25 anni di PK.
Ovvero 25 anni del più audace, folle, rivoluzionario e soprattutto riuscito esperimento della Disney Italia.
Qualche anno fa mi capitò di chiacchierare con Alessandro Sisti, uno dei creatori della serie, al Comicon di Napoli.
Mi disse che durante la sua genesi, sul progetto aleggiava un’aria carbonara, testuali parole, ovvero tutto era realizzato di nascosto.
All’epoca Topolino e tutte le testate Disney erano sotto il controllo severo della filiale francese della casa madre. Sisti scherzosamente, ma non troppo, disse che se il progetto fosse fallito sarebbero stati tutti trasferiti nella filiale siberiana della Disney.
Fortunatamente PK si rivelò un successo non solo italiano ma internazionale, venendo tradotto e pubblicato in Francia, Grecia, Germania, Norvegia, Svezia, Danimarca, Brasile fino a sbarcare nel 2016 persino negli Stati Uniti d’America.
La genesi di un mito
Ma come nacque PK? Come tantissime cose belle, per caso.
Come raccontato da Max Monteduro sul suo blog, lo spunto partì dal lavoro sulle copertine della testata Paperinik e altri supereroi.
Correva l’anno 1993 e fino ad allora la colorazione veniva fatta in modo tradizionale, col fotolito e le indicazioni dei colori segnate su una fotocopia.
Monteduro, neoassunto in redazione, stava già provando ad usare Photoshop 2.0 per colorare digitalmente delle vignette. Gli venne l’idea di colorare una copertina e Franco Lostaffa, l’allora responsabile del settore, gli affidò la colorazione della copertina per il numero 3 di Paperinik.
Fu quello il primissimo esperimento arrivato in edicola di un fumetto Disney italiano colorato digitalmente.
Questa innovazione digitale riusciva a dare nuova vita alle copertine, che diventavano più vicine ad immagini pubblicitarie e potevano essere più dinamiche nel disegno, ispirandosi allo stile dei comics americani.
Il vecchio Paperinik era quindi sempre di più ritratto in pose supereroistiche, ma all’interno della testata c’erano sempre le classiche vecchie storie del personaggio.
Quando vennero pubblicate tutte le storie, Monteduro ed Ezio Sisto, l’allora vicedirettore di Topolino, iniziarono a discutere del fatto che fosse un peccato “sprecare” un simile lavoro di ricerca grafica sulle copertine.
Fu lì che spuntò l’idea di realizzare un prodotto che anche nei contenuti rispecchiasse quel livello.
Il seme di PK venne così piantato, ma quello che lo fece crescere fu la nuova linfa che arrivò da un’infornata di nuovi autori appena usciti dall’Accademia Disney: giovani, talentuosi e con tutte le carte in regola per dare vita a un progetto del genere.
Con queste premesse cominciano le riunioni “carbonare” in cui viene delineato il progetto, con all’orizzonte lo spauracchio del trasferimento alla filiale siberiana della Disney.
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Lo sviluppo
Nelle riunioni carbonare, il nascente team composto dal vicedirettore di Topolino Ezio Sisto, lo sceneggiatore Alessandro Sisti, il già citato Max Monteduro e il disegnatore Alberto Lavoradori mettono insieme le idee e, con l’appoggio del direttore Paolo Cavaglione, le fissano nero su bianco. Sta nascendo qualcosa di talmente innovativo da essere a suo modo rivoluzionario.
La serie sarebbe stata caratterizzata da albi con una singola storia legata alle altre dalla continuità narrativa, concetto praticamente inedito nelle storie disneyane, e avrebbe visto cambiare innanzitutto il contesto intorno a Paperino: via i personaggi classici, ridotti a sporadiche apparizioni, e soprattutto via i soliti antagonisti tipo i Bassotti o qualche strambo villain cartoonesco. Paperino è scaraventato lontano dalla sua confortevole villetta di Via dei Platani per ritrovarsi custode di un immenso grattacielo appena acquistato dallo zio in pieno centro a Paperopoli: la Ducklair Tower.
Qui incontra per caso l’intelligenza artificiale che popola il palazzo, Uno, che diventa il suo principale alleato e gli fornisce tutta la strumentazione per poter affrontare le nuove e terribili minacce che incombono.
Lavoradori introduce al resto del team dei concept grafici a cui sta lavorando da un po’, e sono così realizzati i nuovi avversari principali: dei temibili alieni viola chiamati Evroniani, che invadono pianeti per nutrirsi delle emozioni degli abitanti trasformandoli in una sorta di zombie senza emozioni. Avversari realmente terribili e pericolosi.
Viene poi definito anche lo stile grafico peculiare della saga: via la classica “gabbia” disneyana a favore di una composizione libera della tavola che permetta una maggiore libertà ai disegnatori.
