Paperino e il padrino della pizza: polemiche sensate?

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Circa due anni fa si diffuse su internet la notizia della pubblicazione di Paperino e il padrino della pizza: questa storia, per un breve periodo, divenne abbastanza popolare tra i fan italiani del fumetto Disney. Non in positivo però, poiché diede adito a numerose polemiche.

Questa disapprovazione collettiva coinvolse buona parte dei lettori di Topolino, ma anche alcuni autori del settimanale. Da una simile circostanza possono scaturire alcune domande interessanti: perché sono sorte queste polemiche? Le loro motivazioni erano legittime? E cosa si può dedurre da quanto accaduto? Scopriamo assieme le risposte, accompagnate da alcune riflessioni sulla vicenda. Le considerazioni espresse sono (ovviamente) opinioni personali di chi scrive questo articolo.

Che cos’è Paperino e il padrino della pizza?

Copertina della storia "Paperino e il padrino della pizza"

Paperino e il padrino della pizza è una storia pubblicata il 24 maggio 2018 su Donald Ducktestata a fumetti olandese dedicata alle storie dei paperi. È stata scritta e disegnata da Mau Heymas, autore molto famoso nei Paesi Bassi per le sue storie Disney a sfondo comico. Attualmente non è stata ancora pubblicata in Italia, ma è possibile reperirne una versione tradotta sulla pagina Facebook Paperbat.

La trama è la seguente: Paperino non tollera che i nipotini giochino d’azzardo e scommettano lecca-lecca, poiché la ritiene un’attività poco onesta. Perciò, decide di educarli raccontando loro una storia. Essa parla di Paperuzzo, fruttivendolo squattrinato e nipote di Don Paperonio, un boss mafioso. Stanco delle vessazioni subite dallo zio, Paperuzzo cercherà di spodestarlo. Per questo, coinvolgerà i suoi nipotini, tre ragazzi ossessionati dalle scommesse e dal crimine.

Le critiche del pubblico

Stereotipi, stereotipi ovunque in Paperino e il padrino della pizza

La causa principale delle critiche avanzate dal pubblico è l’offesa arrecatagli da alcuni elementi della storia. Infatti, essi sarebbero riconducibili a degli stereotipi sugli italiani. Non è difficile capire quali siano: alcuni emergono persino dal titolo del fumetto.

La mafia

Il primo stereotipo è l’associazione tra gli italiani e la mafia. Questa organizzazione criminale nacque in Sicilia, nel XIX secolo. Inizialmente, si trattava di un gruppo di persone al servizio dei nobili, incaricato di sopprimere le proteste dei contadini. Tuttavia, durante il secolo successivo, si evolse in un sistema più organizzato e indipendente.

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Il Padrino Marlon Brando

Gli Stati Uniti furono il paese in cui la mafia ebbe maggior diffusione. Nella cultura popolare americana, la figura del mafioso divenne estremamente famosa tramite Il padrino, romanzo di Mario Puzo (1969) e, successivamente, trilogia cinematografica di Francis Ford Coppola (1972-1974-1990). Queste opere hanno avuto un impatto talmente grande da creare una proliferazione di storie sui gangster italoamericani (si pensi ad alcuni film di Martin Scorsese).

Una simile tendenza fu uno spartiacque rispetto agli anni precedenti, in cui le pellicole dedicate a questa tematica erano molto poche. Infatti, secondo uno studio compiuto tra il 2014 e il 2015 dall’Italic Institute of America (ente promotore della cultura italiana negli USA), prima del 1972 erano stati realizzati soltanto 98 film a riguardo, mentre da quell’anno fino al 2014 ne furono prodotti 430.

"Paperino e il padrino della pizza": vestiti da mafiosi

Per questa ragione, è possibile notare come in Paperino e il padrino della pizza siano presenti alcuni riferimenti ai lavori di di Puzo e Coppola. Ad esempio i vestiti eleganti e i cappelli indossati dai criminali, oppure il termine “padrino” rivolto a Don Paperonio.

La pizza

"Paperino e il padrino della pizza": un padrino ghiotto di pizza

Il secondo stereotipo è la passione degli italiani per la pizza. Storicamente, la prima versione di questo piatto nacque nel Vicino Oriente Antico, durante il 5000 a.C. In seguito, si diffuse nel Medio Oriente, nelle zone mediterranee e in America, acquisendo nomi e metodi di preparazione differenti. Nel 966 d.C., nell’attuale Napoli, venne chiamata piza, termine proveniente dal latino medievale. Nello stesso territorio, dalla fine del XVII secolo in poi, sono state compiute numerose sperimentazioni che hanno portato la pizza alla sua versione definitiva. Per esempio, venne aggiunto il pomodoro, ortaggio importato dall’America.

