Mentre la community disneyana festeggia i venticinque anni dall’uscita del primo numero di PK – Paperinik New Adventures, Tito Faraci, tra gli sceneggiatori storici del papero mascherato, scrive un articolo su Domani che potrebbe causare qualche disappunto tra i fan di Topolino (e non). Il fumettista lombardo esprime serie perplessità sul rapporto che il pubblico ha instaurato negli anni con PK e il fumetto Disney in generale. Ma andiamo con ordine.
Nostalgia canaglia
“Vi voglio bene, ragazzi. Ma io proprio non vi capisco”. Con molto candore, Faraci si rivolge ai fan di Topolino Magazine contestandone l’atteggiamento nostalgico. Davvero il fumetto Disney “era meglio una volta”? Secondo l’autore, no, per niente. Anzi, arriva a dire che “storie riempitive”, storie mediocri o addirittura bruttine, si sono sempre alternate su Topolino – forse anche più di oggi – a quelle memorabili che amiamo citare. E questo continuo rimpianto dei bei tempi andati rischia di nuocere gravemente alla creatività degli artisti e alla crescita dei personaggi.
Faraci cita quella che lui stesso definisce la “santissima trinità” – Scarpa, Gottfredson e Barks – per spiegare ciò che li ha resi grandi: le loro storie non guardavano mai indietro, erano una finestra sul mondo contemporaneo. Perciò, se il mondo cambia, devono farlo anche le storie. Questa è la lezione che bisogna imparare dai grandi Maestri: non imitarne lo stile, ma imparare ad approcciarsi al racconto. Non risulta difficile capire perché Tito Faraci abbia questa opinione, se si guarda alla storia del personaggio PK.
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PK – Papero Novus
Il protagonista di PKNA era un “aggiornamento” del vecchio Paperinik: un personaggio nel quale confluivano tante influenze diverse, dai manga ai supereroi del fumetto americano, che voleva (e riusciva a) essere specchio della realtà degli anni Novanta. Faraci racconta del primo numero scritto interamente da lui, intitolato Trauma: una storia di dubbi, bullismo e paura, con un stile esplosivo e ipercinetico. Insomma, una piccola rivoluzione nel panorama del fumetto disneyano.
Faraci e il PK-Team
La redazione di PKNA (il PK-Team, appunto) viene definita da Faraci una società “carbonara”. Un gruppo rivoluzionario, spalleggiato da una parte (solo una parte) della redazione di Topolino, che si era prefisso di andare sempre avanti, sempre oltre i limiti, persino quello, apparentemente invalicabile per il fumetto Disney, della morte. Anche le rubriche erano in aria di modernità, specie quella della posta: lì si affrontavano turbamenti adolescenziali e si formava una vera e propria community, molto prima che Internet fosse accessibile a tutti e che “community” fosse una parola di uso comune.
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Rinascita e rivoluzione
Ed ecco l’amara conclusione di Tito Faraci: se PK nascesse oggi, non lo capiremmo. PKNA ha aperto la strada della modernità, e nel nostro impeto nostalgico, fomentandoci gli uni con gli altri nelle community di appassionati, torniamo indietro, compiamo il percorso inverso, tradiamo la lezione di coraggio e modernità che ci ha impartito il PK-Team. Sempre secondo Faraci, abbiamo dimenticato che la dinamicità delle storie, gli approfondimenti psicologici dei personaggi, l’azione, la tecnologia, tutto ciò che amiamo di PK erano, ai tempi, rischiose novità, strade mai percorse.
Ma siamo sempre in tempo per ricordare e per imparare. Lasciamo che sia Tito Faraci in persona a concludere questo discorso:
Le commemorazioni mi commuovono e, insieme, mi spaventano. Assomigliano troppo a funerali. Mentre PK – Paperinik New Adventures deve rimanere un esempio di vitalità, di rinascita, di rivoluzione. Ce ne vorrebbe un altro di Pikappa. Così, ma diverso.
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Gabriella Vajano
Immagini: © Disney/Panini Comics, luccacomicsandgames.com, etnacomics