Lo stile generale è ripensato completamente: i personaggi diventano molto più dinamici, lo stile vira sul futuristico-fantascientifico e Paperopoli stessa viene completamente ridisegnata fino ad avere l’aspetto di una metropoli futuristica, caotica, alienante, perfino oscura e soprattutto più realistica.
Ma il passo più lungo riguarda i contenuti.
Il pubblico individuato per questo nuovo progetto è quello degli adolescenti. Topolino, sebbene sia sempre stato una lettura per tutti, ha sempre avuto come pubblico di riferimento quello dei bambini e ragazzi fino circa ai 10-12 anni. Stavolta, invece, si decide di puntare direttamente a un pubblico di età più avanzata, che nel frattempo si sta approcciando anche ai manga e ai comics statunitensi. Per farlo si decide di dare un tono più “adulto” alle storie, che diventano più complesse nella trama, e vengono infranti alcuni tabù, sia grandi tipo quello della morte, che piccoli tipo la genitorialità e i punti fermi alla fine dei balloon.
Insieme alle storie, diventano più complessi anche i personaggi che vengono caratterizzati in modo sfaccettato e con storie molto complesse alle spalle. C’è Everett Ducklair, il vecchio padrone della Ducklair Tower e di Uno ritiratosi in un monastero in Tibet per contenere il suo lato oscuro, c’è l’aliena Xadhoom, che con la sua sete di vendetta verso gli evroniani che hanno devastato il suo pianeta natale probabilmente è uno dei personaggi più autenticamente drammatici mai visti in un fumetto Disney, e c’è il Razziatore, cronopirata che esordisce come avversario di Paperinik per diventarne in alcune occasioni alleato e persino amico pur conservando una ambiguità di fondo.
Viene superata la dicotomia buoni-cattivi che, anche se in un modo edulcorato, era diventata la norma su Topolino, e i personaggi assumono contorni sfaccettati, anche moralmente.
Tutto questo però senza mai rigettare completamente il passato, almeno all’inizio.
Questi cambiamenti sono introdotti come una evoluzione delle storie classiche, che comunque rimangono sullo sfondo. Il protagonista è soprannominato PK e sfoggia armi e dotazioni ultratecnologiche, ma è a tutti gli effetti lo stesso Paperinik di Villa Rosa erede spirituale di Fantomius.
L’evoluzione è graduale. Vista la portata del cambiamento, vengono realizzati tre numeri zero prima della partenza della serie regolare.
L’intenzione è quella di sondare la risposta del pubblico. Se l’esperimento sembrerà piacere, allora la serie partirà, altrimenti verrà ricordata soltanto come un tentativo troppo ambizioso e messa in soffitta.
Il debutto è anticipato da una campagna pubblicitaria misteriosa su Topolino, in cui viene citato “PK” ed è indicata inizialmente la data del 15 marzo 1996, poi anticipata al 14 marzo negli annunci successivi, che parlano chiaramente di un Paperinik.
Esattamente 25 anni fa, quindi, i lettori si ritrovano nelle edicole un albo totalmente diverso dagli altri: spillato, con un formato mai visto e una sola storia all’interno: Evroniani, in cui la realtà quotidiana di Paperino viene stravolta ma senza cancellare il vecchio personaggio e vengono introdotti i nuovi comprimari. La testata si chiama Paperinik New Adventures, abbreviato in PKNA, e il logo altro non è che una rielaborazione grafica del mensile Paperinik, prendendo la prima e l’ultima lettera.
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Apogeo, declino e rinascita
Da lì, il resto è storia.
La risposta del pubblico è da subito incoraggiante. Al primo numero zero ne seguono altri due, usciti rispettivamente a giugno e a settembre dello stesso anno, finché il primo novembre inizia definitivamente la serie regolare con PKNA #1, Ombre su Venere.
La serie prende una cadenza prima bimestrale e poi mensile, andando avanti per ulteriori 58 albi più un doppio albo finale, ottenendo un enorme successo.
Dopo 3 numeri zero, 3 albi speciali e 49 albi regolari di cui uno doppio, PKNA chiude i battenti nel 2001. Lo segue una nuova serie, PK², che stravolge di nuovo il panorama intorno al personaggio.
Sia i vecchi nemici che i vecchi alleati vengono messi da parte insieme al taglio fantascientifico e l’ambientazione si sposta a Paperopoli, diventando meno spaziale, più urbana e possibilmente ancora più cupa della serie precedente, con i vari personaggi che si dimostreranno ancora più ambigui e la trama ancora più serrata e intricata.
A posteriori, è stato riconosciuto che il PK Team fece forse il passo più lungo della gamba rispetto ai gusti dei lettori, che dimostrarono di non gradire appieno un cambiamento così ardito.