Si tratta di una delle pietanze italiane più famose al mondo. Le ragioni di questo primato sono la semplicità della sua preparazione e la possibilità di sperimentare con gli ingredienti. La sua diffusione in America cominciò nel 1905, quando alcuni immigrati italiani edificarono la prima pizzeria a New York.

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"Paperino e il padrino della pizza": la pizzeria di Don Paperonio

In questo fumetto, il piatto è molto importante per Don Paperonio: si tratta di una pietanza di cui è estremamente ghiotto e per questo motivo ha scelto di diventare il proprietario di una pizzeria.

Riflessioni sulle critiche

Cos’è uno stereotipo?

Per capire quanto siano legittime queste polemiche, è necessario analizzare la definizione di “stereotipo”. Secondo il dizionario Treccani, si tratta di:

[…] un’opinione precostituita, generalizzata e semplicistica, che non si fonda cioè sulla valutazione personale dei singoli casi, ma si ripete meccanicamente su persone o avvenimenti e situazioni (corrisponde al francese cliché)

Di conseguenza, questo termine indica un giudizio superficiale nei confronti di un determinato soggetto, guidato dalla pretesa di avere ragione. Sicuramente non è un atteggiamento piacevole, specialmente se il diretto interessato viene rappresentato in modo negativo.

Come si applica questa definizione ai fumetti? Sostanzialmente, essi possono risultare offensivi quando vogliono raccontare una storia su un determinato tema in modo verosimile, senza però trattarlo approfonditamente. Il risultato finale sarebbe una rappresentazione parziale e limitata della realtà e, quindi, fallirebbe nel suo obiettivo.

Alla luce di quanto detto, Paperino e il padrino della pizza vuole davvero descrivere l’Italia in modo verosimile? Se si osservano attentamente le premesse e lo svolgimento della vicenda, è possibile notare che non è così.

Verosimiglianza… o fantasia?

Sostanzialmente, questa storia è una favola che Paperino racconta ai suoi nipoti. Per definizione, questo tipo di narrazione utilizza dei personaggi dalla caratterizzazione semplice. Essi sono dei simboli, il cui scopo è impartire una morale al lettore. In questo caso, l’obiettivo era quello di insegnare il valore dell’onestà. L’autore ha scelto di utilizzare la mafia come motore principale della vicenda, perché simboleggia perfettamente la criminalità. L’abbinamento con l’Italia è un contorno, non il fulcro del racconto.

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"Paperino e il padrino della pizza": Sisalia e Palermiggiano

Inoltre, l’ambientazione dimostra che questo fumetto non vuole prendersi troppo sul serio, perché non rappresenta la vera Italia. La città in cui abitano i protagonisti si chiama Palermiggiano, una fusione tra “Palermo” e “parmigiano reggiano”. È la capitale dell’isola Sisalia, un’unione tra “Sicilia” e “Italia”. Inoltre, esiste un monumento chiamato Torre di Pizza, la pizzeria di Don Paperonio: si tratta di una storpiatura della Torre di Pisa, che non è nemmeno in Sicilia, bensì in Toscana. In sostanza, l’ambientazione non pretende di essere una ricostruzione fedele, bensì una caricatura goliardica, creata mescolando nomi e monumenti esistenti.

"Paperino e il padrino della pizza": torre di pizza
Anche i nipotini l’hanno capito

La storia contiene anche delle caricature di periodi storici passati. Un esempio è il commercio segreto di lecca-lecca di Don Paperonio, illegale in Sisalia a causa della carenza di dentisti. Si tratta chiaramente di una parodia del proibizionismo americano (1920-1933), stagione della storia statunitense durante la quale il commercio e il consumo di alcolici erano vietati. Proprio per questa ragione, diverse organizzazioni malavitose li spacciavano in segreto.

Stereotipi… o spunti?

In sintesi, nonostante la storia contenga dettagli riconducibili agli stereotipi, è assurdo pensare che si basi… solo su stereotipi. Piuttosto, questi elementi possono essere qualificati come spunti iniziali per creare una storia scanzonata e irriverente.  

Questo metodo non è nuovo nella storia del fumetto Disney. Diversi personaggi appartenenti a questo universo narrativo sono stati creati ispirandosi a dei luoghi comuni, legati a vari popoli e culture.

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Paperone scozzese

Uno degli esempi più famosi è proprio Paperon De’ Paperoni: ricco, taccagno, imprenditore… e scozzese. Infatti, nel 20° secolo, gli abitanti della Scozia venivano associati alle suddette caratteristiche (tanto che il termine “scozzese” è diventato linguisticamente sinonimo di avaro). 

Le critiche degli autori

Paperino e il padrino della pizza e la questione della censura

Come già anticipato, le polemiche giunsero anche da alcuni autori Disney italiani. Tuttavia, le motivazioni del loro sdegno sono leggermente diverse e più complesse rispetto a quelle del pubblico.

