Il Grande Splash. Una storia lunga, amata e che ha superato la bellezza di vent’anni di età.
La storia a puntate è apparsa infatti sui numeri di Topolino dal 2253 al 2267 nella primavera del ’99, per un totale di 185 pagine e 14 capitoli, per poi essere ripubblicata nel 2013 sul numero 63 della collana Speciale Disney. Molto più recentemente è stata edita nei volumi in uscita con la Gazzetta dello Sport (Paperinik – Le origini del Mito #43 e #44, giugno 2020).
L’opera di Silvia Ziche è tra i suoi lavori più celebri. L’imprevedibilità dell’intreccio, le gag, le vignette memorabili: i motivi per amare Il Grande Splah sono tanti. Proviamo a metterne in luce sette.
1 – Il mistero della camera chiusa
In seguito alla stesura di Papernovela e Topokolossal, Silvia Ziche torna nel mondo dei paperi, con la parodia di un altro genere narrativo, non esclusivamente legato al mondo televisivo o a quello del cinema: il giallo. La storia, infatti, tratta il classico esempio dell’enigma della camera chiusa.
Molti di voi ricorderanno i romanzi di Agatha Christie Poirot a Styles Court o Dieci piccoli indiani o ancora il racconto di Arthur Conan Doyle con protagonista Sherlock Holmes L’avventura del piede del Diavolo, tipici di questo genere. Cosa c’è di meglio quindi di un furto ai danni dell’inviolabile Deposito di Paperon de’ Paperoni?
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Paperone si accorge che tutti i suoi soldi sono spariti senza alcun segno di scasso, proprio nel momento in cui all’interno del Deposito erano presenti i suoi principali nemici, oltre che una parte di parentado. A complicare il tutto è la comparsa di un individuo sospetto, apparso all’inizio della storia, che si fa chiamare “il Grande Splash” e che i presenti indicano fin da subito come l’artefice del furto.
Oltre a quelli citati in precedenza ci sono molti altri richiami agli stereotipi del giallo, spesso messi alla berlina. Battista ad esempio è accusato da Paperina solamente perché è il maggiordomo, mentre i detective sono al centro dei sospetti di Paperoga e Amelia (andando contro le “regole” della maggior parte dei polizieschi, in cui l’investigatore viene automaticamente considerato innocente).
Nessuno sembra essere a conoscenza dell’identità del “Grande Splash”, nemmeno i lettori del settimanale, che ebbero l’occasione di vincere una Topocard indovinando chi fosse questo misterioso personaggio.
2 – Il Grande Splash… almeno abbiamo il titolo!
Fin dalla scena iniziale, dove è un misterioso personaggio a decidere il titolo (dopo essersi tuffato in una pozzanghera), capiamo che questa non è una storia come le altre. Nelle puntate si susseguiranno azioni prive di senso e di logica, volte a creare un’atmosfera folle e intrigante, al punto da apparire paradossalmente naturale. E saranno gli stessi personaggi che si preoccuperanno di tappare i buchi (voluti) nella trama.
Già nelle prime pagine, quando il foglio rimane letteralmente bianco (per la scomparsa del protagonista: il “Grande Splash”, appunto), vediamo i paperi entrare in scena nei modi più disparati, colti di sorpresa. Lo stesso Paperino, sostituto trovato all’ultimo, viene afferrato da “dietro le quinte” e scaraventato sul palcoscenico in tenuta da doccia, con un asciugamano (che paradossalmente gli copre l’unica parte del corpo che di solito è lasciata scoperta dalla sua blusa da marinaio).
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Questa serie di vignette iniziali, decisamente stramba, getta subito il lettore nell’atmosfera di assurdità e nonsense che pervade tutta la storia.
3 – La meta-scrittura
La quarta parete non è mai stata così sottile su Topolino e questa saga la infrange spesso e volentieri.
Se infatti nelle due precedenti saghe della Ziche (Papernovela e Topokolossal) paperi e topi si ritrovavano a interpretare dei personaggi della storia, in qualità di attori, in questo caso lo fanno direttamente come loro stessi. Fin da subito, Paperino e gli altri sono infatti consci di far parte dell’universo fumettistico del Topo, soggetto alle sue specifiche e insolite leggi, ben distinto da quello reale del lettore.
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Per questo stesso motivo, i personaggi si trovano spesso a dialogare con una sorta di coscienza superiore esterna alla storia. A essa espongono le loro idee e azioni, motivando persino le proprie scelte.
4 – Storie improbabili di magia e fantascienza
Altro aspetto su cui vale la pena soffermarsi è il meccanismo di ironia e paradossi, montato ad arte e incastrato alla perfezione con la “meta-scrittura” della Ziche.
Quando Paperone si accorge del furto, l’irascibile Lawrence Law e il suo poco lucido aiutante Randy Random (creati appositamente per questa storia, parodizzando Law & Order) vengono chiamati per fare luce sulla questione ma la raccolta delle testimonianze non va come dovrebbe.