In redazione era finita l’epoca della sperimentazione, tirava una nuova aria e un progetto del genere non era più ben visto come prima. Inoltre, il ramo internazionale della Disney voleva lanciare il personaggio in tutto il mondo, rendendolo protagonista del videogioco PK – Out of the Shadows, distribuito in Italia col titolo di Chi è PK?, e la sua lontananza dai canoni tradizionali, unita al background prettamente italiano del personaggio di Paperinik, lo rendevano inadatto ai progetti della casa madre.
Viene così decisa la prematura fine di PK², sostituita da un reboot, PK – Pikappa, pensato anche per il mercato internazionale e in cui la storia viene resettata completamente. Il nuovo personaggio di PK non ha più nulla a che fare con Paperinik, nemmeno il nome originale (nel primo episodio lo prende dal numero di serie dello scudo in dotazione). Anche le storie, sebbene vedano il ritorno di molti personaggi delle precedenti serie, sono edulcorate e dai toni più infantili, riflettendo il cambiamento del target prefissato dalla Disney per il nuovo prodotto e acquistando tra i fan il famigerato soprannome di PK Frittole con cui è conosciuta dagli appassionati e anche dagli addetti ai lavori.
La terza serie dura dall’agosto 2002 al marzo 2005 e non è ricordata con particolare affetto tra gli appassionati, pur mostrando alcune buone idee espresse in numeri degni di nota, soprattutto verso la fine dove in alcuni albi viene tentato un parziale ritorno ai toni della saga precedente.
Dopo “Frittole”, PK entra in una fase di silenzio da cui riemerge soltanto nel 2014 con una nuova storia, Potere e Potenza, che rappresenta il varo da parte dell’allora direttrice di Topolino, Valentina De Poli, di PK New Era, ovvero la quarta incarnazione del personaggio, che si ricollegava alla prima e alla seconda serie, riportandone in auge tutto lo spirito innovatore assolutamente non scalfito dal trascorrere del tempo.
A differenza di queste, però, la nuova serie non trova collocazione su una rivista mensile apposita, ma è ospitata a puntate sulle pagine di Topolino in due storie evento annuali, poi ripubblicate in un volume cartonato in formato Deluxe.
Si sviluppano quindi due sotto-saghe: la prima, gestita dalla coppia artistica formata da Francesco Artibani ai testi e Lorenzo Pastrovicchio ai disegni, riprende il filo narrativo interrotto di PK², dandone finalmente una conclusione in quattro episodi strettamente in continuità tra loro, e la seconda, curata da Alessandro Sisti ai testi e Claudio Sciarrone ai disegni, che propone storie più autoconclusive e che riprendevano altri filoni narrativi interrotti. I colori di entrambe le saghe sono curati da Max Monteduro.
Con l’avvicendamento al timone di Topolino avvenuto nel 2018 tra Valentina De Poli e Alex Bertani, PK è entrato in una ulteriore nuova fase editoriale in cui è pubblicato con cadenza trimestrale direttamente su una testata apposita, Topolino Fuoriserie, in formato cartonato, e soprattutto è affidata a un nuovo “showrunner”: Roberto Gagnor, apprezzato sceneggiatore di lungo corso su Topolino ma che mai si era cimentato con il personaggio precedentemente e non faceva parte del nucleo storico del PK Team.
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Dopo tre storie in cui Gagnor è stato affiancato ai disegni da Alberto Lavoradori prima e Roberto Vian poi (altro disegnatore storico, debuttante nella saga pikappica), proprio in questi giorni è uscita su Topolino la storia commemorativa del venticinquennale, Una leggendaria notte qualunque, della coppia artistica Sisti-Pastrovicchio che realizzerà anche il prossimo capitolo della saga, I giorni di Evron, in arrivo a fine marzo.
A 25 anni di distanza PK, seppure tra alti e bassi, rimane più vivo che mai.
Le ragioni del successo di PK
Ma perché la serie è così amata anche oggi e a 25 anni dal suo debutto?
La risposta più immediata è probabilmente il suo essere fuori dagli schemi rispetto a ciò che la Disney proponeva allora. Sicuramente è uno dei fattori in campo, ma non l’unico (e forse nemmeno il principale dato che se fosse così allora Mickey Mouse Mystery Magazine, esperimento per certi versi ancora più rivoluzionario ma che si distaccava completamente da ogni canone Disney, avrebbe avuto una sorte diversa).
Analizzando anche cosa successe dopo, forse la vera forza di PK sta nel fatto che la saga era un’evoluzione dei fumetti Disney, senza una rottura vera e propria.
