Ricordate le scimmie di mare? Ma cosa sono? E come sono arrivate in Italia e sui fumetti? Soprattutto: quanto ci ha ingannato quella pubblicità? Siamo assolutamente convinti che, se oggi tra di voi si annida qualche pubblicitario, la colpa sia da attribuirsi in parte alle pubblicità viste su Topolino e altre pubblicazioni per ragazzi. Non ci riferiamo alle seppur epiche crociate contro la droga o ai corsi della Scuola Radio Elettra, no: sarebbe troppo facile. Ci riferiamo a quegli annunci di prodotti che, anche se ora a distanza di tempo ci lasciano un po’ perplessi, anni fa ci hanno fatto desiderare gli oggetti più disparati. Come le scimmie di mare, appunto. Come si è fatto in modo che orde di mocciosi con le ginocchia sbucciate (noi) desiderassero quegli animaletti con tutto il loro basso essere e con tutta la forza e la lagnosità di cui sono capaci i preadolescenti? La storia parte da lontano, andiamo con ordine.
Cosa sono veramente le scimmie di mare
Contrariamente a quanto suggerisce il nome, non hanno niente a che vedere con i primati – forse c’è un vago richiamo nella coda e a noi potrebbero sembrare più dei cavallucci marini che delle scimmie ma – ehi!- siamo nei magici anni ’60 e se lo dice la pubblicità dev’essere pur vero! Dicevamo: le scimmie di mare, nome scientifico Artemia salina, sono dei piccolissimi crostacei d’acqua salata con la prodigiosa capacità di adattarsi anche ad ambienti estremi e ostili, come pozze e laghi molto salati e camerette di bambini. Le Artemie si adattano all’improvvisa ostilità ambientale cambiando metodo riproduttivo e iniziando a deporre uova che rimangono quiescenti (o in criptobiosi) fino a quando nel loro habitat non tornano condizioni favorevoli alla vita.
Tutto è partito dalle formiche
Già dagli anni ’50 in America era possibile trovare sui fumetti pubblicità di creaturine varie vendute come giocattoli: pensiamo per esempio a Ant Farm (è esattamente quello che sembra: un allevamento di formiche), uno dei primi “giochi” venduti su larga scala con l’educativo scopo – ci sarebbe da questionar su – di osservare gli animali. Ma a chi è venuta l’idea di vendere delle formiche? A due cognati californiani, Milton Levine e Joseph Cossman. Di ritorno dal servizio nella Seconda Guerra Mondiale avevano fondato un’azienda di vendita per corrispondenza. Un pomeriggio di luglio del 1956, uno dei due ebbe l’idea di prendere le formiche, chiuderle tra due pannelli di plastica e vendere anche loro per corrispondenza, accludendo un manuale per l’osservazione. Bastarono 200 dollari da investire in annunci sul Los Angeles Times e gli ordini fioccarono. Il loro sarebbe diventato un impero. E di lì alle scimmie di mare il passo fu breve.
Era il 1957 quando il commerciante americano Harold Braunhut rimase affascinato dalla capacità dell’Artemia salina di mantenersi quiescente e risvegliarsi. Per tre anni studiò un modo di commercializzare le Artemie sfruttando questa loro peculiarità e alla fine lanciò sul mercato le scimmie di mare. L’idea era tutto sommato semplice: ai bambini arrivavano uova e “purificatore per acqua” da versare nell’acquario in dotazione una volta riempito di acqua. Così facendo, in qualche giorno avrebbero avuto dei nuovi compagni di giochi (sorvoliamo qui sulle falsissime promesse pubblicitarie). Il prodotto fu chiamato Instant Life ma cambiò quasi subito nome in Sea Monkeys. L’intuizione fortunata di Braunhut fu però un’altra.
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Al tempo le aziende produttrici di giocattoli sponsorizzavano essenzialmente in tv, mentre l’imprenditore americano, che non aveva fondi sufficienti né per la tv né per la radio, acquistò spazi pubblicitari sui fumetti. Pagine e pagine di spazi snobbati dalle suddette aziende, su un mezzo che era direttamente in mano ai bambini e non si spegneva come accadeva con la tv. Complice un messaggio alquanto ingannevole (secondo i canoni di oggi), fu un successo. E a un certo punto le scimmie attraversarono l’oceano.
Come sono arrivate le scimmie di mare sui fumetti italiani?
