord: Le storie da primato di Topolino, in quanto è la storia illustrata da più disegnatori in assoluto tra quelle apparse sul settimanale.

Sceneggiata da Alberto Savini, vanta le matite di ben 42 artisti, ognuno dei quali ha disegnato una pagina (dando in questo modo la sua impronta) e ha “firmato” l’ultima tavola.

C’era una sorta di “gioco nel gioco”: si pensava, infatti, che moltissimi lettori, una volta appurata questa “sorpresa” si sarebbero divertiti a rileggere la storia, cercando di indovinare a quale autore appartenesse il tratto.

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Le firme dei 42 artisti drlla storia ZIo Paperone e l'incredibile avventura di Capodanno
42 firme

La storia, definita dallo stesso Savini come “un’evoluzione delle storie a bivi”, si struttura su livelli, anziché su archi narrativi. La scelta del bivio è sempre presente, ma stavolta solo uno è il percorso corretto che, di livello in livello, conduce il lettore all’epilogo, dove finalmente si scopre perché, per tutta la storia, Zio Paperone ha urgenza di rientrare al Deposito, dal quale è stato accidentalmente sbattuto fuori.

Livello 2 - Zio Paperone e l'incredibile avventura di Capodanno
Tenti di scassinare il Deposito?

La storia è concepita come fosse un videogame a fumetti, invece che il classico gamebook al quale i lettori erano abituati. Emblematico, a tal proposito, è il controller che si può vedere nella primissima tavola introduttiva, che preannuncia il concept della storia.

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Tavola di apertura di Zio Paperone e l'incredibile avventura di Capodanno

Alberto Savini, come riportato nella prefazione al volume dedicato alle storie da record, infatti, si ispirò al meccanismo dei primi “videogiochi testuali” per Commodore 64 degli anni ’80. Si trattava di avventure a livelli senza immagini, spesso scritte in inglese, che si caricavano sul computer e avevano comandi solo testuali. Il giocatore si identificava col protagonista del gioco, descritto tramite frasi di testo. In queste avventure, utilizzando abilità logiche, bisognava trovare la chiave giusta per passare al livello successivo.

Dopo aver individuato una trama lineare e averla adattata alla psicologia dei personaggi, la sfida più grande di Savini nella costruzione di Zio Paperone e l’incredibile avventura di Capodanno è stata quella di trovare una giustificazione credibile e coerente con il resto della storia per i cosiddetti “vicoli ciechi”, le deviazioni senza via d’uscita.

Le storie a bivi oggi

Sebbene nel 1997 Concina abbia smesso di sceneggiare le storie a bivi, queste vennero più volte riprese nel corso degli anni. Dopo Zio Paperone e l’incredibile avventura di Capodanno, del 2001, nel 2005 vennero pubblicate nell’arco di un mese tre storie a bivi, di cui due sceneggiate da Stefano Ambrosio e una da Alberto Savini:

Le prime due storie erano interamente dedicate a un progetto relativo al risparmio energetico. La terza, invece, era ambientata nell’universo de Le storie della Baia ed era impostata come un gioco in cui il lettore doveva aiutare Paper Hoog e Moby Duck a ritrovare il gabbiano Trippa, per festeggiarne il compleanno.

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Successivamente ci fu uno stop alla pubblicazione. Nel 2014 prese il via una “nuova stagione” delle storie a bivi, con Gambadilegno, Macchia Nera e i bivi del crimine di Marco Bosco e Nicola Tosolini.

Possiamo citare, come protagonisti di questo “nuovo corso” delle storie a bivi, gli sceneggiatori Marco Bosco (che ne ha sceneggiate quattro delle sei uscite dal 2014 a oggi) e Vito Stabile (che ha scritto le altre due).

Attualmente l’ultima storia a bivi, pubblicata su Topolino n. 3239 il 20 dicembre 2017, è Topolino e il pupazzo perduto, di Vito Stabile e Marco Mazzarello.

Conclusioni

Dario Ambrosini, ricordando Bruno Concina e le storie a bivi, racconta che per l’autore veneziano era motivo d’orgoglio che le sue storie piacessero tanto ai bambini. La bellezza delle “storie a bivi”, tuttavia, non ha età. Chiunque le legga non può non diventarne protagonista, non può non prendervi parte attivamente, come se fosse lui stesso, in un certo senso, a decidere che storia leggere.

Cosa resta, oggi, a quattro anni dalla pubblicazione dell’ultima storia a bivi su Topolino, dell’eredità di Concina?

Rimane senz’altro il merito di Concina di aver introdotto nel fumetto una tecnica narrativa nuova, che ben si adatta a vari generi. Il valore pedagogico di questa tecnica, già appurato grazie alla letteratura, sussiste anche quando si parla di fumetti, e sono gli studi di Concina stesso a dimostrarlo.

Ma la storia a bivi è per sua natura sperimentale, e quindi in continua evoluzione. In mano ad autori come Vito Stabile, Marco Bosco o Alberto Savini, che hanno in qualche modo raccolto il testimone di Concina, che amano sperimentare e hanno una visione estremamente chiara e personale dei personaggi Disney, questa modalità narrativa potrebbe avere ancora molto da dire e far di nuovo sognare vecchie e nuove generazioni di lettori.

Lidia Brancia

Un ringraziamento ad Alessandro Giacomelli e Mattia Del Core

Immagini © Disney – Panini Comics

Fonti:

Storie a bivi, su Paperpedia Wiki
TopoRecord: Le storie da primato di Topolino, Disney, 2012
Da che parte si va?, Ilja Topovic, in Topolino Tremila, a cura di Paolo Castagno, 2013, pp. 252-257
Sliding Stories: avventure a bivi, Dario Ambrosini, in Topolino Tremila, a cura di Paolo Castagno, 2013, pp. 258-261
Finzioni, J. L. Borges, 2014 (2° edizione), Adelphi

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