Il Paperinik di PK non era un personaggio nuovo (non nella saga principale almeno), come già detto rimaneva il vecchio Paperinik di sempre che si ritrovava per uno strano scherzo del destino ad affrontare alieni, cronopirati, paradossi temporali e minacce galattiche con delle armi più potenti.
Inoltre PK seppe cogliere alla perfezione lo spirito dei suoi tempi: parlava di tecnologia, di fantascienza e di mondi virtuali in un’epoca in cui la rivoluzione digitale era agli albori ma in pieno fermento e il mondo era nel pieno di un grande ed impetuoso cambiamento.
Un altro punto di forza è tutto quello che c’era oltre le storie.
L’innovazione non si esauriva nei fumetti e nel formato degli albi, ma si estendeva ai contenuti redazionali.
L’esempio più famoso è la posta del giornale, la mitica PK Mail ancora nel cuore di tutti i Pkers. Non era il solito angolo di corrispondenza fra lettori e redazione, era qualcosa di unico: un momento di sberleffo, di umorismo irriverente e surreale in cui si prendevano in giro i classici cliché delle domande da super-nerd tipiche delle poste dei lettori. Memorabile il tormentone “poche ragazze da quelle parti, eh?” (e varianti) formula usata come risposta a domande troppo puntigliose e che nasce dall’estro dal primo curatore della rubrica: Aldo Vitali, oggi direttore di TV Sorrisi e Canzoni e che fu sostituito intorno al 25esimo numero da Fausto Vitaliano.
Qualche anno dopo, in uno dei volumi antologici PK – Il Mito usciti nel 2012, Vitali e Vitaliano racconteranno che l’idea nacque per scimmiottare la classica posta dei lettori nella quale la redazione dava sempre ragione a chi scriveva. Ribaltando la prospettiva, la PK Mail aveva invece il preciso scopo di non dare mai ragione al lettore.
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Questo tono scanzonato e irriverente divenne ben presto la cifra stilistica di tutti i contenuti redazionali. Sulla falsariga della Topocard, che all’epoca era data ai lettori di Topolino che contribuivano al settimanale, furono create ben due card: la PKard e la PK Action Hero Card. Quest’ultima era data a chi compiva azioni particolarmente buffe proposte dalla redazione, tipo “farsi la doccia in una cabina telefonica” (sic) con prove fotografiche.
Tutto ciò portò alla creazione di una vera e propria community di lettori, sfruttando in maniera naturale i mezzi informatici che all’epoca si facevano strada. Venivano pubblicizzati i siti amatoriali sulla serie, che spuntavano continuamente, c’erano i newsgroup, antesignani dei forum e dei gruppi Facebook, in cui i pkers discutevano tra loro. Esisteva anche una fanzine ufficiale, Pkers, riservata agli abbonati e con tantissimi contenuti extra: approfondimenti, disegni, retroscena e tanto altro.
Il punto di forza principale era però, a parere di chi scrive, la qualità delle storie.
Il livello di scrittura, di disegno e di sviluppo della trama e dei personaggi è tale da rendere indimenticabili e amati non soltanto i personaggi principali quali PK, Uno, Lyla, il Razziatore, Xadhoom, Angus Fangus ed Everett Ducklair, ma anche i vari personaggi secondari: Urk, Neopard, Leonard Vertighel, Mary Ann Flagstarr, Camera 9 e tantissimi altri rimasti nel cuore dei Pkers.
Le storie poi non temevano di affrontare argomenti tabù per i fumetti Disney tradizionali: sofferenza, dolore, solitudine, rancore, vendetta, persino la morte. Il tutto inserito in una Paperopoli più realistica, caotica e oscura.
In genere, rivedendo da adulti tante cose che ci hanno appassionato da piccoli, applichiamo il filtro della nostalgia che le “distorce” romanticamente facendoci passare sopra i vari difetti e le ingenuità che hanno.
Ma non è il caso della saga di PK.
Il suo livello così elevato la rende un capolavoro al di là della semplice nostalgia, ed è una lettura che rapisce a 25 anni di distanza dal suo esordio anche chi si approccia ad essa per la prima volta.
Questo livello qualitativo rimane tutt’oggi la cifra stilistica di PK che i lettori amano e cercano nelle nuove storie dedicate al personaggio, rendendo l’approccio con la serie una sfida per i vari autori. La speranza e l’obiettivo è che PK rimanga, oggi come allora, da 25 anni e per i prossimi 25, sinonimo di altissimo livello fumettistico.
Nel frattempo, spolverando le nostre Pkard, siamo grati a quello spirito “carbonaro” che un quarto di secolo fa iniziò a cementare una community, diede luce a giovani autori con grandi idee e avviò una vera e propria rivoluzione.
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Giacomo “Mino” Sannino
Immagini © Disney – Panini Comics
Fonti: Il blog di Max Monteduro | Paperpedia | Papersera