Presto detto: con lo stesso sistema di vendita per corrispondenza. Nel 1959 (gli anni sono pressoché gli stessi) l’imprenditrice milanese Anna Bonomi Bolchini aveva fondato la Postalmarket, di fatto importando in Italia il modello statunitense della vendita tramite catalogo cartaceo. L’azienda registrò una forte crescita nei due decenni successivi e questo modello di vendita per corrispondenza fu adottato da molte altre realtà. Tra queste, troviamo due vecchie conoscenze per chi ha sfogliato pubblicazioni Disney e altri fumetti tra gli anni ’60 e ’80: la milanese Same Govj (anche Ditta Same, Govi Import e nomi simili) e la romana Sans Egal. In realtà il sistema adottato da queste ultime era più simile a quello di Harold Braunhut. Inizialmente prive di catalogo, la Same e la Sans Egal hanno monopolizzato per anni le pagine (terze di copertina, per lo più) di fumetti per ragazzi con scimmie di mare e altri strampalati oggettini. Non siamo riusciti a reperire una prova certa del fatto che proprio le scimmie di mare siano apparse su Topolino o altre pubblicazioni Disney (anzi, se la trovate fatecelo sapere!) mentre siamo sicuri che le due ditte ci abbiano invece ampiamente reclamizzato molti altri loro prodotti più o meno funzionanti.
La Ditta Same terminò ogni attività nei primi anni del 2000 ma ciò non interruppe il commercio di crostacei, che continuò indisturbato fino alla brusca interruzione del 2011. Le scimmie di mare non si chiamavano più così ma “Skifidol di mare” (del resto in cinquant’anni sono cambiati anche i gusti dei bambini) e continuavano ad essere vendute in edicole e negozi di giocattoli. Fino al 2011, appunto.
La controversia
Prodotte in Cina e importate in Italia come giocattoli, le Artemie sono state commercializzate in Italia principalmente dall’azienda Gedis (ma anche dalla MacDue e non solo) fino all’inizio del 2011. A gennaio di quell’anno il Ministero della Salute ne ordinò il ritiro dal commercio e mesi dopo i Nas finirono di sequestrare tutte le confezioni disponibili. Benché i crostacei non siano pericolosi per l’uomo, infatti, l’importazione di animali vivi (anche se in criptobiosi) quali erano gli Skifidol di mare è soggetta a una precisa regolamentazione. E mentre la Gedis sosteneva di essere in possesso della certificazione CE rilasciata dall’Istituto Italiano Sicurezza dei Giocattoli, quest’ultimo negava di aver svolto una qualsiasi valutazione e addirittura di aver mai avuto rapporti con la ditta.
Marketing o inganno?
Secondo il Codice del Consumo è considerata una pratica commerciale ingannevole quella che contiene informazioni non rispondenti al vero o, seppure di fatto corretta, in qualsiasi modo, anche nella sua presentazione complessiva, induce o è idonea a indurre il consumatore ad assumere una decisione di natura commerciale e induce o è idonea ad indurlo in errore riguardo, tra l’altro, a: caratteristiche principali del prodotto, vantaggi, esecuzione, descrizione, risultati che si possono attendere dal suo uso.
Sin dalla versione americana, la comunicazione di questo prodotto è stata abbastanza lontana dall’essere veritiera. Innanzitutto consideriamo l’illustrazione: la famigliola di scimmie di mare viene raffigurata felice, ovviamente in un contesto subacqueo, con sembianze umanoidi e con teste culminanti in una coroncina. Non è quello che i bambini avrebbero mai avuto, anche se chi è cresciuto con una regolamentazione pubblicitaria a maglie larghe (per usare un eufemismo) non si stupirà affatto: per vendere un prodotto, spesso si racconta una storia. A volte la storia è molto lontana dalla realtà. A occuparsi della realizzazione dei visual fu anche Joe Orlando, in seguito vicepresidente della DC Comics. Passiamo al copy: possiamo leggere frasi quali “puoi insegnargli a obbedire ai tuoi ordini” e “possono perfino essere ammaestrate”. E questo è assolutamente falso: non è possibile addestrare le scimmie di mare ma certamente l’idea di avere degli animali domestici (le scimmie di mare sono definite pets) con cui poter giocare deve aver ricoperto un ruolo non secondario nelle decisioni d’acquisto.
Scimmie di mare, scimmie di mare dappertutto!
Anche se la gran parte delle fonti parla di successo commerciale in riferimento alle scimmie di mare, non abbiamo trovato dati relativi alle vendite della Same o della Sans Egal. Di certo sappiamo che sono state un prodotto commercializzato1 dagli anni ’60 fino al 2011 e che le ritroviamo in una varietà di prodotti di intrattenimento. Esistono libri come L’invasione delle scimmie acquatiche, di R. L. Stine, compaiono in South Park (I Simpson l’hanno già fatto, S.6 Ep.7), ne I Simpson (Treehouse Of Horror V, S.6 Ep.6 e in due couch gag nella S.7), in American Dad (Finances With Wolves, S.2 Ep.11), in Pets – Vita da animali, e perfino in serie televisive live action (The Amazing Live Sea Monkeys, andato in onda negli USA sulla CBS tra 1992 e 1993 e cancellato dopo 11 episodi).
Marta Leonardi
1 Ci riferiamo specificatamente all’Italia e alla vendita in qualità di giocattolo.
Fonti:
Corriere 12/07/2011
Corriere 07/07/2011
Timeless Toys: Classic Toys and the Playmakers Who Created Them, Tim Walsh, Andrews McMeel Pub, 2005
NY Post 06/10/2013
Mental Floss
Immagini © Disney