Infatti, differentemente dai sodalizi dei romanzi gialli in cui l’aiutante mette in condizioni il capo di brillare (Watson con Holmes o Hastings con Poirot) la coppia di detective non spicca per intuitività.
Anche gli altri personaggi non contribuiscono alla buona riuscita dell’indagine. Ognuno è chiamato a narrare la sua versione dei fatti che, purtroppo per gli investigatori, si trasforma in una vera e propria storia alternativa, mai accaduta, basata su fantasia e immaginazione.
In questi ipotetici multiversi le bislacche teorie di ogni papero prendono forma, esasperando spesso i loro desideri più reconditi. Ciccio diventa un rinomato (pur scansafatiche) pasticciere, Gastone si immagina come il salvatore del mondo con canotta, pettorali alla Bruce Willis e le immancabili ghette, Filo si appropria del patrimonio di Paperone, modificando a proprio vantaggio il racconto della dinamica del furto. Persino Paperinik, in una storia raccontata dai nipotini, finisce alle prese con un’enorme creatura biomeccanica. Quest’ultima, sotto il comando proprio del Grande Splash, dimostra una grande passione per la musica e l’arte in generale. Tuttavia, alla fine viene ammansita da Paperinik con un giochino elettronico delle dimensioni di un Tamagotchi.
In ogni caso, le storie create dai vari personaggi si sviluppano e si intrecciano talmente bene da creare all’interno de Il Grande Splash dei piccoli gioiellini dalla vita propria che sono rimasti impressi nei nostri cuori.
5 – Paperoga re degli insulti
Tra gli spezzoni indimenticabili troviamo una delle migliori sequenze comiche de il Grande Splash, vero tripudio di insulti creativi. Stiamo parlando della storia raccontata da Amelia che ha come protagonista il povero Paperoga.
Reo di avere accusato la strega del furto senza alcuna prova evidente, il papero sarà da questa ripagato con la stessa moneta. In questa “storia di un piccolo papero qualunque, e neanche tanto intelligente” la fattucchiera ci mostra quanto possa essere vendicativa. Lo stravagante cugino di Paperino viene colpito da una maledizione che lo costringe a fare una gaffe dietro l’altra di fronte a chiunque.
Lo strambo papero tenta dapprima di discolparsi senza successo in tv. Il programma che lo ospita ricorda, neanche troppo vagamente, il trash televisivo moderno, che fa audience per mezzo dei problemi privati di persone comuni in cerca di un pizzico di fama. Poi Paperoga tenta l’estrema soluzione: simulare un furto ai danni del famoso zio per attirare l’attenzione dei media… ovviamente fallendo miseramente.
Se la simpatica digressione di Paperoga ha arricchito il nostro vocabolario di insulti, anche gli altri capitoli non sono da meno. Il detective Law si lascia spesso prendere dalla foga, richiamando i sospetti in malo modo. Anche Paperone perde spesso le staffe, lasciandosi prendere dallo sconforto e dall’ira. Chi di voi non ha mai desiderato scoprire con quali parole lo Zione abbia minacciato il detective Lawrence Law, sussurrandogli all’orecchio?
6 – Una galassia di riferimenti
Come è tradizione nelle lunghe saghe di Silvia Ziche, immancabili sono i riferimenti alla cultura pop.
Tra questi ci sono quelle appartenenti a un piccolo “capolavoro” che probabilmente conservate con affetto nella parte più fanciullesca dei vostri animi: la storia di Gramigno.
Si tratta di una breve ma significativa parabola dei tempi moderni, raccontata da Pico.
La favoletta parla di Paddy O’ Connought, un papero buono e giusto, che giunge in America con il suo gnomo personale al solo scopo di vivere una vita pacifica e retta. Un giorno l’altruista Paddy viene però contagiato dalla febbre dell’oro e parte per il Klondike.
Non è una storia che vi suona familiare? Peccato che Paddy non riesca a diventare né ricco come Paperone, né tantomeno a resistere alle tentazioni così a lungo come Bilbo Baggins con l’Unico Anello nelle opere tolkeniane. I suoi occhi abbagliati ricordano quelli dell’hobbit con il suo tesoro!
Infatti il povero papero, consumato da avidità ed egoismo, viene trasformato dallo gnomo in una sequoia che si nutre d’oro. Per contrappasso, la vita pacifica che il papero desiderava.
Gramigno inizia a girare per il mondo, seminando sequoie per liberare i ricchi dal peso del loro denaro, Paperone compreso. Il ricco papero si troverebbe quindi col suo patrimonio fagocitato da “un’insalata ipertrofica”.
Se questo riferimento (come i precedenti) era piuttosto sfumato, altre storie sono costellate di citazioni piuttosto dirette alla cultura pop e a Topolino stesso.
