Paperone e la realizzazione del Tunnel della Manica
Il Tunnel sotto la Manica (anche detto Eurotunnel) è considerato un autentico capolavoro dell’ingegneria moderna. Completata nel 1994, questa imponente opera pubblica segna a suo modo una svolta per la politica europea: per la prima volta dopo l’Era Glaciale, Gran Bretagna e Francia tornavano a toccarsi via terra, e i britannici rinunciavano così parzialmente alla loro consueta filosofia isolazionista.
Forse non tutti sanno, però, che sulle pagine di Topolino il Tunnel è arrivato prima. A realizzare il tunnel è Paperone, che si serve di un tunnel per sconfiggere Rockerduck in uno dei loro tanti scontri, nella storia Zio Paperone e il tunnel sotto la Manica, realizzata dal collaudato duo Martina/Scarpa nel 1970.
Anticipazione che chiaramente non salta fuori dal nulla: se è vero che Paperone completa i lavori prima degli ingegneri “veri”, va sottolineato che la suggestione di un collegamento tra le due Nazioni era nell’aria da parecchio tempo.
Con le mani posso finalmente bere
La trama in breve: Rockerduck si presenta dinanzi a Paperone per comunicargli di essere divenuto il nuovo proprietario della società idrica e lo sollecita a pagare la bolletta. Ovviamente Paperone rifiuta seduta stante. Pur di costringerlo a pagare, Rockerduck non esita ad interrompere l’erogazione dell’acqua del deposito, costringendo Paperone a trovare rifugio temporaneo dai nipoti.
Su suggerimento dei nipotini, Paperone decide dunque di sfruttare l’acqua dell’oceano, facendosi costruire da Archimede un desalinatore su una piccola isola di sua proprietà sopranominata Piccola Scozia. In quel momento sopraggiunge Rockerduck con degli avvocati rivendicando i diritti di possesso dell’atollo.
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La questione prende così un brutta piega e finisce in tribunale. Paperone addirittura viene poi sbattuto al fresco.
L’escalation della vicenda porta lo Zione ad avere la necessità di andare in Gran Bretagna, impresa solo apparentemente semplice: Rockerduck ha infatti interrotto qualunque tipo di collegamento con l’isola. Esaurita ogni alternativa, a Paperone viene l’illuminazione: costruire un tunnel sotto la Manica con l’aiuto dei governi di Francia e Gran Bretagna.
Senza scendere in dettagli, Paperone alla fine ovviamente la spunta, guadagnandoci anche ovviamente un bel gruzzolo.
Il Tunnel secondo Paperone
La storia vede un crescendo narrativo di dimensioni mastodontiche. Partita con una semplice scaramuccia, la guerra tra i due miliardari procede per vie legali fino al coinvolgimento addirittura di due governi e alla costruzione di una colossale opera di ingegneria.
Certo, Scarpa rappresenta il tunnel di Paperone come una strada a senso unico percorribile dalle sole automobili. L’Eurotunnel dispone invece di tre gallerie, due ai lati dove passano i treni e una centrale usata dagli operai per manutenzioni e nei casi di emergenza.
Nonostante le divergenze strutturali, è interessante la modalità con cui il Topo ha anticipato i lavori effettivi del Tunnel. Un ambizioso sogno edilizio che l’Europa ha cullato per più di 200 anni.
Tutto ebbe inizio da un ponte
Il progetto di un collegamento tra Francia e Gran Bretagna affonda le sue radici a metà del XVIII secolo. Inizialmente alcuni progettisti francesi avevano in mente la realizzazione di un ponte per creare un passaggio per le truppe francesi. L’idea venne scartata a causa delle esigue risorse e di tecnologie non adeguate, ma non fu del tutto abbandonata. Anzi, venne perfezionata negli anni successivi.

Nel 1802 l’ingegnere francese Albert-Mathieu Faver riprese questo progetto, presentandolo a Napoleone come un tunnel che avrebbe attraversato la Manica, con un’isola nel mezzo a fungere da stazione di riposo. Ma il progetto non vide mai la luce e rimase sempre su carta. Ci fu un nuovo tentativo nel 1881: in quell’occasione venne fondata la compagnia franco-inglese The Anglo – French submarine railway company, una delle prime aziende al mondo sorte per cooperazione tra paesi stranieri. Ma l’iniziativa venne bocciata sul nascere e non andò oltre i lavori preliminari di scavo.