I professionisti Disney italiani hanno fatto notare come, in Olanda, storie come Paperino e il padrino della pizza vengano pubblicate senza alcuna difficoltà. Secondo loro le regole dell’editoria Disney italiana, che stabiliscono cosa sia lecito inserire in un fumetto di Paperino, sono molto più rigide che in altri Paesi. Di conseguenza, gli artisti hanno meno libertà creativa rispetto ai colleghi olandesi. La loro protesta auspicava all’eliminazione di questa disparità.

Riflessioni sulle critiche

L’argomento della censura nelle storie Disney italiane è estremamente preponderante in questi ultimi anni. Negli ultimi tempi, la situazione è addirittura peggiorata. Secondo diverse testimonianze, non è più permesso disegnare oggetti come sigari e (in alcuni casi) pistole. Nel caso in cui questi siano già stati disegnati, vengono cancellati a posteriori. Uno dei casi più famosi fu la censura di una canna da pesca (e riferimenti diretti a questo sport).

Censura della canna da pesca
La scena incriminata: la canna è stata sostituita con una macchina fotografica

Perché viene fatta una cosa del genere? Una possibile ragione, attinente al tema delle polemiche del pubblico, è stata espressa da Alex Bertani, attuale direttore di Topolino. Durante una sua intervista, organizzata dal sito Papersera, disse: 

[…] purtroppo le restriction della Disney (come in genere quelle delle multinazionali) si evolvono con il mutamento del pensiero corrente e del “politically correct” a cui Topolino, rivolgendosi anche a un pubblico di giovanissimi, deve continuare a guardare.

Da queste parole possiamo trarre un paio di osservazioni. Da una parte, sarebbe facile accusare la casa editrice di non aver avuto abbastanza coraggio per andare contro a queste tendenze e di essersi piegata alla volontà della maggioranza del suo pubblico.

Dall’altro lato, però, la responsabilità potrebbe essere anche di coloro che alimentano il suddetto “pensiero corrente”, ossia i lettori. Se le censure esistono per adattarsi a un’esigenza di mercato, questo significherebbe che una buona percentuale del pubblico le desidera. E, probabilmente, il motivo per cui le desidera è lo stesso che ha portato diverse persone a indignarsi per Paperino e il padrino della pizza: non vogliono vedere nei fumetti quello che li infastidisce.

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Riflessione finale: contestualizzazione e creatività

Da questa vicenda si potrebbe concludere che le polemiche degli autori abbiano una loro legittimità, al contrario di quelle del pubblico. Sembrerebbe che qualche lettore abbia perso la capacità di contestualizzare le caratteristiche di una storia: reagisce emotivamente appena vede un elemento ritenuto negativo dalla massa. In questo caso, appena ha visto dei dettagli riconducibili agli stereotipi sugli italiani, si è immediatamente scandalizzato.

In questo modo, però, il suo giudizio rimane superficiale, perché non si è soffermato su ciò che è importante: il significato di quei dettagli e il metodo con cui sono stati utilizzati. A causa di questa superficialità, anche i suoi commenti rischiano di diventare quello che critica, ovvero dei cliché. Per usare un gioco di parole ironico, stereotipizzano gli stereotipi.

Di conseguenza, diventerebbero dannosi esattamente come i veri cliché. In questo caso, la parte lesa è la creatività. A causa di questa linea di pensiero, l’autore deve assecondare la volontà del lettore e realizzare solo quello che gli è confortevole. Così facendo, non può esprimersi al meglio delle sue possibilità. Contemporaneamente, il senso critico di chi fruisce l’opera, invece di evolvere, si indebolisce, perché non viene mai messo in discussione. In sintesi, questo ragionamento non è rispettoso né per l’artista, né per il lettore stesso.

Per risolvere il problema, sarebbe forse necessario che questa parte del pubblico fosse la prima a cambiare mentalità: in questo modo, sarà capace di apprezzare (o criticare) le storie per come sono state realizzate, non solo per la semplice idea di partenza. Questo potrebbe essere il primo passo per permettere alle storie Disney di essere più libere e capaci di osare.

Immagini © Disney|Paperbat|Paramount Pictures

Guido Romeo

Fonti

Paperino e il padrino della pizza Link INDUCKS

Pagina di Lambiek Comiclopedia su Mau Heymas

Articolo di Moz O’Clock dedicato alle polemiche del pubblico sulla storia 

“Mafia” sull’enciclopedia Treccani

“Pizza” sull’enciclopedia Treccani

“Stereotipo” sul vocabolario Treccani

Intervista a Bill Dal Cerro, fondatore dell’Italic Institute of America, su L’Opinione della Libertà

“Favola” sul dizionario Treccani

“Scozzese” sul vocabolario Treccani

Articolo di Lorenzo Lucidi sulle polemiche degli autori

Articolo di Andrea Bramini sulla censura della canna da pesca

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