Nella soluzione proposta da Brigitta, abbiamo dei riferimenti a Duckenstein (parodia di Frankenstein) che verrà ripreso dal binomio Enna/Celoni con personaggi e ambientazione completamente diversi. In quest’occasione abbiamo la ricomparsa dell’attrice Paperilla Starry, presente in due episodi di PKNA. Più precisamente in Evroniani e Motore/Azione (quest’ultimo disegnato proprio da Silvia Ziche), che in questo cameo interpreta Lorna Flowers, una famosa biologa.
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Inoltre scopriamo che la storia è ambientata nello stesso universo di Papernovela, che viene anche citata direttamente. In una vignetta, ad esempio, si ripresenta la ben nota famiglia dei telespettatori appassionati.
Vi è poi tutto un mondo di citazioni che si intersecano con la storia, e che nascono dal libro di Stiven Ping (alias Stephen King) che Paperina legge ossessivamente, intitolato La settima profezia di Azzurrognolo. Probabilmente anche questo è un riferimento La profezia di Celestino, capolavoro della letteratura di metà secolo scorso, scritto da James Redfield.

Tralasciando la trama del best seller, il libro assume tutti i tratti di un vero e proprio Manuale delle Giovani Marmotte, racchiudendo tutto lo scibile umano. Il libro è in grado persino di suggerire come procedere con gli interrogatori o come potrebbe essere andato realmente il furto.
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Un ultimo riferimento alla contemporaneità degli anni ’90 è il rifiuto di Archimede all’idea di clonare il Grande Splash (all’epoca si parlava molto dell’argomento: ricordate la pecora Dolly?).
7 – Paperi al rovescio
Il nonsense e il paradosso sono così forti da arrivare a mostrarci lati inaspettati dei personaggi stessi.
L’anomalia più evidente è che uno uno studioso come Pico, con infinite lauree, possa cedere al fascino del sovrannaturale durante il racconto della storia di Gramigno. Lo studioso plurilaureato poi, prendendo per vera una pianta finta ci mostra che anche i migliori possono prendere un granchio.
Zio Paperone, invece, rimane avvilito persino quando il suo patrimonio viene ritrovato, anziché essere solamente sollevato.
Archimede non è altruista come suo solito, ma aspetta che siano gli altri a chiedergli consigli, come quello di materializzare il Grande Splash.
Anche Paperinik non fa una grande figura: rappresentato come un perditempo dalle idee inopportune, non sarà particolarmente utile alla causa, al contrario della sua controparte senza maschera. Paperino si dimostra infatti coraggioso e attivo risolvendo la situazione come un vero eroe.
Per ultima, Nonna Papera non accetta che qualcuno possa agire per cattiveria ed egoismo anche di fronte all’evidenza dei fatti. Neppure quando si scoprirà che tutto il piano è stato organizzato dai Bassotti con l’aiuto proprio di Stiven Ping.
Un finale dopo l’altro
Lo scrittore de La vita è un uovo di Pasqua senza sorpresa irrompe negli episodi finali, fornendo una sua spiegazione della storia. Si tratterebbe “semplicemente” di una trovata per scrivere il nuovo best seller da consegnare all’integerrima “Stomp Edizioni” di proprietà di Paperone.
Sembrerebbe così un classico finale alla “era tutto un sogno”, con i racconti ipotizzati in precedenza ridotti a mere fantasticherie e con lo scrittore costretto a terminare il racconto per ripagare Paperone.
Ma non sarebbe una vera storia targata Ziche senza un secondo finale a sorpresa: in realtà lo scrittore non è altro che un Bassotto. Dopo aver scritto “il libro che tutti avrebbero voluto leggere”, l’impostore incassa dalla casa editrice PdP proprio i soldi necessari per progettare la rapina, costruendo la sequoia obesa e i robot che hanno ripulito il deposito.
Per fortuna ci pensa Paperino a sventare l’ingegnoso piano dei Bassotti, grazie alla sua inseparabile spazzola. Viene così ripristinato lo status quo con Paperino che viene tartassato, nonostante sia l’eroe, per completare un libro intitolato proprio Il Grande Splash.
C’è però un raro (quasi) lieto fine! I Bassotti riescono a derubare Paperon de’ Paperoni di ben 5$, uno per ciascun partecipante alla rapina. Peccato che con le royalties del romanzo di Stiven Ping avrebbero potuto incassare addirittura due miliardi di dollari, ma come dice Nonno Bassotto (piangendo interiormente) “non sia mai detto che un Bassotto guadagni denaro onestamente”!
Sette motivi sono pochi, ma gettano luce sul fascino di questa storia di difficile classificazione: un giallo che non si prende sul serio, rovescia i ruoli, gioca con il lettore e ci regala momenti memorabili e diversissimi tra loro. Tutte buone ragioni per amarla, rileggerla, custodirla con gratitudine.
Dario Pezzotti, Mattia Comincini
Immagini © Disney
Fonti:
Inducks, IMDb
Silvia Ziche – E le papere pulluleranno, pag. 147-162, Giordano Crimi/Gabriele Polsinelli