Le ragioni risiedono prima di tutto negli enormi costi che avrebbe comportato la costruzione di un tunnel marino lungo almeno 50 km. Senza contare, poi, che il progetto fu sempre visto con enorme diffidenza da parte degli inglesi, forti del loro isolamento in caso di guerre.
I primi tentativi
La situazione cambiò negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, quando l’Europa conobbe una ventata di significativi cambiamenti. La tecnologia ingegneristica era logicamente migliorata rispetto al XIX secolo, e i rapporti tra le due nazioni erano decisamente migliorati. Le premesse per la costruzione di un tunnel si presentarono già all’inizio degli anni ’70 quando il progetto venne ripreso questa volta dal governo inglese, non più restio. Questa ripresa dei progetti e il rinnovarsi della vicenda nell’opinione pubblica ispirarono probabilmente Guido Martina e Romano Scarpa, che realizzarono la storia in questo periodo.


Sfortunatamente i lavori furono interrotti nel 1975 a causa degli enormi costi che la Gran Bretagna non poteva sostenere. In quegli anni il Paese (come tanti altri Paesi europei dopo la Crisi Petrolifera) era sull’orlo di una grave recessione economica e il suo impegno per un’opera pubblica di quello stampo avrebbe ulteriormente aggravato la situazione. Ancora una volta non si andò oltre i soliti primi scavi esplorativi.
Quando Archimede fa comodo
Oltre alle divergenze politiche ed economiche, anche le difficoltà di stampo tecnico hanno fatto rimandare più volte l’impresa. Si tratta, a ben vedere, dei medesimi problemi che Paperone deve affrontare nella storia. Innanzitutto c’è la questione della composizione del terreno su cui scavare. Dopo anni di ricerche sul fondale marino, dagli studi è emerso che il letto del Canale della Manica è composto prevalentemente da craie marnosa, una roccia tenera di natura calcarea. Il problema è, dunque, facilmente risolvibile: Paperone dispone di una scavatrice costruita da Archimede ad hoc, mentre operai francesi ed inglesi disponevano di alesatrici soprannominate “talpe“.
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Il problema più importante è rappresentato dalla ventilazione sotterranea. Fino alla metà del XX secolo non esisteva nessun impianto di ventilazione meccanica forzata in grado di mantenere l’ambiente salubre. Inoltre la lunghezza del percorso è tale che non bastano i più comuni sistemi di ventilazioni sperimentati nelle metropolitana; nel Tunnel è indispensabile un imponente impianto a funzionamento continuo per immettere aria pulita e aspirare quella viziata.
La soluzione è in linea teorica simile a quella adottata da paperone grazie all’ingegno di Archimede. L’installazione di una quarantina di depuratori consente nel tunnel di Paperone di aspirare l’aria viziata per pulirla e reimmetterla nel sistema. In questo modo Paperone riesce a far circolare nel suo tunnel la stessa aria attraverso un rigoroso e semplice sistema chiuso.
Un Tunnel per l’Europa
I trattati di Cantenbury del 1986 firmati dall’allora Primo Ministro inglese Thatcher e dal Presidente francese Mitterrand diedero nuovo impulso all’opera. Gli scavi ripresero nel 1986 da ambedue le parti fino al momento in cui operai francesi e inglesi si congiunsero, il 22 maggio del 1991. I lavori proseguirono e giunse infine la storica data del 6 maggio del 1994, quando la Regina Elisabetta II e il Presidente francese Francois Mitterand inaugurarono l’Eurotunnel.
Finalmente, dopo 200 anni, molti soldi e molti sforzi, l’Europa disponeva di quella che è considerata una delle meraviglie del mondo moderno. Ma Paperone l’aveva costruita prima…
Antonio Ferraiuolo
Immagini © Disney – Panini Comics
Si ringraziano Stefano Buzzotta e Agnese Amato
Fonti: I.N.D.U.C.K.S.– L’opera omnia di Romano Scarpa vol. 24.– Les nouvelles conquêtes de la science – Wikipedia– Massacritica.eu