Può il super-antieroe Deadpool essere un simbolo di pace e di speranza? I fumetti della Marvel Comics che lo vedono protagonista sono di grande ispirazione contro la violenza? I burritos scaldati al microonde sono un toccasana per il colon irritabile?
Se la vostra risposta a queste domande oscilla fra il “no” e il “ma stiamo scherzando? NO!”, probabilmente conoscete Deadpool, un mercenario dal grilletto facile e dalle spade assetate di sangue, capace addirittura di essere più violento con le parole, soprattutto perché non tace mai.
Ma il cosiddetto “Mercenario Chiacchierone” è un personaggio così semplice da decifrare oppure il più grande paradosso della sua natura caotica e imprevedibile è un’inclinazione alla pace, alla speranza e a 372.844 pancake? Se la risposta è sempre “no”, l’opinione è legittima. Ma tanto per divertirci, ecco una personale riflessione!
Chi è Deadpool?
Le avventure a fumetti di Deadpool iniziano nel 1991, grazie agli autori Fabian Nicieza e Rob Liefeld. Dopo rare apparizioni in versione animata e un ruolo nel film X-Men le origini – Wolverine (2009) che ha meritato la damnatio memoriae, Deadpool è diventato protagonista nel 2016 di una saga cinematografica incentrata sull’interpretazione super sexy di Ryan Reynolds. Un instancabile senso dell’umorismo, una passione per la cultura popolare, meglio se trash, e la consapevolezza di essere un personaggio immaginario hanno consacrato la fama di Deadpool presso il grande pubblico. Ma c’è altro?
Deadpool non è Spider-Man con i balloon di dialogo colorati di giallo, battute più salaci e niente ragnatele sul costume. È l’ex cavia di un losco esperimento governativo, a cui il personaggio ha scelto di sottoporsi nella speranza di guarire da un cancro in fase terminale. Come risultato, la malattia si è stabilizzata in un perenne flusso di distruzione e ricostruzione delle cellule del suo corpo, un fattore rigenerante che rende Deadpool praticamente immortale, ma non lo libera dal dolore e dal trauma degli abusi subiti. La maschera che indossa come una seconda faccia non nasconde la sua identità (che è ufficialmente quella del sicario a noleggio Wade Wilson), ma cicatrici estese su tutta la pelle.
Nel quadro della legge di Murphy che sembra accompagnare Deadpool, prima ex soldato in disgrazia, poi mercenario canaglia e infine super mercenario canaglia, con danni estetici e disturbi mentali in un mondo dominato da standard di (presunta) salute e bellezza, dove sono la pace e la speranza?
Deadpool è un pacifista?
A prima vista, la pace è qualcosa che Deadpool non ha mai conosciuto: la violenza non è solo un mezzo per portare a casa la pagnotta, ma anche l’unico modo che il personaggio ha per relazionarsi con se stesso e con gli altri, il solo nel quale si trovi realmente a suo agio.
Così come il corpo e la mente di Deadpool sono in continua rigenerazione (col problema ricorrente di “perdere pezzi” che comunque non torneranno mai quelli di prima), il passato di Wade Wilson è in costante discussione, con l’unica certezza che violenza, solitudine e disperazione ne facciano parte da sempre. Per Deadpool il più chiaro segno di amore è che gli sparino a una gamba, anziché mirare alla testa.
Deadpool è l’esatto contrario di un uomo di pace, sembra suggerire con ironia il crossover AXIS (2014), dove una prodigiosa inversione di personalità trasforma l’antieroe in uno stereotipato pacifista alla Occidentali’s Karma di nome Zenpool. Ma anche nei suoi panni classici, Deadpool non ricava una vera soddisfazione dalla violenza, se non la conferma della propria bassa autostima. In fondo, quella pace interiore che lo spaventa e sembra essergli negata (persino attraverso la Morte, che Deadpool corteggia come un love interest canonico) è la sua più grande aspirazione. Deadpool combatte nella speranza di rompere la catena di violenza che lo imprigiona e fare finalmente del bene, per quanto la strada sia difficile e scivolosa (forse per via del sangue).
Deadpool è un eroe?
Nato come piccolo supervillain parodistico nell’universo dei Nuovi Mutanti, Deadpool si è trovato col tempo a combattere al fianco di supereroi integerrimi. Proprio come un bambino con in mano un’action figure, Deadpool desidera unirsi alle loro schiere, imparare dai migliori e diventare a sua volta un eroe, cosa che nella sua disinteressata visione equivale a essere accettato e amato. Peccato che i supereroi non perdano occasione di strigliarlo per la sua attitudine all’omicidio e la sua elasticità morale: malgrado i suoi sforzi di redenzione, Deadpool ha comunque un arsenale militare nel borsello. Quindi è un fatto assodato che Deadpool non sia un buon esempio, mentre loro sì?
In fin dei conti, il classico eroismo comporta commettere qualsiasi bassezza per ciò che si considera un bene superiore, mentre per Deadpool non esiste un bene superiore. Deadpool riconosce le proprie cattive azioni e non le giustifica con alti ideali. Se poi finisce per fare la cosa giusta, è perché la ritiene la cosa giusta, senza nessuna motivazione superiore e nessuna gratificazione.
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La (super) violenza non risolve niente
La celebre paternale secondo cui la violenza non paga né risolve, ma crea solo un’arida spirale, dopotutto è qualcosa che Deadpool esemplifica meglio dei suoi superamici. Attraverso la violenza, Deadpool non ottiene nulla di significativo – né l’essenziale né il superfluo: fa lavori sporchi per denaro, ma anche la somma più pazzesca lo lascia come lo trova, ossia davanti alla TV con una montagna di cibo spazzatura.
In effetti, non è la violenza l’arma vincente nelle avventure di Deadpool. Rispetto a supereroi che, armati o meno, fanno comunque conto sulla forza per sconfiggere i nemici (e funziona), Deadpool è in grado di battere anche avversari più imponenti di lui con il suo vero superpotere: la capacità di pensare fuori dagli schemi. Senza quella, non potrebbe certo neutralizzare Domino e Wolverine insieme servendosi solo di una gallina.
La speranza è l’ultima a morire (oppure l’ultimo è Deadpool?)
Il personaggio di Deadpool è già fuori dagli schemi di suo, perché, pur incarnando tutti i cliché del supervillain indurito, non ispira durezza, né tragedia, né pietà. Col suo strampalato eppure lucido umorismo, si prende gioco di se stesso e di ciò che lo circonda, creando un corto circuito in un mondo di grandi poteri e grandi responsabilità. È un agente del caos, ma la sua sovversione è piena di freschezza e di speranza: se i supereroi custodiscono la stabilità di un sistema pieno di ingiustizie (persino ai loro danni), Deadpool conosce troppo bene le macerie per aver paura di passarci in mezzo, inseguendo col “massimo sforzo” anche un piccolo spiraglio di qualcosa di puro.
Verina Romagna
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Fonti: Wikipe